Mistretta
è un comune che si trova in provincia di Messina,
nella Sicilia centrale, nel territorio del Parco dei
Nebrodi. La cittadina è sita su un colle a
circa 1000 metri sul livello del mare nei boscosi
monti Nebrodi, ricchi di selvaggina e famosi fin dallantichità
per il loro splendore. La cittadina si trova a metà
tra Palermo e Messina e la statale 117 collega in
pochi minuti Mistretta al mare (15 chilometri circa)
creando un suggestivo binomio montagna-mare, infatti,
il panorama che si può ammirare dalle parti
più alte del paese è spettacolare, dai
boscosi monti si scende con lo sguardo fino al mare
con sullo sfondo le Isole Eolie e, se a questo si
aggiunge che durante linverno spesso il paese
è ricoperto di neve, lo scenario cui si può
assistere è unico.
ETIMOLOGIA
Documentato con il nome di Mistrecta, si riferisce
all'antico pregreco Amestratos, di interpretazione
oscura.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Lorigine precisa di Mistretta nella profonda
notte dei secoli. Le leggende vogliono questa città
fondata dai Ciclopi, antichi abitanti della Sicilia
secondo la Odissea, alcuni storici affermano
che è stata fondata dai Fenici, ma molto probabilmente
le sue origini risalgono ai Sicani, primo popolo abitante
della Sicilia insieme ai Siculi, come dimostrano le
antiche costruzioni in pietra e gli oggetti di ceramica
ritrovati nel territorio circostante alla città,
molto simili a reperti di civiltà sicana ritrovati
nell'Asia Minore. In ogni caso, le origini di questa
cittadina sono incerte e spesso la storia si confonde
con il mito, tuttavia, intere generazioni di storici,
a cominciare dalle prime documentazioni di età
greca e romana, hanno cercato di risalire alla nascita
di questa cittadina, sicuramente tra le più
antiche della Sicilia. chiaro, è lorigine
semitica della nomenclatura, che sembrerebbe indicare,
qualunque sia linterpretazione che si vuol accettare,
una presenza fenicia nella zona in cui sorge oggi
lattuale centro di Mistretta, infatti Astarte
era una divinità fenicia e larcheologia
ci suggerisce la presenza di un tempio a lei dedicato.
I Greci giunsero intorno al 700 a.C. sulla costa tirrenica
siciliana e cominciarono ad insediarsi verso linterno;
si narra che un gruppo di questi, guidato da un condottiero
detto Leukaspis, fu ben accolto a Mistretta, tanto
che lo stesso condottiero fu venerato come un dio,
come ci dimostra una moneta dellepoca che raffigura
il Leukaspis ed un tempio a lui dedicato nella città,
sulle cui rovine probabilmente sorge la chiesa più
grande del paese. I greci a Mistretta divennero sempre
più numerosi e la città venne ellenizzata
pacificamente. Rapidamente la polis sicula
singrandì e si mantenne indipendente
con un suo arconte, secondo le leggi greche. Presto
si riempì di templi (su quello dedicato a Dioniso
sorge attualmente la Chiesa di San Giovanni Battista),
ginnasi, teatri, e cera anche una necropoli
sita nella pendice occidentale del monte del castello
e unaltra sita nellattuale territorio
della "Villa allegra" allingresso
della città, dove sono stati ritrovati vasi
commemorativi, frantumi di marmo con iscrizioni funebri,
ossa, cocci e altri reperti che ci segnalano lantica
presenza di una necropoli in quel luogo. Era presente
a Mistretta anche una fortezza, di cui hanno parlato
Polibio e Tucidide, che dominava la città.
Le sue macerie sono riconoscibili nella campagna antistante
il monte castello, presso cui scavi hanno portato
alla luce reperti archeologici di grande valore storico.
