Molfetta 
Puglia

Molfetta é una città in provincia di Bari che si affaccia al mare Adriatico. Tra la metà del XIX secolo e la fine degli anni sessanta del secolo scorso è stata uno dei più importanti centri portuali (soprattutto relativamente allo sviluppo cantieristico e peschereccio) ed industriali della Puglia. Il suo territorio si estende verso l'entroterra murgiano ad una quota media di 18 metri sul livello del mare e confina ad est con quello di Giovinazzo, ad ovest con quello di Bisceglie, a sud con quello di Terlizzi e risulta abitato sin dall'era preistorica. A tale epoca risalgono, infatti, gli insediamenti (necropoli) scoperti nell'area circostante (fondo Azzollini e viciniori) il sito archeologico-naturalistico del Pulo, dolina carsica di crollo a pochi chilometri dal centro urbano. Pur non annoverando vere e proprie "frazioni", nelle immediate vicinanze del centro abitato sono sorti, in epoche differenti, alcuni borghi-satellite, ciascuno di origine diversa dall'altro. Si tratta del nucleo residenziale (inizialmente stagionale) della "Madonna delle Rose", sorto attorno alla omonima chiesetta turrita (munita di caditoia), meta di un culto molto radicato nella popolazione molfettese, del quartiere CEP di Molfetta, nei pressi del Santuario della Madonna dei Martiri, e del cosiddetto "Villaggio Belgiovine", dal nome dell'ingegnere-imprenditore che lo costruì, alla fine degli anni Sessanta. Attorno alla chiesetta della Madonna delle Rose si é sviluppata, soprattutto a partire dal XIX secolo, una fiorente comunità costituita più che altro dalle famiglie borghesi che avevano in quella località la propria casina di campagna, quale una sorta di "status symbol", dove trascorrere i mesi estivi e far crescere i bambini al contatto con la natura e in condizioni più protette e più salubri che non all'interno del tessuto cittadino. A partire dagli anni Settanta sui due alberi di Eucaliptus presenti nella piazzetta antistante la chiesa si é naturalizzata una colonia di parrocchetti, pappagallini verdi di cui una o più coppie avevano riconquistato la libertà da qualcuno che le aveva tenute in cattività, che si sono successivamente diffusi sul territorio, fino a raggiungere, all'inizio del terzo millennio, una copertura territoriale che spazia da Palese a Barletta, lungo la costa, e nell'entroterra fino ed oltre Ruvo di Puglia. Il nucleo medievale della città, formatosi su una breve penisola che si distende tra il porto e il mare aperto, presenta una pianta a spina di pesce con strade strette e ricurve, tipica di molti centri costieri del basso Adriatico.

