Teano
Campania

Teano è un comune della provincia di Caserta. Secondo comune della provincia per estensione territoriale, dista dal capoluogo 32 km. Sorge sulle pendici del massiccio vulcanico di Roccamonfina, nel territorio compreso tra la valle del fiume Savone e quella del torrente Rio Messera. Si trova in posizione strategica, come "porta della Campania". Il territorio sidicino è compreso nel Parco naturale Roccamonfina e Foce del Garigliano. Il clima è tipicamente mediterraneo e temperato, caratterizzato da estati calde e inverni non molto lunghi, in cui le precipitazioni abbondano. Sia d'estate che d'inverno la temperatura si mantiene quasi sempre superiore ai 0°. La primavera inizia ai principi di marzo e le precipitazioni piovose, abbastanza frequenti, terminano ai primi di maggio, cui segue l'arsura estiva interrotta dalle piogge settembrine.

ETIMOLOGIA
La denominazione attuale deriva da quella passata di Teanum Sidicinum, dalla popolazione dei Sidicini.

STORIA
Nel territorio frequentato fin da epoca protostorica, fu fondata nel IV secolo a.C. come centro urbano capitale dal popolo italico dei Sidicini: a quest'epoca sono attribuiti i resti tuttora esistenti delle mura pre-romane.
Si oppose fiagli attacchi dei Sanniti prima[1], e dei Romani dopo. Dopo la conquista romana, Teano divenne quindi municipio romano (Teanum Sidicinum) con propria monetazione ed ebbe lo stato di colonia sotto Augusto.
Conobbe un periodo di grande splendore, tanto che secondo Strabone era in epoca augustea la maggiore città della parte interna della Campania dopo Capua, raggiungendo al culmine del suo sviluppo una popolazione di circa 50.000 abitanti.
In questo periodo, di grande sviluppo urbanistico, si estese dalla sommità del colle verso la pianura, e si arricchì di edifici pubblici (un circo, un anfiteatro con diametro maggiore di oltre 100 m), un Foro, un teatro romano di epoca imperiale, con capienza stimata a circa 10.000 presone, templi e strutture termali.
Nella prima metà del IV secolo divenne sede episcopale, soppressa tuttavia nel periodo tra il 555 e l'860. Fu espugnata nel 594 dai Longobardi del duca Arechi I, e fu sede di una contea longobarda e insediamento militare a guardia del confine. Fu governata in quest'epoca da un gastaldo, dipendente da Capua (Landenolfo, il nipote Ajenardo, Adelgisi e Maginolfo si successero nella carica nel corso del IX secolo. Fece parte della contea di Capua, Teano e Caserta (Pandenolfo) e quindi contea indipendente dal 981, sotto Landolgo e Gisulfo, figli di Pandenolfo.
Nella curia comitale di Teano vennero redatti due dei primi documenti in lingua volgare, il "Placito di Teano dell'anno 963", e il "Memoratorio", conservati nell'archivio storico di Montecassino.
L'ordine benedettino, ha avuto nei secoli in Teano tre importanti monasteri. Nel monastero di San Benedetto si rifugiarono temporaneamentei monaci dell'abbazia di Montecassino, in seguito alla distruzione della loro sede (22 ottobre 883) e all'uccisione dell'abate Bertari per mano dei Saraceni. Questi portarono con loro parte del tesoro abbaziale e l'originale della Regola scritta dal fondatore. Per circa 30 anni i Benedettini cassinesi dimorarono in Teano, finche' un incendio distrusse il monastero e il papiro della Regola.
Federico II, dopo la sua incoronazione ad imperatore, rese demaniali le città di Sessa Aurunca, Teano e Mondragone. Successivamente, mentre Federico era impegnato in Siria per la crociata, l'esercito papale ne approfittò per impadronirsi con la forza di Teano, Calvi e tutte le "terre dei figli di Pandolfo", cioè del territorio dell'antica contea longobarda di Teano. Ma l'imperatore, ritornato in Italia nel 1229, riconquistò le città e nell'ottobre dello stesso anno le truppe del pontefice, di stanza a Teano, si arresero a Federico.
Successivamente Teano fu feudo di grandi famiglie: Marzano, Carafa, Borgia, Caetani.
Secondo la tradizione a Teano si sarebbe svolto, presso il ponte di Cajanello, odierno ponte San Nicola, nella frazione di Borgonuovo, lo storico incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II, tramandato con il nome di "incontro di Teano". La precisa località in cui l'incontro è avvenuto è tuttavia tuttora oggetto di dibattito: alcuni storici si basano infatti su documenti che riportano come luogo dell'incontro il bivio di Taverna della Catena, nella vicina Vairano Scalo, frazione del comune di Vairano Patenora[2], mentre secondo altre testimonianze luogo dell'incontro sarebbe stata la località citata di Teano.[3].
L'incontro è entrato di diritto nella storia d'Italia ed ebbe il significato di una adesione del generale che aveva guidato la spedizione dei Mille alla politica di Casa Savoia. Una adesione che deludeva le aspettative di coloro che auspicavano una repubblica meridionale tesa alla conquista di Roma.
Si ricordano inoltre numerose località che furono teatri di sanguinose battaglie, la più importante delle quali è la frazione San Giuliano.

