San
Piero Patti, anticamente chiamata San Pietro sopra
Patti, è un comune della provincia di Messina.
San Piero Patti fa parte del Consorzio Intercomunale
Tindari-Nebrodi. Il territorio del comune di San Piero
Patti presenta la forma di una grandiosa e bellissima
foglia di edera. Esso confina: a sud-est con Montalbano
Elicona per 10.5 km, a sud-ovest con Raccuja per 9.2
km, a nord-ovest con Sant'Angelo di Brolo per 1.6
km, a nord con Librizzi per 7 km. Il comune di San
Piero confina inoltre per pochi tratti con i comuni
di Patti e Floresta. La contrada, in cui il territorio
di San Piero si congiunge con quello di Patti, prende
il nome di Quattrofinaidi ( dal latino quattuor fines,
cioè quattro confini) in quanto in essa si
congiungono i confini dei comuni di San Piero Patti,
Patti, Montalbano Elicona e Librizzi. Fra i monti
più alti notiamo:Monte Uomo Morto sul confine
con Montalbano Elicona è alto 1267 m; Monte
San Pietro sul confine con Raccuja è alto 1185
m; Monte Cocuzza sul confine con Raccuja è
alto 1051 m; Monte Renazzo sul confine con Montalbano
Elicona è alto 1049 m. Cosicché il punto
più alto del territorio di San Piero raggiunge
i 1267 m di altezza mentre quello più basso
si trova in località Casale-Divisa ed è
alto 253 m. Nel territorio di San Piero e precisamente
in località Fontana del Re, nasce il fiume
Timeto che, ricco di affluenti (Garì, Cannula,
Sciardi, Urgeri, Lesinaro, Mancusa, Pantania, Menta,
Salzo, Rizzoso, Marià e Mangano), attrversa
i territori di San Piero, Librizzi e Patti per poi
sfociare nel mar Tirreno. Il territorio di San Piero
si estende per una superficie di kmq 41.63; la quota
altimetrica del centro abitato è di 440 metri
s.l.m. Dista 60 km da Messina ovest e 180 da Palermo
est.
ETIMOLOGIA
Il nome che anticamente i greci diedero a San Piero
Patti è "Petra" in riferimento ad
una grande roccia di granito rosso presente in quel
territorio.
ORIGINI
E CENNI STORICI
A S.Piero infatti vissero numerosi coloni greci che
fondarono la comunità di Petra e che intrattenevano
rapporti commerciali con le altre comunità
di Abacena e Tindari. Con l'avento del Cristianesimo
l'antica denominazione "Petra" fu trasformata
in Sanctus Petrus e dopo ancora Sanctipetri supra
Pactas (San Pietro sopra Patti). Con l'avvento degli
Arabi in Sicilia, anche San Piero fu occupata dai
saraceni: il loro esercito risalendo il fiume Timeto
giunse nell'antico insediamento di cui occupò
il versante periferico meridionale a ridosso del corso
d'acqua. In quel luogo nacque l'antico quartiere saraceno
conoscito col nome di Arabite. San Piero conobbe un
nuovo periodo di fulgore durante il regno del gran
Gran Conte Ruggero (Ruggero I d'Altavilla). Egli,
forte dell'appoggio di un esercito inviatogli dal
Marchese del Monferrato, scacciò gli Arabi
da San Piero e pose il suo territorio sotto la regia
amministrazione. Molti dei guerrieri di origine piemontese
e provenzale venuti al seguito di Ruggero s'insediarono
definitivamente a San Piero e dalla fusione della
loro lingua con quella locale nacque il dialetto "Gallo-Italico"
tuttora in uso a S.Piero come in altri centri del
messinese e del catanese(Novara di Sicilia, San Fratello,
Randazzo, Piazza Armerina, Caltagirone e Aidone).
