Savoca
è un comune della provincia di Messina. Il
capoluogo comunale si trova a 303 metri s.l.m. e conta
106 abitanti. La maggior parte della popolazione abita
le frazioni di Rina e San Francesco di Paola che si
trovano nei pressi della Fiumara d'Agrò nell'omonima
valle. Questo piccolo borgo ottiene notorietà
con il film "Il Padrino" del 1972 di Francis
Ford Coppola (ancora oggi è presente il piccolo
bar dove il personaggio interpretato da Al Pacino
incontra il padre della futura sposa). Qui vennero
girate gran parte delle scene "siciliane".
ETIMOLOGIA
Deriva dalla pianta del sambuco (savucu in dialetto)
che un tempo proliferava spontanea nella zona. Un
ramoscello di sambuco è raffigurato nello stemma
medievale del paese.
DA
VISITARE
Il Castello Pentefur
La Chiesa Madre
La Chiesa di San Michele
La Chiesa di San Nicolò contenente la statua
di S. Lucia, la padrona di Savoca
La Chiesa del Calvario
Il Museo storico ed etnoantropologico
Le Catacombe situate all'interno del Convento dei
Cappuccini, con mummie di notabili di Savoca.
GASTRONOMIA
Solo qui, la famosa granita siciliana al limone è
servita con la zuccarata, il biscotto locale. Savoca,
poi, fa uno speciale pane cunzatu (condito con olio
di oliva, peperoncino e origano) e a cuzzola, pasta
fresca a lievitazione naturale, fritta in olio di
oliva e arrostita sul carbone. Passando allarte
pasticcera, come non ricordare la torta al limone,
le paste secche alla mandorla e i cannulicchi in cialda
croccante farciti con cioccolata, crema pasticcera
e al limone? Le tagliatelle di pasta fresca fatte
a mano, condite con finocchietto selvatico e ragù
di maiale, sono la prima delizia che offre Savoca.
In alternativa, i maccarruna (maccheroni di pasta
fresca con le cotiche di maiale, solo in estate sostituite
dalle melanzane) e, tra i secondi, la tagghiata, una
grigliata di carni suine e ovine di produzione locale,
tagliate con maestria dai macellai della
Valle dAgrò.
ORIGINI
E CENNI STORICI
1134, il re normanno Ruggero II fonda la baronia di
Savoca unendo sotto la sua giurisdizione molti villaggi
dorigine saracena; il territorio è affidato
pro tempore allArchimandrita del monastero del
Santissimo Salvadore di Messina, che resterà
barone di Savoca per molti secoli. 1282, Savoca partecipa
alla rivolta dei Vespri Siciliani e, in seguito, alla
quinta Crociata. 1308, nelle tre principali chiese
di Savoca si officia secondo il rito cristiano dOriente
dei monasteri basiliani. 1351, il castello di Savoca
assume rilevanza strategica nella turbolenta storia
dellepoca; lArchimandrita vi soggiorna
quasi stabilmente con la sua corte e da qui amministra
i beni che possiede in Val Demone; nel 1408 è
documentata la presenza ebraica: i circa trecento
giudei hanno una sinagoga vicino al palazzo della
Curia. 1440, il censimento fa registrare 5145 abitanti
(nello stesso anno Catania non supera i 30mila). 1580,
una guarnigione spagnola presidia il litorale. 1676,
il 3 novembre i notabili di Savoca firmano con il
comandante dellarmata francese venuta in soccorso
dei messinesi, ribellatisi al dominio spagnolo, una
vantaggiosa e onorevole capitolazione
che prevede diverse concessioni, con principi di democrazia
e giustizia sociale. 1812, cessa di esistere la baronia
di Savoca; a seguito dellabolizione del feudalesimo
e dellentrata in vigore del nuovo ordinamento
Borbonico, il paese diventa capoluogo di circondario
e sede di uffici giudiziari. 1948, Savoca riacquista
lautonomia comunale perduta nel 1928.
