Cefalu'
Sicilia

Cefalù è un comune della provincia di Palermo; è situato sulla costa siciliana settentrionale, a circa 70 km da Palermo, ai piedi di un promontorio roccioso. Fa parte del Parco delle Madonie.

ORIGINI E CENNI STORICI
Tracce di frequentazione del sito risalgono all'epoca preistorica, in particolare in due grotte che si aprono sul lato settentrionale del promontorio su cui sorse la città. A un insediamento pre-ellenico si riferisce la cinta muraria di tipo megalitico, datata alla fine del V secolo a.C., che circonda l'attuale centro storico ed è in gran parte ancora conservata, e il contemporaneo "tempio di Diana", un santuario costituito da un edificio megalitico, coperto con lastroni di pietra di tipo dolmenico che ospita una precedente cisterna più antica (IX secolo a.C.).
Nel IV secolo a.C. i Greci diedero al centro indigeno il nome di Kefaloidion, dal greco kefalé, ovvero "capo"; riferito probabilmente al suo promontorio.
Nel 307 a.C. venne conquistata dai Siracusani e nel 254 a.C. dai Romani, che le diedero in latino il nome di Cephaloedium. La città ellenistico-romana ebbe una struttura urbanistica regolare, formata da strade secondarie confluenti sul principale asse viario e chiusa ad anello da una strada che segue il perimetro della cinta muraria.
Nel periodo del dominio bizantino l'abitato si trasferì dalla pianura sulla rocca e restano tracce di lavori di fortificazione di quest'epoca (mura merlate), oltre a chiese, caserme, cisterne per l'acqua e forni). La vecchia città non venne tuttavia del tutto abbandonata, come prova il recente rinvenimento di un edificio di culto cristiano, con pavimento in mosaico policromo risalente al VI secolo.
Nell'858, dopo un lungo assedio, venne conquistata dagli Arabi, che le diedero il nome di Gafludi, e fece parte dell'emirato di Palermo. Di questo periodo si hanno tuttavia notizie scarse e frammentarie e mancano anche testimonianze monumentali.
Nel 1063 fu liberata dai Normanni di Ruggero I e, nel 1131, fu rioccupato l'antico abitato sulla costa, rispettando la struttura urbana preesistente: a questo periodo risalgono parecchi dei monumenti cittadini, quali:
la chiesa di San Giorgio e il lavatoio di via Vittorio Emanuele
Il chiostro del duomo e il "Palazzo Maria" (forse domus regia di Ruggero II) in piazza del Duomo
l'Osterio Magno sul corso Ruggiero.
Precisamente al 1131 è datata in particolare la basilica cattedrale.
Tra la metà del XIII secolo e il 1451 passò sotto il dominio di diversi feudatari e da ultimo divenne possedimento del vescovo di Cefalù.
La storia successiva di Cefalù si può assimilare a quella della Sicilia e del resto dell'Italia. Nel 1752 vi si iniziano a stabilire i consolati stranieri (Francia, Danimarca, Olanda, Norvegia e Svezia) e la città diventa meta del Grand Tour. Durante il Risorgimento vi venne fucilato il 14 marzo 1857 il patriota Salvatore Spinuzza. Dopo lo sbarco di Garibaldi la città proclamò la sua adesione al Regno d'Italia nel gennaio del 1861.
Oggi è una località marina e una meta turistica per le sue spiagge e le opere d'arte che conserva.

MONUMENTI
Il centro storico di Cefalù, ha un impianto medievale caratterizzato da strade strette, pavimentate con i ciottoli della spiaggia e il calcare della Rocca.

Basilica-Cattedrale
Secondo la leggenda il duomo ("basilica cattedrale") di Cefalù sarebbe sorto in seguito al voto fatto al Santissimo Salvatore da Ruggero II, scampato ad una tempesta e approdato sulle spiagge della cittadina. La vera motivazione sembra piuttosto di natura politico-militare, dato il suo carattere di fortezza.

Le vicende costruttive furono complesse, con notevoli variazioni rispetto al progetto iniziale, e l’edificio non fu mai completato definitivamente. Un ambulacro ricavato nello spessore del muro e la medesima copertura, costituita da tre tetti, di epoca e tecnica costruttiva diversi, testimoniano dei cambiamenti intervenuti nel progetto.

Storia costruttiva
Il duomo sorse su un’area già da tempo urbanizzata, al di sopra dei resti di una strada romana ed un mosaico paleocristiano). L'edificazione ebbe inizio nel 1131 e nel 1145 furono realizzati i mosaici nell’abside e sistemati i sarcofagi porfiretici che Ruggero II aveva destinato alla sepoltura sua e della moglie. Dal 1172 si ebbe un progressivo abbandono e nel 1215 Federico II trasferì a Palermo i due sarcofagi reali. Subito dopo, probabilmente, fu intrapresa la definitiva sistemazione della parte esterna e la facciata fu completata nel 1240. La Cattedrale venne consacrata nel 1267 dal cardinale Rodolfo, vescovo di Albano. Infine tra le due torri fu inserito nel 1472 un portico, opera di Ambrogio da Como.

