Dobbiaco
(in tedesco Toblach) è un comune della Provincia
Autonoma di Bolzano; è un comune delle Tre
Cime, assieme ai comuni di Sesto e San Candido. Dobbiaco
si trova a 1.256 metri sopra il livello del mare,
in val Pusteria, la cosiddetta valle verde, protetto
a sud dalle pareti rocciose delle Dolomiti (Cima Nove,
Monte Serla) mentre dall'altro lato troviamo la catena
delle Alpi dei Tauri occidentali (Cornetto di Confine,
Corno di Fana) e delle Alpi Carniche, le quali vanno
a formare la conca di Dobbiaco. Dobbiaco è
anche detta la porta sulle Dolomiti. Dobbiaco giace
in una posizione strategica, essendo situata sull'incrocio
tra le più importanti vie di comunicazione
che portano da Venezia fino alla Baviera e dalla Valle
dell'Adige alla Valle della Drava. Dobbiaco è
divisa in due parti dallo spartiacque alpino della
sella di Dobbiaco ed è inoltre bagnata dal
fiume Drava: questo nasce a est del paese e, pur essendo
ancora, a poca distanza dalla sorgente, un modesto
rigagnolo, ha la particolarità di confluire
nel Danubio, il corso d'acqua più lungo il
cui bacino sia compreso (sia pure per un piccolo tratto)
nel territorio della Repubblica Italiana. Occupando
anche un territorio al di là dello spartiacque,
Dobbiaco, benché politicamente italiana, si
trova in parte al di là del territorio fisico
dell'Italia, che di norma è interamente compreso
nel bacino del Mediterraneo (la Drava e il Danubio
appartengono invece al bacino del Mar Nero). Altro
fiume importante, che scorre ai piedi del paese, è
la Rienza, che nasce ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo
e, passando per il lago di Dobbiaco, si accinge a
percorrere tutta la val Pusteria fino a Bressanone,
ove sfocerà nell'Isarco, che a sua volta confluisce
nell'Adige. Questo fiume appartiene perciò
al bacino del Mar Adriatico. Il paese è suddiviso
in due zone denominate "Dobbiaco Vecchia",
che si trova in posizione maggiormente elevata (1.256
m s.l.m.) e precisamente all'interno della valle San
Silvestro (l'omonimo rio è un affluente della
Rienza) e "Dobbiaco Nuova", sorta agli inizi
del Novecento in prossimità della stazione
ferroviaria e costituita proprio a cavallo della sella.
Le due zone sono nettamente separate dal transito
della statale della Pusteria. Il territorio comunale
ha una superficie complessiva di 126,33 km²,
di cui 11,5 km² sono occupati da insediamenti
abitativi. Sotto l'aspetto geologico, il paese di
Dobbiaco si trova sulla Linea Pusterese che è
quanto dire al confine tra le Alpi Centro-orientali
e quelle Sud-orientali. Questa linea comincia a Mules
(Alta Valle Isarco), passa al di sopra del lato settentrionale
della Bassa Pusteria fino a Brunico, e prosegue a
nord del centro della valle, attraversa il lato esterno
di Anterselva, continua in Val Casies, e da qui attraverso
la località Franadega, Candelle e quindi Prato
alla Drava. Alcune aree del territorio comunale di
Dobbiaco sono comprese nel parco naturale Dolomiti
di Sesto e nel parco naturale Fanes - Sennes e Braies.
CHIESA
DI S. GIOVANNI BATTISTA
La chiesa di San Giovanni Battista è il principale
edificio religioso del paese. Sorge sui resti, oggi
non più visibili, di quella costruita dai benedettini
nella prima metà del IX secolo. L'attuale struttura,
progettata dall'architetto dobbiacense Rudolf Schraffl,
risale al 1764-1774. La torre campanaria, che si trova
sul lato nord-ovest della navata centrale, fu completata
soltanto nel 1804. La parrocchiale di Dobbiaco è
considerata la più importante e riuscita chiesa
barocca della val Pusteria. Risparmiata dagli appesantimenti,
dagli orpelli indiscriminati e dagli svolazzi rococò
che affliggono molte chiese dell'Alta Pusteria edificate
nel medesimo stile, il suo impianto offre all'esterno
linee leggere e forme ben proporzionate. Gli affreschi
del soffitto, raffiguranti la storia di San Giovanni
Battista, così come la pala dell'altare e la
maggior parte degli altri dipinti, sono opera di Franz
Anton Zeiler. A Johann Perger si devono invece i bei
complessi scultorei dell'altare maggiore e del tabernacolo.
