Conselice
Emilia Romagna

Conselice è un comune della provincia di Ravenna. Il numero di residenti si ottiene dalla somma dei tre centri abitati di cui è composto il Comune: Conselice, Lavezzola e San Patrizio. Il territorio di Conselice, della superficie di circa 6.298 ettari, è interamente pianeggiante e confina a Nord con la provincia di Ferrara (comune di Argenta) e con Alfonsine; ad Est con Lugo e Massa Lombarda; a Sud con la stessa Massa Lombarda e ad Ovest con la provincia di Bologna (comune di Imola). Il territorio è attraversato da una strada statale, la SS 16, che nel tratto Ferrara-Ravenna è chiamata Reale, e dalle vie provinciali Selice e Bastia. La Selice attraversa tutti e tre i centri abitati del comune, mentre la Reale e la Bastia attraversano il solo centro abitato di Lavezzola. Il territorio è attraversato dalla ferrovia Ferrara-Lugo, con stazioni in tutti e tre i centri abitati. Il corso d'acqua principale è il Canale Zaniolo che proviene da Imola e si getta nel Canale collettore Destra Reno; non più attivo è il canale privato Canale dei Mulini anticamente utilizzato per trasporto merci e per il funzionamento appunto dei numerosi mulini che su di esso sorgevano e di cui ne rimane traccia nella frazione San Patrizio. Il Sillaro ed il fiume Reno lambiscono per un breve tratto il territorio del comune, vicino al confine settentrionale.

DA VEDERE
Chiesa di San Martino. È la chiesa arcipretale di Conselice. Fu edificata nel 1820 in seguito alla demolizione di una precedente chiesa romanica del XI secolo, giudicata pericolante. Di sobrio stile neoclassico, è composta di un'unica navata con volte a botte e quattro cappelle laterali. I dipinti più pregevoli che contiene sono una pala d'altare del Seicento rappresentante i Santi Martino e Patrizio e il dipinto ovale Madonna con bambino dormiente di un autore bolognese del XVIII secolo.
Mulino di S. Patrizio. Fu costruito verso la fine del XV secolo lungo il Canale dei Mulini, il corso d'acqua che collega Conselice con Imola. È osservabile a tutt'oggi la struttura originaria, a due piani. Di notevole interesse sono la paratia lignea ed i macchinari conservati all'interno dell'edificio.
Conselice è uno dei pochi paesi d'Italia ad aver dedicato un monumento alle mondine e agli scariolanti, a memoria del secolo scorso, quando gran parte della popolazione era occupata in lavori manuali e di fatica, e un monumento al ranocchio, che qui viene cucinato in maniera prelibata, vera specialità gastronomica di Conselice.
Nel settembre 2006 a Conselice si è inaugurato il primo monumento alla stampa clandestina ed alla libertà di stampa di cui si ha notizia in Italia.

MANIFESTAZIONI
Carnevale di San Grugnone
Lôm a merz (Luci di marzo, a San Patrizio). Ultimo mercoledì di Carnevale
Madóna d'j Garzon (la Madonna dei garzoni). 25 marzo
Sagra della Porchetta e del Tortellino (a Lavezzola). Terza settimana di maggio
Carnevale dei fiori in notturna. Ultima fine settimana di giugno
Moto Raduno nazionale femminile. Al Circolo del tennis, ultima fine settimana di giugno
Sagra del Tortellone (a San Patrizio). Ultima fine settimana di agosto
Sagra del Ranocchio. Seconda settimana di settembre
"San Martino D'Oro", concorso di Poesia dialettale. 10 novembre
San Martino, Festa Patronale. 11 novembre
Veglia di Natale. La notte del 24 dicembre
Festa dell'unità (agosto)

ORIGINI E CENNI STORICI
Le ricerche archeologiche eseguite negli anni 1992-1995 in territorio conselicese hanno riportato alla luce grandi quantità di conchiglie e di altro materiale di ambiente lagunare, tra cui un'ostrica, che con il radiocarbonio è stata datata a 2.635 anni fa. Attraverso l'analisi di tutti i reperti si è potuto concludere che, nell'antichità, Conselice si trovava sul limitare di una vasta area umida. L'area in cui si trovava il sito della città conservò i caratteri lagunari-vallivi fino alla metà del primo millennio d.C., cioè fino alla fine dell'Età antica.
Nelle pergamene scritte in latino conservate nell'archivio comunale compare dall'XI secolo il nome Caput Silicis. La prima attestazione è del 1084. Non esistono prove però che il toponimo sia stato tramandato direttamente dall'antichità. L'unica cosa certa è che il sito di Conselice era in asse con Imola nel reticolo della centuriazione romana: forse esisteva una strada che collegava direttamente i due centri, che distano tra loro 12 miglia romane.
