Amelia
è un comune in provincia di Terni.
ETIMOLOGIA
Localmente chiamata Ameria, la sua origine è
incerta, potrebbe derivare dall'antico Ameriola, in
riferimento ad uno dei comuni che si distendono al
di là dell'Aniene. Secondo altri deriverebbe
dai nomi di persona etrusco-latini amre, Amerius o
forse da Cameria, antica città laziale.
DA VEDERE
Le imponenti Mura Poligonali che cingono unitamente,
a quelle romane e medievali il vasto e nobile centro
storico sono il monumento archeologico più
rilevante. Nella parte più alta dell'acropoli
è possibile verificare la presenza di una seconda
cerchia più antica detta "megalitica"
di cui si possono osservare alcuni imponenti tratti.
Attualmente oggetto di restauro dopo il crollo di
circa ml 30 della cinta avvenuto il 18/01/2006 sono
una accezionale testimonianza della grandezza della
città tra le più antiche d'Italia. La
città ospita inoltre un importante Museo archeologico
allestito nell'ex collegio Boccarini e contenente
reperti preromani, romani e dell'alto medioevo. Tra
questi sono conservati bolli e iscrizioni, cippi funerari,
sarcofagi, parti di statue e ritratti, tra cui la
magnifica statua del Germanico, noto condottiero romano.
Dal 2003 sono esposti alcuni pregevoli reperti provenienti
dalla necropoli preromana dell'"ex consorzio
agrario". Imponente opera idraulica dell'ingegneria
romana la Cistera risalente al I secolo a.C. e situata
a Piazza Matteotti. Oggetto di restauro negli anni
'90 la cisterna è costituita da dieci ambienti
contigui ed aveva una capacità di mc. 4.000.000!
Notevoli
i Palazzi Rinascimentali tra i quali citiamo: Palazzo
Petrignani, Palazzo, Nacci, Palazzo Cansacchi, Palazzo
Farrattini (opera giovanile di Antonio da Sangallo),
Palazzo Venturelli.
Numerose le chiese tra cui citiamo la Basilica Cattedrale,
la chiesa romano-gotica di Sant'Agostino, la chiesa
di San Francesco con il bel chiostro cinquecentesco
e la facciata romanica, la chiesa di San Magno annessa
all'omonimo monastero Benedettino il quale ospita
una comunità di monache presenti ad Amelia
fin dal XI secolo.
Interessanti le quattro porte di accesso alla Città
tra cui citiamo la monumentale porta Romana (sec.
XII -XVI).
TEATRO
SOCIALE
Nel 1780 un gruppo di nobili e di borghesi della città
di Amelia, allora fiorente centro dello Stato della
Chiesa, di secolari tradizioni culturali, si riunì
deciso ad uno sforzo comune per costruire un nuovo
Teatro.
Tra i maggiorenti prevalse nettamente l'idea di realizzare
subito e con denaro privato il nuovo Teatro, dove
popolo e aristocrazia, il Ceto Civico e il Ceto Nobile,
continuassero insieme a godersi le "arie"
dell'egemone melodramma italiano, i minuetti e le
danze che venivano dalla Francia, le pantomime e i
battibecchi che, col vecchio Goldoni, perpetuavano
la tradizione nostrana della Commedia dell'Arte.
Il 23 febbraio 1782 si tenne la "congragazione"
di fondazione, presieduta dal Marchese Orso Orsini,
cui parteciparono i primi 27 soci, subito portati
a 36.
Il progetto e la direzione dei lavori furono affidati
al Conte Stefano Cansacchi, architetto assai stimato
anche oltre i confini dello Stato, esponente dell'Accademia
perugina del Disegno, di cui faceva parte anche il
giovanissimo Gian Antonio Selva, il quale dieci anni
dopo, avrebbe realizzato a Venezia, appena trentanovenne,
il Teatro della Fenice, straordinariamente simile
all'architettura, nell'impostazione e persino nella
decorazione al modello amerino. I lavori, con la spesa
di 4.000 scudi cominciarono subito e nel 1783 la struttura
essenziale era eretta (tale infatti è la data
indicata sulla trabeazione dell'ingresso principale,
che reca il moto dedicatorio "HONESTO CIVIUM
OBLECTAMENTO").