DA VEDERE

Resti sidicini
Dei Sidicini sono state rinvenute varie necropoli: di Carrano, quella di Fondo Ruozzo, di Orto Ceraso, di Gradavola, di Torricelle, le cui tombe hanno restituito numerosi materiali pertinenti ai corredi funerari, inclusi gioielli. Il tempio extraurbano detto "di Loreto" esisteva già nel VI secolo a.C., ma fu ricostruito nel II secolo a.C. su una serie di terrazze digradanti verso il fiume. Altro tempio pertiente a quest'epoca è quello di Fondo Ruozzo. I doni votivi provenienti dai santuari extraurbani, così come i ricchi corredi funebri rinvenuti nelle varie necropoli, sono esposti dal 2001 nel [[museo archeologico di Teanum Sidicinum]], che ospita anche reperti di età romana.

Resti romani
L'edificio pubblico più significativo che si è conservato dall'età romana è il teatro, con annesso tempio di Apollo, che rappresenta il primo esempio mai rinvenuto con la cavea poggiante su volte[senza fonte]. L'edificio venne costruito nel I secolo a.C. in opera reticolata e ampliato sotto Settimio Severo in laterizio alla fine del II secolo d.C. A questa seconda fase risalgono i resti della scena monumentale in marmi bianchi e colorati, un edificio alto circa 25 m nel quale si aprivano le tradizionali tre porte: quella centrale era inquadrata da colonne su due ordini con capitelli compositi, mentre le due porte laterali, di minori dimensione accanto alle quali di ergevano erano affiancate da tre ordini di colonne più piccole. La scena, come gran parte del teatro, andò distrutta durante un violento terremoto. Sono attualmente in corso le ultime campagne di scavo per riportare alla luce e restaurare l'edificio scenico ed il resto del teatro.

Edifici medioevali
All'epoca medioevale risalgono molti edifici, posti sulla simmità del colle che sovrasta la valle, sul sito dell'antica città romana.

Cattedrale
La chiesa di San Paride ad Fontem (o San Paride fuori le mura), fu la prima cattedrale della città. Risalente al IV - V secolo, si presenta all'esterno come un unico corpo, senza campanile, costruito in tufo. Al suo interno è articolata in tre navate. La parte retrostante l'altare, è abbellita con affreschi ritraenti il mito di San Paride e il dragone. Deve il suo nome alla vicinanza di una sorgente, che veniva utilizzata come fonte battesimale. I lavori per la costruzione di una nuova cattedrale vennero iniziati dal vescovo Guglielmo nel 1050 per rimpiazzare la vecchia , posta al di fuori delle mura cittadine, e completati nel 1116 ad opera del vescovo Pandulfo. In stile romanico l'edificio si presenta a tre navate, con colonne e capitelli di reimpiego di varia origine. La facciata fu in seguito arricchita da un porticato a tre arcate, poste in corrispondenza dei portali di accesso. Dietro l'arco trionfale l'abside venne demolita per l'ampliamento del presbiterio dove venne collocato un coro ligneo e che venne coperto con una cupola (non visibile dall'esterno perchè posta all'interno del tiburio). Il 6 ottobre 1943 la cattedrale venne distrutta da bombardamenti alleati: si salvarono il coro di legno, in seguito restaurato, il pulpito ed un Crocefisso. Nello stesso bombardamento andarono distrutti anche il palazzo vescovile ed il seminario. La cattedrale fu riedificata in stile neo-romanico. All'interno della cripta della Cattedrale, è situato il museo diocesano, che ospita tra l'altro numerose reliquie.

