Massafra
è un comune della provincia di Taranto. È
posta ad una altitudine di 110 m sul livello del mare
e copre una superficie di 190 km2. Massafra è
stata anche soprannominata "Tebaide d'Italia".
L'altitudine arriva fino ai a 480 m s.l.m. in contrada
"Cicerone" e ai 450 m sul Monte Sant'Elia
e sul Corno della Strega, mentre lo stesso abitato
è situato tra i 115 e i 130 m s.l.m. Il territorio
massafrese va dalla Murgia tarantina fino al mar Ionio
e presenta una grande varietà di paesaggi.
È solcato da una serie di gravine e di lame
(naturale continuazione delle gravine con pareti più
dolci) di origine carsica. L'abitato si è sviluppato
intorno a due di queste, la gravina di San Marco e
quella della Madonna della Scala. Il terreno è
costituito da una forte coltre di ricoprimenti sabbio-ghiaiosi
ed argillosi, tipica della conformazione geologica
che va da Taranto in direzione del fiume Bradano.
Nell'entroterra compaiono i sabbioni pliocenici, sovrapposti
al calcare compatto cretaceo da cui si estraggono
i tufi. Il territorio comunale comprende una parte
del litorale jonico, che va dalla zona di Lido Azzurro
fino a Chiatona, attraversando zone più o meno
omogenee: "Pantano", "la Macchia",
"Patemisco", "Ferrara" e "Marinella".
I fiumi che sfociano in mare sono il Tara e il Patemisco.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Il territorio massafrese ha conservato tracce di frequentazione
a partire dal Neolitico, attestate dalle selci lavorate
rinvenute nella gravina della Madonna della Scala.
Nella zona detta "Corvo" è stata
rinvenuta un iscrizioni messapica , che è la
più settentrionale del territorio occupato
da questa popolazione. Gli antichi contatti con il
mondo greco sono testimoniati dai frammenti di ceramiche
micenee. Tracce di insediamenti e una necropoli nella
località "San Sergio" testimoniano
un insediamento agricolo italiota, probabilmente dipendente
dalla vicina Taranto. Il
nome di Massafra deriva da Massa Afra. Nonostante
l'assenza di documenti scritti, i ritrovamenti archeologici,
tra cui quello del Thesaurus Massafrensis, con monete
bizantine e vandale del V-VI secolo, permettono di
ipotizzare che l'abitato sorse in seguito all'arrivo
di un gruppo di profughi, cacciato dall'Africa settentrionale
per l'arrivo dei Vandali. Giunti in Puglia avrebbero
chiesto aiuto al Vescovo di Taranto, che avrebbe affidato
loro una sua "massa", un podere di grande
estensione, situato tra le attuali gravine della Madonna
della Scala e di San Marco, dove i profughi di provenienza
africana ("Afri") scavarono le loro abitazioni
nella roccia. Massafra viene citata per la prima volta
in un documento longobardo del X secolo come gastaldato,
ovvero sede di un funzionario regio che amministrava
il territorio. Con l'avvento dei Normanni, nel 1080
il feudo di Massafra, assieme a Mottola, Oria e Castellaneta,
venne assegnato a Riccardo Senescalco, nipote di Roberto
il Guiscardo, passando sotto la diocesi di Mottola.
Questi fortificò il paese costruendo e restaurando
il castello e donò la chiesa di Santa Lucia
con l'annesso monastero e la terza parte della pesca
che si faceva annualmente nel fiume Patemisco all'abbazia
della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni.
Nel 1269, sotto gli Angioini, Massafra fu concessa
a Oddone di Soliac da Carlo d'Angiò, rimasto
padrone assoluto dell'Italia meridionale, dopo aver
sconfitto gli Svevi. Il nuovo feudatario governò
in modo violento e brutale e nel 1296, il re Carlo
II lo privò del feudo e lo bandì dal
regno. Massafra venne unita quindi al Principato di
Taranto in possesso del ramo Durazzo degli Angiò
e vi rimase fino al 1463. Sotto questa dominazione
la città (dal 1419) acquisì lo status
di città libera o demaniale e fu prescelta
come sede dell'allevamento delle cavalle règie.
Nel 1484 Massafra venne occupata dall'esercito aragonese.
In quello stesso anno il re Ferdinando I la donò
ad Antonio Piscitello, che ne divenne barone. Un decennio
dopo (1497) fu saccheggiata dai francesi di Carlo
VIII di Francia venuto nel Regno di Napoli per far
valere i suoi diritti dinastici, e il feudo passò
ad Artusio Pappacoda, di una nobile famiglia napoletana,
il cui dominio durò per circa un secolo e mezzo.
