Porto
Cesareo è un comune della provincia di Lecce.
E' distante dal capoluogo 27 km.
ETIMOLOGIA
Chiamato Porto Cesare è un composto di porto
e Cesario o Cesareo che si riferisce ad un nome di
persona, forse Cesare.
LE
TORRI
Lungo la costa sono presenti varie torri d'avvistamento.
Torre Castiglione è stata abbattuta durante
la seconda guerra mondiale; sul terreno rimangono
alcuni resti.
MUSEI
Museo di Biologia Marina.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Ai tempi dei romani si chiamava "Portus Sasinae"
(periodo di cui non resta nessuna traccia, se si escludono
sette colonne monolitiche di marmo cipollino immerse
nel mare), quando era un importante scalo portuale
per il commercio dei prodotti agricoli delle ricche
zone interne. In realtà il luogo era già
abitato in epoca preistorica (villaggio sulla Penisola
della Strea) e successivamente nell'Età del
Bronzo da marinai di provenienza greca (ritrovamenti
in località "Scalo di Furno" di vari
cimeli, tra cui statuette votive, e di un'area dedicata
al culto della dea Thana). Cadde
nell'abbandono a causa delle scorrerie dei pirati
e dell'impaludamento della zona fino all'arrivo, intorno
all'anno Mille, di alcuni monaci basiliani che vi
costruirono un'abbazia che utilizzarono sino al XV
secolo, periodo in cui la località passò
di proprietà dagli Orsini del Balzo, principi
di Taranto, agli Acquaviva, duchi di Nardò,
e si sviluppò come porto per il commercio soprattutto
di olio e grano, dapprima verso la Sicilia, per poi
ampliare al resto delle grandi Repubbliche marinare
di quell'epoca. Fu anche in quel periodo che iniziò
la costruzione, a difesa dai nemici provenienti dal
mare, dell'importante "Torre Cesarea" e
di tutte le altre torri costiere di cui è ancora
ricca la fascia costiera ionica salentina. Dopo un
nuovo periodo di decadenza, intorno al XVIII secolo
tornò a ripopolarsi grazie all'attività
di una tonnara che attirò varie famiglie nobili,
tra cui i Muci, che acquistarono e detennero il feudo
sino agli inizi del XIX secolo, anche dopo la loro
abolizione ufficiale. Il centro continuò così
a svilupparsi e quando, alla fine del XIX sec. la
popolazione venne a contare qualche centinaio di persone,
vi si costruì la chiesa intitolata a S. Maria.
Durante
il periodo fascista, grazie alla bonifica dell'Arneo,
il centro crebbe di importanza non solo come porto
peschereccio ma anche come località turistico-balneare
ed iniziò ad essere chiamata Porto Cesareo.
Nel
1975, grazie alla volontà dei residenti che
chiedevano da tempo l'autonomia dal comune di Nardò,
Porto Cesareo divenne a sua volta comune a tutti gli
effetti. Oggi quest'ultimo è ormai una rinomata
località di bagni grazie ai suoi 17 km di spiaggia
dorata in parte attrezzati e acqua molto limpida fronteggiate
da un arcipelago di isolotti ricchi di vegetazione
e di fauna che conta specie molto rare. Dal 1997 il
Comune è sede di una delle 20 aree marine protette
d'Italia per la presenza di una ricchissima e diversificata
comunità marina di elevato valore biologico.
L'area si estende fino a 7 miglia dalla costa, tra
Punta Prosciutto a nord e Torre dell'Inserraglio a
sud. Importanti sono anche la Stazione di Biologia
Marina e il Museo Talassografico che contiene una
raccolta malacologica, un erbario e rare specie ittiche.
Nel
2002 Porto Cesareo è balzato agli onori della
cronaca per una notizia molto curiosa che ebbe molta
eco e fu imitata successivamente anche in altre parti
d'Italia: l'intitolazione di una statua a Manuela
Arcuri. L'opera, realizzata dallo scultore salentino
Salvatino De Matteis, richiama ancora adesso molti
curiosi che, in vacanza nella zona, vengono a visitarla,
ed è oggetto di diversi atti vandalici (a marzo
2008 risultava ad esempio priva del naso); essa rappresenta
la moglie del pescatore che aspetta impaziente il
proprio marito che torna dal mare.