Sassari
(in sardo Tàtari o Tàthari) è
una città capoluogo dell'omonima provincia
della Sardegna nord-occidentale e principale centro
storico del Capo di sopra dell'isola. Sassari sorge
su un tavolato calcareo lievemente declinante a nord-ovest
verso il Golfo dell'Asinara e la pianura della Nurra,
mentre a sud-est il terreno è prevalentemente
collinare e la città è circondata da
numerose valli, rinomate per la loro fertilità
dove erano coltivati gli orti. In epoca più
recente (XIX secolo) si ebbe un grande sviluppo della
coltivazione dell' olivo, e ormai gli oliveti caratterizzano
i dintorni della città. Il centro urbano costituisce
il nucleo della prospettata omonima area metropolitana
regionale. È sede dell'Università degli
studi di Sassari e sede arcivescovile (Arcidiocesi
di Sassari). In città sono presenti vari giardini
e parchi, fra i quali i Giardini pubblici (situati
al centro della città fra viale Pasquale Stanislao
Mancini e corso Margherita di Savoia), i Giardini
di via Venezia, i Giardini di Monte Rosello, Giardini
di via Vittorio nel quartiere Luna e Sole, i Giardini
di Li Punti, il Parco di Monserrato recentemente restaurato
e situato tra la SS 131 e l'asse viario di via Budapest
e il Parco di Baddimanna, grande pineta nel quartiere
Monte Rosello.
ETIMOLOGIA
L'odierno toponimo ricorre dalla metà del XII
secolo in diverse forme, fra quali anche Sassaris,
Sassaro, Sasser, Sacer, alternato con Thathari, Thathar,
Táttari, essendo non raro il passaggio ss-th
nella lingua sarda. Secondo Massimo Pittau trova riscontro
in altre località (sássari, sátzari,
sátzeri, perda'e sássari, perda'e sassu,
sássinu-a), tradotto come ciottoli di fiume
dal sardiano o nuragico, antecedente al latino saxum.
Questo conferma l'origine non medioevale, ma bensì
nuragica e forse prenuragica, dell'insediamento nelle
valli sassaresi, ricche di sorgenti e corsi dacqua.
Secondo Salvatore Dedòla, la radice originaria
sarebbe Thar- (come per Thar-ros), il cui raddoppio
è derivato dal sumerico e accadico per indicarne
le pertinenze territoriali, e persiste in altri esempi
come Buddi-Buddi. Circa l'origine del secondo toponimo
Sàssari esistono le opzioni di a-erru
(utero, bimba, sorella), a-aari (dello
stesso posto), aaru-m (dente, simbolo
del Dio Sole ama).
DA
VEDERE
Altare
preistorico di Monte d'Accoddi, unico nel suo genere
in tutto il Mediterraneo, quella di Monte d'Accoddi
è la più importante area archeologica
della Sardegna preistorica.
Mura di Sassari, nel XIII secolo cingevano la città,
intervallate da 36 torri di cui ne rimangono solo
6, tra le quali l'unica torre tonda detta anche Turondola
accessibile da piazza Università. Le mura sono
visibili lungo il perimetro della città medioevale,
ed in particolare in Corso Vico, Corso della SS. Trinità
e in via Torre Tonda.
Fontana di Rosello, 1585-1606
Frumentaria , antico deposito pubblico del grano (XVI-XVII
secolo)
Ponte Rosello, 1934
Teatro Civico, 1825-1829
Caserma La Marmora, piazza Castello, sede della Brigata
Sassari, 1877
Padiglione dell'Artigianato, Giardini pubblici, expo
dell'ISOLA, 1956
EDIFICI
RELIGIOSI
Chiesa
di San Pietro di Silki, XI-XVII secolo. Nel cui monastero
fu compilato l'omonimo Condaghe.
Cattedrale di San Nicola, XII-XVIII secolo.
Chiesa di Santa Maria di Betlem, XII-XIX secolo.
San Michele di Plaiano, XII secolo.
Santa Barbara di Innoviu, XIII secolo.
San Donato, XIII-XVII secolo.
San Giacomo di Taniga, XIV secolo.
