Orta
di Atella è un comune della provincia di Caserta,
nell'hinterland afragolese al limite con l'agro aversano.
Come tutti i comuni della provincia di Caserta prima
del fascismo afferiva alla provincia di Napoli. Durante
il regime ha fatto parte, insieme con Sant'Arpino
e Succivo, del disciolto comune di Atella di Napoli,
che ha fatto parte della provincia di Terra di Lavoro,
poi della provincia di Napoli e infine della provincia
di Caserta. Dopo il regime i comuni sono stati nuovamente
separati, modificando la delimitazione dei confini,
in maniera tale che la località di Casapuzzano,
detta anche Casapozzano, già rientrante nel
comune di Succivo, ricadesse nella circoscrizione
territoriale di Orta. Piccolo centro, nel corso dellultimo
conflitto mondiale, fu oggetto della feroce e cieca
rappresaglia delle truppe tedesche che trucidarono
venticinque suoi cittadini e distrussero a colpi di
cannone e incendiarono numerose abitazioni. La popolazione
tutta seppe resistere alle più dure sofferenze,
offrendo un ammirevole esempio di coraggio e amor
patrio.
ETIMOLOGIA
Il toponimo Orta potrebbe derivare dal latino ortus,
participio passato di orior (sorgere). In questo caso
il significato del toponimo sarebbe "Atella risorta".
Dopo l'occupazione di Atella da parte dei Romani del
210 a.C., infatti, i suoi superstiti andarono in esilio
a Nuceria Alfaterna e successivamente tornarono in
loco per rifondare la città sulle sue rovine.
Probabilmente il tentativo non riuscì e sorsero
soltanto alcuni villaggi separati tra loro, sebbene
la diocesi mantenne il nome di Atella sino al 1030,
quando fu trasferita nella città normanna di
Aversa. La seconda ipotesi è che il nome "Orta"
deriva da hortus come sostantivo, che significa giardino,
orto. A Orta di Atella, infatti, è conservata
la selva ove Virgilio compose alcune bucoliche, detta
appunto giardino di Virgilio. Il toponimo Casapuzzano
potrebbe significare, letteralmente, «casa dei
pozzi». C'è da ipotizzare che fosse dunque
il luogo presso cui gli Atellani andavano a rifornirsi
di acqua prima della costruzione dell'acquedotto augusteo
o appio-claudio.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Il primo documento conosciuto che riporta il nome
di Orta (Ortula) è costituito dall'elenco dei
fuochi redatto dal Giustiziere di Terra di Lavoro
nel 1267 sotto Carlo I d'Angiò, re di Napoli,
e riportato sui registri angioini. In esso sono specificati
il numero delle famiglie che vi abitavano (Fuochi)
e le somme per le quali erano tassati:
Ortula,
f. XLVIIII; unc. XII, Tar. VII et med. Sembra così
confermata l'ipotesi da me fatta in "Andes ed
Atella insieme per Virgilio" che l'origine del
toponimo e il suo significato sono da ricollegare
etimologicamente al termine latino hortus (orto) da
cui hortulus, ortula (piccolo orto), secondo i Romani
«terreno coltivato e buono per antonomasia»,
quasi in contrapposizione al «subsecivus ager»
(ritaglio di terreno non coltivabile) da cui Succivo,
i cui abitanti chiamano ancora oggi quelli di Orta
ortolani e non ortesi. Nel 1278, sotto Carlo I d'Angiò,
Orta fu feudo di Guglielmo de La Gonesse, ammiraglio
di Francia e del Regno di Napoli, viceré della
Provenza. Qualche anno dopo passò a Gabriello
del Balzo, figlio del più famoso Ramondello
Del Balzo, i cui prossimi parenti, i Des Baux, avevano
seguito re Carlo dalla lontana Francia. Nel 1335 il
Casale risulta appartenere ad Angela Stendardo, figlia
di Guglielmo, che, proprio in quell'anno, lo portò
in dote a Giovanni Cantelmo cui andò sposa.
Sotto il regno di Giovanna f1, (che governò
Napoli tra il 1414 e il 1435) ne fu signore Ottino
Caracciolo. Dal 1519 di certo fu feudo della famiglia
Pignatelli; nel 1544 ne divenne proprietario Luigi
Pignatelli alla morte del padre. Luigi, che tra l'altro
era nipote del viceré di Sicilia, Ettore Pignatelli,
ne possedeva però, solo una parte. Nel 1556,
poiché qualche anno prima a Napoli, ad una
ribellione contro il re aveva partecipato anche Vespasiano
Pignatelli, la Colle napoletana confiscò alla
famiglia anche parte del Casale di Orta, loro fendo
e proprietà. In quello stesso 1556, quella
parte confiscata fu comprata (dalla Regia Camera della
Sommaria) da un certo Camillo De Tocco che l'avrebbe
girato subito dopo ai Caracciolo per 3000 ducati.