Tre sono i San Giovanni rappresentati: infatti oltre
al Battista sono raffigurati San Giovanni Nepomuceno
(nella statua antistante alla chiesa) e San Giovanni
evangelista. La scelta di San Giovanni Battista come
patrono della chiesa è attribuibile alla profonda
devozione che per questo santo aveva l'Ordine dei
Benedettini, che fin dall'VIII secolo era presente
nella vicina San Candido. Il 7 luglio 1916 una granata
austriaca cadde sul luogo di culto, causando gravi
danni. Per memorare l'accaduto, l'ordigno venne in
seguito incassato nella parete laterale destra della
chiesa.
SANTUARIO
DI SANTA MARIA
Il santuario è collocato nell'omonima frazione,
che in tedesco è Aufkirchen, ovvero, tradotto
letteralmente, chiesa collocata in alto: si trova
infatti a 1.322 m, un chilometro ad ovest di Dobbiaco
Vecchia. La chiesa fu edificata nel 1262, e nella
prima metà del XIV secolo divenne un'importante
meta di pellegrinaggio, nota almeno quanto a "Maria
Saalen". Si sa che a quei tempi le feste della
Madonna venivano celebrate qui invece che nella chiesa
parrocchiale di Dobbiaco. Poiché la primitiva
chiesa risultò sempre meno adatta ad accogliere
i pellegrini, nel 1470 se ne costruì una nuova
in stile gotico. Questa chiesa fu consacrata dal vescovo
di Bressanone Giorgio Golser cinque anni dopo. Nel
1730 la chiesa fu nuovamente ingrandita, così
come nel 1877, dove fu sottoposta ad un restauro radicale
in stile neogotico. Nel 1983, nel corso di ulteriori
interventi, affiorarono affreschi del '400 raffiguranti
vari santi e alcuni stemmi nobiliari, a conferma dell'importanza
del santuario nella devozione dei tirolesi. Il campanile
è affrescato con un'inconsueta ed enorme immagine
di San Cristoforo che porta sulle spalle Gesù
Bambino, e con i blasoni di Gorizia e del Tirolo,
probabilmente realizzati da Simone da Tesido all'inizio
del '500.
CASTELLO
DEGLI HERBST
Nel centro cittadino, dietro la chiesa parrocchiale,
si trova il castello Herbstenburg, letteralmente "la
fortezza degli Herbst": una struttura imponente,
difesa da alte mura merlate. Il castello, che in precedenza
era un vecchio torrione veneziano, fu comprato nel
1500 dai fratelli Christoph e Kaspar Herbst, del ducato
di Krania, nell'odierna Slovenia, inviati a Dobbiaco
dall'Imperatore Massimiliano I d'Asburgo, che al suo
interno fissarono la sede del loro giudicato. Caspar
Herbst era un uomo di cultura e d'affari, al servizio
dell'imperatore dal 1477, che arrivò a Dobbiaco
ai primi del '500, probabilmente anticipando la venuta
dell'imperatore. Christoph Herbst era invece un uomo
d'armi e giunse a Dobbiaco a seguito del conflitto
con la repubblica di Venezia. Il castello fu utilizzato
dall'imperatore Massimiliano I d'Asburgo una prima
volta nel 1508 per indire la dieta d'Augusta e per
tentare un primo inutile attacco al castello di Botestagno.
Ma fu soprattutto nel 1511 che l'imperatore vi soggiornò
per alcuni mesi, ospite dei suoi fedeli servitori
Herbst, per proseguire la battaglia contro la repubblica
di Venezia. Il castello negli anni fu adibito a fortificazione,
con massicci torrioni angolari e merlatura perimetrale;
fu dotato di un cunicolo sotterraneo segreto che portava
alla cosiddetta "Torre Rossa". Una leggenda
del paese racconta di una sera di festeggiamenti al
castello, nella quale il signore Christoph Herbst,
in preda ai fumi del vino, senza alcuna ragione fece
rinchiudere uno sconosciuto nelle prigioni sotterranee,
per poi lasciarlo morire. La coscienza sporca di Christoph
e le notti insonni della moglie convinsero i due ad
attraversare tutta l'Italia per recarsi a Roma per
chiedere il perdono dei propri peccati. Giunti nella
città eterna, fecero voto di portare attorno
al collo una catena di ferro come segno di penitenza
fino alla loro morte. A testimonianza dell'accaduto,
ancora oggi nella chiesa di Dobbiaco sono raffigurati
i due nobili in preghiera e con una catena di ferro
al collo. Dopo la morte dei fratelli Herbst (1538),
i quali non ebbero discendenti, il castello divenne
proprietà dei fratelli Gössl di San Candido,
in seguito di Hans Karl von Frak, e nel 1605 della
casata dei Walther, i quali si fregiarono del titolo
di "Walther von Herbstenburg". Nel 1747
l'edificio venne acquistato dai Signori Klebelsberg
di Brunico, poi dai Baroni Bossi Fedrigotti del ramo
Belmonte e all'inizio del XX secolo dai Baroni Bossi
Fedrigotti del ramo Ochsenfeld. Nel 1906 all'interno
della tenuta furono ritrovati numerosi scheletri.