Il mosaico paleocristiano
Le esplorazioni condotte nel duomo hanno portato alla luce un lacerto di mosaico policromo assegnabile al VI secolo: un campo centrale di cui si conservano alcune figure (un colombo in atto d’abbeverarsi, resti di almeno altri due volatili, due alberelli e un fiore gigliato), incorniciato da una motivo di ogive e squame nei colori rosso, bianco e nero e, almeno su un lato, da una fila di quadrati in diagonale con rosetta centrale. Il repertorio decorativo trova confronti in Sicilia (basilica della Pirrera a Santa Croce Camerina) e, in Africa settentrionale, (edifici di culto di El-Djem, Sbeitla e Cartagine).

Il mosaico è da porre in relazione con una struttura muraria e con tre sepolture ed era verosimilmente pertinente ad una basilica bizantina, della quale non è però possibile ricostruire la planimetria a causa della presenza delle sovrastanti strutture del duomo. I materiali rinvenuti nei sondaggi attestano una frequentazione nell’area almeno fino all’VIII secolo, epoca in cui Cefalù divenne sede episcopale.

Sant'Oliva
Si trova sul lato sud di via Candeloro (in origine un torrente), alle spalle dei Seminario Vescovile. Fu edificata nel 1787 ed è sede della devozione del "settenario". La semplice facciata, affiancata da due piccoli campanili, presenta un portale in tufo con arco a tutto sesto, sormontato da una finestrella ad arco ribassato e con coronamento a timpano. Lo scalino di ingresso reca la data di edificazione della chiesa. L'interno è a navata unica.

San Sebastiano
Prospetta su piazza Marina e risale forse al 1523, data che si leggeva sull'antica facciata. Dipende attualmente dal "collegio di Santa Maria", istituito (1743-1770) dal vescovo Gioacchino Castelli nell'adiacente convento di Santa Maria di Monte Carmelo. Il convento era stato fondato nel 1578 ad opera di frate Alberto da Monaco e fu successivamente ingrandito da Matteo Orlando, vescovo di Cefalù (1674 -1694). La chiesa ha navata unica, con due nicchie affrescate per lato sulle pareti laterali. Sull'altare maggiore si conserva un tabernacolo dorato tardo-seicentesco.

Sant'Andrea
Sorge in fondo a via Porto Salvo, quasi in asse con Porta Pescara o Porta di Mare. La chiesa apparteneva al convento dei frati Minori Osservanti, fondato nel 1560 presso la precedente chiesa di Santa Maria di Porto Salvo. Il convento è oggi scomparso e la chiesa è sconsacrata e utilizzata come sede dell'"Associazione dei marinai d'Italia": ne restano visibili solo due portali architravati. Da qui proviene forse una statua marmorea di "Madonna con il Bambino", oggi nel Palazzo vescovile.

San Leonardo
Si trova sul lato sud di via Porto Salvo. Originariamente dedicata a San Giorgio, viene citata in documenti del 1159 e del 1252 ed è attribuita (Fazello, Carandino, Passafiume, Auria) ad una fondazione di [Ruggero II di Sicilia|Ruggero II] precedente a quella del duomo. Venne restaurata nel 1558 e sembra aver quindi ricevuto la titolatura attuale. Nel 1648 fu annessa alla "Casa delle orfanelle riparate" dal vescovo Marco Antonio Gussio e nel 1875 fu nuovamente restaurata dal vescovo Ruggero Biundo. Restano tracce dell'originario portale centrale, attualmente tamponato, con arco a sesto acuto in conci di pietra e colonnine binate con capitelli a motivi floreali, poggianti su palmette che richiamano simili decorazioni del duomo. L'interno a navata unica, presenta sul fondo un coro con due tribune sovrapposte:, quella superiore affacciata sulla navata con un profondo arcone. La parte inferiore dell'arcone è chiusa da un muro sul quale si aprono tre arcate della tribuna inferiore, più grande quella centrale: le arcate sono decorate da cornici in stucco e danno accesso a cantorie settecentesche in legno scolpito, sporgenti sulla navata.

Immacolatella
Sul lato nord di via Mandralisca, di fronte al palazzo Piraino, venne edificata nel 1661 dal sacerdote Matteo Piscitello e dedicata all'Immacolata, dichiarata patrona della città nel 1655. Ospitava la congregazione del Santissimo Salvatore, che aveva il compito di assistere i moribondi. La chiesa è stata restaurata nel 1986. La semplice facciata ha un portale cuspidato, sormontato da un piccola finestra circolare, e cantonali a freccia terminanti con una palla in pietra. L'interno è ad una sola navata e sopra l'altare si conserva in una nicchia una statua della Vergine con decorazioni in argento.