GLI
ASPETTI PARTICOLARI
Nel 1962 Leonardo Sciascia descrisse un centro storico
in rovina. Oggi il borgo ci accoglie con le strade
lastricate con blocchi di basalto di pietra lavica,
le case restaurate con i tetti di coppi siciliani,
i portali e le finestre in pietra locale, gli eleganti
prospetti che propongono i colori dellantica
Savoca, rendendo attuale lelogio di uno storico
del Settecento, Vito Amico: Presentano leggiadria
gli edifici dei cittadini, ma ineguali sono le vie
giusta lindole del declive terreno. Se
osserviamo la conformazione urbanistica, vediamo che
le abitazioni sono raramente contigue, ma più
spesso separate da strapiombi, spezzate dalla roccia,
dove cresce spontanea la pianta del sambuco, a ricordarci
il nome del paese. Ruderi, vicoli e cisterne scavate
nella roccia conferiscono al luogo un fascino particolare,
tanto più che è dominato dal castello
Pentefur, forse costruito dagli arabi e poi ampliato
dai normanni, ma che porta anche leco dei misteriosi
fondatori aborigeni. Nel medioevo Savoca era una città
murata chiusa da due porte, una delle quali esistente.
Dalla trecentesca Porta della Città, costituita
da un arco a sesto acuto in pietra locale, si accede
al centro storico, dove subito sincontrano lantico
Municipio e il Palazzo Archimandritale, di cui rimangono
poche vestigia. Qui vicino si trovava la sinagoga
ebraica, documentata fino al 1470. La Chiesa di San
Michele, di epoca anteriore al 1250, era anche il
luogo di culto del castello, caro agli Archimandriti.
Sul prospetto spiccano due bellissimi portali in stile
gotico-siculo con archi in pietra arenaria: linterno,
a navata unica, parzialmente rifatto in stile barocco,
contiene diverse opere darte, tombe gentilizie
e affreschi. Il non credente che si convertiva al
cristianesimo, secondo una documentata tradizione,
doveva scalare a ginocchioni, in atto
di penitenza, i suoi sette gradini, per poi ricevere
il battesimo. La Chiesa di San Nicolò, impropriamente
detta di Santa Lucia poiché custodisce la statua
della patrona di Savoca (quella di San Nicolò
è stata venduta), risale all'inizio del XIII
secolo e apparteneva anchessa all'Archimandrita.
Costruita su un massiccio spuntone di roccia, sembra
protesa sul vuoto. Un tempo vi officiavano i cappellani
greci, oggi si presenta a tre navate e con un vago
aspetto di fortezza dominante la valle sottostante.
È stata uno dei famosi set del Padrino insieme
al Bar Vitelli, ospitato a Palazzo Trimarchi, edificio
di architettura settecentesca. Ma il più importante
monumento di Savoca è la Chiesa Madre del XII
secolo, alla cui giurisdizione erano soggette tutte
le altre chiese, urbane e rurali, del territorio.
È a tre navate con capitelli in stile romanico.
La costruzione originaria ci porta al periodo normanno.
Nei suoi sotterranei si mummificavano i cadaveri e
ancora oggi esistono i locali in cui si praticava
lempirico procedimento. Qui cera la cattedra
dellArchimandrita: sul soglio ligneo, che si
conserva ancora, è effigiato lo stemma archimandritale.
Recentemente sono affiorati affreschi murali tardo-medievali
riconducibili alliconografia bizantina: un dipinto
raffigura San Giovanni Crisostomo, il padre della
chiesa cristiana dOriente. Accanto alla chiesa
Madre si nota una costruzione tardomedievale con finestra
a bifora cinquecentesca. Immancabile la visita alle
catacombe, dove fino al 1876 si mummificavano i cadaveri
secondo luso egizio. I resti mortali dei notabili
locali, dei patrizi e degli abati, vestiti con abiti
del primo Ottocento, sono visibili nelle nicchie della
cripta del Convento dei Cappuccini, fondato nel 1574.
Da visitare infine il Monte Calvario, antico eremo
che nel 1736 i gesuiti trasformarono in chiesa. Qui
si trova il percorso della Via Crucis, le cui stazioni
sono parzialmente scavate nella roccia.