Carpino
Puglia

Carpino è un comune della provincia di Foggia in Puglia. Fa parte del Parco Nazionale del Gargano e della Comunità Montana del Gargano. È un noto centro per la produzione dell'olio e delle fave. È sede principale del Carpino Folk Festival, manifestazione dedicata alla riscoperta, conservazione e promozione della musica popolare italiana. Carpino si trova nella parte settentrionale e non costiera del promontorio del Gargano e il suo territorio si estende tra la Foresta Umbra, a sud e il lago di Varano a nord. Confina con Cagnano Varano, Ischitella, Monte Sant'Angelo e Vico del Gargano e dista dal capoluogo circa 80 km. Classificato come collina litoranea, il territorio presenta una escursione altimetrica di 843 m, mentre l'abitato si trova ad una altitudine di 143 m s.l.m. su una collina brulla detta di pastromele. Il territorio è prevalentemente collinare e la vegetazione prevalente è quella tipica delle colture dell'area e dei pascoli. L'area a ridosso della laguna e le aree collinari che circondano il centro urbano, sono caratterizzate dalla prevalenza di uliveti.

ETIMOLOGIA
Così come quelle dell'insediamento, sono incerte le origini del toponimo. Sembrerebbe legato alla presenza di caprioli o alla presenza di luoghi di allevamento (in latino volgare Caprelis) nei dintorni di Carpino oppure alla presenza di una folta foresta di carpini che, un tempo, ricoprivano la collina di Pastromele su cui, in seguito, venne edificato il paese. Il toponimo sarebbe stato dapprima Crapino, in seguito Caprino per poi diventare Carpino, così come scritto in un documento locale del 1628.

MANIFESTAZIONI
La Sagra dell'Olio e delle Fave (agosto)
Frasca, Fanoia e Olio novello (dicembre)

CARPINO FOLK FESTIVAL
Al fine di stimolare la gente di Carpino a riappropriarsi della propria identità ed a riconoscere le proprie radici in una cultura ormai quasi scomparsa ma certamente degna di essere rivalutata Rocco Draicchio nel 1996 concepisce l'idea del Carpino Folk Festival, il festival della musica popolare e delle sue contaminazioni, che da allora si svolge regolarmente tutti gli anni nella prima decade di agosto sotto la direzione artistica di Luciano Castelluccia.

RISERVA NATURALE DI ISCHITELLA E CARPINO
Ricade nel territorio di Carpino e di quello della confinante Ischitella, la Riserva naturale biogenetica Statale omonima, istituita nel 1977. Si estende per oltre 300 ha ed è caratterizzata da valli e vallette che degradano verso il Lago di Varano. La flora è caratterizzata da un fitto bosco di latifoglie costituito prevalentemente da faggi, ma anche lecci, cerri, farnetti, carpini e tigli. La fauna è prevalentemente costituita da caprioli, gatti selvatici. ghiri, faine, tassi, volpi, lepri, cinghiali e varie specie di uccelli tra cui il picchio verde, il gufo comune, l'allocco, il colombaccio, la beccaccia e varie specie di turgidi, fringillidi e paridi.

SCAVI ARCHEOLOGICI
Durante la costruzione della SS 89 verso la fine dell'Ottocento e la costruzione della Ferrovia San Severo-Peschici pochi decenni dopo e durante gli anni'30, vennero ritrovati alcuni reperti e alcuni scheletri, ma fu solo nel 1953 che nella piana di Carpino (località Avicenna, Spineto e Fiumicello), il Ministero del Lavoro avviò scavi archeologici-scuola per ritrovare le tracce della città di Uria. Nei pressi del vecchio casello ferroviario, venne rinvenuta un'antica costruzione del I secolo a.C utilizzata fino all'epoca altomedievale (VII secolo d.C) quando divenne luogo di sepoltura. I reperti consistono, dunque, prevalentemente in monete, vetri, lucerne, ceramiche, utensili agricoli e oggetti preziosi. Nella stessa area vennero ritrovate una decina di tombe, complete di corredo funerario e scheletro. Gli scavi si fermarono pochi mesi dopo, impedendo di portare alla luce l'intera struttura. Dai pochi elementi raccolti, però, è possibile dedurre che la villa non fosse all'interno di un tessuto urbano bensì in una zona periferica. I reperti ritrovati furono inizialmente tenuti nel vecchio Comune di Cagnano Varano e negli ex ambulatori INAM (in attesa dell'istituzione di un Museo civico, mai più realizzato) per poi esser depositati negli anni sessanta presso il museo archeologico di Bari, dove sono rimasti a lungo inediti e ignorati. Oggi risultano essere sparsi in vari musei d'Italia ed Europa (molti sono a Foggia e a Pisa, in maggior parte abbandonati in magazzini. Furono del tutto inutili i tentativi delle comunità locali di riappropriarsi dei reperti. Nell'area ora crescono ulivi e viti, per quanto la comunità locale abbia espresso continuamente la volontà di creare un parco archeologico per la valorizzazione dell'intera area. I centinaia di reperti ritrovati si trovano sparsi in vari musei d'Italia tra i quali Foggia e Pisa

