Martina
Franca è un comune della provincia di Taranto.
Posto ad una altitudine di 431 metri s.l.m., copre
una superficie di 295 km2. È situata sulle
colline sud orientali della Murgia a 431 metri s.l.m.
con splendide vedute sulla valle d'Itria La città
di Martina Franca è la 39° per ordine di
estensione fra le città italiane. Martina Franca
è divisa in tre zone ben definite. La prima
è il classico centro storico, la seconda è
l'espansione cittadina oltre le mura (nel 1900) che
amplia l'urbanistica storica della città, e
la terza è la zona nuova con palazzine alte
oltre 3 piani di tipo condominiale.
IL
CENTRO STORICO
Il Centro storico di Martina Franca presenta un'urbanistica
singolare, le case venivano edificate in senso verticale.
infatti l'abitazione tipo è formata dal pian
terreno dove si colocavano botteghe artigianali, o
cantinette, spesso fornite di scale che scendono di
uno o più metri sotto il livello della strada.
Al primo piano, invece, si trova la zona giorno, con
cucina e sala da pranzo; anticamente non era previsto
un vano dedicato al bagno, le cui funzioni erano assolte
da un semplice "vaso" (in martinese ù
candr), posto in un angolo della casa. Di solito era
presente anche un camino, che assolveva a una duplice
funzione: serviva a cucinare le pietanze e fungeva
da stufa, sia per il primo piano sia, grazie alla
canna fumaria, anche per i piani superiori. In questo
piano è facile trovare anche un imbocco del
pozzo, che a differenza della canna fumaria ha un
"camino" che arriva fin sotto la casa, nel
luogo in cui è situata la cisterna d'acqua,
per lo più di origine piovana. Il pozzo veniva
sfruttato anche come un rudimentale frigorifero, in
virtù della freschezza garantita dalla pietra
calcarea del sottosuolo martinese. Gli alimenti venivano
depositati in un secchio di rame o di ferro a fondo
piccolo e bocca larga (un mezzo cono capovolto) e
fatto adagiare a "pelo d'acqua" nel pozzo.
Il secondo piano è la zona notte. Qui c'è
la stanza, o le stanze, da letto, generalmente con
un balcone, o una finestra, che comunica con il tetto
della casa. Il tetto viene sfruttato in vari modi.
Generalmente è uno spazio utile per stendere
i panni, o anche per imbandire tavolate (alcune case
hanno il tetto comunicante e allo stesso livello della
casa vicina, spesso senza alcun muro separatore).
D'estate i tetti si trasformano in veri essiccatoi
naturali: gli anziani vi fanno essiccare fichi, noci,
fave ed altri alimenti, o "spurgano" la
lana e i materassi. La particolarità delle
case pugliesi, a differenza del resto della penisola
italiana, sta nel fatto che i tetti sono in stile
greco-arabico, cioè piatti e non spioventi.
Questo perché il clima pugliese è molto
mite, fresco, senza particolari precipitazioni (è
raro vedere la neve alta, come è invece accaduto
nel 1985). Le poche spiovenze servono per incanalare
l'acqua piovana nelle cisterne site nel sottosuolo.
LA
VALLE D'ITRIA E I TRULLI
La Valle d'Itria è una ricchezza artistica
e naturale per il territorio di Martina Franca ed
è per questo anche che la meta principale dei
turisti. Da ricordare sono i caratteristici muretti
a secco, i trulli (in martinese casedde), costruiti
durante i periodi di civilizzazione contadina fuori
dalla zona urbana, a differenza di quanto avviene
ad Alberobello, dove sono situati all'interno del
paese. Purtroppo nell'ultimo ventennio, l'abusivismo
edilizio ha violentato il territorio, cancellandone
spesso peculiarità (come le numerose mulattiere),
e ha contribuito alla compromissione della flora e
della fauna locale. Le cattive amministrazioni locali
che si sono susseguite, infine, non hanno impedito
queste azioni, compromettendo ulteriormente queste
strutture storiche, senza tutelare tale ricchezza
storico-locale. Basti pensare che delle quercie secolari
sono minacciate dal possibile abbattimento per far
posto a campi da golf.
MANIFESTAZIONI
* Fiera di San Martino (11 novembre)
* Festival della Valle d'Itria (lirica e prosa)
* Festival Internazionale del Cabaret
* Fiera della Candelora (2 febbraio)
* Festa patronale estiva di San Martino (Primo fine
settimana di luglio)
PRODUZIONE
CASEARIA
IL CACIORICOTTA
Sulla falsariga della ricotta marzotica si attestò
il nostro particolarissimo formaggio-ricotta. Il cacioricotta
esaltava il sapore delle orecchiette condite con sugo
di pomodoro fresco. La farina di grano locale, i pomodori
coltivati in loco e il cacioricotta anch'esso ricavato
esclusivamente dal latte di pecora o di capra non
potevano che immortalare, la genuinità, la
bontà il gusto. Il cacioricotta dato la sua
breve stagionatura, nel grattugiarlo assumeva la forma
di piccolissime scaglie affusolate alla punta a mo
di vermicelli.
