Gaiole
in Chianti è un comune della provincia di Siena
in Toscana. Il comune è situato fra le Colline
del Chianti. Il territorio comunale di Gaiole in Chianti
si estende per 128,99 chilometri quadrati in un'area
prevalentemente collinare cha partendo dai Monti del
Chianti digrada verso la valle dell'Arbia. Il dislivello
altimetrico va da un minimo di 215m sl.m. nei pressi
di Pianella fino ad un massimo di 839m s.l.m. nei
pressi di Monteluco T.V.; il capoluogo è posto
a quota 356m. Confina con i comuni di Cavriglia, Montevarchi,
Bucine, Castelnuovo Berardenga e Radda in Chianti.
La forma della abitato di Gaiole in Chianti rivela
palesemente la sua origine di mercatale. L'abitato
in origine era tutto sviluppato lungo la strada che
congiunge il Valdarno al Chianti e nel luogo scelto
per il mercato si slarga andando a formare l'odierna
piazza principale. La piazza principale ha una forma
di triangolo allungato e ai lati vi sono dei palazzotti
sette-ottocenteschi di semplice fattura. La chiesa
parrocchiale è stata realizzata nel 1959 in
forme neogotiche. Il resto dell'abitato, separato
dalla piazza dal torrente Massellone, è di
forme moderne ma si segnalano alcuni interessanti
edifici costruiti in epoca fascista.
ETIMOLOGIA
La prima parte del nome deriva probabilmente dal termine
medioevale gariola, ossia ghiandaia. Secondo altri
si riferisce al latino Carianus, dal nome di persona
Carius con l'aggiunta del suffisso di appartenenza
-anus. Un'altra ipotesi crede che il nome derivi dal
longobardo gahagi, ossia "terreno riservato".
La specifica è identificativa del luogo e probabilmente
deriva dal nome etrusco di persona Clante o Clanti.
DA VEDERE
Castello di Brolio
Appartenuto da sempre alla famiglia Ricasoli, ebbe
la funzione d'avamposto di parte guelfa contro Siena
subendo numerose distruzioni. Durante il dominio mediceo,
il castello fu trasformato e munito di bastioni e
torri di vedetta, su progetto di Giuliano da Sangallo.
Dopo la conquista di Siena fu convertito in una prestigiosa
residenza signorile dalla famiglia Ricasoli.
Castello di Meleto
E' stato di proprietà della famiglia Ricasoli
fino al 1968: attualmente il proprietario è
una società per azioni, Viticola Toscana, con
1000 ettari di terreno intorno. E' un bel castello
con ai lati due torri cilindriche e all'interno conserva
un teatrino del settecento.
Badia di Coltibuono
La proprietà è circondata da grandi
boschi di abete bianco, frutto dell'opera di rimboschimento
svolta dai monaci e rilanciata poi nell'Ottocento.
Sotto la guida della famiglia Stucchi Prinetti, attuali
proprietari, la fattoria è una azienda agricola
affermata in Italia e all'estero.
Castello di Montegrossoli
Situato nei pressi della Badia di Coltibuono, si tratta
dei ruderi di una struttura militare di grande importanza
nel medioevo.
Castello di Barbischio
Villa Vistarenni
Chiesa di San Sigismondo
È la chiesa parrocchiale di Gaiole.
Pieve di San Marcellino
Chiesa di San Marcellino in
Colle
Pieve di San Polo in Rosso
La sua costruzione risale al XII secolo. Il nome della
pieve si trova in una donazione del 1070 conservata
nella Badia di Coltibuono ed è citata come
Sancti Pauli scito Russo. Anche nella bolla datata
11 marzo 1103 emessa da Pasquale II al vescovo Giovanni
da Fiesole, si parla di questa pieve, che il Papa
conferma essere di pertinenza del vescovo.
Pieve di San Giusto in Salcio
Ciò che resta delle sue strutture murarie originali,
si configura in alcuni elementi dell'abside e della
facciata, per il resto la pieve è stata ricostruita.
Anche nella sua torre campanaria si vede la primitiva
costruzione, sebbene essa sia stata superiormente
rifatta con il restauro integrativo del 1926-1929.
Pieve di Santa Maria a Spaltenna
La località di Spaltenna è ricordata
fino dal 1030 in alcune pergamene della Badia di Coltibuono,
A Spaltenna fu trasferita la pieve di San Pietro in
Avenano (1102-1110), che prese il nome di Santa Maria
a Spaltenna e fu trasformata in pieve "munita".
La chiesa di San Pietro in Avenano mantenne questo
nome fino al 1153 quando, nella bolla di Anastasio
IV al vescovo di Fiesole, essa veniva citata dal papa
come pieve di Santa Maria a Spaltenna.