ORIGINI E CENNI STORICI
Fonti storiche attestano l'esistenza della località già in epoca preistorica. Nel corso dei secoli Molfetta ha conosciuto le dominazioni di longobardi, bizantini, normanni, svevi, angioini e aragonesi. L'origine della città risale presumibilmente all'era romana. Alcuni ritrovamenti fanno pensare all'esistenza di un villaggio di pescatori già intorno al IV secolo a.C. Questa ipotesi sembra essere verosimile tanto più che, per la sua posizione, il villaggio offriva un ottimo approdo per il commercio con Rubo (Ruvo di Puglia). La prima indicazione sull'esistenza di un villaggio tra Turenum (Trani) e Natiolum (Giovinazzo) si ritrova nel Itinerarium Provinciarum Antonini Augusti, che data del 217 a.C. Questo luogo era denominato Respa, probabilmente un'erronea trascrizione del toponimo Melpha, che faceva riferimento a un piccolo villaggio di pescatori.
Il primo documento ufficiale che cita la città risale al 925. Questo documento certifica l'esistenza di una civitas, denominata Melfi, situata su di un'isola chiamata Sant'Andrea. Il villaggio si sviluppò sotto dominio bizantino e fu successivamente conquistato dai Longobardi, che l'annessero al Ducato di Benevento. La città fu ripetutamente assaltata dai Saraceni, ma resistette. Come piccolo porto indipendente, Molfetta commerciava con altri mercati del Mediterraneo, tra cui Venezia, Alessandria d'Egitto, Costantinopoli, Amalfi e Ragusa (Croazia). Dei contrasti tra Bizantini, Saraceni e Longobardi ne approfittarono i Normanni i quali, guidati da Guglielmo d'Altavilla, si mossero alla conquista dell'Italia meridionale giungendo anche a Molfetta. Quest'ultima, benché assoggettata, riuscì a preservare una certa autonomia che le permise di favorire lo sviluppo, specie marittimo. La crescita di questo periodo portò la città a divenire protagonista del commercio verso oriente. Il transito dei pellegrini verso la Terra Santa durante le Crociate e l'approdo di questi presso l'Ospedale di Santa Maria dei Martiri diedero alla città una rilevanza europea. Uno di questi pellegrini, Corrado di Baviera, divenne poi il patrono della città. Dall'XI secolo Molfetta è sede vescovile. Dopo essere stata dominio svevo durante tutti i secoli XII e XIII, Molfetta fu sotto gli Angioini e continuò a mantenere la propria indipendenza. Con il passaggio del potere della città dai Durazzo agli Aragonesi, la situazione precipitò, in conseguenza dei difficili rapporti e dei contrasti tra francesi, spagnoli e italiani. Questa situazione portò a guerre e devastazioni in tutto il sud Italia, tra cui il sacco di Molfetta da parte dei francesi tra il 18 e il 19 luglio 1529. Questo episodio marcò notevolmente la città, ostacolandone la rinascita per lungo tempo. Con il trattato di Utrecht del 1714, che pose fine alla guerra tra Filippo V e gli stati d'Europa, il Regno di Napoli cessò di essere dominio spagnolo e divenne dominio austriaco. Iniziò così l'occupazione austriaca di Molfetta. Dopo un avvicendamento di potere tra francesi e austriaci, la località seguì le vicissitudini dell'Italia unita. Nell'ottobre del 1860 infatti si tenne nella Piazza Municipio di Molfetta, il plebiscito per l'annessione del Regno delle due Sicilie al governo di Vittorio Emanuele II, il cui scontato esito decretò l'annessione del regno all'Italia unificata. Assai grande fu il tributo di vite umane che la città pugliese dové subire durante la prima guerra mondiale offrendo alla patria il sacrificio di 500 concittadini, tra cui quello del maggiore Domenico Picca. Dopo alcuni mesi dall'inizio della guerra, la città subì un cannoneggiamento da parte di una unità della marina austriaca e successivamente subì un attacco aereo, che produsse alcune vittime fra la popolazione civile. La cittadinanza molfettese seppe dare il suo valoroso contributo alla causa della patria anche durante la seconda guerra mondiale in cui si distinse per la lotta di liberazione.

DA VEDERE
Fra le bellezze naturalistiche da ammirare nella cittadina pugliese, è sicuramente il Pulo, sprofondamento carsico a pianta sub-circolare, con diametro variabile tra un minimo di 170 ad un massimo di circa 180 metri, un perimetro che supera i 500 metri ed una profondità intorno ai 30 metri nel punto di maggior dislivello. Sul bordo superiore sono stati ritrovati i resti di un villaggio neolitico: da questa località provengono reperti, soprattutto vasi e strumenti rudimentali neolitici (denominati tipo Molfetta e presenti in tutto il Mar Mediterraneo) ed altresì resti umani risalenti ad età della pietra precedenti, ed anche alla (successiva) età del bronzo.

Il nucleo antico detto Isola di Sant'Andrea forma il primo nucleo urbano attorno al III secolo ed è caratterizzato da una singolare pianta a spina di pesce: qui sorge il Duomo di San Corrado, la più grande chiesa a (tre) cupole in asse del romanico pugliese coronate da due torri campanarie, edificato tra XI e XII secolo. Sempre nel centro antico è situata la barocca Chiesa di San Pietro eretta su una precedente chiesa romanica. Da notare le mura verso terra rimaste nel loro tracciato. Subito fuori dalle mura sorge la grandiosa Cattedrale intitolata all'Assunta, ex convento dei Gesuiti, dove sono poste le ossa del patrono della città San Corrado, con busto in argento e oro di scuola napoletana. Di particolare attenzione è un grande quadro del celeberrimo Corrado Giaquinto, pittore molfettese del seicento, a cui é intitolata la Pinacoteca Provinciale di Bari.