Sullo sfondo delle Guerre Puniche, il centro ellenico
fu posto sotto un terribile assedio dai Romani e nel
258, i consoli Ottacilo e Valerio (console), dopo
aver sconfitto molte tra le più importanti
città sicule, assediarono Mistretta per ben
due volte usando anche molte macchine belliche, come
la catapulta, per far terminare laspra resistenza
dei mistrettesi, si racconta che dopo sette mesi dinutile
assedio, i romani si ritirarono devastando vandalicamente
le campagne. In seguito giunsero in Sicilia i consoli
Attilio Calatino e Caio Sulpizio che per la terza
volta assediarono la città, questa volta i
mistrettesi, avendo avuto tutti i raccolti distrutti,
impietositi dalle lacrime delle mogli e sconfortati
dallabbandono delle città di Noma e Alesa,
città alleate, aprirono le porte della città
ai romani che dichiararono di essere indulgenti, ma
non fu così ed, infatti, su ordine di Aulo
Attilio, la città fu devastata. Silio Italico
nelle sue "Storie" ci presenta Mistretta
come un importantissimo centro che forniva ai romani
oltre al grano anche soldati ben addestrati, per questo
apparteneva alle città federate che godevano
del privilegio di pagare le tasse solo in minima parte,
compensano con uomini e frumento. Ed in effetti Mistretta
acquista importanza con i Romani per la sua posizione
dominante, divenendo punto di riferimento imprescindibile
per chi viaggiava tra il cuore della Sicilia ed il
Tirreno. Tracce storiche inerenti la città
di Mistretta si trovano nelle "Verrine"
ciceroniane in cui si narra dei soprusi commessi dal
governatore Caio Verre in varie città siciliane,
tra le quali proprio Mistretta sfruttata per lenorme
produzione di grano e per la ricchezza del centro
abitato. Fu poi con Cesare Augusto che Mistretta,
come moltissimi centri importanti, per vari motivi,
iniziò ad impoverirsi e di questa città
non si hanno più tracce storiche fino allepoca
imperiale, quando la popolazione riprese ad aumentare
e a progredire nella pastorizia, nellagricoltura
e nel commercio. Dopo la caduta dellimpero,
Mistretta divenne preda dei Vandali, poi dei Goti
ed infine fu assoggettata dai bizantini che conquistarono
lintera Sicilia nel 535 d.C. In questo periodo,
Mistretta dovette sostenere una forte fiscalizzazione
e il suo territorio fu sottoposto a ruberie e saccheggi,
ma si arricchì ulteriormente di opere darte.
A Mistretta è giunta anche la dominazione araba.
Gli Arabi dominarono il paese tra l827 e il
1070 e costruirono il Castello nel punto più
alto della città. Dopo il periodo bizantino,
la conquista musulmana rappresentò la premessa
per una nuova fioritura per i mistrettesi, infatti,
i nuovi venuti, guidati da Ibrahim Ibn Ahamed, erano
mercanti e coltivatori e volevano valorizzare gli
splendidi territori ereditati dai loro predecessori.
Dal punto di vista religioso, non vi fu una forte
penetrazione della cultura araba, ma per quanto riguarda
gli aspetti sociali e politici e lintroduzione
di nuove tecniche costruttive in edilizia o lintroduzione
di nuove colture e tecniche di coltivazione, la presenza
araba ha arricchito ulteriormente la cittadina mistrettese.
Alla dominazione araba successe quella normanna durante
la quale il castello fu ampliato ed abbellito. Il
re normanno Ruggero d'Altavilla, nel 1101, donò
Mistretta con le sue chiese, i suoi splendori e con
tutto il suo territorio al fratello Roberto, Abate
della Santissima Trinità in Mileto Calabro
e dallatto di donazione si possono ricavare
notizie storiche sul paese che in quel periodo si
stava ampliando lungo le falde del monte su cui sorgeva
il castello arabo-normanno ed entro le mura di difesa
di cui resti sono visibili nel Vico Torrione e lungo
la Strada Numea dove si apre la Porta Palermo, una
delle due antiche porte della città. Oltre
allinsediamento urbano circondato dalle mura,
vi erano numerosi "bagli", aggregati sociali
e produttivi circondati da orti, ed è proprio
dagli antichi "bagli" che hanno avuto origine
i quartieri medioevali di Mistretta ricalcati ancora
oggi nellattuale tessuto urbano del centro storico.
