Monsélice
è un comune della provincia di Padova.
ETIMOLOGIA
Il significato del toponimo "Monselice"
potrebbe (forse) derivare da mons silicis, in relazione
all'estrazione della pietra dal colle attorno a cui
si stende il paese, o da "mons elicis" (monte
delle selci), da una specie presente sullo stesso
colle, o ancora monte di selce a causa delle cave
di selce sui colli circostanti.
IL
CASTELLO DI MONSELICE
Il Castello di Monselice è un complesso di
edifici composto da quattro nuclei principali, edificati
e ristrutturati tra l'undicesimo e il sedicesimo secolo.
La parte più antica, sulla destra entrando
dal portone nella Corte Grande, è il Castelletto,
con l'annessa Casa Romanica, edificati tra l'XI e
il XII secolo. Sulla sinistra sorge la massiccia sagoma
della Torre di Ezzelino, del XIII secolo. Al centro,
come nucleo di collegamento fra i due edifici esistenti,
viene realizzato nel XV secolo il Palazzo Marcello.
Infine la Biblioteca del Castello, che sorge sull'ampia
spianata antistante la Torre di Ezzelino, ricavata
in un edificio preesistente alla fine del XVI secolo.
La torre è costruita da Ezzelino da Romano
nel XIII secolo, nell'ambito di un potenziamento militare-difensivo
della seconda cerchia di mura della città.
All'inizio del XIV secolo, quando la città
viene conquistata dai Carraresi, i grandi stanzoni
del palazzo di Ezzelino vengono suddivisi in sale
di minori dimensioni, parzialmente adibite ad abitazione
civile. Nel corso del XIV secolo i Carraresi riutilizzano
anche la parte più antica del complesso, realizzando
nella Casa Romanica una grande Sala del Consiglio
e costruiscono all'interno del castello tre caratteristici
e monumentali camini veneti, che possiamo ammirare
a tutt'oggi. Dopo la conquista di Monselice da parte
della Repubblica Veneta, nel XV secolo, il Castello
passa in proprietà alla nobile famiglia dei
Marcello che ne completa la trasformazione in residenza
civile, edificando il palazzetto di collegamento fra
la torre di Ezzelino e la parte romanica. In questo
edificio di bello stile gotico, allargato al piano
intermedio della torre, i Marcello ricavano la loro
residenza privata. La configurazione definitiva del
Castello, così come la vediamo oggi, è
già quasi completa alla fine del 1400: mancano
solo la biblioteca, del tardo '500, la sistemazione
del cortile veneziano interno e la cappella privata
della famiglia edificata nel '700. Nei primi anni
dell'800 la proprietà del Castello passa dai
Marcello ad altre famiglie dell'aristocrazia locale
e incomincia un lento e inarrestabile degrado di tutto
il complesso, con la spogliazione di mobili ed oggetti
dell'arredo interno. Alla fine del secolo la proprietà
passa ai conti Girardi, da cui perviene per asse ereditario
alla famiglia Cini. Nel corso della prima guerra mondiale
il Castello viene requisito per scopi militari dal
Regio Esercito Italiano, che lo lascerà, completamente
devastato, nel 1919. È il conte Vittorio Cini
che comincia a pensare, negli anni '30, a un radicale
restauro e ripristino di tutto il complesso, da adibire
a sua residenza di rappresentanza. L'idea si concretizza
nel 1935, quando una equipe di tecnici e restauratori
comincia a lavorare sotto l'attenta direzione dell'architetto
Nino Barbantini. L'equipe procede prima a un restauro
completo di tutti gli edifici e successivamente all'arredo
di tutte le sale interne, con mobili, oggetti, e arazzi,
rigorosamente appartenuti alle epoche di costruzione
dei singoli edifici, terminando il gigantesco lavoro
nel 1942. L'idea-guida di questo straordinario ripristino
non è stata quella di creare un museo storico
ma di portare idealmente l'ospite o il visitatore
in un viaggio a ritroso nel tempo. Tutto è
infatti al suo posto nelle singole stanze: tavoli,
sedie, quadri, letti, soprammobili, attrezzi da cucina,
in una magica atmosfera, come se per incanto dovessero
riapparire gli antichi abitatori di questi luoghi,
dal Medioevo al Rinascimento, per riprenderne possesso
e riviverci le gesta eroiche o quotidiane delle loro
epoche. Dal 1981 il complesso è passato in
proprietà alla Regione Veneto ed è aperto
al pubblico da marzo a novembre.
