Signa
è un comune della provincia di Firenze in Toscana.
Il comune ha avuto grande importanza per la sua posizione
strategica fin dal Medioevo e desta interesse soprattutto
a livello artistico e culturale. Il paese consta di
una parte bassa, sviluppatasi lungo il fiume Arno,
e di un nucleo alto e più antico chiamato "Castello",
formatosi prima del 1000 d.C., cinto da mura e porte
trecentesche. Qui sorgono le principali chiese del
paese come quella di Santa Maria in Castello, di San
Giovanni Battista, ove sono contenute le spoglie della
patrona di Signa detta Beata Giovanna, la chiesa di
San Lorenzo e la chiesa di San Miniato. Il territorio
del comune ha una superficie di circa 19 km2, il più
piccolo della provincia di Firenze. Il paese si trova
alla confluenza di tre fiumi: Ombrone Pistoiese, Bisenzio
ed Arno. Signa è situata nella parte a Sud-Est
dell'Area Fiorentina, chiamata più comunemente
con il termine di "piana fiorentina", l'area
metropolitana compresa tra i comuni di Firenze, Prato
e Pistoia. Ha come comuni limitrofi Lastra a Signa,
Campi Bisenzio, Scandicci (Provincia di Firenze),
Carmignano, Poggio a Caiano (Provincia di Prato).
ETIMOLOGIA
Vari sono i dubbi anche sull'origine etimologica di
"Signa": se venne fondata dagli etruschi
i nomi più probabili sarebbero Aisinial, Eisil
ed Esinius mentre se fondata dai romani Exine, Exinea,
Esinea ed Sinea. Attraverso studi recenti si è
appurato che l'ultima ipotesi, quella riguardante
l'origine romana, potrebbe essere storicamente più
attendibile di quella etrusca. Etimologicamente Signa
deriverebbe dal nome proprio Aisinius, attribuibile
al fondatore, possibile legionario di Lucio Cornelio
Silla che assegnò varie terre in questa zona
servendosi dell'eredium, cioè di quella legge
che, al fine di colonizzare un territorio, garantiva
a ciascun cittadino romano ed in particolar modo ai
soldati romani una terra coltivata per potervi abitare
e per allevare animali vari. Altre testimonianze che
favorirebbero l'ipotesi riguardo la colonizzazione
romana derivano dal ritrovamento sia di alcuni reperti
archeologici romani nel Parco dei Renai sia di alcune
tombe di origine longobarda nelle fondamenta della
pieve di San Lorenzo.
CHIESA
DI SAN GIOVANNI BATTISTA
La Chiesa di San Giovanni Battista, chiamata anche
Pieve della Beata si innalza sull'attuale Piazza Cavour
a Signa. Donata dal vescovo fiorentino Rambaldo nel
964 d.C. nel corso del Trecento e del Quattrocento
acquistò importanza come principale luogo di
culto del territorio signese poiché conteneva,
e tutt'oggi contiene, le spoglie della Beata Giovanna.
Vari sono gli affreschi attribuiti per lo più
al Maestro di Signa oltre ad una Fonte Battesimale
della Bottega dei Da Maiano.
PIEVE
DI SAN LORENZO
Come per la Pieve di San Giovanni Battista, anche
la Chiesa di San Lorenzo fu donata al Capitolo Fiorentino
dal vescovo Rambaldo nel 964. Divenne nel corso dei
secoli luogo di sepoltura della più importanti
famiglie signesi, come i Macci e i Lenzi. All'interno
sono conservati affreschi che furono assegnati a vari
artisti come il Maestro di Signa e Pietro Nelli.
CHIESA
DI SANTA MARIA IN CASTELLO
Situata nella parte più antica della città,
il Castello, fu donata dalla contessa Willa nel 978
d.C. alla Badia Fiorentina, fondata proprio dalla
medesima in quell'anno. Contiene al suo interno un
dipinto di Sigismondo Coccapani (L'adorazione dei
Magi, del 1617) e, come già detto in precedentemente,
un affresco attribuito a Cimabue sulla quale origine
oggi si sta discutendo.