Nei pressi della cattedrale sorge la chiesa del Purgatorio, e, sempre lungo lo stesso asse viario del cosiddetto "borgo" (oggi Via Dante), ma più spostate verso la antica Porta principale del centro storico (quella che affaccia su Via Piazza) sono quelle dedicate a Sant'Anna e al protomartire Santo Stefano, luoghi di profonda religiosità in particolari periodi dell'anno. Poco più distante da queste, in direzione di uscita dalla vecchia Molfetta, sorge la chiesa di San Domenico, con annesso convento, oggi riadattato a contenitore culturale (biblioteca, museo e sala conferenze) col nome, ripreso dai documenti d'archivio, di Fabbrica di San Domenico.

Altro luogo interessante è il cosiddetto Calvario, un tempietto gotico in pietra calcarea, costruito in 1856 su progetto dell'architetto De Judicibus. Esso si erge a tre livelli su pianta ottagonale, con ciascun piano coronato da una selva di cuspidi e pinnacoli. Alto 20 metri, possiede una guglia sommitale che desta ammirazione e lo rende unico per davvero rispetto agli altri tempietti ad analoga destinazione presenti nei comuni limitrofi, sia per la soluzione scenografica che per la sua leggiadria statica.

A circa 2 km dalla città, in direzione di Bisceglie si trova la basilica-santuario della Madonna dei Martiri. L'impianto attuale della chiesa insiste parzialmente sulla vecchia chiesa dell'XI secolo, di cui resta solo una cupola e la struttura sottostante, dove oggi sorge l'altare. Su un fianco della chiesa é addossato l'Ospedaletto dei Crociati, sempre dell'XI secolo, unico superstite dei due presenti nel complesso della Madonna dei Martiri dopo le ristrutturazioni ottocentesche.

TORRI DI AVVISTAMENTO
Di grande rilevanza storica, culturale ed economica dell'hinterland molfettese, sono state nel Medioevo e all'incirca fino al XVIII secolo le torri disseminate nel territorio rurale di Molfetta e raggruppate lungo tre immaginarie direttrici che sono Molfetta-Bitonto, Molfetta-Terlizzi e Molfetta-Ruvo-Corato.
Verso Bisceglie ed in prossimità del confine con il suo territorio, si erge a picco sul mare (su uno spuntone di costa rocciosa oggi, purtroppo, in erosione) una di esse, la cosiddetta Torre Calderina, torre costiera del XV secolo, particolarmente importante in quanto posizionata in un luogo strategico poiché da essa era possibile il collegamento visivo con il Castel del Monte e quindi comunicare per tempo anche agli abitati non rivieraschi più interni (verso Andria e oltre ancora, sino all'altopiano murgiano) il sopraggiungere di eventuali incursioni dal mare. Essa faceva parte, infatti, del complesso sistema di torri di avvistamento di cui l'agro molfettese risulta particolarmente ricco. Inoltre si trova al centro di un'area protetta, proposta come SIC (cioè Sito di Importanza Comunitaria) dalla Comunità Europea.
Altre torri costiere di cui si ha notizia sono: il Torrione Passari, inglobato nell'antichissima cinta muraria a mare della città vecchia, e la arcinota, anche se demolita da tempo immemore, Torre Gavetone, presso il confine con Giovinazzo, il cui toponimo è rimasto ad indicare una delle più apprezzate spiagge libere superstiti lungo la costa molfettese.
Per quanto riguarda invece l'agro vero e proprio, a partire dalla torre difensiva (perché munita di "caditoia") che costituisce il campanile della chiesa del borgo rurale della Madonna delle Rose, troviamo lungo l'asse viario del Mino i complessi di Torre Cicaloria, Torre Cascione, ed i Casali Mino, Villafranca, L'Alfiere.
Leggermente più spostate ad ovest verso la direttrice per Terlizzi della strada Santa Lucia si incontrano le Torri del Gallo, Villotta, Falcone e Sgammirra, quest'ultima così detta perché (forse a causa di un terremoto) di essa non rimane che il rudere costituito da una intera parete rimasta in piedi e sostenuta lateralmente dai soli monconi angolari.
Ancora più a ponente, lungo l'asse della strada comunale Coppe (antica strada per Corato), infine, troviamo il rudere della Torre della Dogana che dà il nome alla contrada di Chiusa della torre (inglobata nel tessuto industriale della zona ASI - Area Sviluppo Industriale - sul versante della strada vicinale Il Casale), ormai addossata al recentissimo Centro Commerciale IPERCOOP - La Mongolfiera. Più avanti, prossima alla direttrice della strada vicinale Fondo Favale, troneggia la bellissima Torre del Cavaliere costeggiata dal tracciato autostradale della A14, Torre di Pettine e la celeberrima masseria fortificata di Casale Navarrino, nei pressi del confine sud-occidentale dell'agro, alla confluenza dei territori dei comuni di Terlizzi e Bisceglie.