Pieve di San Vincenti
Nel VII secolo il suo nome era Basilica Sancti Vincenti
in fundo Bomuspagi.
Chiesa di San Bartolomeo a
Vertine
Dalla chiesa provengono due opere di notevole qualità
depositate presso la Pinacoteca di Siena: la Madonna
dei Raccomandati, opera giovanile di Simone Martini,
e il trittico di Bicci di Lorenzo raffigurante la
Madonna col Bambino e i Santi Bartolomeo, Giovanni
Evangelista, Maddalena e Antonio abate (1430).
Chiesa di San Lorenzo ad Ama
Il territorio della chiesa è citato in alcune
pergamene della Abbazia di Vallombrosa e della Badia
di Coltibuono nel XII secolo e nel XIII secolo ed
esso fu possesso dei Ricasoli fin dal 1100.
Chiesa di San Sano
Essa è dedicata al martire cristiano Ansano,
della famiglia Anicia di Roma, decapitato nel 303
per ordine del proconsole Lisia.
Canonica di San Lorenzo a Mello
All'interno essa presenta una navata senza abside
e un arco trasversale che divide la zona presbiteriale
dalla canonica. A lato dell'arco ci sono due teste
zoomorfe, una è un peduccio che rappresenta
un torello.
Chiesa di San Pietro in Avenano
Risale a prima del Mille ed è nota come pieve
nell'XI-XII secolo.
Cappella di San Jacopo nel
Castello di Brolio
L'interno, con cripta ove sono sepolti i membri della
famiglia Ricasoli, presenta una navata divisa in tre
campate voltate a crociera.
Oratorio dei Pianigiani
Sulla parete di fondo dell’Oratorio è
affrescata la Madonna in trono, attorniata da Angeli
e Santi, con il Bambino in braccio: il Bambino tiene
un uccellino nella mano sinistra e una pietra preziosa
nella destra, simbolo della Buona Novella. Alla destra
della Madonna si trova l’affresco raffigurante
San Michele Arcangelo che calpesta il drago e pesa
le anime; dall’altra parte San Francesco con
la Regola nella mano sinistra, un Crocifisso nella
mano destra e le Stimmate sui piedi e sulle mani.
Alle due pareti laterali vi sono figure di santi:
Sant'Antonio Abate, rappresentato col maialino cintato
– in corrispondenza di questo affresco si è
aperta una crepa – Santa Lucia, con la scritta
S.ca Lucia, che fa vedere i simboli del proprio martirio,
San Giovanni Battista, recante l’iscrizione:
Ecce agnus Dei, San Pietro con un libro in mano, San
Luca Evangelista con la scritta: S.co Lucha Vangelista,
alla base del quale c’è il nome del committente
(Luca Canpoli), Santa Maria Maddalena, affresco molto
deteriorato da una crepa, con la scritta: S.ca M.Maddalena
e una data (anch’essa deteriorata): 1496.
ORIGINI E CENNI STORICI
La storia di Gaiole in Chianti è strettamente
legata alla sua posizione di nodo viario nelle comunicazioni
tra il Chianti e il Valdarno superiore. Grazie a ciò
divenne la sede del mercato dei vicini castelli. Il
suo primo ricordo si trova in una carta della Badia
a Coltibuono risalente al 1086 ed a quell'epoca gli
abitanti dei vicini castelli di Vertine, Montegrossi
e San Donato in Perano iniziarono ad incontrarsi sul
fondovalle, lungo il torrente Massellone per scambiarsi
le merci; inizialmente il mercato era situato ai piedi
del castello di Barbischio. Il mercato di Gaiole è
citato in atti notarili fin dal 1215. Nel XIV secolo
Gaiole e la sua comunità entrarono a far parte
della Lega del Chianti. Ancora nel XVIII secolo il
mercato di Gaiole era un importante avvenimento per
la zona come testimoniò nelle sue relazioni
il granduca Pietro Leopoldo a seguito della visita
fatta nel luglio 1773. Fino all'inizio del XIX secolo
amministrativamente faceva parte della provincia di
Firenze ma in epoca napoleonica, durante il Regno
d'Etruria, venne inserito nel Dipartimento Senese
e in provincia di Siena rimane tutt'ora. Per molti
anni fu sindaco Bettino Ricasoli. Nonostante tutto,
al plebiscito del 1860 per l'annessone della Toscana
alla Sardegna i "si" non ottennero la maggioranza
degli aventi diritto, con un astensionismo da record,
sintomo dell'opposizione all'annessione. Dopo la seconda
guerra mondiale il territorio comunale fu investito
dal fenomeno dello spopolamento delle campagne ma
a partire dalla fine degli anni settanta le ex-case
coloniche sono stare progressivamente restaurate e
oggi sono sede di agriturismi, e il turismo enogastronomico
è la principale fonte di ricchezza per il territorio.