Ugento
è un comune della provincia di Lecce sito nella
penisola salentina. Il paese sorge su un colle, a
un'altezza di 108 metri sul livello del mare. È
posizionato a sud-ovest di Lecce, dal quale dista
60 km, ed è equidistante da Gallipoli e Santa
Maria di Leuca, rispettivamente 25 km verso nord e
23 km verso sud. L'area comunale è la seconda
per estensione fra i comuni della provincia di Lecce;
comprende le frazioni di Gemini e Torre San Giovanni
(dal 2006) e le marine di Torre Mozza e Lido Marini.
La costa si affaccia sul mar Ionio per un'estensione
di circa 8 km, ed è prevalentemente bassa e
sabbiosa, con rocce solo in alcuni brevi tratti. A
ridosso della costa sono presenti numerosi bacini
artificiali contornati da sterpeti, e boschi di macchia
mediterranea che si estendono fino all'entroterra,
dove lasciano spazio a un paesaggio tipicamente agreste,
caratterizzato da uliveti e vigne su bassi colli di
rocce e terra rossa. Stratigraficamente il territorio
è costituito da terreno vegetale e alternanze
di calcari compatti (calcilutiti organogene), arenarie
e calcareniti, terreni altamente permeabili e inclini
a fenomeni carsici d'erosione (doline). Vista la totale
mancanza di corsi d'acqua dolce superficiali, l'approvvigionamento
idrico è dato dall'acquedotto pugliese e da
pozzi artesiani. Nel maggio 2007 la Regione Puglia,
con Legge Regionale n. 13 del 28 maggio 2007, ha ufficialmente
istituito il Parco Litorale di Ugento. Il territorio
di Ugento è vasto e piuttosto variegato. L'ampiezza
della costa va di pari passo con una considerevole
estensione nell'entroterra, caratterizzata da un sistema
di coltivazione intensivo soprattutto di ulivo e vite
e da massiccia presenza di aree di pascolo. In alcune
zone sono ancora presenti serre adibite alla coltivazione
di tabacco. Nonostante la grande estensione, le aree
urbane sono relativamente piccole, il che spiega la
non alta densità demografica. L'istituzione
del Parco Litorale di Ugento si prefigge di studiare
e salvaguardare le numerose specie floristiche e faunistiche
che hanno eletto questa zona a loro habitat. Si ricordino
alcune specie di aironi, pellicani, cormorani e cigni
che sono soliti eleggere la zona a proprio domicilio
temporaneo nel corso delle migrazioni nei diversi
periodi dell'anno. Soprattutto per quanto riguarda
i cigni, Ugento si è trovata recentemente alla
ribalta della cronaca quando, nel 2006, l'area dei
bacini fu posta in quarantena a causa di uno di questi
volatili deceduto per influenza aviaria. Questo episodio
rappresentò uno dei pochi casi accertati di
questo morbo su tutto il territorio nazionale e creò
una sorta di psicosi nella popolazione, tant'è
che si assistette all'abbattimento di ingenti quantità
di capi di pollame all'interno degli allevamenti,
nel timore di un possibile contagio. Una particolarità
importante del territorio di Ugento è costituita
dalla presenza dei bacini di bonifica. La zona in
prossimità della costa, fin dalla sua più
remota storia, si è caratterizzata per la presenza
di vaste aree paludose e malsane che costituivano
l'habitat ideale per la zanzara anofele, portatrice
di malaria. Nelle cronache del Regno d'Italia, infatti,
si segnalava l'alto tasso di mortalità della
popolazione proprio a causa della facilità
di contrarre questa malattia. Il problema fu affrontato
in varie sedi e vari modi, con risultati altalenanti
e non sempre pienamente soddisfacenti, fino al 1923,
anno in cui le paludi ugentine furono inserite nel
programma nazionale di bonifica delle zone malariche
promosso da Mussolini. Nel 1927, l'istituzione del
Consorzio di bonifica Ugento-Li Foggi permise di dare
il via ai lavori di risanamento che consistettero
principalmente nella costruzione di grandi bacini,
collegati fra loro tramite canali e sfocianti in mare,
che permisero il deflusso delle acque altrimenti stagnanti.