Cappella dell' Annunziata e Cappella dell'Ospedale
di Santa Croce, XV secolo.
Sant'Agostino, XVI-XVII secolo.
Sant'Antonio Abate, 1700-1707
San Giacomo, XVI-XVII secolo.
Santa Caterina, XVI secolo architetto Giovanni Maria
Bernardoni
Madonna del Rosario, XVII secolo.
Sant'Andrea, XVII secolo.
Episcopio, XVII secolo.
Chiesa e convento delle Cappuccine, 1673-1695
Chiesa e convento del Carmelo, XVII-XVIII secolo
Basilica del Sacro Cuore, 1936-1952
EDIFICI
STORICI
Casa
Aragonese, XV secolo.
Case gotiche catalane, corso Vittorio Emanuele, XV
secolo.
Canopoleno-Casa professa gesuitica, XVI secolo, architetto
Fernando Ponce de Leon
Palazzo Ducale, dal nome del Duca dell'Asinara, sede
del Comune di Sassari, 1775-1804
Palazzo Barone d'Usini, piazza Tola, dal nome del
Barone d'Usini, sede centrale della Biblioteca Comunale,
XVI secolo.
Università e Estanco del tabacco, XVI-XVII
secolo.
Palazzo Giordano, piazza d'Italia, sede del Sanpaolo
IMI, 1878
Palazzo Sciuti, piazza d'Italia, sede della Provincia
di Sassari, 1873
Palazzo Cugurra, via Roma, sede di uffici della Regione
Sardegna
Palazzo Moros y Molinos, XVII secolo.
Palazzi di San Saturnino e San Sebastano, primo terzo
XIX secolo.
Villa Mimosa, via Attilio Deffenu, sede della Confindustria
locale
DA
VEDERE IN PERIFERIA
Gola,
lecceta e grotte di Scala di Giocca
Valle del rio Mascari
Valle del Logulentu
Nuraghe di presso San Giovanni
Spiaggia, stagno, pineta e ginepreto di Platamona
Chiesa di San Michele di Plaiano
Villa romana di La Crucca
Necropoli di Li Curuneddi
Nuraghe"Li luzzani"Giagamanna"Gioscari"
presso Predda Niedda(strada38)ingresso strada per
Alghero,e Predda Niedda sud-Caniga.
Domus de janas de Montalè presso Lipunti,numerose
domus de janas presso la regione di Montalè
e Bancali.
Zone Nuragiche di discreta rilevanza da portare alla
luce in attesa di fondi per l'archeologia presso la
regione di Monte Oro,Predda Niedda,Li Punti,Bancali.
MANIFESTAZIONI
Il 14 agosto a Sassari è Festha Manna, ovvero
Festa grande: la città è attraversata
dalla Faradda di li candareri (Discesa dei candelieri)
processione conclusa da una cerimonia sacra per sciogliere
il voto alla Vergine Assunta che nel XVI secolo salvò
la città dalla peste, che vede i cittadini
distribuiti tra i diversi gremi (corporazioni medievali
di arti e mestieri), portare sulle spalle i candelieri
riccamente ornati per le vie della città, danzando
fino alla chiesa di Santa Maria di Betlem. Tale festa
è molto sentita dalla popolazione che per l'evento
si riversa per le vie del centro storico dal primo
pomeriggio sino a tarda notte. Le varie piazze sono
invase da musica e canti ma dominante rimane il rimbombo
dei tamburi che accompagna la "discesa"
dei gremi con i candelieri in spalla.
Dal
1711, anno citato da Enrico Costa, la città
è teatro anche della Cavalcata sarda, che dal
1951 è organizzata con cadenza annuale nella
domenica dell'Ascensione (penultima domenica di maggio).
La manifestazione, a carattere laico, consiste nella
sfilata di gruppi folcloristici provenienti da varie
zone della Sardegna che, appiedati o a cavallo e indossando
i propri costumi tradizionali, mostrano al pubblico
aspetti etnografici ed enogastronomici della cultura
sarda.
Le
manifestazioni rappresentano le principali attrattive
turistiche cittadine, capaci di richiamare da decenni
dai 100.000 a 150.000 spettatori, molti dei quali
continentali e stranieri.