Il castello è più volte al centro di
operazioni militari, come nel 1082, quando Giordano,
figlio illegittimo di Ruggero, approfittando dell'assenza
del padre recatosi nelle Calabrie, tenta con la complicità
dei suoi cortigiani di usurpare il potere, insediandosi
stabilmente al governo della Sicilia, o ai tempi di
Guglielmo il Malo, quando Matteo Bonello, ricevuta
nel 1160 l'investitura della città, si fa promotore
di una cospirazione contro il monarca, che diede i
risultati sperati (ebbe come unico effetto l'uccisione
del ministro Maione di Bari). La città fu insignita
da Federico II di Svevia del titolo di "Città
imperiale" e fu successivamente infeudata a Federico
d'Antiochia e quindi a suo figlio Corrado. Fu in questo
periodo che nacque l'attuale stemma della città
raffigurante un'aquila, simbolo di potenza (essendo
una città imperiale), ed una croce, simbolo
di redenzione (era finita la dominazione araba). Con
i Normanni, i grandi latifondi, smembrati dagli Arabi,
si ricostituirono e si rafforzò ancora di più
il baronaggio. Finita la dominazione normanna, vi
fu l'occupazione angioina che fu una vera e propria
dominazione militare. Carlo I d'Angiò importò
in Sicilia un feudalesimo arcaico danneggiando l'economia
di molti importanti centri, tra cui Mistretta che
fondava la sua prosperità sull'agricoltura
e sul commercio, data la sua posizione geograficamente
strategica. Impoverita e sfruttata dai francesi che
distrussero anche i feudi normanni accorpandoli in
grandi latifondi gestiti da signori angioini senza
scrupoli e sottoposta ad infamie, ruberie e a forti
prelievi fiscali, la città di Mistretta insorse
e, nel 1282, i cittadini di Mistretta si unirono alla
rivolta dei "Vespri Siciliani". Per il gran
contributo apportato nella lotta contro i francesi,
la città fu inserita tra quelle demaniali ed
accolta nel Parlamento del Regno di Sicilia con capitale
Palermo, sotto gli Aragonesi. Durante la dominazione
aragonese, furono le baronie locali a dominare su
Mistretta. Nel 1447, re Alfonso, sancì la demanialità
di Mistretta ed i suoi Casali e, nel consentire al
ceto artigiano di entrare a far parte del governo
della città, creò i presupposti affinché,
nel XVI secolo, la città si arricchisse di
numerosi monumenti religiosi e civili. Notevoli testimonianze
del Cinquecento, fase storica di splendore per Mistretta,
ci sono date dalla magnificenza dei lavori con i quali
gli scalpellini del paese arricchirono la Chiesa Madre,
aggiungendoli ai raffinatissimi interventi dei Gagini.
Di questo periodo è pure la fondazione dellOspedale
e la "Casa dei Pellegrini", edifici ancora
oggi esistenti con le loro originarie caratteristiche.
La città, tuttavia, mentre si arricchiva di
arte (il barocco, le chiese, i palazzi, tele, sculture,
...), subiva la stessa sorte del resto della Sicilia,
la perdita del peso politico, dominata dai re di Castiglia.
Il Settecento fu anchesso periodo di benessere
per i mistrettesi, per la crescita economica dovuta
allesportazione di prodotti agricoli ed allo
sfruttamento dei boschi comunali. Mistretta diviene
quindi importante centro commerciale e sede duffici
e magazzini che consentivano una efficiente lavorazione
e commercializzazione dei prodotti. A questa ricchezza
corrisponde laffermarsi di una ricca borghesia
che, grazie alle proprie commesse, consentì
il fiorire di una serie di attività artigianali
per la lavorazione del ferro e del legno. Questa ricca
classe sociale provvide a far edificare palazzi signorili
e urbanizzò larea di proprietà
della Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria ai confini
del bosco che sovrasta la cittadina. Nel 1713 (Trattato
di Utrecht), la Spagna cedette i suoi possedimenti
in Italia allAustria, ma il principe Vittorio
Amedeo di Savoia cui spettava la Sicilia la barattò
in cambio della Sardegna e lisola passò
a Carlo III di borbone; per i mistettesi e tutti i
siciliani iniziava la dominazione borbonica. Sotto
i Borboni, Mistretta divenne totalmente gestita dai
baroni locali, dato il mal governo e lincuria
dei sovrani borbonici. La borghesia locale si preoccupò
di abbellire a ampliare la città e durante
lOttocento furono costruiti palazzi, fu messo
in opera un poderoso riassetto urbanistico, furono
abbellite le chiese con numerose opere darte,
fu aperta la biblioteca comunale. La città
riacquistò così lantica importanza
e divenne il punto di riferimento commerciale e culturale
per tutti i centri vicini raggiungendo una popolazione
di poco meno di 20.000 abitanti. Il regime poliziesco
di Ferdinando II e il malcontento diffusosi a Mistretta
presso la nascente classe media costituita da professionisti,
artigiani e massari, fecero sì che la cittadina