Con il terreno di risulta furono colmate le zone di
maggiore depressione, consentendo il recupero di vastissime
aree in parte rimboschite a conifere e in parte destinate
all'agricoltura (in quanto il bacino costituiva un'importante
risorsa idrica per l'irrigazione) e soprattutto permettendo
di debellare definitivamente la malaria. Le aree interessate
erano quelle delle paludi "Mammalìe"
(più a nord rispetto alla linea della costa)
e "Pali" (ai confini con il territorio di
Salve, i bacini che ne risultarono hanno tutt'ora
i nomi delle contrade agricole in cui sussistono:
Suddenna, Bianca, Ulmo, Rottacapozza (nord e sud),
Spunderati (nord e sud) e l'ultimo, prospiciente al
territorio della marina di Salve e non collegato con
gli altri, Pali.
ETIMOLOGIA
E' documentato con il nome di Uzintum e di Augentum
che potrebbe essere legato al termine ausa, ossia
fonte.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Il periodo di massimo splendore per la città
è quello che gli storici moderni definiscono
"età arcaica", per indicare l'alba
delle civiltà in Italia. E fu proprio in questo
periodo che, più di un millennio prima dell'avvento
di Cristo, Ozan (antico nome di Ugento) fondò
le radici di una civiltà che ha prodotto una
grande cinte di mura megalitiche di difesa (con un
perimetro di 5 km, in alcuni punti raggiungono l'altezza
di 14 m e la larghezza di 8 m), il conio delle prime
monete come base dell'economia di scambio, preziosi
manufatti in creta e bronzo e la statua di Zeus, protettore
della città. Il culto di Zeus era molto forte:
in suo onore si ergevano santuari e si dedicavano
pellegrinaggi e giochi. Ugento, principale centro
religioso del Salento, fu anche fortezza inespugnabile
dal punto di vista militare e fiorente civiltà
agricola e artigianale, vasto scalo navale di merci,
sede di uno dei più imponenti porti del passato
e per molti secoli una vera e propria potenza culturale.
Il declino della città ebbe inizio dalla rivalità
con Taranto e fu definitivo con la conquista romana:
si combatterono numerose guerre (Pirro intervenne
in una di queste) con la conseguente decimazione della
popolazione ugentina fino alla cancellazione totale,
ad opera di Roma, che non perdonò mai l'aiuta
dato dagli ugentini ad Annibale, consentendogli i
rifornimenti e favorendogli l'arrivo in Italia. La
storia di Ugento dei secoli successivi è caratterizzata
da una società di tipo latifondista nel medioevo
e da una scomparsa quasi totale della popolazione,
durante la peste del XVII secolo. La città
conserva gelosamente le tracce della sua gloria: la
statua bronzea di Zeus e i resti del tempio a lui
dedicato e il megalite troncoconico di Terenzano.
La città conserva anche il castello del XII
secolo, grande dimora fortificata dei nobili feudatari
del tempo. Altri monumenti della città sono
la concattedrale, stupendo esempio di stile rinascimentale
con rifacimenti barocchi e il palazzo dell'episcopio.
Numerosi sono i luoghi di culto, come chiese e cappelle,
sparsi nel territorio ugentino: i più conosciuti
sono l'eremo del Casale e la chiesa della Madonna
del Curato.
ECONOMIA
L'economia si basa sul settore primario, sulla trasformazione
dei suoi prodotti e sul turismo. Fra le varie coltivazioni
presenti, predominanti sono quelle della vite e dell'ulivo,
le cui industrie associate sono fiorenti. Sono inoltre
diffusi la pesca e l'allevamento di ovini e di pollame.
Viene effettuata l'estrazione del tufo da alcune cave.
Il settore turistico si è notevolmente ampliato
nell'ultimo decennio, facendo dell'area di Ugento
e in particolare di Torre San Giovanni un'affollata
meta del turismo estivo. Nonostante lo sviluppo dei
servizi dedicati (case di villeggiatura e alberghi,
ristoranti, spiagge, agriturismi, locali notturni,
manifestazioni culturali), le infrastrutture turistiche
rispondono ancora solo in maniera appena sufficiente
alla domanda. Tuttavia è proprio la semplicità
e l'economicità dell'offerta ad attrarre i
turisti, oltre al tipico folklore locale e alle bellezze
del territorio, quando non intaccato dall'uomo. Infatti,
l'inquinamento, sia terricolo che marino, e l'abusivismo
edilizio sono due fenomeni sempre più diffusi
che, in mancanza di una seria politica ambientale,
stanno rovinando le attrattive naturali della zona.