GASTRONOMIA
La cucina tipica sassarese è ricca e variegata,
composta da molte pietanze fortemente legate alla
tradizione contadina della città. Le verdure
sono infatti regine nella maggior parte delle pietanze,
assieme alle parti meno pregiate degli animali da
macello, in particolare agnello e maiale. Gli ortaggi
più conosciuti ed utilizzati della cucina sassarese
sono la melanzana (mirinzana), la cipolla (ziodda)
e le fave (faba).
Tra
i primi piatti troviamo la mineshtra 'e fasgioru o
mineshtra 'e patatu, una zuppa preparata con fagioli,
patate, lardo, finocchietto selvatico e pomodori secchi.
La classica favata viene tradizionalmente preparata
nel periodo di carnevale: è una zuppa molto
densa a base di fave secche, cavolo, finocchi, cotenna
e carne di maiale. In genere è consumata in
occasioni conviviali, con larga presenza di parenti
o amici. Tra i primi a base di pasta ricordiamo i
giggioni, ossia gli gnocchi conditi con sugo di salsiccia.
Altri piatti a base di verdure sono le fave cotte
a ribisari, cioè lessate e condite con aglio
e prezzemolo; e i carciofi, preparati tradizionalmente
con le patate (ischazzofa e patatu).
Tra
i secondi piatti, principalmente a base di carne,
troviamo la cordula con piselli, un piatto preparato
con le interiora dell'agnello avvolte nell'intestino
e cotte con piselli, cipolle e salsa di pomodoro;
la trippa cotta nel sugo di pomodoro da mangiare spolverata
di abbondante pecorino grattugiato; i pedi d'agnoni,
ovvero i piedini dell'agnello cotti in salsa di pomodoro
oppure con solo aglio e prezzemolo. Un posto importantissimo
occupano le chiocciole (spesso chiamate lumache) nelle
loro varie pezzature: dalle lumachine (ciogga minudda)
lessate con delle patate, alle lumache (ciogga grossa)
preparate con un sugo piccante o con aglio a prezzemolo-
ai lumaconi (coccoi) che vengono serviti ripieni di
un impasto di formaggio, uova, prezzemolo saporitta
e pangrattato. Non mancano le monzette, cotte in padella
con aglio, olio, prezzemolo e pangrattato.
Il
piatto tipico più conosciuto è invece
lo ziminu, zimino , cotto in grabiglia, cioè
le interiora del vitello (diaframma (parasangu), intestino
(cannaculu), cuore, fegato e milza) cotte in graticola
sulla brace. Attualmente le norme emanate dalla Comunità
Europea in materia di encefalopatia spongiforme bovina
impediscono la commercializzazione e il consumo della
specialità. Alla brace vengono preparate anche
le sardine, anche queste molto apprezzate dai sassaresi.
Tra
i dolci, oltre a quelli tipici della Sardegna settentrionale
come papassini, tiricche e seadas, sono proprie della
città le frittelle lunghe (li frisgiori longhi):
preparate principalmente durante il carnevale, sono
fatte di un impasto di farina, acqua, zucchero, anice
e scorza d'arancia grattugiata, fritto in forma di
lunghi cordoni. Piatto tipico "adottato"
è la fainé genovese. È ottenuta
da un impasto molto semplice di farina di ceci, olio,
acqua e sale (spesso arricchita da più ingredienti
a piacere come le cipolle o le salsicce), cotta in
teglia ad alta temperatura e servita già tagliata,
spesso con pepe nero tritato. Viene preparata in alcuni
locali tipici (dove è l'unico piatto servito)
ma anche in molte pizzerie e paninoteche.
L'UNIVERSITA'
L'Università degli Studi di Sassari istituita
tra il 1562 e il 1627 è vocata specialmente
allo studio del diritto, dell'agraria e della veterinaria.
Questa si mantiene ad alti livelli nella classifica
stilata annualmente dal Censis a partire dal 2001
tra più di settanta università. Nella
graduatoria del 2006 si trova seconda nella classifica
dei piccoli atenei italiani, che come fattori di valutazione
considera la produttività, la capacità
d'attrazione, la qualità della ricerca, l'offerta
formativa e le relazioni internazionali.
