Mondragone 
Campania

Mondragone è un comune della provincia di Caserta. È situato lungo la tratta ferroviaria Roma-Napoli. Centro strategicamente importante, all'indomani dell'armistizio, subì, da parte dell'aviazione tedesca, un violento bombardamento notturno che provocò la morte di sedici persone e la quasi totale distruzione dell'abitato e del patrimonio industriale ed agrario. Oggetto di spietate rappresaglie ed efferata violenza su donne da parte dell'occupante nazista, sopportava la perdita di un numero elevato di suoi concittadini, dando luminoso esempio di spirito di sacrificio, di incrollabile fermezza ed amor patrio.

ETIMOLOGIA
Varie sono le ipotesi circa l'origine del nome Mondragone. Secondo una prima ipotesi il nome deriva dal nome dato alla Rocca dai Normanni, Rocca Dragone, quasi a titolo onorifico verso la moglie del conte Riccardo II, figlia di Dragone, conte di Puglia, di nome Rocca. Una seconda ipotesi vuole il nome derivare dalla somiglianza del monte Petrino, che sovrasta la città, con un drago. Più suggestiva e leggendaria è la terza ipotesi che vuole l’origine del nome legata all’esistenza di un drago che appestava e uccideva chiunque trovasse sul suo passaggio. L'ipotesi più vera è che al tempo dell'invasione barbarica, la famiglia dei Dragoni fu costretta ad abbandonare il paese e a rifugiarsi sul castello sito sul Monte Petrino che sovrasta la città e da lì il nome Monte dei Dragone che con il tempo è diventato appunto Mondragone.

ORIGINI E CENNI STORICI
La origini della città, situata tra la piana del Volturno e quella del Garigliano, risalgono all’epoca Quaternaria e i primi abitanti della zona, dopo il periodo neolitico, furono gli Aurunci. Questi vivevano in villaggi sparsi sul territorio, privi di fortificazioni e quindi furono facile preda dei Romani che li sopraffecero e nel 296 a.C. fondarono la colonia di Sinuessa, in prossimità dei colli di Vescia, là dove sorgeva la città greca di Sinope. La particolare fertilità del suolo e la vicinanza del mare fecero sì che in poco tempo la colonia si popolò, attirando diversi cittadini e arrivando a contenerne quasi 9000 nella zona pianeggiante. A partire poi dal II secolo a.C. cominciò a diffondersi la coltura della vite, in poco tempo la produzione vinicola del Falerno, decantato da Virgilio in numerose opere come "nettare degli dei", raggiunse risultati molto rilevanti e la città cominciò a godere di larga rinomanza. Inoltre la vicinanza della via Appia facilitò gli scambi commerciali e turistici. Infatti molti cittadini romani, politici, ricchi commercianti, imprenditori, fecero a gara per costruirsi ville ed abitazioni per le vacanze, come il poeta Turpilio, Cicerone, Gaio Ofonio Tigellino (il crudele prefetto del pretorio) e, in breve, Sinuessa divenne un centro turistico molto rinomato, anche per le proprietà altamente curative delle sue Terme, adatte, secondo la tradizione, non solo a curare la sterilità nelle donne ma anche le malattie mentali.

Nel I secolo d.C. la città raggiunse il più alto splendore anche per l’inaugurazione di un altro importantissimo nodo stradale, la via Domitiana. Ma dalla fine del II secolo iniziò la decadenza, dovuta ad una crisi dell'agricoltura. Nel 375 subì enormi danni a causa di un catastrofico terremoto e i sopravvissuti, anche per trovare scampo dalle continue invasioni barbariche, si rifugiarono sulle pendici del monte Petrino, dove edificarono un villaggio fortificato e la Rocca Petrina.

Le invasioni continuarono durante tutto il medioevo e la città stremata dagli innumerevoli attacchi si ridusse ad un misero villaggio. All'inizio dell'XI secolo fecero la loro apparizione i Normanni che occuparono l'antico villaggio romano Petrinum e ampliarono la fortificazione della Rocca. La rocca fu importante postazione militare sia sotto gli Svevi che con gli Angioini. In seguitò subirà modifiche dagli Aragonesi.

Il territorio passò nelle mani di vari signorotti locali, dai Marzano, Duchi di Sessa, ad Antonio Carafa di Stigliano, consigliere del Re Ferrante, e nel 1461 era stato elevato a Ducato. Alla morte di Nicola Gusman Carafa, Principe di Stigliano, il feudo fu messo in vendita ed acquistato, nel 1691, dal Marchese di Clarafuentes, Don Marcantonio Grillo, per la somma di circa 550.000 ducati. Il nipote di questi, Don Domenico Grillo, fu l’ultimo duca di Mondragone fino al 1806, anno in cui venne abolita la feudalità. Del dominio dei Grillo è testimonianza il Palazzo Ducale.

Dopo la dominazione francese del Regno di Napoli (1815), Mondragone passò in mano dei Borboni e vi rimase fino alla proclamazione del Regno d’Italia.