Al di là di questi settori l'economia locale
è statica e conserva una certa arretratezza.
MUSEI
Museo Diocesano
Museo Collezione Archeologica Colosso
Museo Civico di Archeologia e Paleontologia Salvatore
Zecca
EDIFICI
STORICI
Palazzo Colosso
Palazzo Rovito
EDIFICI
RELIGIOSI
Chiesa di San Giuseppe
Chiesa di San Giovanni Bosco
Chiesa della Vergine Assunta
Chiesa della Madonna di Pompei
Chiesa del Casale
Chiesa di Sant'Antonio
Chiesetta del Curato
Chiesa di San Lorenzo
Santuario dei SS. Cosma e Damiano
Cripta del Crocifisso
MANIFESTAZIONI
Festa e fiera del patrono San Vincenzo (22 gennaio).
Festa della madonna della Luce (16 febbraio): Legata
ad un antico miracolo, nel quale si narra che la Madonna
ridette la vista ad un vescovo cieco che si recava
al santuario di Santa Maria di Leuca. Si festeggia
la Vergine nel luogo dove è avvenuto il miracolo,
dopo una processione verso la chiesetta sorta in loco.
San Giuseppe (19 marzo): é consuetudine dar
fuoco alle "focareddrhe", covoni di rami
d'ulivo provenienti dalla mondatura annuale.
Pasquetta alla Madonna del Casale: scampagnata all'eremo
del Casale, una collinetta vicino al paese sul quale
è sita una antica chiesa costruita da un naufrago
sopravvissuto ad una tempesta grazie all'intervento
della Madonna. Si tiene il lunedì successivo
al Lunedì dell'Angelo.
Festa di San Giuseppe Artigiano (1° maggio): festa
dei lavoratori, festeggiato presso la parrocchia del
Sacro Cuore di Gesù, con Sante Messe nella
mattinata, processione nel tardo pomeriggio. Il programma
civile comprende il ritorno da quest'anno della tradizionale
sagra del dolce, concerto bandistico, luminarie, spettacolo
pirotecnico e concerto di musica leggera o popolar-tradizionale.
Festa della Madonna dell'aiuto (seconda domenica di
agosto): Festeggiamenti con fuochi pirotecnici e suggestiva
processione in mare.
Festa e fiera Santi Medici (27-29 settembre).
Premio internazionale di archeologia Zeus città
di Ugento (settembre): il Premio è un evento
che si ripete annualmente ed ha come scopo quello
di dare un riconoscimento pubblico a coloro che si
distinguono nel campo dellarcheologia. Le sezioni
del premio sono:
Giovani laureati in Archeologia in Italia ed allestero;
Premio alla carriera;
Innovazione e Tecnologia;
Restauro Archeologico;
Investimenti in Ricerca;
Missione allestero;
Trasmissione Televisiva.
Premio Mauro Carratta (primavera): in ricordo di un
giovane artista ugentino prematuramente scomparso,
si tiene ogni anno in primavera una manifestazione
canora di crescente importanza, volta alla scoperta
e alla promozione di giovani talenti musicali. Organizzata
dall'associazione no-profit Gli amici di Mauro Onlus,
questa kermesse ha assunto negli anni un rilievo sempre
maggiore.
ENOGASTRONOMIA
Le specialità culinarie di Ugento si iscrivono
nella tradizione contadina: si tratta quindi per la
maggior parte di piatti poveri, con ingredienti semplici
e poco lavorati, facilmente reperibili in natura.
Pur non presentando preparazioni strettamente connesse
al proprio territorio, Ugento ha fatto di alcune ricette
tradizionali la sua "bandiera", come nel
caso di ciciri e tria. Si tratta sostanzialmente di
una minestra di ceci (ciciri) calda, preparata con
un tipo di pasta fatta in casa (tria) fatta con un
impasto di farina, acqua e sale, tirata in una sfoglia
sottilissima e tagliata in striscioline irregolari.