mistrettese fosse la prima ad insorgere contro i borboni
dopo Palermo nel 1860 contribuendo alla causa dellunità
dItalia. Successivamente Mistretta subì
le vicende di tutta la Sicilia nellItalia post-unitaria
fino ai giorni nostri. Allinizio del 900,
infatti, la Sicilia aveva quasi del tutto consumato
limmagine forte che il secolo appena concluso
le aveva permesso di costruire e consegnare, la sua
storia regionale superava in varietà e prestigio
quella delle altre regioni. Mistretta, come molte
altre città sicule in quel periodo, aveva raggiunto
l'apice del suo splendore economico, artigianale,
artistico e culturale, ma dietro ai palazzi nobiliari,
ai circoli culturali, alle fiere, alle feste di paese,
si nascondevano le sorti infauste che hanno segnato
le vicende di numerose cittadine della Sicilia. La
cittadina ha seguito il destino di gran parte dei
centri di montagna siciliani nel Novecento, ha subito
i colpi inferti dalla disoccupazione fino allo spopolamento
per emigrazione (dai 20.000 abitanti dellOttocento,
oggi sono poco più di 5.000), subisce la fuga
dei più giovani che per motivi di studio o
per cercare nuove opportunità lasciano il centro
nebroideo, vede scomparire ogni giorno parte del suo
patrimonio artistico-culturale sotto i colpi inferti
dalla negligenza e dalla delinquenza. Mistretta fu
uno dei primi comuni siciliani ad avere l'energia
elettrica e oggi nel suo comune ci sono un Tribunale,
lOspedale, la Caserma dei carabinieri, un carcere,
due licei (classico e scientifico), lAsl e sono
presenti numerose strutture e servizi che non si giustificherebbero
in un piccolo centro montano se non ricorrendo alla
sua millenaria storia. Degli antichi fasti e della
grandezza di un tempo rimangono tracce tangibili nelle
22 chiese ancora tutte attive e ricche dopere
darte di valore inestimabile, nei palazzi e
nei monumenti.
MONUMENTI
Porta
Palermo
Nel Settecento le mura della città avevano
perso la loro funzione difensiva e anche le maestose
porte della città costruite con la dura pietra
locale non venivano più sorvegliate. Le prime
notizie certe sullesistenza di porte a Mistretta
risalgono al 1475 perché vengono menzionate
in alcuni documenti dell'epoca, ma da altri documenti
successivi sappiamo che avevano perso la loro funzione
principale, tanto che nel 1771 venne concessa al Barone
Giaconia lautorizzazione a costruire sulle mura.
Il Barone costruì sulla porta da cui partiva
la strada che conduceva a Palermo rafforzandone i
contrafforti, trasformando così la maestosa
porta in una struttura portante dei suoi palazzi.
Oggi passando attraverso la porta che sorregge i palazzi
del Settecento si accede alla ripida "Via Porta
Palermo" che simmette nel cuore del centro
storico creando uno scorcio unico nel suo genere.
Fontana San Vincenzo
Adiacente alla chiesa di San Vincenzo nello spiazzale
denominato "Largo Progresso", nel 1875 fu
costruita una fontana in pietra, dal mastro scalpellino
Vincenzo Arcieri, il quale appaltò i lavori
di costruzione dellacquedotto. Dalla fontana
oggi non sgorga più acqua, ma è possibile
ammirare il mirabile lavoro realizzato dall'artigiano
mistrettese.
Fontana Palo
La città di Mistretta essendo in montagna è
ricca di acqua che sgorga in molte fontane oltre che
confluire nell'acquedotto comunale. Nel quartiere
"Palo" chiamato così perché
nel "Largo Buonconsiglio" durante il Seicento
venivano "messi al palo", cioè impiccati
i dissidenti, vi è una maestosa fontana.
Questa fontana venne costruita nel 1860 dai maestri
scalpellini locali e dai fratelli Pellegrino. Oggi
si alimenta tramite l'acquedotto comunale, ma in passato
era e collegata attraverso un sistema idraulico alle
sorgenti dette "Virdicanne".
Fontana del SS. Rosario
Vicino la chiesa del SS. Rosario, definito e pavimentato
tra il 1868 e il 1870 in seguito ad un riassetto urbanistico
della città, vi era una fontana in pietra,
eseguita dagli scalpellini Giaimo e Cannata riutilizzando
pezzi provenienti dalla "Fontana del Fruscio",
prima sita nella P.zza Vittorio Veneto.
La fontana negli anni sessanta fu spostata di qualche
centinaio di metri per facilitare il percorso delle
macchine che diventavano sempre più numerose.
La Villa Garibaldi
Nel 1873, il terreno antistante al monastero dei Padri
Cappuccini trasformato in carcere, divenne di proprietà
del comune che ne delimitò il perimetro con
mura di cinta in pietra ed inferriate in ferro battuto.
La Villa Fu dedicata a Garibaldi e a suo ricordo venne
collocato un busto marmoreo raffigurante la sua immagine,
scolpito dall'artista mistrettese Noè Marullo.
La "Villa Garibaldi" sispira allo
stile italiano che deriva dal modello del giardino
medievale, circondato da alte siepi di disegno geometrico.
