Tolfa
è un comune della provincia di Roma. Centro
agricolo dei Monti della Tolfa, pittorescamente addossato
a scoscese rupi trachitiche, sul versante meridionale
del gruppo. La parte vecchia, immediatamente sottostante
alla rocca Frangipane oggi distrutta, ha una caratteristica
pianta a semicerchio, adattata alla forma del colle
conico; da essa si diramano tre appendici più
recenti, protese ai lati delle principali vie di accesso.
La natura vulcanica e la presenza di numerosi minerali
metallici ha facilitato l'insediamento umano. L'estensione
del territorio arriva fino alle coste tirreniche,
dove è situata la frazione di Santa Severa
Nord. Tolfa, dopo la costituzione del comune di Santa
Marinella, ha perduto l'accesso al mare. Rimangono
alcuni diritti di uso civico alla foce del Rio Fiume.
Le coltivazioni agricole prevalenti sono quelle dei
cereali, degli ortaggi e della vite. Importante è
l'allevamento del bestiame con gli allevamenti di
bovini maremmani e dei famosi cavalli tolfetani. Industrie
per l'estrazione del caolino e varie altre attività
artigianali completano il panorama economico del paese.
Presente anche il commercio del legname e un certo
turismo estivo. La produzione artigianale di Tolfa
trova nella borsa detta "catana" la sua
massima espressione. La catana sarebbe nata nel 1575,
ad opera di un tale "Mastro Stefano". Negli
anni settanta la catana sbarca addirittura negli Stati
Uniti e negli anni ottanta la "borsa di Tolfa"
era diffusissima tra gli studenti italiani.
MANIFESTAZIONI
Tra le tradizioni più antiche che si sono tramandate
nei secoli tra la popolazione tolfetana, sicuramente
ci sono quelle religiose, essendo presenti a Tolfa,
fin dal secolo XVI, numerose confraternite, che organizzavano
ed organizzano ancora oggi alcune processioni. La
più suggestiva, e forse la più bella
tra le processioni, è sicuramente quella del
Venerdì Santo, organizzata dalla Confraternita
dell'Umiltà e Misericordia, alla quale prendono
parte più di 300 figuranti, che rappresentano
lungo il percorso le varie fasi della Passione e della
Crocifissione di Nostro Signore Gesù Cristo,
accompagnate dalla Banda musicale Giuseppe Verdi di
Tolfa, dal coro del Popule Meus e dai Flagellanti,
che, scalzi e coperti in volto, trascinano per penitenza
una pesante catena.
Una seconda processione suggestiva è quella
di Sant'Antonio Abate, protettore degli animali: è
una manifestazione organizzata sia dall'Università
agraria sia dalla Società di Sant'Antonio.
La statua del Santo, portata a spalla da numerosi
pastori lungo le vie del centro storico, è
contornata da centinaia di cittadini che illuminano
le strade con torce di cera; inoltre il giorno 17
gennaio, festa del Santo, c'è la tradizionale
benedizione degli animali. Dopo la processione sono
innalzati dei palloni colorati.
Un'altra tradizione importante per i tolfetani è
quella della Pastorella. La prima Pastorella (ufficiale)
a Tolfa fu organizzata nel 1929 da Checco del Tamburì,
che suonava una foglia, successivamente e fino ad
oggi è organizzata dalla Banda musicale Giuseppe
Verdi, che rallegra le vie del paese per tutta la
notte del 24 dicembre.
TolfArte; dal 2005 si celebra nel primo week-end di
agosto il festival dell'arte di strada ed artigianato
artistico TolfArte, grande manifestazione che negli
anni si è distinta nella regione Lazio arrivando
ad aggiudicarsi il premio per il miglior festival
dell'arte emergente. Tra le vie principali del paese
e nel centro storico sono presenti artisti e musicisti
provenienti da tutta Italia, che danno vita ad uno
spettacolo unico ed emozionante attirando una folta
platea di persone provenienti da tutto il comprensorio
e dalla capitale. Tra gli artisti più conosciuti
che si sono esibiti nel corso degli anni si ricordano:
Simone Cristicchi, i Nobraino, la Banda Osiris.
Olimpiadi della Cultura e del Talento; dal 2010 si
svolgono a Tolfa, presso il Teatro Comunale Claudio,
le finali nazionali delle Olimpiadi della Cultura
e del Talento - Premio Oriana Pagliarini, un importante
concorso nazionale rivolto agli studenti delle scuole
secondarie di secondo grado del territorio italiano
GASTRONOMIA
La cucina tolfetana è una cucina fatta di poche
pietanze. Il piatto tipico della cucina tolfetana
è l'“acquacotta”: una zuppa di
verdure della Maremma tosco-laziale. La sua storia
risale ai popoli italici che erano soliti offrire
alle divinità, piatti di verdure stagionali.