DUOMO DI SAN CORRADO
Il Duomo di San Corrado, originariamente dedicato a Maria SS. Assunta in Cielo, è situato ai margini dell'antico borgo di Molfetta, di fronte al porto. Costruito fra il 1150 e la fine del 1200, costituisce un singolare esempio dell’architettura romanico-pugliese. Essa è infatti la maggiore delle chiese romaniche con la navata centrale coperta a cupole in asse (tre, nel caso specifico) impostate su tamburo esterno a pianta esagonale, rispetto alle altre (comprese le quattro Basiliche Palatine) aventi la copertura del tipo a capriate e tegole sovrapposte.
La costruzione, a pianta basilicale asimmetrica, è diviso in tre navate da pilastri cruciformi con colonne addossate e la navata centrale presenta una copertura a tre cupole in asse, come già riportato, di altezza variabile (quella centrale è considerevolmente più alta delle due di estremità), mentre le navate laterali sono coperte con tetti spioventi, ad una falda ciascuna, con tegole costituite da chiancarelle della stessa tipologia della copertura dei famosi trulli della valle d'Itria. Stesso tipo di chiancarelle, assemblate a punta di diamante con sei falde convergenti al centro verso l'alto per ciascuna cupola (allo scopo di assecondare la pianta esagonale dei tamburi di base), ricopre le tre cupole centrali.
La facciata rivolta a occidente, che oggi appare quella principale, è spoglia, a differenza di quella di mezzogiorno, che presenta tre finestre tardo rinascimentali, stemmi di alti prelati, una immagine di papa Innocenzo VIII e le statue di San Corrado e San Nicola. Ciò si spiega col fatto che all'epoca della costruzione e fino al 1882 quella facciata, così come tutto il prospetto occidentale della città vecchia erano a picco sul mare, così come testimoniato dalle rare fotografie antecedenti alla costruzione della Banchina Seminario, in coincidenza con la costituzione della prima tranche del nuovo porto, cioè quello attuale (2007), conclusasi intorno al 1882, appunto.
Il complesso strutturale è serrato tra due, maestose e leggiadre allo stesso tempo, torri campanarie. Queste (quella di mezzogiorno detta campanaria perché sede fisica del campanile, l'altra di vedetta perché utilizzata a tale scopo per il preventivo avvistamento di eventuali incursioni saracene) sono gemelle, di base quadrata, a tre ripiani, alte 39 metri, aperte sui quattro lati da finestre bifore e monofore.
Nell'interno il corredo artistico è scarno ma essenziale; un fonte battesimale del 1518, un prezioso paliotto con bassorilievo del XIV secolo, un pluteo in pietra del XII secolo che rappresenta una cerimonia pontificale e il Redentore del XIII secolo. Caratteristica è l'acquasantiera raffigurante un uomo, probabilmente saraceno, che regge un bacile in cui nuota un pesce, simbolo ricorrente nell'iconografia religiosa.
In origine il Duomo fu dedicato a Maria SS. Assunta e fu l'unica parrocchia esistente a Molfetta fino al 1671. Nel 1785 la sede della Cattedrale fu trasferita all'attuale Cattedrale di Maria SS. Assunta in Cielo e da allora il Duomo Vecchio prese il nome del patrono San Corrado.

