Allumiere
è un comune della provincia di Roma. Allumiere
si trova sui rilievi dei monti della Tolfa a 522 metri
sul livello del mare. Nel territorio comunale scorre
il torrente Marangone e si trova la cima del monte
Elceto.
ETIMOLOGIA
Il termine Allumiere allude alla presenza di miniere
di allume di rocca, scoperte da Giovanni da Castro
nel 1462, che permisero, sotto Papa Pio V, di finanziare
la guerra contro i turchi.
CHIESA PARROCCHIALE CAMERALE
SANTA MARIA ASSUNTA IN CIELO
La Chiesa Parrocchiale Camerale Santa Maria Assunta
in Cielo è la principale chiesa di Allumiere,
sede della Parrocchia del paese. Si trova sulla piazza
della Repubblica, alla destra del Palazzo Camerale,
oggi Museo Archeologico-Naturalistico, Adolfo Klitsche.
È dedicata all'Assunzione di Maria al Cielo.
La chiesa è costituita da tre navate e si presenta
con un'alta facciata con una porta centrale e due
laterali. L'edificio fu costruito nel 1608 su richiesta
degli appaltatori delle miniere, la nobile famiglia
Olgiati, che sostituì una piccola cappella
che si trovava nei pressi dello stabilimento dell'allume.
Inizialmente la chiesa era formata da una sola navata
centrale e dipendeva dalla Chiesa di Sant'Egidio Abate
di Tolfa. Progressivamente si rese sempre più
indipendente, fino a costituirsi Parrocchia autonoma
nel 1752. La chiesa nel 1857 fu ampliata con la costruzione
delle navate laterali.
DA VEDERE INOLTRE ...
Il monumento di gran lunga più interessante
è tuttavia l'acquedotto ipogeo detto di Traiano
che portava acqua dalle colline retrostanti Allumiere,
a circa 400 metri sul livello del mare (Cinque Bottini),
fino al centro portuale di Centumcellae (Civitavecchia)
decorrendo in lieve e graduale discesa appoggiato
alle sinuose pendici delle colline di Monte Rovello,
Quarto delle Bufale, Monte Pietroso, Monte Rotondo,
Monte Turco e Monte Pocopane.
Benché non dotato di tratti monumentali fuori
terra (le uniche arcate sono i ponticelli con cui
supera i compluvi idrici delle vallecole più
incise) l'acquedotto di Traiano è complessivamente
ben conservato, ma mentre attende un'opportuna valorizzazione
corre il concreto rischio di un irreversibile degrado.
PALIO DELLE CONTRADE
Una manifestazione di carattere regionale è
il Palio delle Contrade che si svolge la prima domenica
dopo il 15 agosto di ogni anno dal 1965 preceduta
- la sera antecedente - da una cena e festa danzante
in ogni contrada.
Dopo una sfilata di comparse in costume di epoca rinascimentale
e l'esibizione di gruppi di sbandieratori rappresentanti
i sei rioni o contrade comunali (Burò, Ghetto,
La Bianca, Nona, Polveriera, Sant'Antonio) segue il
palio, che consiste, come vuole la tradizione, in
una gara di corsa tra asini (sumari) al posto dei
cavalli.
Al termine del palio viene consegnato al vincitore
un drappo dipinto (cencio) che verrà festeggiato,
la sera stessa, presso la contrada vincitrice.
Lo svolgimento della gara è suddiviso in tre
batterie in ognuna delle quali viene assegnato un
punteggio in base all'ordine di arrivo (12 punti al
primo classificato, 10 al secondo, 8 al terzo e così
via fino all'ultimo che guadagna 2 punti). Al termine
delle tre gare, la contrada col maggior numero di
punti è proclamata vincitrice. In caso due
contrade abbiano totalizzato lo stesso numero di punti,
viene organizzata una gara di spareggio. Oltre che
nel palio vero e proprio, le sei contrade gareggiano
anche per i migliori costumi e sbandieratori.
Come ogni tradizione folkloristica, anche il palio
di Allumiere ha i suoi riti e le sue scaramanzie.