CHIESA
DI SAN MINIATO
Le origini della chiesa sono ancora sconosciute e
contrastanti poiché alcune fonti affermano
la data della costruzione prima del 1000 nonostante
i primi documenti risalgano al 1224 e al 1243. Frutto
di varie ristrutturazioni, è presente una lapide
in dedica al bolognese Domenico Michelacci, personalità
di spicco dell'artigianato signese nel Settecento
dopo che ebbe dato nuovo impulso alla produzione di
paglia a Signa.
VILLA
CASTELLETTI
Secondo alcune testimonianze la costruzione della
villa risalirebbe all'inizio del Quattrocento sotto
il patronato della famiglia Strozzi. La villa passò
in seguito al poeta Guido Cavalcanti, amico di Dante
Alighieri. Proprio la famiglia Cavalcanti ampliò
la struttura di Villa Castelletti aggiungendo i due
corpi laterali. Dalla seconda metà dell'Ottocento,
per merito del Conte Leopoldo Cattani Cavalcanti,
la proprietà si trasformò in una tenuta
modello. Agli inizi del Novecento la proprietà
passò ai Conti Montagliari, di origine germanica.
Tutt'oggi la villa è di proprietà privata,
ma ospita iniziative culturali pubbliche come la premiazione
del premio letterario intitolato a Mario Luzi, organizzato
per le scuole.
VILLA
SAN LORENZO
Situata nei pressi della Pieve di San Lorenzo e a
fianco della collina di San Miniato, l'intero complesso
è formato da due ville, l'una databile intorno
al Quattrocento mentre l'altra tra la seconda metà
del Cinquecento e la prima del Seicento[18]. La proprietà
di entrambe le ville passò tra varie famiglie
e personaggi illustri, come Leon Battista Alberti
o la famiglia de "I Mori Ubaldini" fino
ad essere gestita, attualmente, da una società
privata[18]. La costruzione più importante
è a forma di L e avrebbe contenuto, secondo
la testimonianza del pittore Santelli, vari affreschi
e oggetti di valore tali da definirla come la più
bella villa di Signa.
IL
CASTELLO
Il Castello è situato nella parte più
alta del paese, sulla rive destra del fiume Arno e
vicino alla confluenza col fiume Ombrone, in una zona
di grande importanza strategica come avamposto delle
truppe fiorentine del Quattrocento. Nonostante i mutamenti
avvenuti nei secoli consisteva in una cerchia di mura
abbastanza schematica e ovoidale, costruita circa
nel IX secolo per difendersi dai saccheggi dei predoni
barbari, ed in particolare, di quello avvenuto nell'825
quando alcuni vascelli vichinghi risalirono l'Arno
per depredare il palazzo del vescovo di Fiesole. Le
mura sono in parte distrutte e tutt'oggi visibili
solo in alcune zone del paese come nel convento delle
suore passioniste mentre sono rimaste intatte quattro
alte torri (tra cui il Torrino e la Torre di Settentrione).
Il Castello di Signa disponeva di tre porte situate
in punti strategici e ben definiti per la sicurezza
del paese: la porta di San Miniato, ancora esistente,
nella zona a Sud-Ovest e tutt'oggi ornata dagli stemmi
del Comune di Firenze, della casa d'Angiò e
di Parte Guelfa, la porta di Via Dante Alighieri nella
parte a Nord-Est di cui, nonostante sia stata distrutta,
è possibile vedere alcuni resti ed infine la
porta di Via dell'Orologio, destinata a mettere in
comunicazione il Castello con il ponte sull'Arno.
Proprio quest'ultimo simboleggiava l'importanza che
aveva Signa in quel tempo poiché era l'unica
via, ad eccezione di quella di Fucecchio sulla via
Francigena, a poter collegare la vicina città
di Firenze con quella di Pisa e quindi con il mare.
Sono incerte le informazioni sulla sua origine anche
se ci sono testimonianze che collocherebbero la costruzione
del ponte prima del 1217. Originariamente era di struttura
lignea ma più volte venne distrutto o ne fu
modificato l'aspetto per soddisfare lo sviluppo urbano.
Secondo le cronache e i documenti giunti a noi, era
costantemente monitorato e riparato come accadde nel
1333 quando una piena distrusse a Firenze Ponte Vecchio
e il ponte di Signa subì danni più o
meno gravi.