Ad Artusio successe il figlio Francesco, che restaurò
il castello e fece costruire la chiesa di Santa Maria
di Costantinopoli. Nel 1633 la terra di Massafra passò
alla famiglia Carmignano, anch'essa originaria di
Napoli, che la acquistò per 110.000 ducati.
Dopo circa cinquant'anni passò alla famiglia
Imperiale, marchesi di Oria e di Francavilla che tennero
il feudo dal 1661 al 1778. Un membro di questa famiglia,
Michele II, nei primi del XVIII secolo promosse il
riordinamento delle campagne , fece piantare uliveti,
vigneti, mandorleti e frutteti, la ricostruzione e
ammodernamento del Castello e la costruzione del monastero
di San Benedetto e della Torre dell'Orologio. Per
queste opere architettoniche si avvalse dei migliori
artisti ed architetti del Salento fra i quali Mauro
Manieri di Lecce e la sua scuola. Dopo la Rivoluzione
napoletana del 1799 anche a Massafra terminò
il feudalesimo. Durante la prima guerra mondiale nel
paese furono ospitati diversi reggimenti dell'esercito
italiano diretti al fronte. Per ricordare i numerosi
caduti massafresi fu edificato un Monumento in piazza
Vittorio Emanuele II. Nel 1923 entrò a far
parte della neonata provincia dello Jonio, derivata
dall'antica provincia della Terra d'Otranto. Nel 1953
si svolge la prima edizione del Carnevale Massafrse.
Nei primi anni '60, l'industria siderurgica di Taranto,
l'Italsider, assorbì molti lavoratori massafresi.
A Massafra aprì una fabbrica per la produzione
di birra di proprietà della Dreher.
DA
VEDERE
Lungo le gravine sono presenti vari insediamenti rupestri,
di origine sia preistorica, sia alto-medievale, sviluppatisi
in un periodo di instabilità e decadenza (V-X
secolo), con incursioni di Goti, Longobardi e Saraceni).
Esistono anche delle vere e proprie chiese, cappelle
e monasteri di monaci basiliani.
* Chiesa ed insediamento rupestre di Millarti
* Cripta di San Simeone a Famosa
* Grotta carsica di San Michele, tombe e ritrovamenti
preclassici e classici a Varcaturo
* Grotta delle navi ed area sacrale a Sant'Angelo
* Insediamento con chiesa ipogeica di Sant'Angelo
a Torella
* Chiesa rupestre della Madonna della Greca
* Chiesa rupestre della Buona Nuova
* Chiesa rupestre inferiore della Madonna della Scala
* Insediamento rupestre della Madonna della Scala.
* Insediamento rupestre con chiesa di Santa Croce
* Chiesa ipogeica di San Posidonio
* Insediamento e chiesa rupestre della Madonna delle
Rose
* Chiese rupestri Panareddozza 1 e Panareddozza 2
* Grotta dell'eremita
* Insediamento e chiesa rupestre a Trovanza
* Insediamento ipogeico fortificato "La Torretta"
* Insediamento e chiesa rupestre di San Simine a Pantaleo
* Chiesa ipogeica di San Leonardo
* Chiesa rupestre di Sant'Antonio abate
* Chiesa rupestre de La Candelora
* Chiesa ipogeica di San Marco
* Cripta di Santa Marina
* Cripta di San Biagio
* Chiesa ipogeica di Santa Caterina
* Cella eremitica del Santo Barbato
TORRE
DELL'OROLOGIO
La "Torre dell'Orologio" si trova in piazza
Garibaldi, all'inizio di via Vittorio Veneto, con
fronte a via Laterra. Costruita agli inizi del XVIII
secolo dal feudatario Michele II Imperiale come torre
civica, raggiunge un'altezza di 22 m ed è dotata
di campane settecentesche. Presenta una decorazione
in stilebarocco, in accordo con la coeva chiesa di
San Benedetto. Rappresenta il simbolo civico del paese.
CASTELLO
DI MASSAFRA
Il "Castello di Massafra" si trova nel centro
storico, in località lo Pizzo e si affaccia
sulla gravina San Marco. La sua struttura e i motivi
architettonici sono simili ad altri castelli pugliesi,
con quattro torrioni disposti a quadrilatero e legati
da cinte murarie. Le torri più antiche sono
a pianta circolare mentre il torrione a sud-est è
ottogonale.
Le prime notizie sicure del castrum risalgono al 970.
