Calimera
è un comune del Salento in provincia di Lecce,
il secondo centro più popoloso della Grecìa
Salentina, area ellenofona dalla caratteristica lingua
di origine greca, il griko, di cui attualmente presiede
il consorzio.
ETIMOLOGIA
Un'opinione diffusa vuole che il nome Calimera derivi
dal greco "Kalimera" che significa buon
giorno ("kalì emera") o, secondo
alcuni studiosi, bella contrada. Altre ipotesi si
rifanno, invece, ad una derivazione bizantina del
toponimo "cal/gal" presente anche nelle
parole Alliste (originariamente Calliste), Galugnano,
Gallipoli seppur con sfumature diverse di significato.
Nello specifico il nome Calimera deriverebbe dal griko
calìa (nominativo), calìas (genitivo;
=ambiente scavato, probabilmente per conservare le
derrate) + mera (=parte, zona, luogo, anche "verso",
con valore di preposizione) con prolessi del genitivo.
Secondo il Vocabolario greco salentino, calìa=
baracca, capanna, per estensione "luogo abitato".
In virtù della prolessi del genitivo, dunque,
il nome risulterebbe dall'inversione di "a ddha
mèra alle calìe" (=presso le capanne,
presso l'abitato) in "calìe mèra",
da cui Calimera. Secondo questa interpretazione, avvalorata
dal fatto che il nome del paese sia Cali-mera e non
Cali-emera, gli abitanti originari avrebbero inteso
indicare il "luogo abitato" in contrapposizione
alla campagna circostante.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Le origini del paese, che si trova lungo la via Traiana
Calabra, lantica strada che collegava Otranto
a Lecce e Brindisi, rimangono incerte. Come per gli
altri centri ellenofoni del Salento, il dibattito
storiografico, privilegiando l'analisi della lingua
grika, lega la sua nascita ad una presunta colonizzazione
bizantina o a più antiche radici magnogreche.
Oggi attivo centro nel terziario, noto per la sua
vivacità culturale, Calimera era in passato
costretta ad attività marginali dell'agricoltura,
per la povertà del suo feudo. La sua popolazione
era infatti nota per la produzione del carbone, attività
che proveniva dall'utilizzo del legname del grande
bosco. I "craunàri" erano carbonai
e venditori ambulanti di carbone e avevano un santo
protettore tutto loro: S. Biagio. E tra i culti ancora
radicati tra i calimeresi spiccano ancora oggi quelli
per santi di origine orientale: S. Eligio, protettore
dei maniscalchi, S. Elia, antico patrono di Calimera,
S. Vito, protettore degli animali e S. Biagio, protettore
dei carbonai e della gola. Oggi è rimasto molto
poco del borgo antico, ma Calimera si distingue nell'area
ellenofona per l'intensa attività culturale
volta al recupero e alla valorizzazione della grikítà.
Simbolo tangibile della 'éllenicità'
di Calimera, la bella stele attica donata dal Municipio
di Atene al centro salentino nel 1960.
DA
VEDERE
Chiesa
Parrocchiale
È un ampio edificio a navata unica sorto nel
XVII secolo sulle rovine di un tempio più antico
a due navate, situato nella centrale Piazza del Sole.
Ha prospetto rettangolare e l'interno a croce latina
con nove altari, alcuni dei quali dotati di tele di
valore, come il primo a destra, della Madonna della
Misericordia, che propone un'inedita Madonna gravida,
il cui dipinto viene attribuito al Catalano. L'altare
del braccio sinistro della croce latina ha una nicchia
con l'immagine di San Brizio, protettore del paese.
Alcune botole danno accesso a tombe sotterranee. Alle
spalle della chiesa sorge un massiccio campanile a
quattro piani.
Via
Costantini
Il tratto iniziale provenendo da Piazza del Sole presenta
interessanti esempi di edilizia sei/settecentesca.
Nel vico S. Vito è possibile osservare la caratteristica
gerarchia degli spazi che si snodano fra strada, spazio
semipubblico e spazio privato. Al n. 41, la casa a
corte bassa è un esempio di dimora contadina
povera.
Via
Montinari
La via Montinari è lasse viario più
importante del centro. Si incontra la chiesa di S.
Antonio accanto alla quale un tempo sorgeva un hospitale
che accoglieva i pellegrini e la gente di passaggio.
La chiesa ha un originale e armonico prospetto ma,
nell'interno, sono evidenti i rifacimenti subiti negli
ultimi secoli. Alcuni anni fa sono stati eseguiti
dei lavori di restauro e, nell'occasione, il prospetto
è stato arretrato, conservando però
intatte le sue linee. Durante tali lavori è
stata scoperta, nel centro del pavimento, una sepoltura
con i resti del sacerdote Marino Licci, Plebanus VI
Latinus, che volle lì essere sepolto. La strada
presenta inoltre delle belle corti, come quella di
S. Calimero e di S. Paolo. Molte delle case a corte
di Calimera sono dotate di vano antistante, il sappuèrtu,
che serviva come deposito degli attrezzi e ricovero
degli animali. A metà del percorso vi è
una Piazza con il monumento ai Caduti. Originariamente
collocato in Piazza del Sole, il bronzo, collocato
su di un alto piedistallo in marmo di Carrara, sul
quale sono stati incisi i nomi dei caduti calimeresi
nelle ultime guerre, rappresenta la Vittoria ed è
opera del Bortone, artista ruffanese. Superando Piazza
dei Caduti, si trova la cappella del Carmine con un
antico soffitto a capriate: sulla finestra è
riportata la data 1577. Accanto, il bel portale di
palazzo Montinari, che pare fu la residenza dell'ultimo
protopapás di rito greco, Sigismondo De Matteis,
morto nel 1621.