ORIGINI
L'origine di Signa e il periodo della sua fondazione
è assai incerto, vista la scarsità di
notizie e di documenti; mentre sono varie le ipotesi
fatte in proposito che collocherebbero l'origine in
un periodo compreso tra la nascita della civiltà
etrusca e il pieno sviluppo di quella romana. Gli
studiosi più recenti hanno affermato che questo
sarebbe il periodo più probabile per la nascita
di Signa vista la sua posizione lungo l'asse di comunicazione
Fiesole-Pisa che contribuì fortemente al suo
sviluppo. Proprio il commercio sarebbe, quindi, il
motivo principale della nascita del paese che, per
la vicinanza al fiume Arno, garantiva vantaggi commerciali
poiché l'unico tratto navigabile sul fiume
nella stagione estiva era quello tra Signa e Pisa.
CENNI
STORICI
Rari sono i documenti riguardanti Signa nel periodo
compreso tra le invasioni barbariche e la dominazione
dei Franchi. Secondo quanto riportato dallo storico
Salvi nella Storia di Pistoia dell'anno 1656, l'imperatore
Carlo Magno, dopo aver stipulato un trattato di pace
a Pistoia, si diresse verso Firenze e donò
al capitano di corte Mainetto Fabroni il castello
di Signa. Anche riguardo a questo fatto sono stati
sollevati dei dubbi sulla veridicità di quanto
avvenuto come lo stesso storico V. Capponi ha sostenuto
che la famiglia Mainetto non sarebbe giunta a Signa
prima del 1344. I documenti più attendibili
risalgono tuttavia al 977 o al 978 (la prima data
secondo il Repetti, la seconda secondo lo storico
Daivdsohn), anno in cui la contessa Willa donò
la Pieve di San Giovanni Battista e la pieve di San
Lorenzo al Capitolo Fiorentino. Da varie fonti si
pensa che Signa abbia ottenuto molta fama nella zona
di Firenze durante il Medioevo, soprattutto per due
motivi: la religione e, come lo era stato in epoca
romana, la posizione geografica. Per quanto riguarda
laspetto religioso, Signa era conosciuta soprattutto
per il culto della Beata Giovanna i cui miracoli non
solo avevano suscitato la grande devozione da parte
dei fedeli, ma contribuirono anche alla crescita della
produzione artistica a Signa, attraverso copiose opere
dedicate alla "Beata" tra le quali gli affreschi
della Chiesa di San Giovanni Battista. Il sito di
Signa, invece, aveva assunto grande importanza per
la posizione strategica e il commercio, soprattutto
dopo la costruzione del ponte sull'Arno, unico ponte
fino al XIV secolo a collegare le due rive dellArno
e la più importante via di collegamento tra
Firenze e Pisa fino al Novecento. Per questo motivo
il paese venne assediato dal lucchese Castruccio Castracani
nel Trecento, periodo delle sanguinose battaglie tra
Guelfi e Ghibellini. Castruccio, che divenne ghibellino,
riportò un incredibile vittoria sui fiorentini
nel 1325 ad Altopascio, e una volta giunto a Carmignano
intraprese un lungo assedio contro Signa che, alla
fine, fu conquistata. Nel paese Castruccio insediò
il suo quartier generale, battendo perfino delle monete
che chiamò castruccini, e con il controllo
su Signa riuscì ad impedire l'arrivo di rifornimenti
a Firenze. Vari mesi dopo, però, vedendo che
Firenze stava preparando un nuovo attacco, decise
di dare fuoco al Castello di Signa e incendiare il
ponte sull'Arno per fermare l'avanzata fiorentina.
La parte guelfa cercò di riconquistare Signa
con un tentativo che finì male. Dopo l'assedio
Castruccio lasciò il paese anche se questi
episodi scatenarono altre battaglie che si conclusero
con la pace di Sarzana nel 1350. La fama di Signa
è testimoniata anche da Dante il quale afferma
nella Divina Commedia, al XVI Canto del Paradiso,
che all'epoca il Gonfaloniere di Firenze, Fazio dei
Moriubaldini, veniva proprio dalla cittadina signese.
Nel periodo tra la fine del Medioevo e gran parte
del Settecento furono pochi i fatti rilevanti a Signa.