Una lapide, proveniente dal giardino dell'ex palazzo
ducale, datata 1625, con uno stemma in cui sono disegnate
onde marine (con ascendenze alla famiglia Caetani?)
e la scritta «pro mulieribus De Tocco»,
ci sembra, però, confermare, almeno fino a
quell'anno, l'appartenenza del feudo di Orta ai De
Tocco.Sarà probabilmente dopo il 1626 che questa
famiglia lo venderà ad una Maria Caracciolo
dei duchi di Girifalco. I De Tocco, comunque, dovettero
conservare ancora delle proprietà in Orta se,
come riferisce P. Teofilo Testa (che nella seconda
metà del `600 scrisse «I Serafica Fragmenti
della provincia monastica francescana di Napoli»),
nel 1643 un don Selvaggio Tuocco (De Tocco), citato
ora come prete ora come abate, offrì ai francescani
di Santa Maria La Nova, in Napoli, una vecchia chiesetta
in rovina, un piccolo convento diroccato e terreni
perché vi costruissero un nuovo monastero e
una chiesa più grande. Una lapide che ancor
oggi si può leggere nella cappella del Giordano,
in ambito parrocchiale, ci dà notizia della
sepoltura in quel luogo, nel 1669, di un don Francesco
Maria Caracciolo, duca di Orta, e 3° marchese
di Gioiosa. La popolazione del Casale che viveva esclusivamente
di lavoro agricolo, producendo grano, granone, canapa
e vino asprino (con viti maritate ai pioppi, a festoni,
all'usanza etrusca) cominciava, intanto, a prendere
più coscienza della necessità di ottenere
maggiori diritti e libertà. Nel 1648 Orta raggiungeva
il numero di 400 abitanti e in quell'anno avviò
un primo processo di liberazione dai Caracciolo. Ma
dovette passare quasi un secolo di altra dominazione
da parte di questa famiglia se ancora tra il 1745
e il 1747 l'Università degli abitanti di Orta
dette vita ad aspre liti giudiziarie contro un Caracciolo,
duca di Girifalco. Nel 1796 Orta contava 1718 abitanti
e il feudo era nelle mani di D. Margherita Caracciolo
Valle Piccolomini. Caduta la feudalità con
le leggi napoleoniche, casali e feudi si avviarono
all'autogoverno e così fu per Orta che continuerà,
però, a chiamarsi Castello di Orta. Solo dopo
l'unità d'Italia dal 1862, a seguito della
nuova legislazione statale e sulla organizzazione
delle Province e dei Comuni, cambierà nome
e stemma e avrà un territorio vasto di poco
più piccolo dell'attuale. Così con D.R.
n° 1078 del 14-12-1862, «Castello di Orta»
prese l'attuale denominazione di «Orta di Atella».
Il gonfalone, riprendendo più tardi i simboli
dello stemma comunale, conserva a ricordo del toponimo
Castello di Orta iena torre merlata e la scritta sottostante
«Università di Orta». Nel 1928,
con i comuni di Sant'Arpino e Succivo, ha fatto parte,
fino al 1946, del comune di Atella di Napoli, il cui
municipio fu costruito nell'area urbana dell'antica
Atella e dove da 45 anni è abbandonato. I registri
d'anagrafe e stato civile, invece, sono custoditi
nell'archivio corrente del comune di Orta di Atella.
Nel giugno 2008 il comune di Orta di Atella è
sciolto per decreto ministeriale con insediamento
di commissari prefettizi
ECONOMIA
Produzione di cereali e tabacco,presenza di piccole
industrie alimentari e calzaturiere.
EDIFICI
RELIGIOSI
Santuario di San Salvatore
Parrocchia di San Massimo
Chiesa di Casapozzano
Chiostro del Santuario di San Salvatore
Giardino di Virgilio
Borgo di Casapozzano
FRAZIONE
CASAPOZZANO
Casapozzano: toponimo con il probabile significato
di "casa dei pozzi", noto per il borgo costruito
dalla nobile famiglia austriaca Higgins, recentemente
ha subito un notevole sviluppo urbanistico.