La tradizione prevede che una parte di questa pasta
venga tenuta da parte, fritta, spezzettata e distribuita
sui piatti prima di servire (frizzuli). Questa pietanza
viene tradizionalmente preparata il 19 marzo, giorno
di San Giuseppe, in segno di devozione al santo. Si
parla infatti di massa de San Giuseppe, dove massa
è un altro nome dato alla medesima preparazione.
La tria si può anche gustare, in alternativa,
in minestra con cime di rapa fresche (culli mugnuli),
in questo caso senza frizzuli. La composizione di
questa pasta la rende inadatta a preparazioni asciutte
o fredde, in quanto potrebbe risultare collosa. A
ciciri e tria è dedicata una importante sagra,
che si tiene nei mesi di luglio/agosto nel centro
storico del paese che attira turisti e visitatori
da paesi vicini e non. Altri piatti tipici sono le
fave nette (purea di fave accompagnata da crostini
di pane fritto), la pitta di patate (sformato di patate
arricchito con ingredienti vari, principalmente pomodoro,
olive nere, peperoncino e formaggi) e lo scapece (pesciolini
conservati in una specie di mollica dal colore giallo
acceso e dal tipico odore pungente). Nel periodo natalizio,
ma non solo, le massaie si dedicano alla preparazione
delle pittule, ovvero delle frittelle tonde fatte
di pasta molto lievitato tenute poi semplici (vuote),
oppure con l'aggiunta nell'impasto di cime di rapa
lessate, cavolo lessato, acciughe, capperi, olive
nere, pomodoro, peperoncino, ecc ecc. Oltre alle pittule
è d'obbligo consumare lo stoccapesce (baccalà),
che viene acquistato un mese prima, tenuto a bagno
e poi consumato la sera della vigilia di Natale. I
dolci tipici di Natale sono invece i purceddhruzzi,
piccoli gnocchetti fatti con farina, acqua, zucchero,
lievito, anice, scorza e succo di arancia, fritti
e poi colati con il miele. Il nome vuol dire "porcellini",
perché una volta fritti questi dolci prendono
una forma tondeggiante e leggermente allungata, simile
appunto alla pancia di un maialino. A Pasqua, invece,
si è soliti trovare sulle tavole i pecureddhri,
ovvero agnellini fatti di pasta di mandorle che vengono
generalmente benedetti durante la Santa Messa dell'Ultima
Cena. Come detto, la cucina ugentina tradizionale
è sostanzialmente povera, ma non per questo
meno gustosa. Ne sono un esempio le numerose ricette
in cui vengono coinvolti i pampasciuni o lampascioni,
una specie di tubero simile alla cipolla che viene
raccolto in settembre, successivamente lessato e tenuto
a bagno in una soluzione di acqua e aceto, in modo
da perdere il tipico sapore amarognolo. Conservati
in vasi di vetro vengono poi impiegati in insalate,
frittate, ma anche mangiati così semplicemente,
in quanto il retrogusto amaro favorisce la digestione.
Altro dolce tipico sono le fiche culle mennule: a
settembre si raccolgono i fichi ormai giunti a maturazione,
si spaccano a metà e si lasciano essiccare
al sole per un paio di settimane (o più, a
seconda delle dimensioni). Una volta secchi, si pone
al centro di ogni fico una mandorla tostata, si richiudono
le due metà, si pongono in vasi di vetro ricoperti
di miele e si conserveranno così per tutto
l'inverno. Su tutto questo, non può mancare
il vino. Il territorio di Ugento è coltivato
a vigna per una consistente estensione, per cui il
vino tipico è sostanzialmente autoctono. Fermo,
principalmente rosso, o rosato, il vino tipico è
del tipo "primitivo" e "negramaro",
molto robusto, adatto per accompagnare piatti saporiti
come carni o sughi. Anche ad Ugento è molto
sentita la tradizione di San Martino (11 novembre),
quando si suole assaggiare per la prima volta il vino
novello, risultato dalla vendemmia settembrina. Per
l'occasione si accompagna il bicchiere di rosso con
grigliate miste e con castagne arrostite, rigorosamente
alla brace.