ORIGINI
Il territorio del sassarese è stato abitato
fin dal neolitico e in tutte le epoche storiche (cartaginese,
fenicia, romana e medievale), ma è solo nel
1131 che la città compare per la prima volta
nelle carte geografiche col nome di Jordi de Sassaro.
Numerose informazioni circa la città sono contenute
nel Condaghe di San Pietro in Silki, codice medievale
scritto in sardo, custodito nell' omonimo monastero,
compilato dal 1150 al 1180. Fu l' ultima capitale
del Giudicato di Torres, nel 1294 diviene libero comune,
confederato a Genova, a seguito della promulgazione
degli Statuti sassaresi, che erano un corpus di leggi
redatto sia in latino che in sardo logudorese, che
regolava tutte le attività cittadine: dall'
urbanistica, alle attività economiche, alla
giustizia. Gli statuti sassaresi sono uno dei documenti
identitari più importanti non solo per la città
di Sassari ma per l'intera isola. È in questo
periodo che, contesa fra le repubbliche marinare,
Sassari si dotò delle prime mura.
CENNI
STORICI
Quando ormai la conquista aragonese era certa, la
potente classe mercantile della città, iniziò
ad intraprendere rapporti politici con i reali d'Aragona,
presentando nel 1323 una propria delegazione alla
corte dell'infante Alfonso. Ciononostante i sassaresi
mal tolleravano la nuova condizione di sudditanza
e di mancanza di autonomia, così, sotto la
spinta della Repubblica di Genova e dei Doria, la
città si ribellò ai catalano-aragonesi,
dando inizio ad un periodo di rivolte popolari, che
cessarono solo nel 1417 con l'avvento al potere di
Alfonso V il Magnanimo (1416-1458) che elevò
Sassari allo status di Città Regia. Gli aragonesi
costruirono il castello, demolito nel 1877 per decisione
del consiglio comunale, i cui resti , comprendenti
le fondazioni, alcune sale dei piani inferiori e di
una torre, sono stati recentemente riscoperti. Tra
la fine del XV e gli inizi del XVI secolo Sassari
visse un periodo di grave crisi economica e sociale.
Nel 1527-28 venne ripetutamente invasa e saccheggiata
dai Francesi, le continue incursioni piratesche nel
Mediterraneo impoverirono l'economia cittadina basata
sul commercio e diverse epidemie uccisero molti dei
suoi abitanti.
Nella
seconda metà del XVI secolo la città
si risollevò dopo anni di crisi, rinacque culturalmente,
rifiorirono le arti, grazie all'introduzione della
stampa, si diffuse il pensiero umanistico, grazie
anche all'opera di Giovanni Francesco Fara, e del
vescovo Salvatore Alepus. Tra i pittori che svolsero
la loro attività in città, a quel tempo,
sono da menzionare Giovanni Muru, il Maestro di Ozieri
(Giovanni del Giglio), Andrea Lusso, il fiorentino
Baccio Gorini, e vari artisti di scuola fiamminga.
Nel 1562 venne istituito uno studio generale aperto
dai Gesuiti che, nel 1617, portò alla fondazione
della prima università della Sardegna, cui
contribuirono, fra gli altri, Alessio Fontana, funzionario
della cancelleria di Carlo V, che, nel 1558, nel proprio
testamento lasciò i suoi beni alla municipalità
per listituzione dell' Ateneo, e l'arcivescovo
Antonio Canopolo che nel 1619 fondò un collegio
di educazione, ancora oggi in attività col
nome Istituto Nazionale Canopoleno.
La
cosiddetta lotta per il primato acuì la rivalità
con la città di Cagliari; la competizione tra
le capitali del Capo di sopra e del Capo di sotto,
porterà i sassaresi ad applicare persino un
diverso calendario, a rivendicare il diritto ad avere
un Parlamento nella propria città, e la sede
del Sant'Uffizio dell'Inquisizione.