Via
Mayro
Su via Mayro al n. 51, c'è il palazzo Murrone,
con un nucleo del 1600. Quasi di fronte, al n. 46,
si trova la casa natale dell'ellenista Vito Domenico
Palumbo. Sempre in via Mayro incontriamo la corte
e la cappella del Crocifisso del 1698. La volta è
tutta affrescata con limmagine dello spirito
Santo al centro e dei quattro evangelisti. Il grande
Crocifisso ligneo è del Seicento.
Chiesa
dell'Immacolata
È la seconda, per grandezza, dopo la Chiesa
Parrocchiale. È del 1636 e sorge in una piazzetta
oggi intestata al Giudice Costituzionale Francesco
Pantaleo Gabrieli. Negli ultimi anni ha subito radicali
mutamenti, come lo smantellamento del coro ligneo
e la sostituzione del pavimento maiolicato.
Chiesa
della Madonna di Costantinopoli
Negli anni '70 la chiesetta è stata abbattuta
per l'edificazione di uno stabile, all'interno del
quale si conserva, in un vano apposito, un affresco
di scuola bizantina, datato 1603, dedicato alla Madonna
di Costantinopoli. L'affresco testimonia la convivenza
del rito greco e di quello latino nella rappresentazione
pittorica degli abiti talari dei due vescovi effigiati,
l'occidentale S. Eligio e l'orientale S. Elia.
Chiesa
di S. Vito
È una chiesetta di campagna ubicata ad est
del Cimitero, in prossimità dell'ingresso dell'antico
Bosco di Calimera. Ha un'unica navata, e la peculiarità
che nel suo centro sporge dal pavimento un megalito
calcareo di epoca precristiana con un foro nel mezzo
(men-an-tol, ovvero pietra forata). La tradizione
vuole che nel giorno di Pasquetta la gente passi attraverso
il foro per purificarsi. Si fa risalire quest'uso
ai riti propiziatori della fertilità. Tutti
gli anni, in una festa di primavera tra il verde degli
ulivi, in questa piccola e isolata cappella il rito
si ripete. Il sasso conserva ancor oggi, nella parte
superiore, un po di intonaco con tracce di un
affresco con leffigie di San Vito Martire.
Giardini
pubblici
I giardini pubblici di Calimera si trovano alla fine
di via Montinari. Raccontano le vicende calimeresi
delletnia dalle due lingue e dell'impegno al
recupero di un'identità sociale che, con la
modernizzazione, ha rischiato di scomparire totalmente.
Tra i busti di Vito Domenico Palumbo, del De Santis
e del Gabrieli, spicca la già citata Stele
marmorea del IV sec. a.C., donata dalla città
di Atene a Calimera nel 1960 (nel 1957, l'allora Sindaco
di Calimera, Giannino Aprile, aveva indirizzato al
Sindaco di Atene una lettera chiedendo un avanzo architettonico
o, almeno, un sasso dell'Acropoli come simbolo della
comune origine e di un'ideale continuità di
rapporti.) La Stele è in puro marmo attico
e proviene dal Museo Nazionale di Atene. Reca incise
le parole "Patroclia di Proclide da Atmon",
località presso Marussi, nei sobborghi di Atene,
dove venne rinvenuta. La Stele, di fattura perfetta,
con un bassorilievo rappresentante il Saluto di Patroclia,
è sormontata da una palmetta ed è ornata
di fiori simboleggianti la serenità rassegnata
della morte. È uno dei migliori esemplari di
monumenti funebri conosciuti: per la sua perfetta
armonia incanta chi la guarda anche se il bassorilievo
centrale è un po corroso dal tempo e
il fusto, rotto trasversalmente, è saldato.
È sistemata in un'edicola in pietra viva di
Soleto, sul cui timpano è inciso "Zeni
sù en ise ettù sti Kalimera",
"Straniera tu non sei qui a Calimera" (traslitterato
in Greco sarebbe: ???? 's?? 'e? e?sa? et?? st? ?a??µ??a),
verso tratto dalla omonima poesia di Ernesto Aprile.
Dolmen
Placa
Nei dintorni di Calimera si trovano numerosi monumenti
megalitici, fra cui i dolmen, monumenti sepolcrali
costituiti da tre o più lastre conficcate nel
suolo e sormontate da un'altra lastra di dimensioni
maggiori, poggiante sulle prime. A 3 Km dal paese,
sulla strada che porta a Melendugno, addentrato di
un chilometro sulla destra, si trova il famoso Dolmen
Placa, scoperto da Michele Palumbo.
Museo
di Storia Naturale del Salento
Situato al civico 95 di via Europa, comprende le sezioni
di Mineralogia, Paleontologia, Ornitologia, Entomologia,
Malacologia, Teratologia; ospita inoltre acquari e
terrari nei quali sono raccolte diverse varietà
di anfibi e rettili. Presso la stessa sede ha luogo
l'Osservatorio Faunistico della Provincia di Lecce,
centro di accoglienza per animali selvatici, feriti
o debilitati, che una volta guariti vengono reintrodotti
in natura; si tratta anche di un centro di affidamento
permanente per gli animali esotici abbandonati che
non possono essere reintrodotti in habitat naturale.
L'Osservatorio è dotato di numerose voliere
esterne in cui sono ricoverati gli animali in cura
o in affidamento. Interventi particolari sono stati
fatti negli ultimi anni per la riproduzione e la reintroduzione
delle testuggini terrestri, nonché per il recupero
e la cura delle tartarughe marine in difficoltà
in collaborazione con la Stazione Zoologica "Anton
Dohrn".