Altre chiese e conventi
La chiesa di San Benedetto di epoca carolingia apparteneva ad un complesso monastico sorto nella prima metà del IX secolo presso la via Latina (odierna Casilina su un primo nucleo benedettino insediatosi forse già nel VI secolo. La chiesa ha tre navate, ciascuna terminante con un'abside, con decorazioni in mattoni sull'esterno. La pianta è tipica delle chiese benedettine di epoca carolingia in Campania. La chiesa reimpiega colonne e capitelli corinzi, forse pertinenti ad un tempio dedicato a Cerere. Venne restaurata dal cardinale Perrellio nel 1750 e ancora nel 1876.
La chiesa di Santa Maria de Intus apparteneva ad un convento femminile fondato nell'860 , restaurato nel 1174 e rimaneggiato alla metà del XVIII secolo.
Il monastero di Santa Maria de foris, venne fondato dai conti longobardi di Teano nel 987.
Il monastero femminile di Santa Reparata, fondato forse nel IX secolo venne soppresso nel XVI secolo a causa della sua posizione extraurbana.
Ad epoca più tarda risalgono il convento del santuario di Sant'Antonio, fondato nel 1427, con chiostro tardo-gotico e infine il monastero di Santa Caterina, fondato nel 1554 da Clarice Orsini, principessa di Teano.
La chiesa romanica di Santa Maria La Nova venne edificata per rimpiazzare una cappella sorta intorno al venerato quadro della "Madonna della Quercia". Il campanile pure in stile romanico presenta un doppio corpo quadrangolare a cui si sovrappone un terzo piano ottagonale e una cuspide piramidale. La chiesa ospita l'antico altare della cattedrale. Nella piazza antistante la chiesa, si trova la fontana che un tempo abbelliva la piazza del Duomo. La chiesa di San Francesco, un tempo parte di un convento (la restante parte del complesso ospita oggi il municipio), recentemente restaurata, è stata riaperta al pubblico. Si presenta con una facciata neo-gotica, all'interno un'unica navata, decorata da stucchi e dipinti, sovrastata da un soffitto a cassettoni dorato.
L'ex chiesa dell'Annunziata conserva il campanile, simbolo della città, è ad un'unica navata, decorata con stucchi bianchi e celesti. Nello spazio che un tempo sovrastava l'altare, si erge la cupola, ricostruita dopo il crollo avvenuto durante la seconda guerra mondiale. La struttura è attualmente destinata ad esposizioni e manifestazioni di vario genere.
Da citare ancora:

la chiesa di Sant'Antonio Abate, con resti di affreschi del XV secolo;
la chiesa di Ave Gratia Plena, danneggiata durante la seconda guerra mondiale,
la chiesa di San Pietro in Aquariis, di origine paleocristiana, ma completamente ricostruita nel XIV secolo. Vi si conservano resti di affreschi bizantini.

La Fortezza
Alla fine del VI secolo nel punto più elevato dell'abitato sorse un accampamento fortificato longobardo, trasformato in fortezza sotto Arechi II, con la costruzione di una singola torre circondata da annessi (fine dell'VIII secolo). La torre riutilizza blocchi di spoglio provenienti da edifici più antichi, più grandi nei filari inferiori, con blocchi in tufo di completamento. Il castello venne ampliato nel IX secolo sotto il gastaldo Landenolfo e dovette subire restauri e rifacimenti a seguito della conquista da parte dei Normanni nel 1063. Nell'area del castello venne edificato dalla famiglia Marzano nel XIV secolo il complesso detto del "Loggione cavallerizzo", con grande sala a due navate coperta da volte a crociera, utilizzata come tribunale o sala d'armi. I piani superiori, ancora visibili nel XVII secolo crollarono in seguito ad un terremoto, lasciando oggi un ampio terrazzo panoramico. Il grande salone del loggione ospita oggi il Museo archeologico di Teanum Sidicinum, aperto al pubblico nel marzo 2001, mentre sulla terrazza panoramica ogni anno si svolge la manifestazione musicale "Teano Jazz", al quale partecipano artisti di rilievo internazionale.