Numerosi sono stati gli interventi di ammodernamento
e restauro, che si sono succeduti negli oltre due
secoli di vita del Teatro. Nel 1823 fu aperta la fossa
orchestrale o "golfo mistico", per rispondere
alle esigenze imposte dal nuovo modello di opera lirica.
Nel 1866, eliminate due grandi statue che erano state
poste dal Cansacchi ad ornamento dei due lati del
proscenio, furono realizzati gli attuali sei palchi
di proscenio, che, in aggiunta ai 44 preesistenti,
portarono il numero totale dei palchi ai 50 attuali,
distribuiti sui tre ordini (17 per ciascun ordine,
con lo spazio centrale del primo ordine occupato dalla
porta d'ingresso) oltre allampio loggione .
Negli anni tra il 1880 e il 1886 tra l'altro, furono
eseguite le decorazioni e gli affreschi, che tuttora
mirabilmente ornano il Teatro, ad opera di Domenico
Bruschi, artista assai celebrato per i suoi interventi
in altri teatri, tra cui il Caio Melisso di Spoleto,
e in edifici pubblici e privati. A lui si deve anche
lo stupendo telone raffigurante il leggendario assedio
di Amelia da parte del Barbarossa, che si affiancò
all'altro preziosissimo, di squisita fattura settecentesca,
ed il vivace affresco, che decora la volta della sala
principale.
Nel 1912-1913 il Teatro venne dotato di illuminazione
elettrica. I lavori di ristrutturazione eseguiti tra
il 1982 e il 1985, con un ingente contributo da parte
della Società Teatrale, hanno consentito di
ottenere il parere favorevole della Commissione Provinciale
di Vigilanza sui pubblici spettacoli e quindi, dicembre
1995, l'agibilità dei locali ai sensi della
legge.
Lultimo restauro terminato nel 2006 ha consentito
il recupero dello spazio esterno adattato a teatro
allaperto (220 posti ca.) e comprendente il
belvedere sottostante la splendida vallata nonché,
nel sotterraneo, una nuova sala del ridotto debitamente
attrezzata di tutti i confort.
Il teatro amerino costituisce uno dei rari residui
esemplari di teatro settecentesco realizzato interamente
in legno, dalle strutture ai meccanismi scenici tuttora
perfettamente funzionanti, nel corso della sua storia.
Il Teatro, tuttoggi di proprietà della
stessa Società Teatrale sorta per la sua realizzazione,
ha ospitato tutte le maggiori opere liriche del repertorio
italiano settecentesco ed ottocentesco, con la partecipazione
dei più grandi artisti italiani e stranieri,
nonché spettacoli di musica sinfonica e cameristica.
Da menzionare anche lampio palcoscenico, di
notevole altezza utilizzato come scenografia per 42
film alcuni celeberrimi come il Marchese del
Grillo con A. Sordi o il Pinocchio
di Comencini con N. Manfredi.
Il Ministero dei Beni Culturali a dichiarato il Teatro
di Amelia monumento di particolare interesse storico
ed artistico.
MANIFESTAZIONI
Maggio
Organistico Amerino Festival Internazionale d'Organo
e musica antica
Palio
dei Colombi
Amelia
Estate
Amelia
Segreta - musica ed arte nei palazzi Storici
ORIGINI
E CENNI STORICI
Amelia, come città, ha certamente un origine
millenaria, già Plinio il Vecchio riporta quanto
scritto da Catone nelle Origines, attestando la fondazione
di Amelia nel 1134 a.C. e quindi nove secoli prima
della costruzione di Roma. La leggenda vuole che la
città prenda il nome dal mitico re Amer o Ameroe,
quello che è certo è che labitato,
per la sua particolare posizione geografica ha avuto
sicuramente una grande importanza nellevoluzione
delle culture protostoriche tra il Lazio e lUmbria.
