Castellammare
del Golfo è un comune della provincia di Trapani.
Basa la sua economia sul turismo e sulla pesca. Ogni
due anni vi si celebra la rievocazione storica dell'attacco
al porto da parte degli Inglesi, sventato, secondo
la leggenda, dall'arrivo della Madonna di l'assicursu
(Madonna del soccorso). La cittadina da il nome all'omonimo
golfo proscipente il castello, delimitato a est da
punta raisi e a ovest da capo San Vito.
MUSEI
Museo dellAcqua e dei Mulini (piazza Castello
- Castellammare del Golfo)
Museo Etno-Antropologico Annalisa Buccellato (piazza
Castello - Castellammare del Golfo)
Museo Naturalistico (Riserva Naturale dello Zingaro
- Castellammare del Golfo)
LOCALITA'
Balata di Baida è una frazione situata nella
campagna a circa 9 km dal capoluogo comunale e conta
circa 250 abitanti ( Fonte Istat 2001).
Scopello è una frazione, con circa 80 abitanti
( Fonte Istat 2001 ), cresciuta attorno ad un antico
baglio, distante poco più di 10 km dal capoluogo
comunale. Nei pressi si trova la Riserva Naturale
Orientata dello Zingaro e i "faraglioni di Scopello",
con l'attigua tonnara. Deve il proprio nome probabilmente
ai faraglioni o scogli (in latino scopulus, in greco
scopelos) [3].
A metà strada tra il capoluogo e la Riserva,
si trova la baia di Guidaloca, limitata dal "Pizzo
della Gnacara" e dalla "Puntazza".
Al suo interno si trova una grande spiaggia a forma
d'arco formata da ciottoli,lunga circa 400 metri.
Fraginesi è una vasta vallata che si stende
fra il "monte Sparagio" , il "monte
Inici" e il mare della baia di Guidaloca. Il
nome deriva dalla locuzione "Li fara ginisi"
(con il significato di "vampe di carbone - cenere")
e si riferisce all'uso di ricavare combustibile da
vitigni o legname accatastati. In passato località
di campagna è oggi sede di villeggiatura. Vi
si accede dalla strada statale 187.
Il castello di Inici, del quale rimangono le mure
esterne e alcuni ambienti interni, è una costruzione
fortificata, presumibilmente della seconda metà
del 1600, ai piedi del massiccio del Monte Inici.
ECONOMIA
Negli anni la produzione agricola e la pesca, tradizionali
fonti di sostentamento della popolazione, stanno progressivamente
lasciando il posto ai servizi legati al turismo. Sono
cresciuti in particolari le strutture di accoglienza
(Bed and breakfast, alberghi) e le strutture di erogazione
di servizi al turismo (diving, ristoranti).
ORIGINI
E CENNI STORICI
Castellammare nasce come porto della vicina Segesta
(Emporium Segestanorum) e fino all'arrivo degli arabi
la sua storia si identifica con quella della città
elima. Con l'arrivo degli arabi agli inizi dell'800
il paese prende il nome di Al Madarig ("la scalinata",
nome che sembra derivare dalla scalinata che dalla
parte più alta del bastione fortificato conduceva
al porto). Agli inizi del secondo millennio, Castellammare,
diviene importante fortezza dei Normanni prima, degli
Svevi poi e centro di battaglie fra Angioini e Aragonesi.
La guerra si conclude con la vittoria di Federico
II e il porto verrà interdetto alle attività
commerciali in ragione del tradimento in favore degli
Angioini. Castellammare tornerà a crescere
dopo i Vespri, nel periodo aragonese (1281-1410),
quando la cittadina fu terra baronale di proprietà
di Federico d'Antiochia e diventa importante polo
commerciale legato all'esportazione del grano. Di
questo periodo è l'amplimento del castello
sul mare. Nel settecento e nell'ottocento il paese
continua ad ampliarsi, avendo come fulcro del proprio
sviluppo economico il porto. La cittadina ha dato
i natali a diverse figure di spicco della mafia americana
dei primi anni del '900: Vito Bonventre, Stefano Magaddino,
Salvatore Maranzano, Giuseppe "Joe" Aiello,
Joseph Ristuccia, Michael Monte e Joseph Bonanno.
Dal nome della cittadina deriva anche il termine "guerra
castellammarese", sanguinosa guerra di mafia
combattuta tra il clan di Joe Masseria e il clan di
Salvatore Maranzano. Poco dopo l'unità d'Italia,
il 30 giugno 1861, veniva introdotta anche in Sicilia
la leva obbligatoria. La norma era invisa ai siciliani
poichè da un lato non erano avvezzi all'arruolamento
obbligatorio che sotto i Borboni non esisteva, dall'altro
costringeva i giovani a stare sette anni lontani dalla
loro casa. Molti, non ottemperando all'obbligo, si
nascosero sulle montagne che circondano la cittadina.
Il 2 gennaio del 1862, circa 400 giovani capeggiati
da due popolani (Francesco Frazzitta e Vincenzo Chiofalo),
innalzando una bandiera rossa, entrarono in paese
e assalirono labitazione del Commissario di
leva e l'abitazione del Comandante della Guardia Nazionale,
trucidando i commissari governativi e bruciando le
loro case. La reazione dei piemontesi si ebbe il giorno
successivo quando da due navi da guerra sbarcarono
alcune centinaia di bersaglieri. Nei rastrellamenti
che seguirono, le forze regie trovarono solo un gruppetto
di persone, estranee alla rivolta. Fucilarono queste
persone, togliendo la vita a: Mariana Crociata cieca,
analfabeta, di anni 30; Marco Randisi di anni 45,
storpio, bracciante agricolo, analfabeta; Benedetto
Palermo di anni 46, sacerdote; Angela Catalano contadina,
zoppa, analfabeta, di anni 50; Angela Calamia di anni
70, diversamente abile, analfabeta; Antonino Corona,
diversamente abile di anni 70; Angela Romano di appena
9 anni. Si trattò di una vera e propria ribellione
contro i Cutrara, cioè contro quei
liberali che combattendo i Borboni, tramite la censuazione
dei beni ecclesiastici, si erano impadroniti della
coltre del potere. Il
termine "cutrara" , infatti, fa riferimento
a coloro che si dividono la coltre del
dominio che i piemontesi chiamarono mafia,
ma a cui si appoggiarono per mantenere un presunto
ordine pubblico.