EDIFICI STORICI
Palazzo Giovene, cinquecentesco edificio oggi sede dell'amministrazione comunale, fu acquisito dall’omonima famiglia nel 1772.
La facciata rinascimentale è caratterizzata da un importante portale costituito da una struttura in bassorilievo, munita di architrave, con effetto di "trompe l'oeil", terminante alla quota del marcadavanzale del piano superiore, con il portone inserito in un arco a tutto sesto; questo è incorniciato, lateralmente, da due piedistalli che reggono due colonne ioniche, sopra i quali si distinguono la statua di un guerriero e quella di un musico, rispettivamente alla destra ed alla sinistra di chi entra.
Nel XIX secolo fu dotato di un secondo piano fuori terra che fu una delle principali cause del dissesto strutturale che lo rese inutilizzaabile per buona parte del XX sec.. Tale inutile superfetazione fu demolita nel 1965, quindi il palazzo ha subito profondi interventi di restauro tra il 1976 ed il 1981.
Il palazzo ospita, oltre la sede del Consiglio Comunale, anche una Galleria di Arte Contemporanea dove sono conservate opere di importanti artisti locali, la sala stampa annessa alla "sala Giunta", nonche' una collezione di modelli in scala medio-grande dei piu' caratteristici mezzi da trasporto trainati da cavalli che erano tipici del territorio prima della diffusione dell'automobile e dei mezzi consimili. Nella sala del Consiglio hanno trovato posto, lungo le pareti, i ritratti della Galleria degli Uomini illustri Molfettesi che prima del restauro di questo edificio erano in mostra nella sala degli specchi del vecchio palazzo del Municipio, all'isolato accanto a questa nuova sede.

Palazzo del Pontificio Seminario Regionale "Pio XI"
Lo scoppio del primo conflitto mondiale obbligò nel 1915 lo spostamento della sede del Seminario Regionale, fondato nel 1908 da Papa Pio X, da Lecce a Molfetta.
Dopo un ulteriore e breve spostamento di sede a Terlizzi, il Seminario Regionale fece ritorno a Molfetta nel 1918 nei locali del Seminario Vescovile, dove rimase fino al 1925. Tuttavia esigenze di nuovi spazi costrinsero la progettazione di un nuovo Seminario. I lavori, iniziati nel 1925, si protrassero per un anno e mezzo; l'inaugurazione del nuovo Seminario Regionale, intitolato a Pio XI avvenne il 4 novembre 1926.

Dalla facciata sobria ma dignitosa, il Palazzo del Seminario Regionale presenta un interno con un massiccio scalone centrale e un porticato in cui sorge un chiostro delimitato da colonne di stile romanico. Al centro di questo è collocata una fontana in ferro fuso costituita da due vasche sovrapposte.
Il Seminario, in cui i giovani di tutta la Puglia vengono formati in vista dell'Ordine sacro del presbiterato, ospita al suo interno, dal 1957, anche una biblioteca e una ricca raccolta museale.

IL PORTO
Il primo vero e funzionale porto di cui la città di Molfetta poté godere fu eretto verso il 1550, per volontà di Carlo V, allorquando si effettuarono lavori di ampliamento e di riparazione del vecchio molo, all'epoca (e fino alla prima metà del XIX sec.) localizzato presso la Cala San Giacomo, insenatura naturale subito a nord del Santuario della Madonna dei Martiri.

Agli anni che intercorrono fra il 1841 e il 1849 risale la costruzione dei primi due moli indipendenti di San Corrado e San Michele.
Eretto nel 1857 il faro e dopo che si ebbe provveduto al congiungimento dei succitati due moli nel 1880, nel 1882 si diede inizio all’edificazione del molo foraneo.
Alcune eccezionali mareggiate, verificatesi fra il 1910 e il 1949, resero necessario un generale riassetto del porto e perciò si decise la costruzione una diga di protezione in direzione nord-est del porto.

Il moderno porto di Molfetta, esteso per 364.000 mq e suddiviso in un bacino esterno di 229.000 mq e un avamporto interno, ha uno sviluppo costiero di 2.355 m, di cui 1.395 rappresentati da banchine operative. Del porto - dotato peraltro di una diga foranea, realizzata nel 1951, che offre riparo dai venti di maestrale e tramontana e che funge da frangiflutti - il più ampio molo è senz’altro quello di levante, lungo 950 m, che si articola in tre bracci: Molo San Corrado, Molo San Michele e Molo San Vincenzo, detto anche foraneo.
Nel febbraio 2008 sono iniziati i lavori per il nuovo porto commerciale.