Il primitivo insediamento abitativo di Amelia si sviluppò
probabilmente sullAcropoli, ossia la collina
più alta e ben difesa dalla posizione naturale,
dominante il sottostante territorio costituito da
insediamenti sparsi. Nellarea dellAcropoli
sono ben visibili i resti di una cerchia muraria megalitica
risalente allVIII VII sec. a.C. La costruzione
delle imponenti mura in opera poligonale, risalente
secondo alcuni storici al VI secolo e IV secolo, ma
con più probabilità del III sec. a.C.,
formate da poderosi blocchi in calcare perfettamente
connessi a secco, che si conservano per una lunghezza
di circa 800 metri e unaltezza di 8 metri, conferì
alla città la sua definitiva conformazione,
che corrisponde allattuale ampio centro storico.
Quanto riportato da Catone sta trovando conferma con
le più recenti scoperte archeologiche ed in
particolare va sottolineato che nel 2006 al di sopra
di un tratto della cinta muraria poligonale, interessata
da un rovinoso crollo (zona sud-est), sono stati rinvenuti
i resti di un villaggio risalente al X secolo a.C.
Il tragico evento del crollo, avvenuto il 18/01/2006
sta mettendo in luce, grazie allo scavo sistematico
in corso, anche aspetti prima ignorati o quasi concernenti
la tecnica di costruzione delle mura stesse ed informazioni
estremamente interessanti della cinta amerina e più
in generale della tecnica di costruzione delle mura
Poligonali. Quindi anche se le prime testimonianze
del centro umbro di Amelia rimandano alletà
del Bronzo è comunque possibile, grazie anche
al susseguirsi delle scoperte archeologiche, leggere
la continuità di vita del primitivo abitato,
dalletà del Ferro al pieno arcaismo.
Da evidenziare come la città anche in epoca
molto antica abbia forti contatti, non tanto con il
retroterra umbro (area ternana ad esempio), ma con
i vicini distretti etruschi ed italici, ciò
è testimoniato anche dal recente rinvenimento
nel 2001, di una importante necropoli avvenuto dopo
labbattimento dellex Consorzio Agrario,
i cui scavi hanno permesso, non solo di rinvenire
numerose tombe con ricchi corredi funerari, riferibili
ad un arco cronologico compreso tra il VII- VI sec
a.C. e il II sec. d.C., ma di ricostruire i rapporti
commerciali di Amelia con le altre popolazioni dellEtruria
meridionale e dellagro falisco, nonché
contatti frequenti con i centri della Magna Grecia.
Da sottolineare il livello di vita, piuttosto agiato,
dei suoi abitanti. Tale scoperta aggiunge un tassello
fondamentale, unitamente a quella più recente
al di sopra della cinta muraria, per la ricostruzione
della storia dellantico abitato originariamente
offerta soprattutto dai corredi rinvenuti nel secolo
scorso in alcune tombe a camera con annessa area sacra
nella zona di Pantanelli, a sud-ovest della città,
relativi allarco del IV-II sec. a.C. e in parte
conservati in importanti musei come il British Museum,
oltre che da singoli e sporadici ritrovamenti relativi
a bronzetti, figure di guerrieri, semplici ex voto
di offerenti, o ancora i frammenti di una iscrizione
incisa su lamina bronzea con dedica votiva a Zeus
(CIL, XI, 100). Anche se la definizione giuridica
di Ameria come municipio risale alla prima metà
del I sec. a.C., numerosi elementi indicano l'influenza
della cultura romana fin dal III sec. a.C. La città
era iscritta nelle liste della tribù Clustemina
e si sviluppò sullo stesso sito precedentemente
occupato dallinsediamento umbro. La presenza
della Via Amerina, la cui apertura risale nel 240
a.C., a certamente favorito la penetrazione da Roma
verso nord. Il tracciato, che razionalizzava una viabilità
più antica, costituiva, infatti, il percorso
più breve tra Roma e lUmbria attraverso
larea falisca ed etrusca: limportante
arteria, descritta nella Tabula Peutingeriana, aveva
origine nel territorio di Veio (a statio ad Vacanas)
e, attraverso Nepi, Castellum Amerinum, Amelia, Todi
e Perugia, confluiva a Chiusi nella Cassia. Il municipio,
che aveva una estensione di circa il doppio dellattuale
territorio comunale, fu iscritto alla VI Regione augustea
e aveva ben tre porti sul Tevere uno ad Alviano, uno
ad Atttigliano e l'ultimo ad Orte in località
Seripola dove si trovano tuttora interessantissimi
resti archeologici, purtroppo scarsamente valorizzati.