In un diploma del 1081 il castello risulta di proprietà
di Riccardo Senescalco. Con il dominio angioino, il
castello assunse l'aspetto di un fortezza con bastioni
e torri merlati. Subì ulteriori trasformazioni
sotto gli Aragonesi e nel XVIII secolo la famiglia
Imperiale ricostruìla torre ottagonale e la
facciata verso la gravina, opera dell'architetto leccese
Mauro Manieri. Il castello passò successivamente
in possesso di diversi proprietari e fu infine acquistato
dal Comune. L'ingresso principale, su via La Terra,
è tramite un ampio portale da cui si acccede
all' atrio, con al centro un pozzo ed una rampa che
portava al ponte levatoio, di cui sono ancora visibili
le carrucole. Da una scala d'onore si accede agli
ambienti della residenza signorile. Si conservano
locali adibiti a diversi usi: scuderia, fienili, armeria,
prigioni (corrispondenti alle torri su via La Terra
e alla torre ottogonale), magazzini, neviere e pecerie
(dove si conservava la pece per le fiaccole). Vi era
anche una cappella dedicata a San Lorenzo. Secondo
la tradizione popolare esistono passaggi segreti e
una galleria che collega il castello al mare.
Negli anni recenti sono stati eseguiti diversi restauri
alla struttura. Nel 1965 venne riparata la torre a
sud-ovest, che era crollata e nel 1975 il parapetto
che era franato. Intorno al 2000 gli ambienti interni
del castello sono stati restaurati, sostituendo le
chianche originarie con lastre di marmo e intonacando
le pareti; è stato inoltre costruito un moderno
ascensore. Gli ambienti del castello sono utilizzati
come sede della "Biblioteca civica" e del
"Civico museo storico-archeologico della civiltà
dellolio e del vino". Nel 2007 il castello
è stato immortalato, come simbolo della città,
in un francobollo dedicato a Massafra, emesso il 13
febbraio.
CHIESA
MADRE
La "Chiesa Madre", dedicata al Santissimo
Crocifisso, fu la prima chiesa ad ospitare il "Capitolo
collegiale". Fu costruita nel XVI secolo su un'antica
cripta, forse dedicata a San Lorenzo e fu consacrata
da monsignor Giacomo Micheli l'11 febbraio del 1582.
Nel XVIII secolo venne ricostruita la parte terminale
e vennero aggiunti all'interno degli altari, che coprirono
gli affreschi cinquecenteschi. La chiesa presenta
la facciata e i fianchi ad arcate cieche, coronate
da caditoi simili a quelli presenti sul castello.
La facciata, con rosone è coronata da un timpano
che ospita la statuetta chiamata "Sante Miseriédde".
All'interno ospita il Cristo sospirante. Vi ha sede
la "Venerabile arciconfraternita del Santissimo
Sacramento", fondata nel Cinquecento.
SANTUARIO
DELLA MADONNA DELLA SCALA
Il santuario è situato all'interno della gravina
omonima ed è accessibile tramite una maestosa
scalinata di 125 gradini, che secondo la tradizione
popolare non possono esssere contati, in quanto scendendo
le scale risulta un numero e salendo un numero diverso.
L'attuale santuario, dedicato alla Madonna della Scala,
fu costruito sopra una cappella più antica
a partire dal 1729, su progetto dell'ingegnere Scarcia
di Taranto, e venne terminato ed aperto al culto nel
1737. La facciata è in stile barocco e l'interno
è a croce latina. Sull'altare maggiore è
collocata l'icona della Madonna della Scala. Alle
pareti si trovano altri sei altari, tre per lato:
vi si conservano un dipinto di [Nicola Galeone]] che
rappresenta il Miracolo delle cerve e sedici tele
seicentesche, opere della scuola di Cesare Fracanzano,
raffiguranti Apostoli ed Evangelisti. La devozione
verso la Madonna della Scala trae origine dal "Miracolo
delle Cerve": secondo leggenda alcuni pastori
videro questi animali soffermarsi ripetutamente presso
un masso tufaceo sul quale si conservava una raffigurazione
affrescata della Vergine, resto di una piccola cappella
crollata. L'evento, ritenuto un segno miracoloso,
diede vita a pellegrinaggi devozionali e alla costruzione
di una chiesa, in seguito sostituita da quella attuale.
LE
GRAVINE
Le
gravine hanno una lunghezza che va da 1 a 10 km e
una larghezza dai 10 ai 300 m, con una profondità
massima di 50 m. Le pareti sono caratterizzate da
grotte naturali e artificiali. Le principali gravine
di Massafra sono: "Velo", "Santa Caterina",
"San Marco", "Madonna della Scala","Monte
Sant'Elia" , "Colombato", "Portico
del Ladro", "Giulieno", "Capo
di Gavito" e "Canale Lungo". Di queste
quelle antropizzate, cioè collegate direttamente
all'abitato, sono la gravina della Madonna della Scala,
la gravina di San Marco e la gravina di Santa Caterina.