Nel
1582 la città viene colpita da una grave epidemia
di peste, e la popolazione è decimata. L'ultima
fase della colonizzazione spagnola sono anni di decadenza
per Sassari, e per tutta la Sardegna, visto il minor
interesse da parte degli iberici all'isola, dopo che
l'Impero spagnolo iniziò la sua espansione
sul Nuovo Mondo.
Col
Trattato di Utrecht nel 1713, inizia la breve dominazione
austriaca. Pochi anni dopo nel 1720, la Sardegna compresa
la città, passano ai Savoia. Sul finire del
XVIII secolo, si vive un'intensa stagione politica,
che sfocia nel 1793 nella cosiddetta Sarda rivoluzione,
guidata dal politico e patriota Giovanni Maria Angioy,
che entrerà in città trionfante, con
al seguito migliaia di rivoluzionari, provenienti
da ogni parte dell'isola.
Ristabilito
il controllo sulla Sardegna, i Savoia sedano con ferocia
ogni forma di dissenso verso la loro politica. Le
rivolte anti-piemontesi a Sassari continueranno sino
alla metà dell'Ottocento.
Nello
stesso tempo, però, tra la fine del XVIII e
tutto il XIX secolo, si vive un'era di rinascita culturale
e urbanistica, l'Università viene riaperta,
la città dopo cinque secoli si espande oltre
il tracciato delle mura pisane trecentesche (quando
in concomitanza di un'epidemia di colera venne dato
il permesso di abbatterle in grande parte, dando così
sfogo ad un abitato che era divenuto estremamente
compatto e denso), si costruiscono nuovi quartieri,
prendendo come modello la nuova capitale del regno,
cioè Torino, con strade a maglia ortogonale,
viene realizzato il nuovo ospedale, le carceri, il
teatro civico, scuole e piazze, la rete ferroviaria
e fognaria, l'illuminazione a olio, e più avanti,
a gas, il vicino Porto di Torres, viene ristrutturato,
si attivano i primi collegamenti navali di linea tra
il porto sardo e Genova, con l' impiego di navi a
vapore, come la Gulnara, prima imbarcazione che utilizzava
questo tipo di propulsione, in italia. La città
si apre ad importanti attività imprenditoriali,
l' industriale sassarese Giovanni Antonio Sanna, acquisisce
la miniera di Montevecchio, si crea un' area industriale
a ridosso della nascente ferrovia, diventa la seconda
città italiana per la produzione del cuoio.
La
nuova espansione seguì uno sviluppo geometrico
regolare, costretto a fertili compromessi con la realtà
del territorio e gli eventi storici. L'asse centrale,
il corso Vittorio Emanuele, venne prolungato dando
vita a via Roma, strada principale del quartiere umbertino.
Nel Novecento, i successivi piani regolatori ampliarono
la griglia inserendo nuovi assi generatori verso le
principali emergenze architettoniche dei dintorni,
estendendo l'abitato oltre i limiti delle valli e
procedendo con diverse zonizzazioni a carattere residenziale
e commerciale. Raggiunta negli anni ottanta una popolazione
relativamente stabile di circa 120 000-130 000 abitanti,
Sassari resta ancora baricentro strategico ed infrastrutturale
del Capo di sopra.
Passando
indenne la seconda guerra mondiale e scampando a tre
bombardamenti programmati (che fecero cadere una sola
bomba nei pressi della stazione causando una vittima
alla stazione, un ferroviere di nome Giovanni Toccu),
la città crebbe principalmente per la migrazione
interna, grazie al costante afflusso dai paesi del
nord Sardegna, esercitando storicamente una forte
influenza nella vita pubblica italiana, sia in campo
militare grazie alla Brigata Sassari, sia nelle vicende
politiche (vedansi i Presidenti della Repubblica Italiana
Antonio Segni e Francesco Cossiga, nonché Enrico
Berlinguer), molti dei quali legati all'episodio dei
Giovani turchi. Fino alle creazione della provincia
di Olbia-Tempio, Sassari era capoluogo della più
grande provincia d'Italia, e nonostante il distacco
della ex-frazione di Stintino è ancora il quinto
comune italiano per estensione territoriale con una
superficie di 546 km², nonché la seconda
città sarda per numero di abitanti.