Da rilevare che studi recenti, seguiti da convegni,
anche a carattere internazionale, hanno attributo
all'"agro amerino" un ruolo notevole grazie
alla produzione di laterizi. Numerosi indizi, evidenziano
come questa produzione avvenisse su larga scala, con
numerose fornaci e un sistema di trasporti facilitato
dalla presenza del fiume Tevere. Quindi non solo l'agricoltura,
ma anche, diremo oggi, "l'industria", hanno
caratterizzato l'economia di questo territorio, un
aspetto fino pochi anni fa ancora sconosciuto. Durante
la dominazione romana Amelia ha goduto di un periodo
di magnificenza: ciò è testimoniato
dalle numerose emergenze archeologiche, incorporate
nellattuale centro storico (resti di terme,
cisterne, edifici, mosaici e così via), molte
delle quali reinserite nelle costruzioni di periodi
successivi. Lattestazione ad Amelia di un teatro,
di un anfiteatro e di un probabile campus, insieme
alle numerose ville sparse sul territorio, attestano
la fiorente economia e limportanza del municipio
romano. Tale prosperità traspare anche dal
ritrovamento, nel 1963, della bellissima statua in
bronzo raffigurante Germanico (m. 2,14) ora ospitata
nel Museo Archeologico- Ex Collegio Boccalini. Lesposizione
comprende materiali eterogenei, per lo più
lapidei e di età romana. Da ricordare una preziosa
ara neoattica di marmo del I sec.d.C., decorata con
festoni e scena di danza, un leone funerario e un
capitello ornato da trofei. Lantico municipio
romano di Ameria va inoltre ricordato per essere stato
uno dei territori più rappresentativi della
media valle del Tevere, grazie alla localizzazione
delle più importanti fornaci che hanno alimentato
il mercato romano in età imperiale. Catone
non è il solo a conoscere il toponimo umbro
in epoca romana dato che anche Cicerone, nella nota
orazione Pro Sexto Roscio Amerino, lo richiama. Appartenente
alla gens Roscia fu il protagonista di una delle prime
cause perorate da Cicerone; Sexto Roscio era un nobile
di Amelia sostenitore di Silla nella guerra che lo
oppose a Mario. Venne ucciso da un tal Crisostomo,
su mandato dello stesso Silla, del quale aveva perso
i favori, ma del delitto venne accusato il figlio
per poter confiscare le terre alla famiglia. La difesa
che ne fece il giovane Cicerone fu loccasione
per denunciare i mali della dittatura: il giovane
fu assolto e il vero colpevole condannato. Per quanto
riguarda il sorgere del Cristianesimo, anche se non
si hanno fonti al riguardo, è lecito dedurre
che grazie alla vicinanza con Roma e alla presenza
della via Amerina non siano mancati proseliti della
nuova religione fin dagli albori. E certo che
Amelia divenne sede vescovile intorno allanno
363 con il vescovo Ortoduphus. Nel 548 Amelia fu saccheggiata
dai Goti di Totila, successivamente fu dominata da
Faraoldo I Duca longobardo di Spoleto (579) e poi
passò ai Romano-Bizantini. Appartenne infine
alla Chiesa, che provvide, sotto il pontificato di
Leone IV, nel IX sec., a restaurare la mura per far
fronte alle frequenti incursioni dei saraceni.