A seguito di tale scoperta, gli storici ipotizzarono
che una delle numerose alluvioni avesse sommerso le
prigioni interne al castello, sommergendole di acqua
e massi. Poco prima della seconda guerra mondiale
fu acquisito dalla Contessa Sayn-Wittgenstein, che
lo lasciò in eredità ai nipoti, i Baroni
Goldegg-Lindenburg. Infine, nel 1960, il castello
fu comprato e rinnovato dal Marchese Stefano Cavalcabò
Misuracchi Fratta, l'attuale proprietario
ORIGINI
E CENNI STORICI
I primi insediamenti a Dobbiaco si possono far risalire
con buona approssimazione alla tarda età del
ferro, e probabilmente i primi abitanti della zona
furono gli illiri. Di questi primi insediamenti si
sono trovate tracce sulla collina a nord-ovest del
paese, chiamata dalla popolazione locale Platte. Questi
primi abitatori vivevano di caccia, ma anche di un
esteso commercio derivante dai prodotti dei pascoli
e dei campi. Nel IV secolo a.C. vi furono penetrazioni
da occidente nel territorio da parte di tribù
celtiche, le quali col tempo si fusero con le popolazioni
locali costituendo così il regno del Norico;
tale regno, però, nel 15 a.C. decise di sottomettersi
ai Romani, in quanto non aveva forze tali per difendersi
dagli attacchi; circa nello stesso periodo i Romani
fondarono la stazione di Littamum, presso il vicino
paese di San Candido. Nel I secolo d.C. i Romani costruirono
la strada della Val Pusteria, il cui itinerario non
è ancora stato del tutto rintracciato (tuttavia
tra le poche informazioni assodate, si sa che la strada
romana attraversava il ponte delle Grazze-Gratscher
Brücke, grazie al rivenimento di una pietra miliare
databile attorno al 247, anno della proclamazione
del re Filippo II a re). Fu così che il latino
popolare prese il sopravvento, andando a mescolarsi
al precedente linguaggio celto-illirico: dando quindi
origine ad un nuovo idioma di origine romana: il ladino.
Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, Dobbiaco
passò sotto il dominio di popoli germanici
(Ostrogoti e Bavari). Ciononostante, per diverso tempo
fu forte la pressione dei popoli slavi su questa regione,
e si sa che nel 609 i Vendi risalirono la valle della
Drava, giunsero a San Candido e la conquistarono,
sconfiggendo il duca Garibaldo II, che era da poco
succeduto al padre, Tassilo I. Ma la riscossa fu immediata,
e fu proprio nei pressi di Dobbiaco che, quello stesso
anno (o quello successivo), i baiuvari sconfissero
le orde slave, in una battaglia decisiva tenutasi
nei pressi della Costa Nosellari di Dobbiaco, il che
originò il nome di Viktoribühel dato ad
un terreno soprelevato dove tale scontro si sarebbe
tenuto. La presenza slava nella regione permase comunque
ancora per qualche tempo come testimonia sia la toponomastica
(Windischmatrei) sia la documentazione esistente (tra
l'altro, uno dei primi documenti in cui si cita il
nome di Douplach[i], nel 993, riguarda l'affitto di
alcuni masi di proprietà dell'imperatore Ottone
III cuidam sclavo Zebegoi "a uno slavo di nome
Zebegoi"). I Bavari furono i responsabili della
diffusione del cristianesimo nell'area della Pusteria,
attraverso l'operato del duca Tassilone III, il quale
nel 769 contribuì a fondare a San Candido un'abbazia
benedettina. Nell'VIII secolo i monaci di San Candido
fondarono piccoli villaggi autonomi come Dobbiaco,
e la costruzione della sua chiesa parrocchiale, per
la cura delle anime della popolazione. Tale chiesa
venne dedicata a San Giovanni Battista, santo a cui
erano devoti, appunto, i monaci benedettini dell'abbazia
San Candido. Il Ducato bavaro negli anni si espanse
anche oltre la sella di Dobbiaco, entrando in contatto
con il popolo dei Franchi, i quali nel 773 sotto la
guida di Carlo Magno, conquistarono il Regno longobardo,
annettendolo al Regno franco. In questo periodo venne
usato per la prima volta (31 dicembre 827) il nome
di Dobbiaco, nell'accezione di vicus Duplago o più
semplicemente come Duplago; successivamente, intorno
al 1020, comparve il nome di Topplach ed in un documento
del 1158 viene attestata per la prima volta la denominazione
Toblach. Intorno all'anno Mille, Enrico II e Corrado
II iniziarono a realizzare le diocesi dei principi
Vescovi, e nel 1091 Dobbiaco e la Pusteria furono
assegnate al Principe-Vescovo di Bressanone. I Principi-Vescovi
decisero di cedere i loro poteri laici alle famiglie
aristocratiche della contea, e quindi Dobbiaco e la
val Pusteria nel 1271 passarono ai conti di Gorizia-Tirolo.