IL CASTELLO
Il Castello di Carpino appare come una solida e imponente costruzione posta nella parte più alta del paese. La sua torre, parte più visibile dell'originario impianto, è formata da una base piramidale quadrangolare, sovrastata da una costruzione cilindrica. Tra la torre ed il resto del castello si nota una differenza di epoca di costruzione. La torre, infatti, è anteriore rispetto al resto del Castello e venne edificata in epoca normanna. Successivamente il Castello venne ampliato ad opera degli Svevi

IL PALAZZO BARONALE
La datazione all'origine dell'edificio è incerta, anche a causa dell'impossibilità di avere riferimenti cronologici basati sulla documentazione presente negli archivi comunali. Da un'analisi architettonica delle decorazioni e dei fregi è possibili, invece, collocare la costruzione di un edificio ex novo o la radicale ricostruzioen di un edificio in epoca post-classica, nel periodo in cui la famiglia Varga-Cussagallo possedeva il feudo di Carpino (1700-1748). Con l'avvento del fascismo, il palazzo fu sede della Casa del Fascio. Successivamente fu sede dell'Opera nazionale maternità e infanzia, centro per i reduci di guerra e infine centrale SIP. La sua ultima destinazione aveva, a causa del massiccio utilizzo di cavi, portato la struttura ad una condizione di profondo degrado. Il palazzo è stato recentemente restaurato ed ospita il Centro Culturale "Andrea Sacco"

LA CHIESA DI SANTA CROCE
La prima notizia è quella contenuta in un documento risalente al 1818, in cui viene documentata la presenza di Padre Gabriellantonio da San Giovanni Rotondo fin dal 1717. Nella Mappa sullo stato della Chiesa parrocchiale del 1818, la chiesa di Santa Croce viene definita come chiesa rurale. Fu costruita da Paolo Santoro, benestante di Carpino, che però non ultimò l'annessa casa per l'eremita, la cui costruzione si arrestò alle mura perimetrali. Nella Chiesa di Santa Croce, fino al 1943, si celebrava la messa ogni venerdì ed il 3 maggio si festeggiava il giorno della Santa Croce. Nel dicembre del 1943, un fulmine demolì il tetto e danneggiò l'intero fabbricato. Nel 1944 si costituì un comitato per promuoverne la riparazione, ma le incomprensioni con l'arciprete del tempo impedirono che gli interventi necessari venissero realizzati. Si decise, quindi, di trasferire il Crocifisso nella Chiesa Madre e di abbandonare, per il momento, la chiesa. Negli anni ottanta-novanta venne ristrutturata e da allora viene utilizzata, occasionalmente, per cresime, comunioni e matrimoni.

LA CHIESA DI SAN NICOLA DI MIRA
La chiesa di San Nicola di Mira è la chiesa madre della città di Carpino. Posta nella parte più alta della collina carpinese, è situata nell'antico quartiere denominato La Terr. Le prime notizie risalgono al 1678, anno di consacrazione in onore di San Nicola di Mira, con la donazione delle reliquie dei santi martiri Dionisio e Lelio. All'edificio, situato appena fuori il tracciato delle antiche mura, si accede tramite una scalinata a doppia rama. Lo stile richiama in molti elementi il barocco pugliese.

LA CHIESA DI SAN CIRILLO
Della Chiesa di San Cirillo sono ignoti la data di erezione e il nome di chi ne ha disposto la costruzione. L'esistenza in epoca altomedievale è dimostrata dalla presenza di simboli tipici dell'area garganica e dell'unica svastica lappone presente in Italia. La prima notizia documentata risale al 1310, quando la chiesa viene citata nelle Rationes Decimarum Italicae. Pur essendo presenti diversi elementi tipici del romanico (come il portale laterale, un tempo principale), lo stile prevalente è quello barocco, dovuto ai massicci interventi di ristrutturazione compiuti nel 1770.

