Manfredonia
Puglia

Manfredonia è un comune della provincia di Foggia situato sul golfo omonimo, immediatamente a sud del promontorio del Gargano. Manfredonia è il ventisettesimo comune italiano per estensione territoriale, nonché il sesto più esteso della Puglia. Il territorio comunale è caratterizzato sia dalla bassa costa sabbiosa del golfo di Manfredonia, oggetto di bonifica recente, sia per la natura montuosa della parte settentrionale, inclusa nel Parco Nazionale del Gargano.

CENNI STORICI
Nel gennaio 1256 Manfredi di Sicilia, figlio naturale di Federico II, giunto a Siponto durante una battuta di caccia nel Gargano, trovò la città distrutta e gli abitanti costretti a vivere in capanne e in case diroccate, in un'area resa malarica dall'impaludamento. Decise quindi di ricostruire la città due miglia a nord dell'insediamento originario, chiamandola dal suo nome Manfredonia: in marzo i lavori vennero affidati al maestro costruttore Marino Capece, che riutilizzò i ruderi della città più antica e organizzò l'importazione via mare dalla Schiavonia (Croazia) di legname, calce, pietre e sabbia. Nel complesso furono impiegati 700 operai e molti buoi. Il 23 aprile 1256, giorno di san Giorgio, fu posata la prima pietra e nel novembre 1263 venne consegnato il "Datum Orte" ovvero l'atto notarile col quale la città veniva ufficialmente riconosciuta. La nuova città ottenne benefici fiscali (franchigie) che la resero un porto franco e la sua popolazione si accrebbe con il trasferimento di abitanti delle vicine città di San Paolo di Civitate, Trani, Carpino, Monte Sant'Angelo, Barletta, Ischitella, Andria e Corato. Sin dalla sua costituzione fu dotata di una zecca che coniò e impresse diverse monete (doppio tarì, dinari d'oro, di rame e di biglione). Dopo la morte di Manfredi nella Battaglia di Benevento del 1266 contro Carlo I d'Angiò, gli Angioini rinominarono la città "Sypontum Novellum" (Nuova Siponto), denominazione che tuttavia non si affermò, e completarono il castello. Nel 1528 Manfredonia resistette all'assedio delle truppe francesi guidate dal maresciallo Lautrec. Nel 1620 subì un sanguinoso attacco ottomano e fu incendiata e rasa al suolo: rimasero in piedi solo il castello e le mura. La ricostruzione fu lenta e solo dopo gli inizi del XIX secolo, migliorate le vie di comunicazione e il porto, si creò una situazione favorevole al commercio e la città cominciò di nuovo ad espandersi e a crescere. Fu la prima città d'Italia ad essere bombardata da navi austriache durante la prima guerra mondiale, all'alba del 24 maggio 1915. Fu colpita la stazione ferroviaria con 100 bombe. Due lapidi poste una proprio nella stazione e un'altra all'inizio del Corso ricordano l'evento.

DA VEDERE
* Castello svevo-angioino: ospita il museo archeologico, che custodisce stele daune (VIII-VI secolo a.C.
* Cattedrale: conserva la sacra icona della Madonna di Siponto
* Basilica di Santa Maria di Siponto: sorta nel IX secolo sopra una preesistente chiesa paleocristiana, ha forma cubica, sormontata da una cupola, e ripete esattamente la struttura della chiesa sottostante (tre quadrati inscritti l'uno nell'altro).
* Abbazia di San Leonardo: esempio di romanico pugliese. A mezzoggiorno del solstizio d'estate, un raggio di sole entra da un piccolo rosone di pietra incastonato sulla volta della navata centrale, e disegna sul pavimento una rosa a 11 petali, al centro del portale di ingresso, in un punto dove è graffita una piccola croce.
* Parrocchia Sacra Famiglia, sorta nel 1982 custodisce preziosi mosaici creati dall'artista Ambrogio Zamparo.
* Grotta Scaloria, dell'età paleolitica è una grotta con stallattiti.
* Chiesa di San Domenico: nella Cappella della Maddalena sono conservati affreschi di notevole bellezza.

MANIFESTAZIONI
Vi si tengono inoltre alcune manifestazioni e premi ("Premio internazionale di canto lirico" a cura dell'accademia musicale "Re Manfredi", premio nazionale di poesia "Città di Manfredonia", premio nazionale di cultura "Re Manfredi di Svevia" a cura dell'ANCIS).