Nel 1363 Margharethe Maultasch, vedova del duca Ludovico
di Baviera, cedette assieme ai suoi titoli nobiliari
la contea a Rodolfo IV d'Asburgo. Con la Pace di Schärding,
la Baviera rinunciò in seguito al Tirolo, e
attorno al 1500, con la fine della casa dinastica
dei Conti di Gorizia, la Pusteria tornò ai
Conti del Tirolo. Da allora le sorti del Tirolo furono
competenza di Vienna. La statua dedicata a Massimiliano
I del Sacro Romano Impero.In quegli anni gli Asburgo
iniziarono ad entrare in contatto con il forte vicino
di casa, la Serenissima Repubblica di Venezia, la
quale rifiutò il passaggio del re Massimiliano
I che intendeva recarsi a Roma per farsi incoronare
dal Papa imperatore del Sacro Romano Impero. Egli
decise quindi di ripiegare sulla proclamazione a imperatore
del Sacro Romano Impero in pompa magna nel duomo di
Trento il 4 febbraio 1508. L'imperatore contribuì
fortemente alla crescita e al consolidamento di tutto
l'impero, ma il rifiuto del suo passaggio per i territori
della Venezia costituirono il casus belli per cui
decise di attaccare la Repubblica. L'offensiva avvenne
da due direttrici: sia da sud, su Rovereto e la Valsugana,
che da est, dal Cadore: gli attacchi in questa seconda
direzione passarono presso Dobbiaco, attraverso la
valle di Landro e la Val del Boite. Numerosi furono
i tentativi di conquista del castello di Botestagno
per aprirsi la strada per il Cadore: le truppe del
maniero si arresero una prima volta il 22 febbraio
1508, grazie ad un aggiramento delle truppe per il
passo Tre Croci, lasciando così passare le
truppe asburgiche, che successivamente si dovettero
ritirare. La resa definitiva del castello avvenne
solamente il 17 ottobre 1511, quando l'esercito dell'imperatore
poteva disporre di migliori artiglierie. Dobbiaco
in quegli anni fu quindi utilizzata per ammassare
le truppe, per organizzare e pianificare gli attacchi,
ma anche per ospitare i comandanti in capo delle forze
imperiali per il settore orientale: il duca Erich
von Braunschweig nel 1508 e Leonhard von Völs
nel 1511. Anche l'imperatore stesso si recò
a Dobbiaco, sia nel 1508 che nel 1511, per impartire
le direttive di guerra; per ringraziare Dio della
vittoria, Massimiliano si propose di erigere una "via
dolorosa" a Dobbiaco, che fu costruita solo dopo
la sua morte, nel 1519, da due suoi fedeli mandatari:
Kaspar e Christoph Herbst. Anche in Pusteria si fecero
sentire gli influssi della rivolta contadina scoppiata
in Germania nel 1525: nel territorio vi era quindi
un generale malcontento contro il governo, ma anche
contro i signori Herbst, entrambi colpevoli di aver
alzato arbitrariamente le tasse. Le orde e le rivolte
dei contadini arrivarono fino alla città vescovile
di Bressanone, ma furono ben presto represse con la
forza dei principi del Tirolo. Nel periodo tra il
1792 e il 1815, con le guerre napoleoniche, il Tirolo
cadde sotto il dominio della Baviera, ma si rifiutò
di stare sotto di essa, e insorse. L'Austria però
perse e venne quindi suddivisa in tre parti: per un
breve periodo Dobbiaco passò al Regno Italico,[18]
mentre San Candido, fu assegnato alle province Illiriche,
e la parte restante della Pusteria, fino al paese
di Villabassa, al Regno di Baviera. Dobbiaco era quindi
dipendette politicamente da Belluno ed ecclesisticamente
dalla diocesi di Udine. A seguito della sconfitta
di Napoleone, il 26 giugno 1814, il Congresso di Vienna
del 1815 riconsegnò all'Austria le Venezie,
la Lombardia e il Tirolo, Dobbiaco compresa. Dalla
metà del XIX secolo, a Dobbiaco iniziò
il movimento di forestieri: il turismo, con il conseguimento
della costruzione di nuove case. Iniziò anche
la costruzione di una nuova linea ferroviaria nel
1871, la quale collegava Vienna alla Val d'Adige,
percorrendo la Val Pusteria (la Südbahnlinie).