MANIFESTAZIONI
La giostra della rocca è un palio organizzato
ogni anno durante il quale le varie frazioni e i quartieri
del Comune si sfidano in competizioni quali: tiro
con l'arco, torneo di scacchi (gara finale con scacchi
"viventi") che determina le posizioni durante
le sfilate, torneo di musici (tamburini e chiarine),
sbandieratori, gara delle macine, staffetta , sfilata
delle nove contrade con vestiti dell'epoca e giostra
equestre (quintana) di precisione dove il cavaliere
munito di lancia deve infilzare tre anelli di diverso
diametro (9, 7 e 5 cm ) nel minor tempo possibile.
Durante i fine settimana in cui si svolge il palio,
nella piazza Mazzini (di fronte alla torre civica)
si tiene anche un mercato medioevale dove tutte le
contrade organizzano una bancarella con prodotti alimentari
e altro. La prima domenica di Settembre si svolgono
le seguenti gare: staffetta, arco, macine e finale
di scacchi; durante la settimana successiva si tiene
la gara dei musici e la seconda domenica si fa la
Quintana (in caso di bel tempo, altrimenti viene spostata
ai fine settimana successivi). Ogni anno viene organizzato
un torneo di Rugby League, il Veneto 9s, al quale
partecipano diverse nazionali da tutto il mondo. In
città ogni anno viene assegnato l'Importante
premio nazionale Premio Monselice "per valorizzare
l'attività della traduzione come forma particolarmente
importante di comunicazione culturale tra i popoli".
Tra le sezioni del premio: il premio per la traduzione,
vinto, per esempio, da Fernanda Pivano o Augusto Frassineti;
il Premio internazionale Diego Valeri; il premio per
la traduzione scientifica; il premio Leone Traverso
opera prima e il premio Vittorio Zambon.
ORIGINI
E CENNI STORICI
I primi insediamenti nel territorio sono assai antichi.
Le due leggende che vorrebbero Monselice fondata da
Ossicella un compagno di Antenore, o da Egina, regina
della Rocca, in qualche modo accreditano tale affermazione.
Numerosi reperti archeologici attestano altresì
la presenza almeno di una stazione preistorica sviluppatasi
tra l'età del ferro e quella del bronzo. La
felice posizione di centro al punto di intersezione
tra importanti arterie stradali e vie d'acqua favorì
un insediamento abbastanza precoce. La nascita di
Monselice come nucleo cittadino risale al V-VI secolo
ed è dovuta ad una prima fortificazione del
colle della Rocca da parte dei bizantini, fortificazione
che si rivela importante sul piano della strategia
difensiva. Le strutture esistenti vengono ulteriormente
potenziate dopo l'invasione dei franchi, e si compongono,
attorno all'anno mille, di un tessuto abitato discontinuo
sulle pendici della Rocca e di un nucleo difensivo
a guardia del ponte sull'antico fiume Vigenzone, che
passava ai piedi della collina. Nell'XI secolo un
aumento della popolazione locale favorisce nuovi insediamenti
abitativi e alla metà del XII secolo Monselice
viene elevata al rango di Comune, entrando nel XIII
secolo sotto la giurisdizione di Ezzelino da Romano.
Questi, vicario in terra veneta dell'imperatore tedesco
Federico II, amplia e perfeziona il sistema di mura,
che viene a chiudere completamente il centro abitato.