Il comune acquistò a Palermo numerose piante,
anche rare e particolari, che andarono ad affiancare
quelle già presenti sul posto e curate dai
frati. Vi sono anche alberi secolari che imponenti
spiccano in questa oasi di verde nel cuore della cittadina.
La chiesa Madre (S. Lucia)
La chiesa Madre non è datata con precisione,
le prime notizie scritte su di essa risalgono al 1170,
anno in cui il Vescovo di Cefalù la donò
con tutti i suoi arredi e patrimoni ad un canonico
della sua Cattedrale. Della struttura normanna, orientata
ad est, e del suo arredo, non è rimasto nulla
e non ci sono documenti attraverso cui potervi risalire.
Nel XVII secolo venne ampliata con linnalzamento
dellabside e del transetto e la costruzione
del tiburio ottagonale rivestito di maioliche verdi
cristalline. Nel 1552, Antonino Gagini scolpì
una serie di opere tra cui LAnnunciazione, il
Risorto tra i SS. Pietro e Paolo, gli Apostoli nella
predella. Nel 1521, fu edificata la possente torre
campanaria e nel 1561 Fazio Gagini realizzò
la statua marmorea di S. Lucia. Un ulteriore ampliamento
della chiesa si ebbe nel corso del XVII sec. e riguardò
ledificazione del transetto, con la cupola poligonale
e le due cappelle mariane simmetriche (Madonna dei
Miracoli ed Santa Maria Odigitria) e della nuova zona
absidale, ad ovest, su un arco, con il presbiterio,
il coro e le due cappelle laterali del SS. Sacramento
e di S. Lucia.
Al periodo contemporaneo risalgono lapertura
del ricchissimo portale principale e di quello meridionale,
entrambi realizzati in pietra arenaria e da scalpellini
locali, oltre che la commissione e realizzazione di
opere darte figurativa e decorativa ad opera
di maestranze locali (pietra e legno), palermitane
(Marmi e argenti), dei centri vicini (tele stucchi
ed affreschi. Ad un ulteriore ampliamento seguì
la nuova dedicazione (1775), e lerezione a parrocchia
nel 1790.
Recentemente la chiesa è stata sottoposta ad
un restauro che ha portato ala luce parte degli sfarzi
che il tempo aveva nascosto.
Chiesa della SS. Trinità o San Vincenzo
La chiesa della SS. Trinità, dorigine
normanna, è da tutti erroneamente chiamata
chiesa di S. Vincenzo poiché al suo interno
si venera il Santo.
Nel 1101 venne donata dal conte Ruggero allAbbazia
della SS. Trinità di Mileto, in Calabria. Il
prospetto attuale del XVII sec. raffigurante la SS.
Trinità con tre figure umane uguali, è
affiancato da due agili campanili culminanti a guglie
coniche rivestite di tessere policrome in ceramica.
In seguito di modifiche apportate nel 1661 la chiesa
venne ampliata e ridotta a pianta quasi ellittica
e arricchita di altari.
Nei primi del Novecento sul frontone della chiesa
fu inserita la statua dellAngelo nella bara
scolpita da Noè Marullo.
Chiesa del SS. Salvatore
È una piccola chiesa ad una navata, che non
è possibile datare, molto probabilmente è
di epoca bizantina come dimostrerebbe l'affresco raffigurante
il Cristo Pantokratore datato dopo un recente restauro
al Duecento.
Chiesa di San Francesco d'Assisi
La chiesa di S. Francesco d'Assisi era inglobata nel
convento delle Benedettine, che vi dimorarono fino
al 1569, quando lo cedettero ai Padri Cappuccini trasferendosi
nel nuovo convento di S. Maria del Soccorso.
Fu solo nel 1604 che i Cappuccini ampliarono lattuale
chiesa, costituita da ununica navata ricca di
sculture lignee e dipinti. Tra le opere più
interessanti conservate in questa chiesa ricordiamo
la Pala della Madonna degli Angeli di Scipione Pulzone
del 1588, lAltare Maggiore ligneo del Sac. Biffarella
del 1742, la Sacra Famiglia con SantAnna ed
Angeli di Antonio Catalano del 1599, la Deposizione
(XVI sec) attribuita ad Antonello de Saliba e un Crocifisso
ligneo con 68 formelle ognuna delle quali è
un reliquario.
Chiesa di San Sebastiano
La chiesa è stata costruita nel XVI secolo,
di pianta basilicale a tre navate con colonne monolitiche
in pietra. Nel 1603, fu realizzato il portale principale
con la lunetta ogivale. Del XVI sec. è la primitiva
statua lignea, policroma e con parti dorate, che raffigura
San Sebastiano, patrono della città di Mistretta
a cui la chiesa è dedicata. Nel 1676 fu edificato
il campanile a quattro ordini sovrastati da una cupola
a bulbo.