È possibile allora spiegare l'origine del nome: una prima spiegazione, la più immediata, è che la strada che andava da Conselice a Imola fosse selciata (silicis). Ma ad oggi non è ancora stata rinvenuta alcuna testimonianza di epoca romana né del tracciato, né di altro tipo nel territorio conselicese.
Se dunque appare certo che fino all'XI secolo l'insediamento non esistesse, le origini di Conselice sono da ricercare nelle peculiari caratteristiche dell'ambiente naturale attorno alla città. Dal sito dove sorge Conselice, infatti, si raggiungeva facilmente in nave il Po di Primaro (anticamente, il ramo meridionale del Po). Si può affermare quindi che il Po di Primaro rappresentasse per Imola la più interessante via di accesso al mare. Quindi è presumibile che nell'Alto Medioevo il sito dove oggi sorge Conselice fosse il porto di Imola. Possiamo ora formulare la seconda ipotesi sull'origine del nome: il porto lagunare serviva agli imolesi per l'approvvigionamento di diverse materie prime, soprattutto la selce proveniente dall'Alto Adriatico.
Le date fondamentali della storia medievale e moderna di Conselice sono:
Il primo documento che parla del Portus de Capite selcis è datato 1084. In quest'epoca il dominio sul porto era di spettanza alla città di Imola, attraverso il quale svolgeva i suoi commerci marittimi con Venezia e con gli altri porti del mare Adriatico, tanto che ad Imola la moneta veneta aveva corso legale.
Nel 1126 l'uso del porto e del canale che collegava Conselice ad Imola passano al vescovo di Imola. Rimane di proprietà del comune imolese il castello.
Nella Descriptio Romandiole del 1371 (documento storico preziosissimo per la conoscenza dei paesi e degli abitanti della Bassa Romagna), Conselice compare come luogo fortificato, appartenente allo Stato Pontificio e con 34 fuochi, cioè nuclei familiari. Ecco come doveva apparire Conselice secondo la descrizione della storica Claudia Pancino:
"Alla fine della via Selice si trovava il porto, attorniato da una cinta muraria. Su un lato di essa era costruita la rocca, dove si trovava la sala in cui fino ad almeno il XVI secolo si svolsero i Consigli comunali. Di fronte alla rocca sorgeva la chiesa (San Martino), fra la rocca e la chiesa trovava spazio la piazza (Piazza maggiore), [ai lati della quale sorgevano] le prime (fino all'Ottocento pochissime) abitazioni in muratura delle famiglie più benestanti. Il canale Selice passava lungo il lato ovest della piazza. Proprio alla metà del lato ovest della piazza, tra la rocca e la chiesa, un ponte attraversava il canale. Di fronte al ponte, al di là del canale, si apriva uno spazio che sarebbe poi stato la sede del foro boario". La via principale del paese, che lo attraversava da nord a sud (immancabilmente "Via Selice"), portava al vecchio cimitero.
La chiesa e la piazza (rinominata Piazza Foresti) esistono ancora oggi, così come la Via Selice, mentre il canale è stato deviato di alcune centinaia di metri più ad ovest. Non è più rimasto niente, invece, della rocca.
Nel 1395 il feudo di Conselice venne ceduto agli Este di Ferrara. La dominazione estense durò ben due secoli. Il paese era tenuto da un capitano nominato direttamente dalla Casa d'Este. Per le loro numerose prove di fedeltà dimostrate nel tempo, i conselicesi vennero definiti da Eleonora d'Este (XIV secolo) "i sudditi più fedeli che gli Este hanno in Romagna".
Nel 1598, esauritasi la dinastia d'Este, Conselice tornò sotto il papato. Tuttavia la proprietà di gran parte della terra e del territorio di Conselice era rimasta, anche durante il dominio estense, ai vescovi di Imola, che ne traevano i diritti enfiteutici, affitti annuali e decime. La Chiesa, quindi, era tornata proprietaria solo del castello, che venne dichiarato appartenente alla Legazione di Ferrara.
Alla dominazione pontificia pose fine la conquista francese nel 1796. Dopo varie turbolenze, conselice ritornò alla Santa Sede nel 1815.
Con il plebiscito del 1859 Conselice entrò a far parte del Regno di Sardegna che due anni dopo divenne Regno d'Italia. Successivamente la città passò dalla provincia di Ferrara a quella di Ravenna.
La nota Inchiesta Agraria Jacini (1871) traccia un quadro della gestione del territorio di Conselice negli anni immediatamente successivi alla nascita del Regno d'Italia. La situazione non era molto cambiata dall'inizio del secolo: una manciata di famiglie forestiere possedeva la maggior parte delle terre; su tutte i conti Massari che, arrivati da Ferrara al seguito dei napoleonici, avevano acquistato nel giro di poco tempo le quattro più grandi tenute conselicesi, diventando padroni di un terzo del territorio comunale.