Ogni contradaiolo, infatti, legge in maniera cabalistica
l'assegnazione dei posti di partenza (le gabbie) che
avviene la domenica mattina in un sorteggio pubblico
nell'aula consiliare e viene seguito in tempo reale
dalla popolazione in piazza tramite altoparlanti.
Alcune contrade svolgono, per tradizione, la cena
conviviale sempre nello stesso giorno (p.e. quella
della Polveriera si svolge sempre il venerdì
precedente); ci sono contradaioli che non vogliono
andare a vedere il "Cencio" esposto in chiesa
perché dicono che porti sfortuna, altri invece
che lo vanno a vedere soltanto la sera della processione
della Madonna dell'Assunta.
Come nel Palio di Siena, anche in quello di Allumiere
ci sono delle contrade tra cui la rivalità
si accende maggiormente: la Polveriera è acerrima
nemica della Nona, il Burò è, invece,
nemico del Ghetto. Non hanno alcuna rivalità,
invece la contrada Sant'Antonio e la contrada La Bianca.
Il Palio è quindi una manifestazione a carattere
prettamente turistico e folkloristico che richiama
nel comune di Allumiere un notevole afflusso di visitatori
da ogni parte della Regione Lazio e dalle zone limitrofe.
Nelle edizioni più recenti il paese è
stato letteralmente invaso dai turisti con punte che
vanno oltre le ventimila presenze nella settimana
di preparazione ed in particolare nel giorno in cui
si disputa il palio.
La manifestazione è parte integrante della
tradizione locale e costituisce senza dubbio un polo
di attrazione turistica per numerosi villeggianti
che trascorrono le loro vacanze nelle vicine località
marine (Tarquinia, Santa Severa, Ladispoli, Santa
Marinella, Cerenova).
MUSEO ADOLFO KLITSCHE DE LA
GRANGE
Il Museo si trova nel centro storico di Allumiere,
accanto alla Chiesa Camerale. La struttura ha sede
nel Palazzo della Reverenda Camera Apostolica, costruito
intorno al 1580 per volontà di Papa Gregorio
XIII, per ospitare gli uffici e il personale dell'amministrazione
delle miniere di allume e la Corte Pontificia in visita
alle attività estrattive. Nuove scoperte nei
primi anni del 1950 spingono, su sollecitazione del
Dott. Odoardo Toti, l'Amministrazione Comunale ad
istituire un Antiquarium, che nel 1966 acquisisce,
in occasione del VI Congresso Internazionale di Scienze
Preistoriche e Protostoriche, il titolo di Museo Civico.
Al primo piano dell'edificio sono ospitate le seguenti
sezioni: paleontologica, con documentazione relativa
alla fauna e alla flora del Pleistocene iniziale,
preistorica e protostorica, con presentazione di numerosi
siti dal Paleolitico medio all'età del Ferro;
etrusca con corredi funerari; romana, con materiali
provenienti dalle ville rustiche della zona, con oggetti
di uso quotidiano. Al secondo piano seguono le sezioni
relative al tardo-antico e all'alto Medioevo, con
vasellami di uso domestico e maioliche tardo –
medievali; segue una documentazione relativa allo
sfruttamento delle risorse minerarie dal XV al XIX
secolo, con ricostruzioni e diorami sui metodi di
estrazione e lavorazione dell'allume e altri minerali.
La sezione naturalistica illustra la fauna e la flora
del territorio, le caratteristiche vegetazionali,
il popolamento animale, gli ecosistemi naturali, gli
aspetti legati alla presenza dell'uomo, le rocce,
la geologia e la mineralogia. La prima sala è
dedicata alla ricostruzione dei principali ambienti
presenti sul territorio;La seconda sala è dedicata
alla fauna entomologica dell'area, integrata con pannelli
esplicativi e ricostruzioni con modelli realistici
e in scala maggiorata. All'interno della stessa sala
à allestito uno spazio riservato al “Faggeto”,
bosco eccezionale di faggi sotto quota (500–600
m s.l.m.), con individui maestosi ed imponenti. Pertanto
il Museo Civico è oggi il principale centro
per la documentazione del patrimonio preistorico e
naturalistico del comprensorio tolfetano-cerite,in
grado di offrire laboratori dotati di stereomicroscopi
e audiovisivi ed un laboratorio di palinologia e microfotografia,
applicate alla sezione paleontologica. Inoltre, il
Museo rinnova ogni anno il suo appuntamento con i
laboratori didattici, proponendo il progetto "un
museo tutto da scoprire", percorso formativo
che dà la possibilità a moltissime scuole
e agli studenti di vivere la struttura museale in
tutti i suoi aspetti e soprattutto di conoscere ed
approfondire le caratteristiche più affascinanti
e misteriose dell'archeologia e del mondo naturale.