Palazzo vescovile e seminario
L'attuale impianto del Palazzo Vescovile si deve al vescovo Francesco Gonzaga alla fine del Cinquecento e l'edificio fu completato dal vescovo Francesco Vanni, alla fine del Settecento, dandogli forma di palazzo signorile secondo il gusto e lo stile del tempo. Il suo stemma con la data 1793 campeggia sopra il portale d’ingresso. Sul cortile prospettano le tre facciate interne del palazzo, ritmate dai balconi con cornici in tufo, con coronamento alternativamente a timpano e arcuato. Il lato in cui si apre il portale d’ingresso è dato da un corpo basso con copertura a terrazza, che permette la comunicazione con il contiguo seminario. Recentemente l’aggiunta di un piano ha appesantito il complesso. Il seminario venne fondato presso il palazzo vescovile dallo stesso vescovo Francesco Gonzaga nel 1590. Presenta una facciata suddivisa in tre settori di ampiezza irregolare. Il settore di destra, più ampio è ripartito da larghe lesene coronate da mensole sporgenti e ha al centro un balcone al piano nobile, con cornice e timpano in tufo; al di sotto si aprono un portale e due finestre, prive di decorazioni. Gli altri due settori sono ripartiti da lesene, più strette, limitate alla parte superiore e presentano balconi maggiormente articolati, con timpano ad arco spezzato e cornici marcate, in pietra lumachella; l’ultimo piano, ha una breve loggetta e una cornice aggettante.

Teatro comunale
Sito in via Spinuzza, di proprietà dei baroni di Bordonaro, ha avuto una storia travagliata: chiuso e riaperto parecchie volte, fu addirittura adibito a lazzaretto in occasione di un’epidemia di peste. Dagli anni '20 fu utilizzato anche come cinema, Fu abbandonato negli anni '80 e passò in proprietà del Comune che ne ha iniziato i restauri. La sala ha tre ordini di palchi. Conserva una decorazione pittorica del 1885 di Rosario Spagnolo (tela del soffitto, fondali e sipario).

FESTE:
'A vecchia strina
Secondo il folklore cittadino, "'a vecchia strina" è una figura di vecchia benefica che la sera del 31 dicembre porta doni ai bambini buoni e carbone e cenere per quelli cattivi, come in altre città siciliane fanno "i morti". Nei giorni precedenti ai bambini si raccomanda di non fare troppo rumore perché “a vecchia strina du casteddu si ‘nna adduna”: la sua dimora è infatti immaginata sulla Rocca. La sera della vigilia i ragazzi più grandi girano per le strade suonando "i rinali" (latte e vasi rotti), mentre ai bambini che vanno a dormire si raccomanda di tenere gli occhi chiusi, se non vogliono che la vecchia venga "cu spitu infucatu" a bruciare loro gli occhi.

L’"ottava del Corpus Domini" corrisponde agli otto giorni del mese di giugno, da giovedì a giovedì, nei quali si celebrava la festa del Corpus Domini, con le processioni degli aderenti alle varie corporazioni che portavano i grandi stendardi custoditi all’interno della Cattedrale.
Le corporazioni riconosciute dalla città, che si alternavano nei giorni di festa erano:
“i mastri nichi”: i giovani "mastri" delle varie categorie artigiane;
“gli uccera”: ossia i macellai,
“i piscatura": i pescatori, un tempo considerato la forza economica della città;
“i viddani”: i contadini, ai quali era affidata l’organizzazione dei carri allegorici ispirati alla vita dei campi e ai prodotti della terra, le primizie;
“i marinari di rivela”: i marinai di velieri, che nonostante provenissero per la maggior parte dal ceto dei pescatori si distinguevano per la loro esperienza di navigazione;
“ parrini”: i sacerdoti, che avevano un particolare riguardo sociale, oltre – s’intende – un certo rilievo economico;
“i valantuomini” o galantuomini: un ceto aristocratico che in Sicilia, come pure a Cefalù, assolveva un ruolo di primo piano;
“i mastri granni”: letteralmente i maestri grandi, ossia la maestranza per eccellenza, che si esprimeva perlopiù nel settore edile ed artigianale, specificatamente, nel settore dell’ebanisteria.
In occasione dell’ottava, ed esattamente la domenica si faceva la “frottola”, termine con cui si intendeva non una poesia suscettibile d’essere musicata, ma la sfilata di carri allegorici lungo le vie del paese, con in testa un tamburo rullante costantemente. I carri rappresentano con i fiori, il “Santissimo Sacramento” e la vita contadina. Subito dopo il suonatore di tamburo (“tamburaro”) vi sono “frotte” di bambini che portano i “cucciddati”, pani a forma di ciambella realizzati con la farina del primo frumento dell’anno, che vengono appesi su dei bastoni, e i bambini gridano l’espressione augurale: “Viva ‘u pani”. Anticamente, quando ogni strada aveva il nome di un santo, la "frottola" si fermava e venivano recitate delle nenie inneggianti alle virtù dei cristiani.

DATI RIEPILOGATIVI

In aggiornamento

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ISTITUTO PARITARIO DON BOSCO RANCHIBILE - PALERMO
JOHN MILTON INSTITUTE - MESSINA - PALERMO
ORIENTA SICILIA - PALERMO
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