I proprietari residenti nel Comune, invece, erano piccoli o piccolissimi agricoltori. Quasi tutti i proprietari con poderi superiori a 10 ettari non risiedevano nel Comune. Nella frazione di Lavezzola esistevano solo tre grandi proprietà.
Per quanto riguarda la destinazione d'uso del territorio, la situazione non era incoraggiante: ben due terzi erano costituiti da zone umide, oppure zone asciutte solo d'estate ma impraticabili in inverno. Il 20% era costituito da valli permanenti, mentre meno del 15% era rappresentato da buon terreno lavorativo. Si può ben osservare che nell'Ottocento i conselicesi conducessero una vita molto incerta. Nel 1886 il comune fu sfiorato dall'emergenza colera. Una delle cause fu certamente la scarsezza e l'inadeguatezza delle poche fogne chiuse che esistevano nel centro abitato.
Che mestieri facevano i conselicesi? Un'indagine condotta nel 1873 nella principale parrocchia cittadina, San Martino, accerta che la stragrande maggioranza degli uomini lavorava nei campi: 163 come braccianti (quindi come operai a giornata) e circa 150 come coloni (cioè agricoltori legati stabilmente alla loro terra). Per quanto riguarda le donne, il mestiere più comune era la filatrice. Vi erano poi: 8 bottegai, 2 caffettieri, 5 impiegati, un infermiere, un macellaio, una maestra e tre maestri, un maestro di musica, due medici, un orologiaio, 4 osti, 3 pastori, 2 pensionati, 2 povere, una tessitrice e 9 vallaroli.
Nel censimento del 1871, i 6860 abitanti erano così distribuiti nel territorio: 4877 vivevano in case sparse nelle campagne, mentre solo 1874 vivevano nei tre centri abitati, cioè Conselice (1185), San Patrizio (361) e Lavezzola (328).
Nel corso dell'Ottocento si diffonde a Conselice la risicoltura. I primi terreni ad essere utilizzati per la coltivazione del riso sono quelli prossimi alle paludi, situati nella parte nord del territorio comunale, tra Lavezzola ed il Po di Primaro. Alla metà del secolo la coltivazione del riso supera in estensione le colture arboricole e cerealicole. Si notano risaie anche alle porte dell'abitato a Conselice e San Patrizio; alle risaie si alternano aree di pantano, di cui molte peraltro venivano coltivate a riso. In molti casi la coltivazione a riso era l'ultima scelta per i terreni che non erano suscettibili di nessuna rendita. Si metteva un terreno acquitrinoso a risaia con la speranza che col tempo si colmasse e si potesse così metterlo a coltura, di cereali per esempio. Conselice era inoltre, con Alfonsine, un centro già famoso per l'allevamento dei ranocchi, anfibio tipico delle zone umide. La fama di Paese dei ranocchi, per cui Conselice è rinomata tuttora, nasce proprio in questo periodo.
Alla fine del secolo, comunque, la risicoltura è ancora il "fulcro di tutte le vicende dell'agricoltura nel mondo rurale conselicese". Nell'anno 1899 sono coltivati a risaia 400 ettari di terreno.
Nove anni prima (1890) si era verificato a Conselice un grave fatto di sangue. Il 20 e 21 maggio si erano radunati in Piazza maggiore alcuni braccianti ed alcune risaiole che reclamavano migliori condizioni di lavoro e di salario. Le rivendicazioni, specialmente delle mondine, presso i proprietari delle risaie non avevano prodotto nessuno effetto. Dal canto loro, i braccianti avevano come interlocutore lo stato e il municipio. Il Ministero dei Lavori pubblici aveva finanziato i lavori di costruzione della ferrovia Ferrara-Ravenna-Rimini, che erano terminati l'anno prima (1889). Ora centinaia di braccianti erano disoccupati e chiedevano che lo stato aprisse nuovi cantieri. Decisi a farsi sentire in Comune, dunque, i braccianti si mossero verso il municipio. Ma le guardie chiamate a difendere il palazzo municipale spararono colpi d'arma da fuoco sui manifestanti. Due mondine ed un uomo rimasero sul terreno.
Questo episodio rappresentò un momento di svolta nella storia del paese e nella storia dei rapporti di lavoro di tutta la Pianura Padana: dopo i fatti di Piazza maggiore lo spontaneismo lasciò il posto alle prime forme di organizzazione sindacale. Già alla fine dello stesso anno, il 16 novembre si costituì l'"Associazione generale cooperativa fra operai braccianti di Conselie, Lavezzola e San Patrizio". Il 2 aprile 1891 nacque la "Società cooperativa fra i lavoranti muratori di Conselice".