ENICHEM
Nel 1971 a Manfredonia si stabilisce il Petrolchimico Anic (Enichem Syndial),la fabbrica specializzata nella produzione di fertilizzanti fu costruita proprio sul mare. Poche furono le proteste poiche il colosso assicurò molti posti di lavoro ad una terra di pescatori, agricoltori e piccoli commercianti. Ma il 26 settembre del 1976, accadde quello che gli ambientalisti temevano, scoppiò una colonna di lavaggio dell'ammoniaca all'interno dello stabilimento. Fu uno dei più grandi disastri ambientali e sanitari della storia dell'industria italiana. I giornali parlarono di "Seveso del Sud", collegando l'incidente dell'industria chimica a quanto accaduto solo due mesi prima in Val Bormida. Un boato, a metà mattinata, scosse il vicino centro abitato del rione "Monticchio". L'esplosione fece disperdere in poche ore 10 tonnellate di anidride arseniosa e 18 tonnellate di ossido di carbonio. In una vasta zona circostante l'arsenico si raccoglieva a pezzi, una massa fluida giallastra, come hanno testimoniato alcuni operai al processo contro dirigenti dell'Eni accusati di disastro ambientale. La contaminazione espose a grave rischio i circa 2.000 addetti della fabbrica e i residenti della città di Manfredonia.I vertici dell'allora Anic, in seguito Enichem, tranquillizzarono l'opinione pubblica dicendo che lo scoppio, causato da un incidente tecnico, non aveva provocato alcun danno. E che quella nube non era, né più né meno, che l'effetto che si ha accendendo una sigaretta. Una versione, quella dei dirigenti, che sarebbe passata alla storia come ufficiale se non si fossero registrate, a partire dai mesi successivi all'incidente e lungo un arco temporale di circa 20 anni, 16 morti sospette tra i lavoratori del petrolchimico e molteplici casi di patologie tumorali negli abitanti di Manfredonia. Nel 1979 un altro scoppio allarma la città: quello della fuga di ammoniaca; la popolazione entra nel panico per il forte odore che si sente e molti scelsero addirittura di scappare per qualche giorno dalla città. Nell'autunno del 1988, il paventato arrivo nel porto della nave “Deep Sea Carrier” carica di rifiuti tossici e nocivi fece scattare l'allarme nella popolazione di Manfredonia già provata dall'incidente del 1976 e da quello del '79 dell'Enichem Agricoltura. La minaccia dell'arrivo della nave ribattezzata "dei veleni" fece emergere una realtà, molto radicata nelle coscienze della gente: l'Enichem non era mai stata accettata, ma subita per il ricatto del lavoro. In circa 40.000 mila, i manfredoniani (ne erano circa 50.000) manifestarono allora la loro protesta in un lungo corteo in città. Per due anni circa migliaia di uomini e donne organizzarono una serie di iniziative di lotta che hanno richiamato non solo donne e uomini politici, parlamentari nazionali ed europei, ma anche i mass-media e tante trasmissioni televisive quali ad es. "Samarcanda", . Nasceva così anche II Movimento Cittadino Donne chiamato "Bianca Lancia". Nasce con questo movimento la Battaglia contro l'EniChem: cento donne andarono a Roma e presero parola in parlamento, mettendo in evidenza la difficoltà a fare arrivare la verità sull’Enichem ai poteri alla base dell'informazione come una censura. Grazie all'eurodeputata Adriana Ceci queste donne arrivarono a Strasburgo davanti al Parlamento Europeo a porre i motivi della loro lotta. La sentenza emessa il 12 febbraio 1998 dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo riconobbe la violazione dell'art. 8, della Convenzione europea, che recita: "Ogni persona ha diritto al rispetto della sua vita privata e familiare e del suo domicilio". Di conseguenza né lo Stato, né qualsiasi fabbrica può danneggiare l'ambiente in cui una persona vive. Nel 1996 si arriva all'esposto denuncia contro l'azienda chimica e quindi al processo, grazie al meticoloso lavoro dell'operaio Nicola Lovecchio (deceduto nel 1996 per un tumore all'apparato respiratorio), di ricostruzione dei cicli produttivi e delle materie prime utilizzate. Nei primi anni 2000 nell'ex area Enichem iniziarono le operazioni di bonifica e smantellamento delle vecchie ciminiere.

DATI RIEPILOGATIVI

in aggiornamento

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BCC - CREDITO COOPERATIVO - SAN GIOVANNI ROTONDO - FG
ISTITUTO DI CULTURA E LINGUE MARCELLINE - FOGGIA - FG