Nel tempo la chiesa ha subito alcune modifiche: alla
fine dellOttocento la facciata principale è
stata ricoperta da intonaco e sono stati inseriti
sullarchitrave del portone principale e sulle
porte laterali, dei bassorilievi in stucco raffiguranti,
sulla prima, scene del martirio del Santo e, sulle
seconde, degli Angeli. Un sisma, nel 1967, ha provocato
danni tali da costringere a ricostruire buona parte
della costruzione. Linterno ne ha subito maggiormente
le conseguenze, essendo stato modificato in maniera
quasi radicale.
Nella chiesa sono gelosamente custoditi il fercolo
di S. Sebastiano con il simulacro, scolpiti rispettivamente
da Noè Marullo, tra il 1886 ed il 1904, e dai
fratelli Li Volsi(1610), ed il simulacro rappresentante
gli Angeli che sorreggono una teca con le Reliquie
del Santo.
Da questa chiesa parte l'imponente processione di
San Sebastiano che si svolge due volte l'anno.
Chiesa di Santa Caterina
Costruita tra il XIII ed il XIV secolo la chiesa è
dedicata a Santa Caterina di Alessandria. Era piccolissima
e si trovava fuori dalle mura. Nel 1493 vi fu posta
la statua marmorea della Santa, attribuita da alcuni
a Giorgio da Milano, mentre da altri ad Andrea Mancino
ed Antonio Vanella, accompagnata da attributi iconografici
generali, come la corona, e specifici, come la spada,
la ruota dentata e il libro aperto.
Sul plinto, di forma poligonale, vi è raffigurata
al centro la Santa in preghiera, incoronata dagli
Angeli, tra due ruote dentate ed affiancata da due
gruppi di tre confrati incappucciati, probabilmente
i committenti dellopera. Nel XVI secolo i cospicui
interventi di ampliamento determinano il delinearsi
della configurazione definitiva a pianta basilicale
con tre navate, transetto ed abside.
Al 1547 risalgono gli archi a tutto sesto sostenute
da colonne monolitiche con capitelli compositi e rinascimentali,
e le basi istoriate. Nel 1569 viene aperto il portale
principale, a due ordini, con larchitrave sorretto
da mensole laterali sovrastati da un arco a sesto
acuto. Nel 1572, lo scultore Baldassarre di Massa
scolpì una Cona marmorea, che circonda il simulacro
della Santa, dove vi sono raffigurati, ai lati, S.
Antonio da Padova e S. Marco, con una cornice di otto
formelle in sequenza verticale ed una orizzontale
superiore, decorate con episodi tratti dal martirio
della Santa.
Nel 1722, fu edificato il campanile con guglia conica
formata da cunei di terracotta smaltati di diverso
colore. Interessante l'acquasantiera marmorea rinascimentale,
con S. Caterina ed Angeli, e lAltare Maggiore,
realizzato con marmi misti policromi, arricchito anteriormente
da un paliotto ricamato in oro e argento, della prima
metà del Settecento, attribuito a Cosimo Cannizzaro.
Dal 1750 in poi molti cambiamenti hanno modificato
laspetto esterno ed interno della chiesa, come
la soppressione delle cappelle laterali, per edificare
la sala parrocchiale.
Chiesa di San Giovanni Battista
La chiesa di San Giovanni Battista fu costruita nel
1534, come testimonia la scritta sullarchitrave
del portale principale. Originariamente a pianta basilicale,
fu trasformata a croce latina nel 1818. Nello stesso
periodo ne venne modificato laspetto interno,
che oggi si presenta in chiave neoclassica; le colonne
e le pareti furono ricoperte da stucchi e venne realizzata
la copertura a volta delle cappelle laterali della
zona absidale.
Lopera più preziosa custodita nella cappellina
a sinistra del transetto è il Cristo che porta
la croce in legno dorato punzonato con capelli umani,
donati per voto. Notevoli sono anche la statua in
cartapesta della Madonna Assunta realizzata da Noè
Marullo, la tela centrale, raffigurante "Il battesimo
di Gesù".
Il prospetto principale è in stile romanico,
con una doppia scalinata semicircolare che conduce
allingresso principale affiancato da due leoni
in pietra recanti simboli liturgici.