ECONOMIA
Ricca di sorgenti e di boschi che coprono un vasto territorio di origine vulcanica, Teano seppe sfruttare sin dall'antichità le sue risorse naturali con numerosi edifici termali (famosissima già dall'epoca pre-romana la sorgente termale delle "Caldarelle", a circa 1 km dal centro) e con una miriade di opifici (mulini, frantoi, piccole concerie) disseminati lungo l'incantevole corso del Savone, con le sue cascate (naturali ed artificiali) che alimentavano i numerosi mulini e le sue rinomate ferriere. Il fiume venne appunto chiamato "Savone delle Ferriere". L'agricoltura, da sempre specializzata nella produzione di ottimi vino ed olio, e' oggi indirizzata prevalentemente verso la frutticoltura (soprattutto mele, pesche ed albicocche) e la produzione di nocciole e castagne, il tutto favorito dalla mitezza del clima e dal fertilissimo terreno vulcanico.

FRAZIONI
Carbonara (262 m s.l.m. - 302 ab.)
Carbonara, ha origini molto antiche che risalgono al periodo delle lotte fra i Sidicini e gli Aurunci per il predominio del territorio.

Il paese certamente deve il suo nome al mestiere del carbonaio, una volta molto diffuso assieme a quello del boscaiolo, in seguito alla presenza di un bosco di oltre 120 are, il "Bosco Paradiso" oggi trasformato in castagneto. Di tale bosco resta come simbolo una grande quercia spagnola (Quercus crenata), ibrido tra cerro e quercia da sughero, la cui circonferenza del tronco supera i 6 m e secondo la tradizione avrebbe più di 400 anni.

I carbonaresi, fino agli anni '80 erano molto legati economicamente a questo bosco dove svolgevano la loro attività di boscaioli, dal quale si ricavavano in grande quantità legna e carbone. La presenza di un'ultima famiglia di carbonai, i Vallo provenienti da Grottabbondante (Isernia), si fa risalire agli anni 1990-1991.

Sulla vicina collina di Monte Lucno sorge il santuario dedicato alla Madonna di Costantinopoli e il monastero, ora diroccato, ove nell'883 si rifugiarono i monaci dell'abbazia di Montecassino.

Casafredda (375 m - 426 ab.)
Casafredda è situata sulla strada provinciale che porta a Roccamonfina. Circondata da castagneti secolari é divisa in cinque contrade: Preta, Truoppo, Criscio, Corteciceri e Orsa.

Vi si trova una chiesa costruita nel 1720 e dedicata a San Pietro, patrono del paese. Il campanile di epoca più recente (1957) ha sostituito la vecchia torretta campanaria posta sulla chiesa.

Anticamente il paese originario era Preta che ancora oggi mostra resti di mura di cinta e e delle porte di accesso delimitate da archi.

Casale (285 m - 362 ab.)
Casale si trova a nord di Teano, in una zona collinare ricca soprattutto di castagneti, vigneti e uliveti.

Secondo la toponomastica il nome "Casale" avrebbe chiare origini storiche e risalirebbe al IV - III sec. a.C. allorquando, durante le lotte di predominio tra gli Aurunci e i Sidicini, alcuni di questi avrebbero abbandonato il centro per trovare rifugio nelle zone circostanti ove avrebbero costruito i primi "casali".

Casi (252 m - 473 ab.)
L'abitato di Casi, ubicato ad ovest di Teano e probabile sede di un pagus del territorio sidicino, si trova ai piedi dell'omonimo monte ed è sovrastato da una cupola di tufo tefritico appartenente ad una bocca della cinta calderica del complesso vulcanico di Roccamonfina. In seguito alle ultime manifestazioni vulcaniche, l'area fu interessata da fenomeni effusivi che determinarono l'accumularsi di strati di ignimbrite trachifonolitica, ossia tufo grigio campano.

Storicamente è famosa per il cosiddetto "Grottone" a quota 260 m s.l.m., un'enorme cavità artificiale aperta in un banco di piperno. Con molta probabilità da questa cava sono stati estratti i blocchi per la realizzazione della cinta muraria di Teano.

Poco ad est del paese di Casi, in località “Acciariello” nelle vicinanze di un corso d'acqua e di un'antica strada che volge in direzione di Teano, s'intravede tra la vegetazione una grande parete verticale di tufo dai toni giallastri. Non è da escludere che l'estrazione del tufo sia proseguita in epoca romana e nel Medioevo, comunque è certo che gli ultimi materiali da essa cavati sono stati quelli impiegati nella ricostruzione della cattedrale romanica di Teano e della curia vescovile, ambedue devastate dai bombardamenti dell'ultimo conflitto mondiale.