Dopo la morte di Federico II del Sacro Romano Impero
(Federico II di Svevia e I di Sicilia) sotto cui San
Piero continuava ad essere territorio demaniale, il
suo successore Corrado I lo trasformò in territorio
feudale affidandolo ai De Manna e successivamente
agli Orioles. Nel 1356 il Re Federico IV d'Aragona
soggiornò nel castello di San Piero Patti dopo
aver riportato la pace nel feudo sampietrino a seguito
di una protesta popolare contro la Baronia. La regina
Maria di Sicilianel 1377 riaffidò la Baronia
di San Piero agli Orioles che la matennero fino al
1646 anno in cui passò nelle mani della famiglia
Caccamo. Gli ultimi nobili ad essere investiti del
titolo di Baroni di San Piero furono i Corvino. Cinque
anni dopo la morte del barone Girolamo Corvino Filingeri,
nel 1812, il Parlamento Siciliano mise fine agli stati
feudali in Sicilia e San Piero insieme a tutti le
altre cittadine vennero poste sotto il diretto controllo
dello Stato. Nel periodo garibaldino a San Piero furono
reclutati numerosi volontari tra cui lo scienziato
Giovanni Gorgone. Fu durante la seconda guerra mondiale
che a San Piero si fece sempre più forte un
fronte di opposizione al regime di libertà
in nome della repubblica. Un'opposizione non eccessivamente
schierata a sinistra che però seppe portare
la cittadina all'interno della nuova epoca repubblicana
evitando gli eccessi rivuoluzionari di un certo tipo
di comunismo. Di questa opposizione fecero parte giovani
come Giuseppe Gorgone, Giuseppe Albana, Peppino D'amico
e Pietro De Luca. Durante il regno di Ludovico d'Aragona,
San Piero Patti era feudo della signoria dei Baroni
Orioles. Manfredo e il fratello Giovanni Orioles governarono
in malo modo la città maltrattando la popolazione
e usurpando i nobili del luogo. Ben presto i due signori
divennero i nemici del popolo sampietrino a tal punto
che la popolazione sfogò il proprio malcontento
in una sanguinosa rivolta. Intorno al 1350 il popolo
prese possesso del castello di San Piero, uccidendo
l'odiato barone Giovanni e saccheggiando la sua residenza
signorile. Da quel giorno il governo della città
di San Piero rimase nelle mani dell'Universitas ovvero
dell'Amministrazione locale precedentemente nominata
dai baroni. Nessuno degli Orioles fece più
ritorno a San Piero. Quando nel 1353, dopo la morte
di Ludovico, Federico IV d'Aragona divenne re di Sicilia,
venuto a sapere dei fatti accaduti a San Piero nei
tempi anteriori alla sua ascesa al trono, giustificò
il comportamento dei sampietrini tenendo conto della
risaputa efferatezza dei baroni Orioles. Nel dicembre
del 1356 Federico IV (detto anche Federico III di
Sicilia) giunse a San Piero con la sua corte e fu
accolto con immensa gioia dal popolo della città.
Motivo della sua visita era l'intenzione di farsi
un'idea della condizione dell'amministrazione cittadina
dopo la caduta degli Orioles. Il re dimorò
nel castello di San Piero dal 6 fino a tutto il 9
dicembre, tra gli inni e le acclamazioni del suo popolo.
Federico ripartì il giorno 10 alla volta di
Castiglione di Sicilia; il giorno 11 dopo aver ascoltato
le richieste del popolo sampietrino rivoltegli durante
il suo soggiorno, il re emanò un provvedimento
con il quale la città di San Piero con tutti
i suoi territori furono annessi al regio demanio.
Il sovrano inoltre affidò in custodia all'amministrazione
sampietrina tutti i beni mobili che erano stati possesso
dei feudatari Orioles premiando il popolo per la sua
fedeltà al re. San Piero rimase terra demaniale
finché visse Federico IV. Durante il regno
di Maria di Sicilia a causa di alcune interferenze
messe in atto da funzionari e nobili, San Piero insieme
a Raccuja divenne nuovamente feudo degli Orioles in
particolare del barone Berengario Orioles Lanza. Ogni
anno in agosto nella città viene organizzata
la ricostruzione storica della venuta di Federico
a San Piero. Durante la manifestazione hanno luogo
il corteo storico con costumi d'epoca ed intrattenimenti
musicali e gastronomici vari. Il tutto all'interno
della cornice storico-artistica dei quartieri Castello
e Arabite. San Piero Patti è oggetto di richiamo
per le sue bellezze naturali e storiche. Ne è
emblematica testimonianza l' antico quartiere arabo
dettoarabite. La maestosa Chiesa di Santa Maria, costruzione
tardo-cinquecentesca dalle rifiniture artistiche non
comuni, è considerata la più bella chiesa
della provincia di Messina. Il tempio è caratterizzato
da un bellissimo soffitto in legno a cassetoni finemente
scolpito in stile barocco con al centro un alto rilievo
di Maria Santissima Assunta. Bellissime le colonne,
le arcate e le finestre finemente scolpite nella pietra
locale così come il portale della sagrestia
. L'altare del Crocifisso è costruito in marmo
locale mentre il crocifisso stesso è un capolavoro
della Scuola Siciliana. L'altare di San Biagio presenta
numerosissimi bassorilievi, tutti scolpiti in legno