Palazzo Tita
Sito nel Quartiere della SS. Trinità, di fronte
alla chiesa omonima, il Palazzo Tita, ricostruito
nel 1885 con la facciata in stile bugnato e arricchita
da putti scolpiti da Noè Marullo, ed il portale
impreziosito con meduse e mostri marini, è
uno dei più belli palazzi di Mistretta.
Palazzo Salamone-Giaconia
Il Palazzo Salamone-Giaconia, esistente già
nel Seicento e ristrutturato nel 1865, è caratterizzato
da sculture e bassorilievi in mensole, chiavi di volta
e lo stemma della famiglia nel portale. Si affaccia
sulla Piazza Concordia, totalmente in muratura, con
unalta scala in monoblocchi di pietra arenaria.
Palazzo Scaduto
Palazzo Scaduto è uno dei più antichi
d Mistretta. Venne edificato nel 1660, in stile barocco,
il cui portale principale è arricchito da due
maestose sculture laterali e da bassorilievi; allinterno
il palazzo conserva la più alta scala alla
"trapanese" di Sicilia.
Costruito dal Barone Pietro Scaduto, Giurato della
Città, diventò di proprietà dei
Baroni Bosco, alla fine del Settecento, in via ereditaria.
Nel 1816, il Barone Biagio Lipari costruisce un corpo
di casa fra lattuale Vicolo Cuscè e la
via Catania, a fianco del Palazzo Bosco. Il Barone
Antonino, figlio di Biagio, acquista dai Bosco il
palazzo e larea circostante ed inoltre diventa
proprietario della casa beneficiale Cuscè,
attigua al palazzo. Nel 1826, amplia il palazzo inglobandovi
la casa costruita dal padre e la casa Cuscè
costituendo un nuovo corpo, in via Cairoli.
Lo stemma della famiglia Lipari, il leone rampante
ai piedi di un albero, è scolpito nella chiave
di volta della porta dingresso della via Cairoli.
Il palazzo viene ereditato dal nipote Giuseppe, che
nel 1891 lo ristruttura in occasione del matrimonio
della figlia con il Barone Giaconia.
Palazzo Russo
Il Palazzo Russo è un esempio di architettura
del Settecento, con portale ad arco a tutto sesto
in pietra arenaria con alla sommità laquila
rampante dello stemma nobiliare. Allinterno
vi è una loggia che risale sicuramente ad unepoca
precedente. Il palazzo fu ultimato nel 1775 come testimonia
la data incisa su una pietra sottostante il tetto.
Ledificio fu costruito dal Barone Armao e acquistato
dal Cavalier Giovanni Russo in occasione del suo matrimonio
con Remigia Catania, circa un secolo dopo.
GASTRONOMIA
Pasta 'ncaçiata
Questo piatto è presente in quasi tutto il
territorio del messinese, ma a Mistretta è
un piatto tipico. Gli ingredienti sono semplici, come
in tutti i prodotti popolari, ma il combinare insieme
certi ingredienti e in certi modi crea dei piatti
molto gustosi.
Gli ingredienti del condimento sono: pomodori, caciocavallo
fresco, carne tritata, salame, uova sode, melanzane,
pecorino grattugiato, aglio, vino bianco, basilico,
olio, sale, pepe. Per la pasta si usano magliette
di maccheroncino.
La pasta si cuoce al dente e si mischia in una casseruola
al condimento. La casseruola viene adagiata su uno
strato di brace ardente e, una volta messo il coperchio,
viene anche coperta di brace, in questo modo la pasta
verrà cotta.
Il nome della pasta deriva proprio da questo particolare
modo di cottura, infatti "u ncaçio"
nel dialetto mistrettese è proprio il rivestire
la casseruola con la brace.
Pasta Reale (marzapane)
Tipico dolce mistrettese è la "Pasta Reale"
(marzapane), detta così perché nell'ottocento
era considerato un dolce per palati raffinati. Gli
ingredienti di base sono le mandorle e lo zucchero.
Le mandorle vengono sgusciate e finemente tritate,
mischiate allo zucchero, fino ad ottenere un impasto
compatto e oleoso. Tutto l'impasto detto "pasta",
viene lavorato fino a creare tanti pezzi con forme
varie ed artistiche (es. fiori o frutta) e poi viene
cotto al forno oppure lasciata cruda.
La tradizione voleva che, nelle feste di fidanzamento,
la famiglia della futura sposa offrisse ai commensali
questo dolce raffinato.
Provola
I formaggi assumono un posto di rilievo nella cucina
mistrettese giacché il paese gode di unantica
tradizione di pastorizia. Tra i formaggi spicca la
Provola dei Nebrodi, formaggio a pasta filata (caciocavallo)
che viene prodotta principalmente in primavera con
il latte fresco delle vacche che pascolano nei vasti
terreni dell'agro di Mistretta ricchi di essense odorose
e che ha la caratteristica forma classica a pera.