Essa è un piatto con molte varianti stagionali,
preparato con verdure coltivate o di campo, alle quali
va aggiunto il “battuto” (lardo di maiale)
e la “persa” (maggiorana), il tutto versato
in una scodella con alla base alcune fette di pane
di grano duro. Un altro piatto è il “baccalà
in agro e dolce”, tipico delle feste natalizie
composto da baccalà, cipolla, uva passa, quarti
di mela essiccati, prugne secche, visciole secche
e peperoncino.
IL PALAZZO COMUNALE
Fu costruito attorno al 1860 come seminario della
diocesi di Civitavecchia ma non fu mai usato per lo
scopo per cui era stato costruito. Servì dapprima
come caserma di soldati francesi e poi da Palazzo
Comunale. Dobbiamo ad un ufficiale francese l'orto
botanico, che fu in seguito trasformato in un giardino
comunale.
IL CASTELLO DEL MONTE DELLA
ROCCA
Il castello dei Frangipane, è una tipica rocca
medioevale. Fu l'ultimo bastione di difesa per tantissimi
secoli e riuscì a proteggere il popolo tolfetano
anche dall'esercito napoleonico. La chiesa della Rocca
è lo scrigno di Tolfa. È situata vicino
al castello e fu costruita per l'esigenza del popolo
tolfetano di avere una chiesetta in cima "al
monte", che proteggesse il paese dall'alto.
LA CHIESA DI SANT'EGIDIO ABATE
È, dopo la chiesa del Monte della Rocca, la
chiesa più antica che si trova a Tolfa. È
situata nella parte antica del paese, sotto il Monte
della Rocca. La chiesa collegiata di Sant'Egidio ha
subito molti rifacimenti nel corso dei secoli; la
sua abside, localmente chiamata "il torrione",
era parte della cinta muraria della Tolfa medioevale.
L'attuale facciata in travertino e pianelle è
degli anni sessanta.
IL CONVENTO DEI PADRI CAPPUCCINI
Il Convento e la Chiesa dei Padri Cappuccini sono
del XVII secolo. Dopo anni d'abbandono seguiti alla
partenza dei frati cappuccini da Tolfa, il convento
è stato reso di nuovo abitabile dai Gruppi
Archeologici d'Italia che lo hanno usato e lo usano
tuttora come campo scuola di archeologia
IL CONVENTO DEI PADRI AGOSTINIANI
Il Convento dei Padri Agostiniani è attiguo
al cimitero e alla chiesa della Madonna della Sughera
la cui costruzione fu iniziata da Agostino Chigi agli
inizi del Cinquecento. Recentemente restaurato, ospita
il nuovo Museo Civico e la Biblioteca Comunale di
Tolfa. La Chiesa della Madonna della Sughera, fu costruita
attorno ad un albero di sughero su cui, da due cacciatori,
era stata rinvenuta l'immagine di una Madonna con
il Bambino Gesù.
ALTRI EDIFICI RELIGIOSI
Chiesa del Santissimo Crocifisso
Chiesa di Sant'Antonio di Padova
Chiesa della Madonna della Sughera
Chiesa di San Francesco d'Assisi
Chiesa della Madonna della Pietà
Chiesa delle Suore di S. Giuseppe dell'Apparizione
Chiesa della Madonna di Cibona e l'adiacente Eremo
(sconsacrata, si trova nel comune di Allumiere)
Chiesa di S. Maria della Misericordia, eretta nei
primi anni del Cinquecento e sconsacrata nel 1860
Chiesa di S. Girolamo, che si trova all'interno di
Rota (sconsacrata).