In un'inchiesta sul lavoro delle risaie pubblicata nel 1906 le condizioni salariali del conselicese venivano descritte come le migliori della zona, dando ragione del suo ruolo di avanguardia nella provincia di Ravenna.
Nel 1914 i terreni non destinati a risaia superano quelli a risaia: ben il 28% della superficie è destinato a vigneto, il 23% ai foraggi e oltre il 21% al grano. A Conselice non esiste ancora la frutticoltura, che invece è molto sviluppata nella confinante Massa Lombarda. Si può dire che l'economia conselicese si esaurisca nel settore primario: non ci sono stabilimenti industriali e non sono presenti istituti di credito.
Dopo la prima guerra mondiale cominciano i lavori di bonifica della parte del territorio comunale ancora paludosa (circa un sesto della superficie). Parallelamente, il settore primario è attraversato da un processo di ammodernamento: più concimazione chimica, più meccanizzazione, aumento dell'estensione delle colture industriali (barbabietola, frutteto).
Rimangono invece insufficienti le condizioni abitative dei conselicesi: un rapporto dell'Ufficiale sanitario del 1921 segnala che la gran parte della popolazione vive in condizioni di assoluta antiigienicità. Molte famiglie vivono in un solo locale. La carenza di abitazioni, che si somma alla cronica carenza di lavoro bracciantile, innesca una miscela esplosiva: nel biennio 1920-21 il territorio conselicese è scosso da rivolte che in alcuni casi sfociano nella violenza. Il "biennio rosso" non porterà i benefici sperati e già nel 1922 la lotta operaia avrà esaurito la sua spinta propulsiva.
Conselice, che era stata amministrata dal Partito Socialista fin dai primi anni del secolo, si avvia al definitivo insediamento del potere fascista. A Conselice il fascismo presenta un'impronta prettamente locale: quella di una reazione agraria diretta a restaurare il predominio dei proprietari terrieri sugli operai. L'instaurarsi del potere fascista nel municipio conselicese non porta comunque ad una stabilizzazione del funzionamento dell'amministrazione: comincia invece una vera e propria guerra tra le diverse fazioni dello squadrismo locale. Il risultato sarà che per quasi tutti gli anni Venti Conselice verrà retta da commissari prefettizi e perderà quindi importanti finanziamenti statali.
Vengono così dilungati i tempi della bonifica definitiva del territorio, che si prolungano fino agli anni Trenta. Né si riscontra un miglioramento della produttività dei terreni già messi a coltura. Se il panorama del settore primario è abbastanza statico, un settore dell'economia che registra forti tassi di sviluppo è l'edilizia. L'espansione abitativa è costante per tutti gli anni Venti e Trenta. Però avviene al di fuori di qualsiasi pianificazione, poiché viene tracciato un piano regolatore per il solo centro di Conselice. A Lavezzola, per esempio, i privati vengono indotti a costruire lungo i lati della Via Bastia, con il risultato di far assumere al paese l'aspetto di un lungo corridoio di case. Ed è l'aspetto che Lavezzola mantiene tutt'oggi.
Permangono peraltro di basso tenore le condizioni abitative: nessuna costruzione di case popolari, carenza di alloggi e cattive condizioni igieniche sono i problemi cui devono ancora far fronte i conselicesi. Le frazioni sono ancora prive di sistema fognario.
Le già precarie condizioni di vita della popolazione subiscono un repentino peggioramento già nei primi mesi della seconda guerra mondiale. L'aumento dei prezzi colpisce le fasce più deboli e determina un peggioramento generale dell'alimentazione. Fortissime difficoltà si registrano nell'approvvigionamento dei combustibili. Ovviamente tutte le opere pubbliche previste sono rimandate a dopo la conclusione del conflitto. Conselice non ha ancora un acquedotto mentre la rete fognaria, finora costruita solo nelle vie del centro, è completamente ostruita, per cui quando piove il paese si allaga.
Il periodo più duro della guerra, il 1944-45, è segnato dai bombardamenti e dal passaggio del fronte. Le bombe colpiscono l'arginatura del Sillaro, la linea ferroviaria, il ponte sul Reno a Lavezzola. L'incursione del 29 agosto colpisce l'abitato di Conselice, provocando il crollo di 16 edifici. Lo stesso periodo vede il costituirsi di formazioni partigiane stabili, e militarmente inquadrate sul territorio, che forniscono un supporto decisivo alle forze alleate. Nel dicembre 1944 viene liberata Ravenna. Passato l'inverno, il fronte alleato prosegue l'avanzata nella Bassa Romagna. Conselice viene liberata il 14 aprile 1945. La lotta di liberazione è costata 27 morti in combattimento ed almeno altrettanti per fucilazione.

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In aggiornamento

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