Durante la seconda guerra mondiale la città di Mondragone diede prova di grande coraggio opponendosi con ogni mezzo all'occupazione tedesca, si ricorda pertanto il truce eccidio delle Cementare recentemente riconosciuto dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi con la medaglia d’oro al valor civile.

DA VEDERE
Mondragone è una località turistica di notevole interesse, è un frequentato centro termale e balneare. Notevoli sono anche le strutture di interesse storico tra cui possiamo ricordare il Palazzo Ducale, in fase di restauro dal 2004, La Rocca sul monte Petrino che a circa 500 mt d'altezza sovrasta la città e dalla quale si può godere un panorama unico di tutto il Golfo di Gaeta, la Chiesa di S. Anna a Monte anch'essa situata in montagna, il Palazzo Tarcagnota, e le rovine romane recentemente trovate nei pressi del cimitero. Inoltre la città sommersa di Sinuessa situata nella frazione di Le Vagnole andata sotto il livello del mare in seguito ad un bradisismo che spinse la popolazione mondragonese a spostarsi di pochi chilometri e soprattutto lontano dal mare dove si è sviluppato il quartiere storico medievale di S. Angelo famoso per le sue tradizioni folcloristiche e per i suoi vicoletti medievali, in questo quartiere è possibile visitare il palazzo del Filosofo Taglialatela, uomo di cultura di Mondragone.

Sinuessa
L'antica Sinuessa sorge nel 296 a.C. e col passare del tempo divenne una delle città più importanti e floride dell’Impero Romano. Di qui passava, infatti, la via Appia, grande arteria di collegamento viario dell’epoca, che collegava Capua a Roma. Le sue terme erano famosissime tra le matrone ed i patrizi romani, che giungevano a Sinuessa per bagnarsi nelle calde e salubri acque della zona “Incaldana”. Rinomata, inoltre, per il suo prelibato vino, il Falerno, e per il clima mite. Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, anche Sinuessa venne distrutta dalle invasioni barbariche, ma la causa principale dl declino fu il bradisismo, che causò il conseguente abbandono da parte degli abitanti. Le terme precedentemente menzionate.

Venere Sinuessana
Il 25 gennaio del 1911 il signor Leopoldo Schiappa faceva eseguire dei lavori di sterro per piantare una vigna nella zona dell’Incaldana. Durante i lavori, il colono Antonio Guglielmo, ed il figlio Giovanni urtarono col piccone un corpo grosso e duro: si videro, con somma meraviglia, venir fuori due pezzi di una statua mutilata delle braccia e del corpo. Subito si diffuse la notizia in paese. Fu denunziato al Museo di Napoli il suo ritrovamento e colà fu condotta, il 10 aprile del 1911, dal professor Vittorio Spinazzola. Questi, facendo riunire i due pezzi ritrovati, ricostruì la famosa statua, che chiamo la “Venere Sinuessana”, attribuendola a Prassitele, sommo scultore greco del IV secolo a.C. Cosa mirabile, nessun esemplare simile, fino a quel momento, ne esisteva in Italia. Questo capolavoro di scultura greca adornava un tempo una delle ville di Sinuessa. Si suppone che la villa appartenesse al grande Marco Tullio Cicerone. Raffigura una donna uscita dal bagno, sulla spiaggia, nell’atto di asciugarsi, trattenendo il lenzuolo sui femori. È da evidenziare che la statua fu acquistata per solo 500 lire dell’epoca, mentre ne valeva almeno cinquecentomila.

Via Appia
La via Appia sorge tra il 313 ed il 310 a.C., per ordine di Appio Claudio il Censore. Questa è una delle opere più grandiose dell’ingegneria romana.

I Romani costruirono questa famosa arteria non solo allo scopo di espansione verso il sud, ma anche a scopo commerciale con l’oriente e con l’Africa, arrivando l’arteria fino a Brindisi.

Essa attraversa la nostra campagna sul lato settentrionale, da Le Vagnole a Porto di Carro, ai piedi del Col Petrino, fino al sito dell’odierno Cimurro e, di là, attraverso la zona di Limata, fino al punto suddetto ed oltre, dopo aver valicato il Ponte Campano. A partire dalla fine dell’800, lungo questa strada, nei pressi della chiesetta di San Rocco, si svolgeva, dal 23 al 25 agosto, la fiera del bestiame detta di San Bartolomeo, di antica tradizione.

Torre del Paladino
Si trova in prossimità della via Appia. Mausoleo del I secolo a.C., probabilmente costruito da una nobile famiglia del luogo, la Cedicia Gens. L’ingresso è rivolto al Massico, costruito interamente a blocchi enormi poligonali, dello spessore di due metri e permette l’accesso alla camera sepolcrale, la quale riproduce le celle funerarie dei sepolcri di personaggi illustri.

Acquedotto romano
Sito in località Starza, lungo la via Appia, risalente al I secolo d.C., è l’ennesima riprova della bravura romana in ingegneria idraulica.