Il più importante episodio fu quello del gravoso
saccheggio delle milizie di Filiberto d'Orange, che
depredò le campagne fiorentine per far tornare
al potere i Medici dopo che furono cacciati e fu proclamata
la Repubblica a Firenze. Alcuni importanti documenti
affermano, inoltre, che Leonardo da Vinci avesse trascorso
vari soggiorni a Signa e si fosse recato più
volte presso il Passo delle Fate, a pochi chilometri
dal centro cittadino. Nel Seicento e nel Settecento
non ci fu nessun altro importante evento almeno fino
alla fine del 1700, quando si trasferì a Signa
il bolognese Domenico Michelacci il quale, attraverso
le sue esperienze di coltivazione e lavorazione della
paglia, avviò una produzione a larghissima
scala di cappelli che segnò la produzione artigianale
signese. Le opere di paglia signesi vennero infatti
esportate e conosciute in tutto il mondo con il nome
di "Cappelli di paglia di Firenze" e Signa
venne riconosciuta come uno tra i più importanti
centri artigianali che gli sono valsi in seguito lappellativo
di Città della Paglia. La fama dellartigianato
di Signa giunse anche alla corte del Luigi XVI, che
richiese infatti proprio uno dei cappelli di paglia
prodotti nel paese. Altra attività di notevole
importanza fu quella realizzata dalla "Manifattura
di Signa" nel settore della ceramica artistica,
molto apprezzata da Gabriele D'Annunzio. L'attività,
cessata da circa 60 anni, è stata ripresa negli
ultimi anni da vari artigiani locali. Durante la spedizione
dei Mille accade un altro importante evento per il
paese poiché Giuseppe Garibaldi soggiornò
a Signa e in particolare nella zona degli "Arrighi"
presso la villa di un fidato amico. Il Novecento rappresentò
per Signa un secolo sia di grandi conferme sia di
eventi particolarmente gravi a livello storico, sociale
ed economico. Agli inizi del secolo il paese riconobbe
nell'artigianato e nella lavorazione della paglia
un punto fermo per l'economia signese ma col passare
del tempo proprio questo tipo di tradizioni subì
la concorrenza di città industrializzate più
importanti, come Firenze, a tal punto che varie produzioni
cessarono. Con l'avvento del Fascismo, come nel resto
di Italia, a Signa si diffuse una politica interamente
incentrata sulla figura di Benito Mussolini e sulle
leggi razziali. Varie furono le forme propagandistiche
che coinvolsero la comunità signese, specialmente
di attività tutte incentrate a raccogliere
il maggior consenso possibile. In Piazza Cavallotti,
che divenne durante il ventennio fascista Piazza 28
ottobre, fu abbattuto il monumento di Felice Cavallotti
e fu il luogo principale ove il partito fascista organizzava
le proprie manifestazioni come i saggi ginnici. Durante
la Seconda Guerra Mondiale Signa subì molti
danneggiamenti ad opera di fascisti e nazisti soprattutto
durante il periodo della Resistenza. Il 13 agosto
del 1944 nei pressi di Signa tredici persone, tra
le quali molte erano signesi, vennero fucilate dopo
una rappresaglia contro un soldato tedesco. La liberazione
di Signa avvenne per opera dei partigiani e, in seguito,
anche dell'esercito alleato. Nell'aprile del 1946
si svolsero le prime elezioni amministrative. Nel
novembre del 1966 Signa e i comuni limitrofi furono
inondati dall'Arno durante l'Alluvione di Firenze.
Secondo alcuni dati fu inondata il 70 % della zona
signese: se la vasta parte di territorio sommerso
dovette sopravvivere con mezzi di fortuna, anche la
parte non sommersa, quella del Castello, subì
gravi disagi rimanendo a lungo isolata. I primi aiuti
giunsero dai volontari residenti a Signa e successivamente
da 100 volontari della Misericordia Croce Verde, dai
Vigili Urbani di Viareggio, dal 78° reparto della
Fanteria Lupi di Toscana, dai Vigili del Fuoco di
Parma e Reggio Emilia da cui arrivarono anche il Circolo
Gramsci e la Federazione del P.C.I., vari mezzi di
sostentamento furono portati dai Comuni di Prato,
Calenzano e Lamporecchio e dalla Francia attraverso
il Secours Populaire Français. Il Palazzo Comunale
e le Suore Passioniste del Castello offrirono letto
e alloggi per 140 sfollati. Gravi furono poi i danni
subiti con la totale perdita del bestiame, la distruzione
dei campi coltivati oltre alla crisi degli alloggi
visto che le case inondate era risultate inabitabili.