Si devono inoltre ad Ezzelino la ristrutturazione
del Mastio sulla sommità della Rocca, la costruzione
della Torre civica e l'edificazione del Palazzo oggi
detto appunto "di Ezzelino", che costituisce
parte importante del Castello di Monselice. Le proprietà
degli Ezzelini furono certosinamente accertate, censite
e documentate dopo la loro definitiva sconfitta avvenuta
nel 1260. All'inizio del XIV secolo la città
è al centro di un'aspra contesa militare fra
il vicario imperiale Cangrande della Scala, signore
di Verona, e la signoria dei Carraresi di Padova.
Nel 1327 i Carraresi si impadroniscono definitivamente
di Monselice e ne fanno l'avamposto difensivo di Padova
verso sud. In questa strategia viene ampliato e ulteriormente
fortificato l'impianto delle mura di Ezzelino, che
assumono nella seconda metà del XIV secolo
la loro configurazione definitiva: una cerchia esterna
provvista di torri e di monumentali porte di accesso
e quattro cerchie interne, che risalgono la Rocca
fino al torrione sulla vetta. Ma il momento di massima
capacità difensiva della città coincide
con l'inglobamento, avvenuto nel 1405, di Monselice
nel territorio della Repubblica di Venezia, la cui
vocazione era maggiormente indirizzata sia ai traffici
e ai commerci, che alla pratica militare. La città
comincia così gradatamente a perdere la sua
funzione difensiva e si avvia a diventare centro di
soggiorno e di villeggiatura per le nobili famiglie
veneziane. Tra il '400 e il '500 sulla struttura urbanistica
medioevale si innestano elementi rinascimentali. Le
famiglie nobili veneziane acquistano ampie proprietà
terriere in centro e nelle campagne circostanti. La
famiglia Marcello prende proprietà del palazzo
di Ezzelino e ne amplia e arricchisce la costruzione;
la famiglia Duodo si insedia sul lato sud della Rocca
e realizza splendide architetture arrivate intatte
ai giorni nostri; la famiglia Nani costruisce l'omonima
villa. Il centro urbano si arricchisce di elementi
barocchi con la costruzione della Loggia del Monte
di Pietà, la ristrutturazione della chiesa
di San Paolo, i palazzi Fezzi e Branchini; altre famiglie
veneziane costruiscono le loro ville appena fuori
delle porte urbane e prosegue anche l'insediamento
nelle campagne circostanti. L'Ottocento vede la città
di Monselice affacciarsi all'epoca moderna. Nella
logica ottocentesca le mura e le torri della città
fortificata medioevale vengono considerate un ostacolo
all'espansione urbana; alla metà del secolo
viene così abbattuto parte del perimetro esterno
delle mura e le monumentali porte di accesso della
città. Agli occhi dei visitatori dei giorni
nostri si presentano comunque ampie testimonianze
della città medioevale come la Torre Civica,
buoni tratti di mura e soprattutto il monumentale
complesso del Castello, ed è completamente
intatto tutto il patrimonio edilizio del periodo veneziano.
Durante la seconda guerra mondiale, nel periodo dell'occupazione
tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, la quindicenne
Ida Brunelli Lenti di Monselice si rese protagonista
di uno degli episodi più rimarchevoli di spontanea
resistenza civile italiana all'Olocausto. Entrata
giovanissima a servizio di una famiglia ebrea ungherese
allora residente a Castiglion Fiorentino (Arezzo)
si trovò a fare da mamma a tre bambini di pochi
anni più giovani di lei, dopo che alla morte
del loro padre (richiamato alle armi in Ungheria nel
1942 e mai più tornato) si aggiunse improvvisa
per malattia quella della loro madre nel gennaio 1944.
Ida Brunelli non si perse d'animo: tenne nascosta
a tutti l'identità ebraica dei bambini e li
condusse con sé dalla propria madre a Monselice.
Continuò a curarsi regolarmente dei bambini
anche quando fu trovata per loro una sistemazione
sicura in un istituto cattolico. Subito dopo la Liberazione
si mise in contatto con la Brigata Ebraica accompagnando
di persona i ragazzi fino al loro imbarco a Napoli
per la Palestina. Per questo straordinario impegno
di solidarietà, il 24 febbraio 1993, l'Istituto
Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito a Ida Brunelli
Lenti l'alta onorificenza dei giusti tra le nazioni.