Gravina
della Madonna della Scala
La
gravina della Madonna della Scala è lunga 4
km, profonda 40 m circa e larga dai 30 ai 50 m. Ha
inizio dal bivio della strada provinciale tra Martina
Franca e Noci e, rasentando la parte occidentale dellabitato,
termina in località detta La Pil d'u Boie ("la
pila del boia"), quasi alla confluenza della
S.S. n. 7 via Appia. Al suo interno si trova il Santuario
della Madonna della Scala e oltre 200 nuclei abitativi
dell'originario villaggio. La parte nord è
denominata "Capo di Gravina", a cui segue
la gravina detta "Valle Delle Rose" che
si estende ad ovest del paese, un tempo denominata
Vallis Rosarum per la ricca vegetazione spontanea
che ricopre l'intero letto dell'antico fiume Patemisco.
Vi sono presenti 599 varietà di piante, alcune
molto rare, che gli antichi ritenevano essere medicamentose.
All'estremità sud, detta "Gravina di Calìtro",
vi è il santuario seicentesco della Madonna
di Tutte le Grazie e i resti di tre chiese rupestri:
Santa Maria Maddalena, Santa Parasceve e Sant'Eustachio.
Gravina
di San Marco
Sempre a nord dell'abitato, la gravina di San Marco
ha origine nelle vicinanze della "Masseria Pantaleo".
Si estende ad est del centro storico, separandolo
dal resto del paese. Completamente inglobata nell'abitato,
prende il nome da una chiesa rupestre dedicata a San
Marco. Fu in passato chiamata Il Paradiso di Massafra
(dal greco paradeisos ovvero giardino), perché,
lungo i costoni e i terrazzamenti, si sviluppa una
rigogliosa vegetazione spontanea insieme con orti
terrazzati, giardini, agrumeti e una vasta coltivazione
di fichi d'india.
Gravina
di Santa Caterina
La gravina di Santa Caterina è situata a sud
dell'abitato ed è oltrepassata dal terzo ponte
di Massafra, che collega la zona di Sant'Oronzo con
via La Rotonda. Prende il nome dalla chiesa rupestre
di Santa Caterina d'Alessandria.
Riserva
naturale del Monte Sant'Elia
La "Riserva naturale del Monte Sant'Elia"
è un' "oasi" del WWF, al quale la
"Comunità dell'Arca" ha donato circa
cento ettari di bosco e seminativi. La riserva è
costituita dall'omonima masseria con un nucleo di
trulli databili al XVIII secolo, circondata dalla
macchia mediterranea e da boschi di leccio e fragno.
L'Oasi è aperta al pubblico ed attrezzata per
visite.
MANIFESTAZIONI
Le ricorrenze religiose principali che vengono ricordate
con particolare solennità sono quelle di San
Leopoldo (maggio), di Sant'Antonio da Padova (13 giugno),
della Madonna del Carmine (16 luglio), di San Gaetano
di Thiene (7 agosto), di Santa Lucia (13 dicembre),
e di Gesù Bambino.
A
queste si aggiungono le ricorrenze natalizie (presepi
allestiti nelle grotte delle gravine) e pasquali ("Processione
dei Misteri").
Altre
consuetudini sono la benedizione degli animali presso
la chiesa di Sant'Antonio abate (17 gennaio), l'accensione
di falò simboleggianti il calore domestico
per la festa di san Giuseppe (19 marzo), e le "barchette
della navigazione della speranza" appese nei
vicoli per il Ferragosto.
GASTRONOMIA
Secondo gli usi pugliesi la pasta casalinga per eccellenza
è costituita dalle orecchiette, (dette "chiangarèdde"),
condite con le cime di rapa o al ragù. Altri
tipi di pasta sono i '"cavateddi", gli gnocchi
, '"lu friscidd" , la '"tagghiarina"
e i pizzarieddi (detti "'pizzicarieddi").
Tra i secondi sono piatti tipici della cucina locale
gli involtini di carne di vitello, le salsicce e i
fegatini alla brace (detti "gnummaredde").
Non mancano i formaggi (mozzarelle e caciocavalli).
Tipiche sono anche le focacce ("pddiche"),
sempilici o ripiene di caciocavallo e affettati oppure
con di cipolle o di ricotta ashkuant), e ancora i
panzerotti, le friselle, i tarallini
I dolci sono cucinati in occasione delle feste: tipici
del Natale sono le "carteddàte",
i "purciedde" (o "denti di san Giuseppe"),
le "pettole", i "mustazzoli" e
la "cupeta", una specie di torrone con miele
e mandorle. A carnevale si fanno le chiacchere e per
la festa di San Giuseppe le zeppole. Per Pasqua si
preparano dolcetti a forma di pecorelle in pasta di
mandorle, le "scarcedde" e i "taralli
con lu scileppe".