Con la pasta della provola si modellano i Caci figurati
vere e proprie opere d'arte.
MANIFESTAZIONI
Festa
di San Sebastiano
La festività di San Sebastiano è celebrata
dal mondo occidentale il 20 gennaio e dal mondo orientale
il 18 agosto. A Mistretta il culto del Santo sembra
sia stato introdotto nellanno 1063, ma la devozione
a S. Sebastiano si accrebbe tra 1625 e il 1630, quando
sinvocò la sua intercessione per fermare
la terribile epidemia di peste che affliggeva tutta
la Sicilia.
A Mistretta la festa del Santo si svolge due volte
l'anno, proprio il 20 gennaio, la data in cui la chiesa
ricorda San Sebastiano e il 18 agosto, sia perché
è la data in cui il Santo viene commemorato
nel mondo orientale e sia per consentire ai numerosi
emigranti del paese di poter tornare ad assistere
alla festa approfittando delle vacanze estive.
A gennaio la festa si svolge in tono minore, ma si
tratta ugualmente di un giorno solenne per tutti.
Nessun cittadino di Mistretta rimane a casa mentre
la statua del Santo con la macchina processionale
(vara) viene portata in giro per le vie del paese,
spesso di corsa, sulle spalle di decine di uomini
in costumi tipici del Seicento. Invece, è in
agosto che la processione raggiunge gli apici di folklore
e religiosità. La pesante vara il legno massiccio
e oro su cui è posta la statua del Santo è
portata a piedi scalzi da 60 cittadini che hanno il
posto assegnato, spesso tramandato dai padri, ed è
preceduta nella sua corsa per tutto il perimetro della
città, da una varetta che contiene le reliquie
di San Sebastiano ed è piena di ceri, simbolo
di grazie ricevute, sostenuta da giovani.
Tutto il popolo corre dietro al Santo anche per le
viuzze strette del centro storico dove il fercolo
del Santo passa a stento e la città si riempie
di gente, gli emigranti di ritorno con la famiglia
e la gente dei paesi vicini attirati dallo sfarzo
e dalla grandiosità della festa.
La serata si chiude sempre con giochi pirotecnici
suggestivi e spettacolari.
Festa
della Madonna della Luce
La festa si celebra ogni anno per due giorni nelle
date del 7 e dell'8 settembre. La modalità
di svolgimento della festa è curiosa e caratteristica,
una coppia di guerrieri giganti chiamati "Cronos"
e "Mitia" seguono la statua della Madonna
trasportata per le vie della città. I giganti
sono di cartapesta e vengono portati a spalla per
le vie del paese già molti giorni prima della
festa ballando e raccogliendo le offerte. La statua
della Madonna è custodita nella Chiesa del
cimitero, fuori città, dove vi è un'antichissima
immagine dipinta su una roccia sopra la quale è
stata costruita la chiesa. La leggenda narra che per
caso venne scoperta l'immagine sacra e che vicino
ad essa vi fossero delle ossa umane di dimensioni
fuori dal comune, appunto i giganti posti a guardia
della Madonna.
Il
primo giorno la statua della Madonna "esce"
dalla chiesa per salire nel paese incontrandosi ad
un certo punto con i giganti che l'affiancano facendole
la guardia per tutto il tempo. Emozionante l'incontro
tra i giganti e la Madonna, infatti nel momento dell'incontro
i giganti si inginocchiano e fanno un inchino a Maria
in segno di riverenza.
La
Madonna e i giganti vanno poi nella Chiesa Madre di
Mistretta e sul piazzale antistante alla Chiesa, i
giganti ballano per festeggiare l'arrivo della Madre
Santa.
Il
giorno dopo, Mitia e Cronos si affiancano alla statua
della Madonna portata anch'essa in spalla da uomini
robusti e la scortano per tutto il percorso della
processione. Il simulacro risale al Seicento e raffigura
Sant'Anna che regge in mano la Madonna bambina. Il
popolo in massa prende parte alla processione.
Alla
sera, dopo avere attraversato le vie del paese illuminate
da luci colorate, la processione si avvia lungo la
strada di campagna che porta alla Chiesa del Cimitero
dove si arriva in tarda serata. Giunti in Chiesa,
dopo la lunga processione, la statua rientra per essere
ricollocata al suo posto e i giganti ballano per lultima
volta illuminati da un grande falò, ritirandosi
infine tra gli applausi di tutti.