Fontanelle (330 m - 397 ab.)
Secondo le tradizioni locali, la zona sarebbe stata abitata da Sidicini. Nelle campagne è stata ritrovata una stele risalente al II sec. a.C. con un'iscrizione osca di un certo Numerius Cattius, attualmente esposta nel Museo archeologico di Teano.

Il territorio è attraversato dalla "via Adriana", che metteva anticamente in comunicazione la via Appia e la via Latina Le tracce dei romani le ritroviamo ancora oggi nei resti della via Adriana, che collegava la via Appia alla via Latina.

La leggenda di "Centofinestre" racconta di una sontuosa villa sidicina ricca di fontane (da cui probabilmente nacque il nome del paese).

Furnolo (338 m - 318 ab.)
Il paese ha origini molto antiche. Il perché di questo nome sembra che sia dovuto, secondo alcune leggende, alla zona vicina al Savone che ancora oggi si chiama Boccaladroni, dove c'era un covo di ladri. Gli abitanti del luogo, chiamarono il paese così, perché non volevano ladri nel loro territorio (dal latino fur-furis = ladro; nolo = non voglio). Dista da Teano circa 5 km ed è formata da 3 borghi: Furnolo, Gloriani e Chiovari, che è la più antica e mostra ancora costruzioni medioevali. Il territorio si estende sul Monte Lucno (mons a lux noetis - monte della luce di notte) ex vulcano che fino al IV sec. d.C. illuminava col suo cono eruttivo le notti delle antiche genti Sidicine. Il terreno fertile ed il clima mite permettono la coltivazione del castagno, dell'ulivo, del nocciolo e del ciliegio.

Pugliano (167 m - 547 ab.)
Pugliano è situata a SW di Teano, con quasi 600 abitanti sparsi su un buona fetta di territorio, nota nell'hinterland per la coltura dell'olivo e la produzione di olio, oltre che ad una discreta estensione di frutteti (in particolare pesche e ciliegie). L'etimologia stessa del nome, anche se incerta e poco attendibile (dal latino polluo = macchiare, insozzare, lordare), potrebbe riferirsi alla proprietà di ungere caratteristica dell'olio.

Molto scarse e poco attendibili le notizie storiche inerenti alle origini di Pugliano. Indubbiamente Pugliano deve essere sorta come insediamento rurale per quanti, agricoltori e non, dovendo raggiungere le postazioni lavorative, preferirono stabilirsi sul posto evitando in questo modo il pendolarismo. Di fatto essa è sorta come fusione di due borgate (ancora oggi ben individuabili), Borgo e Casa Gigli. La prima, posta più a N e più in basso rispetto all'altra, è leggermente più abitata e conserva alcune tracce architettoniche databili intorno alla seconda metà del '700. Nella seconda, esposta a S e più in alto al confine con San Marco, sono presenti alcune strutture risalenti ad un periodo precedente (seconda metà del '600).

Tra le varie strutture spicca la cappella dedicata a “Maria SS. degli Angeli” di proprietà di una congrega ormai estinta, posta sul corso e recentemente restaurata grazie alla buona volontà e l'impegno dei puglianesi che hanno voluto riportarla al suo vecchio splendore. La cappella non è molto grande (quasi 30 metri quadri) e prima del restauro era un rudere fatiscente. Nel periodo della seconda guerra mondiale e dell'immediato dopoguerra, essa era assiduamente frequentata per celebrazioni di culto (vista l'inagibilità dell'attuale chiesa parrocchiale), diventando così il cuore stesso della borgata. Salendo verso Casa Gigli è possibile notare quello che rimane della residenza episcopale, fatta costruire dal vescovo Broya verso la metà del '600 per la permanenza estiva degli alti prelati, godendo della frescura unita ad uno splendido panorama. Più avanti c'è la casa della famiglia Gigli (dal quale prende il nome la borgata) i quali la passarono ai loro fattori, la famiglia Messa. Attualmente lo stabile è in stato di abbandono e anch'esso rischia di andare in frantumi. Scendendo verso San Marco è possibile vedere il vecchio frantoio che era in passato centro di attività per tutta la borgata, nonché il simbolo stesso dell'intera frazione.