Rocca di Mondragone
La rocca di Mondragone venne costruita tra l’VIII ed il IX secolo dai reduci della città di Sinuessa. Sorge alla sommità del Monte Petrino. La struttura originaria di quest’edificio non è la stessa che oggi si può immaginare osservando i ruderi ancora esistenti. Le torri che ancora s’intravedono, alcune quadrate, altre circolari, ci inducono a pensare che esse furono costruite in epoche differenti e che senza dubbio già esisteva un’antica costruzione prima che si realizzasse l’imponente rocca. Non vi sono tracce di resti di costruzioni etrusche e neppure romane. Le linee architettoniche ci fanno dedurre che sia una costruzione sorta tra l’Alto ed il Basso medioevo, e che ha subito modifiche nel corso dei secoli. L’attuale castello si presenta come un massiccio edificio quadrato composto da due piani poggiati sulla parte scoscesa del monte, con le sue fondamenta che seguono l’ondulata roccia viva. L’entrata principale era posta verso occidente. Allo stato attuale la rocca è ridotta a dei ruderi che col passare del tempo scompariranno definitivamente.

Monastero di Sant’Anna a Monte
Il monastero di Sant’Anna a Monte, detto “de acquis vivis”, fu costruito sul terreno donato dalla regina Agnese ai monaci del Sacro Specus di Subiaco. Nel 1342, due monaci del sopraccitato monastero, col permesso del loro abate, fondarono quest’edificio. La sua lenta decadenza comincia circa trecento anni dopo, nel 1500, con le varie incursioni saracene. Verso la metà del ‘700, viene iniziato un primo tentativo di ristrutturazione, ad opera dell’abate Nicola da Salerno. Il 7 settembre del 2000, gli eredi Lapiello donano il monastero con il circostante terreno al parroco Don Franco Alfieri, che in collaborazione con l’amministrazione comunale si è adoperato per la realizzazione di una strada in cemento. Il monastero necessita di lavori di ristrutturazione e valorizzazione. Infine, è da ricordare che grazie ai parrocchiani della comunità di San Rufino, ogni anno il 26 luglio, vi si festeggia Sant’Anna.

Santuario del Belvedere
Questa struttura sorse intorno al 1200, e non si sa con certezza quali siano stati i primi abitanti. Quel che si sa per certo è che, dal 1569 al 1624, ressero il santuario i Padri Carmelitani, i quali ristrutturarono anche l’adiacente convento. In quel tempo Mondragone era governata dai signori Carafa, minacciati costantemente dal pericolo turco. Tra il 1542 ed il 1550 si ebbe la totale devastazione del piccolo santuario ad opera dei Saraceni. L’abside che vediamo è ancora quello originale. Durante un incendio procurato dai Turchi, fu data alle fiamme anche l’icona sacra della Madonna Incaldana, di fattura bizantina, risalente al XII – XIII secolo. Ne uscì illesa.

Il 26 aprile 1624 i Padri Carmelitani, dopo 55 anni di permanenza, dovettero abbandonare il convento a causa delle incursioni barbariche e per l’eccessiva distanza da Mondragone e da Carinola. Intanto sorse una contesa tra Mondragone e Piedimonte di Sessa per l’attribuzione dell’icona della Madonna Incaldana, in quanto i padri carmelitani, costretti a lasciare il luogo, dovettero affidare il pezzo d’arte ad uno dei paesi contendenti. Si pensò ad uno stratagemma: si presero due buoi, uno per ognuno dei due paese, e fu affidato ad essi il compito di condurre il quadro. La disputa sarebbe stata risolta dalla direzione che avrebbero preso gli animali. Essi si diressero verso Mondragone, per la via Appia, e durante il tragitto, si fermarono lungo la suddetta via, presso la cava Iacobucci: in questo punto fu innalzato un oratorio, tutt’oggi visibile. I buoi, giunti a Mondragone, morirono e si dice che siano stati sepolti sotto il Sagrato del Tempio Massimo della nostra città.

EVENTI PASSATI
Il 23 maggio 1997 la 7^ tappa del Giro d'Italia 1997 si è conclusa a Mondragone con la vittoria del tedesco Marcel Wust.
Negli anni 1995 e 1998 la città ha partecipato alla trasmissione televisiva internazionale JSF (giochi senza Frontiere) ed in un'occasione si è classificata al secondo posto.
Tra le varie attività culturali la città ha due compagnie teatrali "I Giullari", compagnia teatrale dialettale, e la corale polifonica mondragonese che negli anni scorsi ha prodotto molte commedie musicali, insieme ai cantanti Andrea Binetti e Salvatore Saulle, per la regia di Virgilio Gravano e le coreografie di Carmen Giangrande (già ballerina San Ferdinando di Napoli), prodotte dall'associazione turistica sinuessa presieduta da Pasquale Sorvillo.
Tra i vari titoli che si ricordano "Saranno Famosi" con cui la città di Mondragone raccolse i fondi necessari per l'iscrizione a Giochi Senza Frontiere.

DATI RIEPILOGATIVI

In aggiornamento

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ITER - ISTITUTO DI TERAPIA RELAZIONALE - CASERTA (CE) - NAPOLI (NA)
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