Ulteriore causa dell'incremento turistico fu l'edificazione
di un nuovo e grande albergo (il Grand Hotel), oggi
centro culturale e congressi. Sorsero inoltre progressivamente
organizzazioni intese alla comune utilità:
nel 1882 venne fondata la Società delle Cascine,
nel 1886 l'associazione per l'abbellimento del paese,
nel 1891 la Cassa Rurale ed infine nel 1900 una società
costruì una propria centrale elettrica. Con
il passare degli anni la fama del paese come luogo
di cura e meta di soggiorno aumentò: durante
il secolo XIX, infatti, sia Dobbiaco che San Candido
divennero delle frequentate mete terapeutiche, come
anche attestato dalla lirica di Sergio Corazzini Toblack.
Durante quest'epoca si diffuse inoltre sempre più
l'alpinismo, con la conquista delle maggiori vette
da parte degli scalatori. Nel marzo 1905, anche per
favorire il fiorente turismo, venne autorizzato il
progetto di un collegamento ferroviario tra Cortina
d'Ampezzo e Dobbiaco, la ferrovia delle Dolomiti;
con lo scoppio del primo conflitto mondiale il progetto
si arenò, così come il turismo, poiché
le Dolomiti diventarono un enorme teatro di guerra,
i cui attori furono l'impero austro-ungarico e il
Regno d'Italia. In realtà, i lavori per la
realizzazione di una linea di tipo decauville iniziarono
sia da un lato che dall'altro, ma esclusivamente per
permettere l'arrivo al fronte del materiale bellico
e logistico. Durante la Grande Guerra la Pusteria
divenne zona di operazioni, e la situazione fu delicata
soprattutto per Dobbiaco, in quanto la valle di Landro
rappresentava un'ipotetica "porta aperta"
per le truppe italiane per inoltrarsi nel territorio
nemico; dal monte Cristallo (dove venne installato
un osservatorio di artiglieria italiana) si potevano
tenere sotto sorveglianza i movimenti di Dobbiaco
Vecchia. Il 28 febbraio 1916 iniziarono i primi bombardamenti
sul paese, i quali provocarono lo sfollamento della
popolazione nei villaggi limitrofi. Il paese subì
gravi danneggiamenti, in particolare Dobbiaco Nuova:
l'obiettivo militare principale era la ferrovia. Le
bombe però colpirono anche Dobbiaco Vecchia,
compreso il cimitero e la chiesa, la quale venne colpita
da una granata il 7 luglio 1916. Necessità
belliche di procurarsi il bronzo per i mortai portarono
alla requisizione di quattro antiche campane dal campanile
della chiesa (dapprima la Terza, poi la Grande; seguirono
la Quarta e la Sesta). Dobbiaco risentì delle
distruzioni della guerra come nessun altro paese della
Pusteria, tanto che un soldato austriaco descriveva
la zona di Dobbiaco come "enormi crateri uno
dietro l'altro, uno dietro l'altro anche gli alberi
distrutti". Fortunatamente per il paese, con
la disfatta di Caporetto (nel 1917) il fronte si allontanò.
L'Armistizio di Villa Giusti ricomprese Dobbiaco nella
zona assegnata all'Italia fino al monte di Dobbiaco.
Con il trattato di Saint Germain (1919), il confine
non fu posto alla sella di Dobbiaco, bensì
12 chilometri più ad est. In seguito, per ricordare
i caduti del conflitto venne edificato nei pressi
della Croda dell´Acqua (ted. Nasswand) un cimitero
militare per i soldati dell´impero austro-ungarico
di lingua diversa da quella tedesca.