San Giuliano (270 m - 121 ab.)
San Giuliano sorse verso il X secolo a causa, come quasi tutte le altre frazioni, delle diverse invasioni barbariche, tra cui quella dei Saraceni o Musulmani. Questi dimorarono per oltre 40 anni presso il Garigliano, depredando l'agro Teanese e Capuano. A tali invasioni si aggiunsero anche la peste e gli incendi, specie quello del 1063, che uccise mezza città. Quindi la maggior parte degli abitanti Sidicini cercarono rifugio sui colli e nelle campagne, ed in luoghi meno accessibili a queste orde devastatrici.

San Giuliano è attraversata dalla via Adriana, e giace in amena ed incantevole posizione topografica, da cui si ammira tutta l'estesissima pianura campana, il mar Tirreno, il Vesuvio, i Camaldoli, le città di Capua, Santa Maria Capua Vetere e Caserta, nonché le isole di Ischia, Procida, Capri e Nisida. La maggior parte di questa borgata è edificata sopra ruderi di antiche fabbriche, ed ivi sono stati dissotterrati molti oggetti di terracotta come pignatte, ziri, anfore, lucerne, vasi etruschi di varia forma, ampolline di vetro ed anche diverse monete romane. La Chiesa Parrocchiale è stata probabilmente costruita fra il '500 ed il '600, poichè le due campane della Chiesa furono fuse una nel 1618 (la più piccola) e l'altra nel 1620 (che poi si ruppe nel 1896), riportante la scritta Sancte Iuliane ora pro nobis.

Le risorse del paese sono l'allevamento di animali e la coltivazione di cereali, vite, olive, castagne, arance. Siccome giaceva in stato di abbandono non avendo comunicazione con Teano nè vie trafficate dal commercio, nel 1857 per ordine del Re Ferdinando II venne costruita l'attuale strada, rimanendo così il villaggio giusto a metà fra Teano e Sessa Aurunca.

San Marco (175 m - 624 ab.)
Il primo insediamento stabile di cui si hanno notizie è quello di alcune ville romane di cui si possono ancora rinvenire delle tracce. Esse dovevano essere abbastanza grandi, con numerosi schiavi e in posizione panoramica. La prima si trova in località "Acquaruoli" e ne resta solo l'antica cisterna. L'altra si trova in località "Pergola" e la sua cisterna ha dato luogo alla leggenda della grotta dei briganti.

Durante le invasioni barbariche, i boschi e la sommità delle colline offrirono qualche rifugio alla popolazione della zona. Nel '600, sotto la dominazione degli spagnoli ci fu un certo risveglio, portato in paese dai monaci che costruirono i due conventi di "Meduni" e della "Masseriola". Il primo è stato spianato dopo la vendita da parte dei proprietari e, nello scavo, vennero trovati due sarcofagi in terracotta (poi distrutti), oggi resta solo una parte della grotta che fungeva da frantoio per le olive. Il secondo, fortunatamente, è in buono stato di conservazione con gli splendidi affreschi della chiesetta del convento.

Anche la chiesa parrocchiale è dello stesso periodo. Infatti le prime notizie su di essa risalgono al 1614. Il campanile è di epoca recente, venne fatto costruire dopo il 1800 dal sacerdote don Giacomo Messa, mentre su una delle campane è incisa la data del 1748. Ciò farebbe pensare che precedentemente ci sia stato un campanile più piccolo. Le navate della chiesa sono attualmente tre, la centrale è più ampia, forse perché era la sola esistente in origine, alla quale man mano si sarebbero aggiunte le altre due. San Marco sorge su alcune colline al margine del gruppo vulcanico di Roccamonfina. Tale gruppo montuoso, che culmina nel monte Santa Croce (1006 m), è di origine sottomarina e iniziò la sua attività nell'Era Terziaria (circa 50-60 milioni di anni fa). L'accumulo di materiale eruttivo e il movimento della crosta terrestre fecero emergere l'intera zona e le eruzioni continuarono per quasi tutta l'Era Quaternaria, estinguendosi definitivamente qualche millennio prima dell'Era storica. Le eruzioni del cratere laterale nel monte Supraro (507 m) affiorano con rocce basaltiche in località Acquaruoli e nella collina di Pergola. Nelle valli e nella pianura di Maiorisi si trovano numerosi banchi di tufo e scorie vulcaniche che si sono consolidate degli strati inferiori. Vi sono poi sovrapposte, specialmente nelle zone pianeggianti, formazioni sedimentarie e alluvionali di epoca più recente. I terremoti, le sorgenti minerali e le mofete sono residue manifestazioni dell'attività vulcanica.