Non si conosce esattamente la data in cui Amelia divenne
Comune, è storicamente accertato tuttavia che
la città combatté una guerra di comuni
a fianco di Todi e Foligno contro Perugia, Orvieto
e Gubbio nel 1065. Pertanto si può affermare
che allepoca la città aveva una consistente
organizzazione comunale. Preposti alla reggenza del
Comune erano i Consoli (due o quattro), che venivano
eletti tra gli uomini più rappresentativi della
città. Nel 1208 innanzi allAbbazia di
San Secondo fu stipulato un trattato di pace con Todi,
che questa ultima interpretò come una vera
e propria sottomissione della città, il cui
controllo sarebbe stato determinante per allontanare
lingerenza di Orvieto, suo acerrimo nemico.
Nellambito della lotta tra Papato ed Impero
la città di Amelia, a causa della propensione
nei confronti della Chiesa, subì nel 1240 un
saccheggio ad opera delle truppe di Federico II. Seguì
la decadenza del Comune e il suo coinvolgimento nelle
dispute tra Guelfi e Ghibellini.
Intorno alla metà del XIV la politica della
città fu influenzata dal Cardinale Egidio di
Albornoz, il quale riuscì a togliere diversi
gravosi oneri che Amelia aveva nei confronti di Todi
ed operò ritocchi alla Riformanze conservate
nellarchivio storico comunale insieme agli altri
codici e agli Statuti, esempi di arte legislativa
che dimostrano quanto fosse reso funzionale lordinamento
comunale. Tra la fine del XIV e linizio del
XV secolo Amelia incappò in un periodo di tremenda
carestia, i cui effetti furono aggravati dai tributi
imposti da Roma. L11 novembre 1417 fu eletto
Papa il Cardinale Ottone Colonna (Martino V), il quale
avendo frequentato Amelia confermò i suoi privilegi
verso la città la quale, da ciò confortata,
iniziò a riprendersi. Nel 1426 San Bernardino
da Siena predicò in Amelia contro la bestemmia
e lusura. Amelia, pur condizionata essenzialmente
dallo Stato della Chiesa, continuava con alacrità
a difendere i criteri di autonomia e di libertà
comunale, incoraggiata dagli auspici di un illustra
amerino, Mons. Angelo Geraldini. Nel 1476 Papa Sisto
IV, allontanandosi da Roma dove infieriva la peste,
fu ospitato ad Amelia dai Geraldini.
Il Rinascimento ad Amelia è un periodo di grande
splendore per la Città che si rinnova nella
sua architettura con la costruzione di numerosi palazzi
di particolare pregio architettonico ed artistico
che conferiscono al centro storico, nell'affascinante
lettura delle stratificazioni presenti, una particolare
ricchezza e nobiltà, tanto da distinguerlo,
e da conferirgli una sua propria specificità
nel panorama regionale. Le tante famiglie nobili presenti
tra le quali citiamo i Cansacchi, i Boccarini, i Clementini,
i Petrignani, i Nacci, i Venturelli occupano in questo
florido periodo posizioni di potere nella curia romana
come Hippo e Cesare Nacci, questultimo vice
legato papale, il cardinale Archileggi, Fantino Petrignani,
Batolomeo II e III Farrattini (prefetti della fabbrica
di San Pietro), Clemente Clementini, ma sono soprattutto
le vicende della famiglia Geraldini che ebbe lopportunità
di stringere relazioni fruttuose con potenti famiglie,
fra cui gli Orsini, i Colonna, i Borgia ad avere un
ruolo di particolare interesse. Nella storia politica
della Chiesa, infattti, i Geraldini ebbero un ruolo
significativo in diverse occasioni, a partire dallo
stretto rapporto tra il papato e gli Aragona di Spagna,
che tanto peso ebbe sulla storia dItalia. La
famiglia contava molti membri nel clero secolare ai
quali, per dignità di pensiero, per la fermezza
e labilità politica, spettarono incarichi
prestigiosi: diplomatici, governatori di città,
abbreviatori nelle lettere apostoli, vescovi. Tali
rapporti con la città eterna permisero a molti
importanti artisti di avere committenze ad Amelia,
tra essi ricordiamo Antonio da Sangallo, Livio Agresti,
gli Zuccari. La città int è meta di
visite di Pontefici, riceve e mantiene dopo i conclavi,
i privilegi. Agli inizi del 500 Amelia è
tutta un cantiere, le residenze nobiliari si installano
lungo il tracciato delle persistenze antiche, da porta
Romana alla croce di Borgo. Amelia diventa loccasione
di riposo dopo le fatiche e le relazioni politiche
e religiose per cardinali e vescovi, lo spazio di
libero incontro con il resto della famiglia e della
comunità. Alcuni di loro, dediti più
degli altri ai piaceri dellarte e del collezionismo
antiquario, trasformano queste dimore in forma pubblica
e privata insieme. Commissionano come segno e rappresentazione
di una posizione ormai acquisita, cicli a fresco allinterno
dei lori palazzi nobiliari, a metà tra il palazzo
monumentale di città, tipico della grande famiglia
e la casa di campagna, a misura di una vita domestica
quotidiana. Si assiste, infatti, nella seconda metà
del 500, in territorio umbro-laziale anche ad
una radicale trasformazione della tipologia decorativa
allinterno: in particolare Amelia rappresenta
in tal senso una testimonianza autorevole dellorientamento
di una nuova decorazione delle sale di rappresentanza,
incentrata sullutilizzo del fregio dipinto continuo.