LA
RICOTTA
E' un ricavato dl formaggio e veniva ricavato dal
siero, alla quale si aggiungeva un pò di latte
fresco il quale ribollendo compariva come d'incanto
fiocchi di ricotta. Quei cestelli si riempivano sino
all'orlo ma il composto calava un poco a mano a mano
che scolava il residuo del siero. Quella ricotta,
se non consumata fresca, diveniva la materia prima
per la realizzazione della ricotta forte.
LA
RICOTTA FORTE (A ricotte asquante)
La ricotta forte occupa un posto di primissimo piano
nella storia delle tradizioni poichè tra tutte
nè è magnifica interprete .Perché
possa trovare migliore spiegazione e giustificazione
è necessario risalire ai nostri antenati che,
oltre ai lavori campagnoli, erano dediti alla pastorizia.
Tale lavoro era congeniale con il territorio disseminato
di boschi e pascoli che producevano spontaneamente
erbe dai mille profumi e così preferite dai
bovini. Evidentemente in tempi di maggior produzione
di formaggi, quando abbondava la ricotta, si trovo
pure valida soluzione di conservare e consumare successivamente
la ricotta stessa. Le massaie prima deponevano la
ricotta in esubero in grandi recipienti di terracotta
aggiungendovi un pò di sale per insaporire
e facilitare il processo di trasformazione. Dopo un
pò di tempo quando la ricotta era inacidita,
si dava inizio alla lavorazione. La ricotta veniva
strofinata a mano a mano prima e poi filtrata forzatamente
attraverso un apposito setaccio, ciò per renderla
omogenea e pure priva di grumi. Dal quel momento necessitavano
alcuni mesi di riposo perchè la maturazione
giungesse al punto ottimale.
CACIOCAVALLO
E' un formaggio di latte di vacca, ottenuto da animali
che vivono al pascolo. E' un formaggio a pasta filata,
a forma di pera, del peso medio di 2- 2,5 Kg. Puo'
essere consumato a breve stagionatura (2-4 mesi),
dal sapore fresco e delicato ma ricco di gusto, tagliandolo
in senso longitudinale a fette sottili e gustandolo
anche con la buccia. Puo' essere consumato anche a
lunga stagionatura ( Max 2 anni ), assume allora un
sapore sempre piu' deciso, leggermente piccante .
CANESTRATO
PUGLIESE
Tipico formaggio pugliese, prodotto con latte bovino,
che deve il suo nome ai canestri in cui veniva preparato.
E' un formaggio a media- lunga stagionatura ( 6 mesi-2
anni ) che puo' essere consumato sia come formaggio
da tavola, sia grattugiato.
GASTRONOMIA
* Vino di produzione locale, il Martina Franca
DOC.
* Capocollo, salume tipico. Nella lavorazione viene
aggiunto il vino locale e le erbe aromatiche tipiche
della macchia mediterranea. Laffumicatura avviene
bruciando il legno e la corteccia di un fragno originario
dei Balcani, presente solo in Puglia. I maiali da
cui provengono le carni utilizzate nel prodotto sono
allevati in boschi di fragno e si nutrono di ghiande
degli stessi arbusti.
* Soppressata di Martina Franca prodotta con grasso,
coscia e spalla di suino tagliati a punta di coltello,
insaccati in budello e stagionati per un paio di mesi.
* Ricotta forte rifermentata, per condire la pasta
o da spalmare sul pane.
* Orecchiette, pasta fresca di produzione locale spesso
condite o con sugo di polpette, braciole arrotolate
e cacioricotta, oppure con rape.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Le origini di Martina Franca risalgono al X secolo,
quando sul Monte di San Martino sorse un piccolo villaggio
di profughi tarantini, fuggiti dalle continue devastazioni
dei Saraceni, e ai quali si aggiunse successivamente
una comunità di pastori. Intorno al 1300 fu
eletta comune su ordine del Principe di Taranto Filippo
I d'Angiò, ma secondo alcuni documenti storici,
è possibile ipotizzare che Martina Franca fosse
stata prima di quella data anche un'avamposto militare
a guardia del territorio di Taranto o una residenza
di qualche nobile. È certo però che
Filippo I concesse Martina a Pietro del Tocco per
ricompensarlo dei servigi da lui svolti. Il territorio
all'epoca consisteva in un castello situato storicamente
nell'attuale zona denominata "Montedoro",
e da due miglia di terreno intorno al castello, sottratto
dal territorio di Taranto, dall'Università
di Monopoli e dall'Università di Ostuni per
l'insediamento rurale di contadini e "Massari"
(o "Ammassari", da ammasso, luogo di raccolta
dei viveri - in martinese ù masser, era padrone
di poderi e vasti terreni). Sembra che Filippo d'Angiò
avesse concesso anche dei diritti e delle franchigie
a chi fosse venuto ad insediarsi a Martina, e per
questo fu denominata "Franca". Il nome della
città è dedicato al Santo patrono San
Martino, festeggiato l'11 novembre. La tradizione
vuole che il Santo sia più volte corso in aiuto
dei cittadini, proteggendoli in varie occasioni dalle
invasioni barbariche e dall'assalto del nemico.