ORIGINI E CENNI STORICI
Sebbene nel suo territorio siano stati rinvenuti numerosi oggetti in pietra scheggiata risalenti all'epoca preistorica e si possano ritrovare tracce di insediamenti di epoca romana, è difficile collocare in maniera precisa la nascita di Carpino. La presenza di un insediamento in epoca romana è dimostrata dalle fonti, cui spesso vi fanno riferimento in merito ad una strada che collegava l'antica Teanum Apulum (San Paolo di Civitate) agli abitati di Civitella (San Nicandro Garganico), Avicenna (Carpino), Monte Civita (Ischitella) e Fara, nell'area di San Nicola Imbuti (Cagnano). Gli storici ipotizzano che tale via avesse una importante funzione politico-commerciale per l'area del Gargano Settentrionale, oltre a quella di collegamento tra i vari municipia della zona. La leggenda, supportata anche da alcuni studi, collegherebbe l'origine dell'attuale Carpino alle sorti dell'antica città di Uria, cui fanno spesso riferimento Plinio e Strabone nel descrivere l'area dove oggi si trova il Lago di Varano, la cui sponda meridionale costituiva l'antica costa di un golfo. Le fonti, infatti, documentano che, a partire dal V secolo, le invasioni barbariche determinarono uno spopolamento dei centri abitati costieri del Gargano per ragioni sicurezza. Tale spopolamento determinò la nascita di piccole comunità, i Casali, in luoghi più sicuri dell'entroterra, come quello in cui adesso si trova l'abitato di Carpino e l'abitato di Cagnano Varano. In epoca normanna è certa l'esistenza di un Castellum Capreolis, eretto dopo il casale esistente, probabilmente nel XI secolo. A confermarlo sono i primi documenti su Carpino. Essa viene menzionata per la prima volta in un documento del giugno 1144, in occasione di una donazione in favore dell'Abbazia di San Leonardo di Siponto e poi, nel 1158 in una bolla del papa Adriano IV in cui vengono confermati i privilegi dell'Abazia di Monte Sacro sulle chiese di San Pietro e Santa Maria, conferiti trent'anni prima. Sempre in tale periodo, il feudo di Carpino è elencato tra le terre a servizio dell'Onere di Monte Sant'Angelo, concesso alla contea di Lesina. In conseguenza del rafforzamento del dominio Normanno tra il 1150 ed il 1160 sul versante settentrionale garganico, venne costruita la cinta muraria e l'imponente castello che dominava il centro storico e che venne successivamente ampliato e potenziato nella sua funzione difensiva dagli Svevi. Durante la dominazione sveva, Carpino appartenne al Regio Fisco e fu amministrato da un baiulo. Sotto la dominazione angioina, passò a Margherita, moglie di Raimondo Burgundi, e Carlo II lo zoppo, figlio di Carlo I d'Angiò. Agli Svevi, seguirono nel possesso del feudo di Carpino i Della Marra che dopo 50 anni furono spodestati dai D'Aragone per la loro disobbedienza all'erede Giovanpaolo. Venne così assegnato ai Di Sangro di Torremaggiore per un decennio, per poi essere assegnato a Troiano Mormille. Nel 1526 il Sacro Consiglio ordinò la vendita di Cagnano e Carpino per soddisfare i creditori del feudatario Fabrizio Mormille. Il feudo venne acquistato dai Loffredo, a cui succedettero i Nava, i Loffredo, i Vargas, I Vargas-Cussavagallo, fino ad arrivare ai Brancaccio. Dal 1860, sotto i Savoia, divenne comune del Regno d'Italia e fece parte del mandamento di Cagnano Varano. Tale periodo fu molto delicato per l'area. Se in comuni come Cagnano Varano e San Giovanni Rotondo c'erano state vere e proprie rivolte, in altri come Ischitella, Vieste, Vico del Gargano e Carpino, il problema era costituito dai briganti. Risale, infatti, al 4 luglio 1861 la nota urgentissima del capitano della guardia nazionale di Carpino, Ignazio d'Addetta, in cui si segnala la pericolosa presenza di briganti nei dintorni di Carpino. In tale documento viene fotografata la situazione instabile che seguì l'unificazione d'Italia. Anzitutto D'Addetta sottolinea la natura spesso non politica del brigantaggio, dato che spesso si trattava di delinquenti strumentalizzati da signorotti del posto contrari ai Savoia, e l'inaffidabilità della guardia nazionale, definita troppo indisciplinata”, “scoraggiata”, impegnata nei “lavori della campagna”, isolata. Sempre nella nota di D'Addetta si propone una mobilitazione delle forze di tutti i comuni del Gargano per scongiurare il fenomeno del brigantaggio. Negli anni trenta del Novecento s'avvantaggiò della bonifica dell'area lacustre a valle, che fornì un rinnovato impulso allo sviluppo agricolo accanto alla pastorizia e alla lavorazione della lana.

DATI RIEPILOGATIVI

in aggiornamento

.
BCC - CREDITO COOPERATIVO - SAN GIOVANNI ROTONDO - FG
ISTITUTO DI CULTURA E LINGUE MARCELLINE - FOGGIA - FG