ORIGINI E CENNI STORICI
Nel territorio della Tolfa sono ben documentate, tramite
ritrovamenti archeologici, l'età della pietra
(in particolare paleolitico e neolitico) e l'età
del rame. Attestata con notevole ricchezza di fonti
archeologiche dirette è l'età del bronzo
(ultimo quarto del III millennio a.C. - inizio del
I millennio a.C.). L'area era densamente popolata
da villaggi che gradualmente si stabilizzano, attraverso
un processo di selezione in favore delle sedi più
idonee ai sistemi di vita in progressiva trasformazione
(ess.: bronzo antico: Bufalareccia, Fosso del Laghetto;
bronzo medio: la Sughera, la Tolfa, Pian Sultano;
bronzo recente: Rota); via via i gruppi si concentrano
in luoghi ben circoscritti e difesi dove l'abitato
prospera specialmente nel bronzo finale (la Tolfa;
la Tolfaccia, Elceto e Monte Rovello nel contermine
territorio di Allumiere); nell'età del bronzo
finale non mancano impianti in luoghi aperti, forse
con funzioni complementari rispetto ai centri su area
difesa (es.: la Concia) e tombe ad incinerazione,
sia raggruppate, sia isolate (Poggio della Capanna,
Poggio Finocchiara, Coste del Marano). Da ricordare
che la fase piena del bronzo finale medio-tirrenico,
giacché esemplarmente rappresentata dagli oggetti
bronzei del ripostiglio delle Coste del Marano, è
universalmente nota come fase Tolfa. Anche lo stesso
Monte della Rocca (come oggi viene detto il picco
roccioso della Tolfa) ospitò, dunque, un abitato
dell'età del bronzo, di cui è però
incerta la continuità con il successivo abitato
di epoca storica. Caratteristico di tutto il territorio
dei Monti della Tolfa, e condiviso con altre aree
interne dell'Etruria, è infatti un periodo
di apparente abbandono o di meno intensa frequentazione,
corrispondente alla fase iniziale della prima età
del ferro (X secolo a.C.), quando la popolazione dei
villaggi dell'età del bronzo finale contribuì
allo sviluppo demografico dei nascenti centri protourbani
(Tarquinia, Cerveteri, ecc.). La graduale rioccupazione
del territorio condusse alla stabilizzazione di un
sistema di insediamenti etruschi, prevalentemente
di piccole dimensioni, noti specialmente per l'evidenza
dei rispettivi gruppi di tombe a camera (costruite
con pietre o intagliate nel tufo a secondo del substrato
locale). Dopo l'età romana, ben rappresentata
nel territorio comunale, poche le informazioni disponibili,
fino alla prima menzione nota del nome della Tolfa,
del 13 marzo 1201 (documento contenuto nella Margarita
Cornetana). Agli inizi del secolo XIII, nella sistemazione
territoriale del Patrimonio di San Pietro fatta dal
papa Innocenzo II, il territorio venne riconosciuto
come proprietà della Santa Sede. Occupato dai
viterbesi nel secolo XIV, fu infeudato prima ai Capocci
e poi a Ludovico e Pietro Frangipane, che cinsero
l'abitato di mura ed ebbero vivaci contrasti con la
Camera Apostolica a causa dei diritti sui giacimenti
di alunite scoperti nel 1460-1462 dal cardinale Giovanni
di Castro, che nel 1463 ottenne da papa Pio II la
concessione venticinquennale per lo sfruttamento delle
miniere (con la facoltà di fabbricare l'edificio
dell'allume) nella zona, finché la vertenza
fu composta e il territorio passò alla Camera
Apostolica. Finiti i venticinque anni di concessione
di Giovanni di Castro, le miniere furono affittate
da Agostino Chigi, nobile senese, che ottenne anche
la concessione della Rocca di Tolfa, cioè lo
sfruttamento agro-pastorale della zona, con la facoltà
di tenervi un proprio castellano. Nel 1502 tale castellano
fu Nicola Sergardi senese, il quale trasportò
diversi pezzi di artiglieria del castello con le armi
del Signore della Rocca della Tolfa nelle fortezze
di Porto Ercole e Talamone, facenti parte allora del
dominio senese Basilio Pergi storico tolfetano. Le
cave di allume con l'amministrazione Chigi si svilupparono
al di là di ogni rosea speranza, e il papa
stabilì che il ricavato servisse a finanziare
la guerra contro i turchi, come risulta, tra l'altro,
da un atto notarile nell'Archivio Vaticano, datato
1513, inerente al rinnovo dell'appalto Chigi da parte
di Leone X, che porta come titolo «Appaltum
Alluminum Sanctae Crociatae».Documento senza
titolo L'industria dell'allume, minerale per il cui
approvvigionamento non si poteva più contare
sui giacimenti compresi nei territori ormai preclusi
dalla caduta di Costantinopoli (1453), determinò
un improvviso sviluppo della Tolfa, che nel 1530 ebbe
da Clemente VII gli statuti di comune autonomo e si
allargò rapidamente oltre la cerchia muraria;
il complesso sorto vicino alle cave, a circa quattro
chilometri dalla Tolfa, composto dallo stabilimento
per la lavorazione dell'allume ("le allumiere")
e da fabbricati costruiti per alloggiare gli operai,
dette vita al paese di Allumiere, divenuto comune
autonomo nel 1826. Nel 1799 la Tolfa, a seguito della
rivolta contro la Repubblica Romana, repressa dalle
truppe francesi, fu saccheggiata e i resti della rocca,
che avevano costituito l'estremo baluardo dei ribelli,
furono ulteriormente danneggiati.