Ciò ha fatto ipotizzare, a studionsi autorevoli,la
nascita e lo sviluppo nella città stessa di
una vera e propria scuola amerina con
tanto di committenze ed artisti di rilievo come Pier
Matteo dAmelia. Nei secoli successivi, fino
al Risorgimento, la storia di Amelia si identifica
con quella dello Stato della Chiesa.
ECONOMIA
L'agricoltura costituisce da sempre l'attività
caratterizzante del territorio amerino. Autori latini
come Varrone, Columella ricordano Amelia per la particolare
disciplina e cura delle coltivazioni oltre che per
l'elevata qualità delle produzioni agricole.
Il poeta latino Virgilio nel primo libro delle Georgiche
così ricorda la pazienza con la quale i vignaioli
del tempo si dedicavano, in questi luoghi ameni, all'arte
della coltivazione della vite: "Atque amerina
parant lentae retinacula viti". Le culture agricole,
vigneti, uliveti, seminativi, si fondono con l'ambiente
naturale creando un equilibrio unico di forme e colori,
testimonianza diretta di una "cultura" del
paesaggio ancora presente tanto che lo stesso è
considerato tra le venti realtà rurali italiane
da preservare. Per il particolare microclima e la
presenza di una specie autoctona, di grande qualità
la produzione di olio, tra i migliori della penisola
(nel 2007 il prestigioso "Ercole Olivario"
è stato vinto da un'azienda locale) e di vino
(zona doc dell'Amerino). Da citare una produzione
tipica di Amelia che è quella dei fichi secchi,
anche essi noti fin dall'antichità, i quali,
lavorati ancora con metodi artigianali, costituiscono
una rinomata specialità dolciaria nota in tutto
il mondo con il marchio "Fichi Girotti".
A partire dagli anni '90 particolarmente rilevante
lo sviluppo delle attività extralberghiere
(agriturismo, country house, affittacamere, residenze
d'epoca) con un'offerta qualitativa di buon livello.
Il settore agroalimentare, un tempo dominato dall'attività
del Molino Cooperativo e dal Pastificio Federici dopo
la crisi e il fallimento del primo all'inizio degli
anni '90 e del secondo nel 2005, ha vissuto una crisi
economica notevole con pesanti riflessi nel tessuto
economico-sociale. Recenti e consistenti investimenti
di importanti gruppi industriali hanno consentito
tuttavia una inversione di tendenza nel settore con
la presenza di rilevanti attività nel campo
agroalimentare e di marchi prestigiosi quali: Interpan,
Ovito, Fattoria Novelli. Tra le altre attività
economiche si citano infine le numerose attività
artigianali oltre che le piccole e medie industrie
metalmeccaniche. Il turismo di qualità, sempre
più considerato vero volano del territorio,
non ha trovato ancora il necessario sviluppo anche
se le statistiche mostrano un costante e incoraggiante
aumento con veri e propri record in termini di incrementi
relativi con particolare riferimento alle presenze
straniere.