ORIGINI E CENNI STORICI
A qualche distanza dal centro abitato, nell'area circostante
la Macchia di Palano, sono stati individuati notevoli
resti di industria litica riferibile per la maggior
parte al Paleolitico medio. Non mancano ritrovamenti
riconducibili ad epoca neolitica; si tratta di gruppi
di frammenti ceramici associati a lame di selce e
ad altri strumenti di pietra, nonché a numerosi
frammenti di lame di un vetro vulcanico detto ossidiana,
proveniente attraverso antichissimi scambi commerciali
(V-IV millennio a.C.) da Lipari. I principali abitati
neolitici sono stati individuati a Ripa Maiale e a
Le Macine, mentre il periodo eneolitico è presente
il località Tufarelle. Il territorio comunale
contiene poi i resti di alquanti insediamenti risalenti
all'età del bronzo (II millennio a.C.) che
testimoniano specificamente gli aspetti culturali
del Bronzo Medio e Finale (detti appenninico, subappenninico).
Per quanto riguarda in particolare il Bronzo Finale,
nel territorio comunale sono attestati numerosi abitati
come Monte Sassetto e Le Macine, accanto a quelli
di maggiori dimensioni di Monte Rovello, Monte Elceto
e Tolfaccia. Le sepolture relative consistevano in
cremazioni con o senza vaso cinerario, disposte in
piccoli gruppi; tuttavia il complesso sepolcrale circostante
l'abitato di Monte Rovello, noto come necropoli di
Allumiere (aree della Forchetta di Palano, del Campaccio
e della Pozza) ha restituito un numero di tombe di
gran lunga superiore al centinaio, sì da risultare
il più grande contesto funerario protovillanoviano
dell'Italia tirrenica. Quest'area rimase invece quasi
spopolata nel periodo più antico della Prima
Età del Ferro (X secolo a.C.), allorché
i gruppi si concentrarono per la prima volta in vasti
abitati a Cerveteri e Tarquinia e in una catena di
villaggi secondari lungo la fascia costiera. I principali
agglomerati di tombe etrusche sono alquanto distanti
dal paese di Allumiere e occupano le formazioni collinari
di Bandita Grande e Colle di Mezzo, ai piedi dell'altura
che in epoca medievale avrebbe ospitato Tulfa Nova
("la Tolfaccia"); le tombe più antiche
attestano che la rioccupazione del territorio iniziò
nel secolo VIII a.C. e proseguì gradualmente.
In età romana la campagna fu controllata e
lavorata tramite aziende agrarie dette ville, facenti
capo ad edifici che tuttavia solo in pochi casi ad
una parte rustica aggiungevano un settore residenziale
più curato sotto il profilo architettonico
e decorativo. Il paese di Allumiere tuttavia è
di origine molto successiva. La sua nascita è
connessa agli eventi storici seguiti alla caduta di
Costantinopoli (anno 1453), che comportò la
perdita dell'accesso ai giacimenti di allume dell'oriente
mediterraneo. Infatti dopo pochi anni si accertò
nei Monti della Tolfa, a breve distanza da Roma, capitale
del Regno della Chiesa, una presenza di allume tale
da compensare del tutto la grave perdita subita. La
scoperta, attribuita con colorite narrazioni a Giovanni
Di Castro, fu all'origine dell'estromissione dei Frangipane
della Tolfa e della gestione papale diretta delle
"allumiere". L'abitato attuale corrisponde
a quello che fu il maggiore impianto di concentrazione
e lavorazione del materiale alluminifero, realizzato
durante la gestione di Agostino Chigi, e presso il
quale vennero edificate anche le abitazioni degli
operai, in parte galeotti cui veniva offerta questa
particolare forma di franchigia.