Il territorio, dai 50 m s.l.m. del fosso di Francolise in cui scorre il Savone, che lo cinge a sud, si estende verso nord ed est prima con la pianura di Maiorisi e poi si eleva verso San Marco culminando nella panoramica collina degli Acquaruoli (250 m).

Versano (255 m - 311 ab.)
Versano è una delle frazioni più popolate ed estese del comune di Teano. Le scuole, infatti, sono frequentate non solo dai bambini che abitano il centro, ma anche da quelli delle frazioni vicine.

L'economia si basa principalmente sull'agricoltura e sull'artigianato. La sua superficie territoriale, ampia e articolata, vede il rigoglire di ogni tipo di coltura: dai boschi del monte "Paradiso" alle terre cerealicole delle zone pianeggianti, dagli uliveti ai funghi e agli ineguagliabili grappoli d'uva.

Altre frazioni
Borgonuovo (185 m s.l.m. - 259 ab.)
Cappelle (278 m - 92 ab.)
Casamostra (250 m - 292 ab.)
Cipriani (168 m - 121 ab.)
Gloriani (299 m - 25 ab.)
Magnano (350 m - 55 ab.)
Maiorisi (71 m - 75 ab.)
San Giulianeta (100 m - 113 ab.)
Santa Maria Versano (224 m - 225 ab.)
Taverna Zarone (158 m - 82 ab.)
Teano Scalo (76 m - 468 ab.)
Tranzi (90 m - 73 ab.)
Tuoro (333 m - 120 ab.)

La città sidicina, è animata da qualche anno a qusta parte soprattutto in estate, da numerose attività. Il "Teano Jazz" è un appuntamento ormai consolidato e richiama artisti di fama internazionale; lo stesso è per il motoraduno nazionale organizzato annualmente dal motoclub "Freedom Riders", che anno dopo anno vede accrescere il numero di partecipanti, provenienti da tutta Italia; l'associazione "Il Campanile", organizza annualmente la manifestazione "Antichi sapori". "Teatri di pietra" è una serie di spettacoli teatrali che hanno sede nella splendida cornice del teatro romano nella stagione estiva. "Cioccolateano" è una manifestazione simile all'Eurochocolate di Perugia e si svolge nel centro storico nel mese di Ottobre. Manifestazioni di più recente istituzione, come la "Festa della Birra" ed il "Teano Music Festival", organizzati dai giovani del luogo, hanno riscosso un notevole successo di pubblico.

DATI RIEPILOGATIVI

Popolazione Residente 13.042 (M 6.343, F 6.699)
Densità per Kmq: 147,1

CAP 81057
Prefisso Telefonico 0823
Codice Istat 061091
Codice Catastale L083

Denominazione Abitanti teanesi
Santo Patrono San Paride e Santa Reparata

Numero Famiglie 4.355
Numero Abitazioni 5.385

Il Comune di Teano fa parte di:
Regione Agraria n. 2 - Collina di Roccamonfina
Parco Roccamonfina - Foce Garigliano

Località e Frazioni di Teano
San Giuliano, Tuoro, Loreto, Soppegna, Ruozzo, Borgo Nuovo, Campo Faio, Torricelle, Grafevola, Orto Ceraso, Santa Croce, Terragnano, Passerelle, San Lieno, Montelucino, Valleranno, Fontana Regina, Casi

Comuni Confinanti
Caianello, Calvi Risorta, Carinola, Francolise, Pietravairano, Riardo, Roccamonfina, Rocchetta e Croce, Sessa Aurunca, Sparanise, Vairano Patenora

Musei nel Comune di Teano
Museo Archeologico Statale di Teanum sidicinum.

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ORSINI FORUN - FORMAZIONE - CASERTA (CE)
Scuola Costa di Formazione professionale - Caserta - CE
HELEN DORON EARLY ENGLISH TEEN ENGLISH - NAPOLI
ITER - ISTITUTO DI TERAPIA RELAZIONALE - CASERTA (CE) - NAPOLI (NA)