Il porto ospita, oltre a navi mercantili e a piccole imbarcazioni da diporto, i motopescherecci che hanno reso famosa nel mondo la marineria molfettese, che ormeggiano presso i moli San Michele, San Corrado e San Domenico.
Vi sono inoltre 5 banchine galleggianti destinate alle barchette da pesca con 140 punti di attracco totali.

GASTRONOMIA
La gastronomia molfettese è molto vasta, comprende piatti semplici e piatti raffinati atti a conquistare l'interesse ed il piacere dei buongustai. Essendo Molfetta una città marittima, i piatti tradizionali Molfettesi non possono che essere a base di pesce; tra questi ricordiamo il famoso "ci(e)mbott(e)" che consiste in una zuppa di pesce fresco di scoglio cotto in acqua aggiunta ad un soffritto di pomodori freschi, aglio e prezzemolo in olio d'oliva.

Consuetudine alimentare dei molfettesi, almeno fino a quando non si é introdotto il fermo biologico, è mangiare sia frutti di mare (dai ricci alle cozze, dalle capesante alle ostriche, dai taratuffi alle cozze pelose, ecc.) che pesce crudo. Alici crude intere (quelle piu' minuscole) o spinate (talvolta marinate mettendole a macerare in olio e limone), le "am(e)rosche" (piccolissimi pesciolini, poco piu' che avannotti), le "agh(e)stenèdde" (triglie di piccolissima taglia, dette cosi' perché si pescavano tra la fine di agosto e il mese di settembre), "al(e)cedd(e)" e "sarachedd(e)" (alici e salacchine), "pulp' a' tenèri(e)dde" (piccoli polpi che vengono inteneriti arricciandoli a mano) ed infine "salìp(e)ce" (piccoli gamberetti) sono tutti usualmente consumati senza cottura.

Tra i primi piatti caratteristici troviamo gli "strascenète" (orecchiette), pasta a base di semola, che vengono principalmente preparate con cime di rapa o al ragù di maiale.
Troviamo anche "u' tridde", una pasta per brodo fatta a mano con semola, uova, prezzemolo e formaggio, che si presenta in sfoglie sottili spezzettate a mano. Le altre specialità molfettesi vengono preparate in occasione delle festività.
Per la Pasqua troviamo "la scarcèdd(e)", un dolce cui si danno le forme piu' varie (sempre attinenti al periodo pasquale) fatto di pasta frolla farcito con marmellate (di fichi, di ciliegie o di uva) rigorosamente fatte in casa e pasta di mandorle e ricoperto di zucchero fondente, decorato con confetti di vari colori, ovetti di cioccolato o anche uova sode.

Una tradizione gastronomica che si rinnova ogni anno il Venerdì Santo è mangiare "u pizzari(e)dde", filoncino farcito con tonno e capperi.
Per il periodo natalizio vengono preparati diverse varietà di dolci, principalmente a base di pasta di mandorle e pasta frolla tra cui "cart(e)ddate", "calz(e)ngicchie", "ses(e)mi(e)dde", "spume di mandorla", "occhi di Santa Lucia", "mestazzul(e)", "canigliate" e piccole imitazioni di frutti a base di "pasta reale".
Non ultimo l'ottimo "latte di mandorle".

Per la vigilia del Santo Natale il menù tradizionale comprende: rape bollite condite con olio e limone, frittelle o "calzone" (focaccia ripiena con cipolle cotte, olive, cavolfiori, merluzzo e vari condimenti).
Durante i vari periodi dell'anno, secondo le stagioni, le massaie molfettesi usano preparare delle conserve sott'olio con pomodori, peperoni, melanzane e carciofi.

DATI RIEPILOGATIVI

in aggiornamento

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CONSERVATORIO DI MUSICA NINO ROTA - MONOPOLI - BA
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI BARI
ONE DAY SURGERY - MOLFETTA - BA
CENTRO ASSOCIATO PANSINI - LABORATORIO ANALISI CLINICHE - DOTT MARINO PANSINI - MOLFETTA - BA