mentre la statua è un'opera della Scuola del
Gagini. Fuori oltre alla bellissima facciata adornata
da statue di santi, si nota l'arco romanico che unisce
la chiesa al maestoso campanile alto più di
trenta metri e arricchito con finestre scolpite in
puro stile barocco.Un'altra opera di indiscusso valore
artistico è La Chiesa del Carmine con l'annesso
Convento dei Carmelitani calzati.Esso fu fondato intorno
al 1570 ed ebbe vita fino al 1866 anno in cui furono
confiscati i beni della curia ecclesiale.Famosa era
la biblioteca del monastero di cui ormai non rimane
più nulla. Nella chiesa attigua si possono
ammirare affreschi di splendida fattura tra cui un
grandioso dipinto al centro del tetto, datato 1722,
opera di uno Spanò, che era stato alunno della
scuola del convento e che successivamente ne era divenuto
maestro. Tuttoggi è possibile visitare il bellissimo
chiostro del convento i cui lavori di restauro sono
terminati nel 2002.Tra i tesori più belli di
questa cittadina vi è anche la splendida fontana
di San Vito esempio eloquente del fulgore del barocco
siciliano. Essa venne eretta nel 1686 per volere di
Giuseppe Caccamo barone di San Piero Patti. Risale,
invece al 1875 la Fontana del Tocco eretta all'ombra
del campanile della Chiesa di Santa Maria in marmo
bianco di Carrara. La Chiesa Madre o Duomo trae le
sue origini nella seconda metà del 1300; fu
ripetutamente ristrutturata nel corso dei secoli a
causa di terremoti( specie quello del 1783) ed oggi
presenta al suo interno rilevanti opere di scultura
gaginesca come Maria SS. dell'Idria e S. Caterina
da Siena. Da notare gli altari della Madonna del Rosario
e quello di San Pancrazio.Il bellissimo coro posto
dietro l'altere è scolpito nel legno ed è
opera di grnde pregevolezza. Altre due piccole chiese
da citare per la loro bellezza sono la Chiesa dell'Annunziata
e la Chiesa della Madonna delle Grazie.
SAN
BIAGIO
San Biagio fu vescovo di Sebaste in Armenia e morì
martire nel 316 sotto Licinio imperatore. Secondo
alcune leggende San Biagio liberò un bambino
da una spina conficcataglisi in gola e per questo
è considerato il santo protettore contro i
mali della gola. La festa secondo il calendario cristiano
ricade il 3 febbraio, all'indomani della Purificazione.
In questo giorno si usa benedire la gola dei fedeli
con due candele bendette, invocando la protezione
del santo.
MADONNA
DELLA CATENA
La Madonna della Catena è la prima patrona
di San Piero; il suo culto è diffuso anche
in altri paesi limitrofi, ad esempio Librizzi; il
culto di Maria SS. della Catena ebbe inizio a Palermo
dove si narra sia avvenuto il miracolo della liberazione
di alcuni condannati a morte da parte della Madonna.
La famiglia degli Orioles incoraggiò la diffusione
della devozione nei confronti di questa madonna in
San Piero e in tutti i comuni vicini.
FRAZIONI
Le frazioni principali del comune di San Piero Patti
sono: Balze, Boschitto (Mancusa di mezzo), Breuda,
Brignieri, Cannavarì, Circiumì o Cicciumi,
Divisa, Fiumara, Fontana Madonna, Fontanavina, Frassinello,
Garì, Grangiorno, Lacuniere, Latro, Linazza,
Malu Passu, Manche-Mancusa/Boschitto, Manganello,
Marià, Martinello, Minozzu, Pantania, Pedata
Mula, Piano S.Giovanni, Quattrofinaidi, Ragò,
Ramondino, Rocche, Salzo, Sambuco, Santa Maria, Sardella,
Sciardi, Spaditta, Tafuri, Tesoriere.
Boschitto
Boschitto è situato a metà della strada
provinciale S. Piero Patti - Raccuja. La contrada
conta circa 100 abitanti ed è nota anche con
il nome di Mancusa di mezzo. Deve il suo nome all'esistenza
di un bosco che ricopre il suo territorio ormai da
secoli.
Nella contrada fu edificata a spese di Giuseppe Argeri,
già sindaco di San Piero Patti, una piccola
chiesa nella quale è custodita una statua della
Madonna del Rosario scolpita dal maestro Riccardo
Ghio di Massa. Ogni anno, in settembre, in questa
contrada, a spese degli abitanti e con il contributo
del comune di San Piero Patti, viene celebrata la
festa in onore della Madonna.
Fiumara
Fiumara è la più importante frazione
del Comune di San Piero Patti. Da sempre le vallate
della frazione sono state coltivate a noccioleto,
per cui essa è stata sempre la più valida
risorsa economica dei cittadini del paese. Si estende
a ridosso di gran parte del tratto iniziale del torrente
Timeto e data la vicinanza del fiume, fin dai tempi
più remoti, nella frazione si sono insediati
molini ad acqua per la macinazine del grano e gualchiere
destinate alla raffinazione e alla coloritura delle
stoffe e fabbricati per la concia del cuoio e dei
pellami.
Sambuco
Il nome della frazione deriva dalle numerose piante
di Sambuco che sono sempre cresciute in questo luogo.
E' una delle contrade più popolose del comune;
il suo territorio è coperto di noccioleti e
grazie alla sua posizione, molto alta rispetto al
centro abitato di S. Piero, da lì si gode un
bel panorama.