Alliste
è un comune della provincia di Lecce. Alliste
si colloca in una valle compresa tra la "Serra
orientale" e la "Serra costiera", presso
la costa del mar Ionio. Il territorio è costituito
da colline formate da compatti calcari mesozoici;
raggiunge la massima altitudine in località
Madonna dell'Alto (86 m s.l.m.). La costa è
bassa e rocciosa e la pianura è costituita
da formazioni più recenti (calcareniti del
Salento e formazioni di Gallipoli, costituite da sabbie
argillose). Dal sostrato roccioso dipendono i tipi
di terreno, dei quali i più diffusi sono quelli
argillosi e le terre rosse, mentre occupano un'estensione
ridotta le terre brune ed i terreni tufacei.
ETIMOLOGIA
Chiamato in dialetto Caddiste, deriva dal greco calliste
che significa "la bellissima". Secondo altri
deriva dal termine greco alugistos, ossia inflessibile.
DA
VEDERE
* Chiesa di San Quintino, sorta fuori del paese nel
1455 e radicalmente rimaneggiata nel 1863. Dal 1875
chiesa parrocchiale.
* Chiesa di San Giuseppe: sita all'interno della mura
della "Terra", menzionata per la prima volta
nel 1452 e chiesa parrocchiale fino al 1875. Conserva
una Madonna del Santissimo Rosario circondata da 15
ovali con i Misteri del Rosario, eseguiti alla metà
del XVII secolo da Giovanni Andrea Coppola (1597-1659)
come ex-voto del committente, Diego de Tommasi, un
San Sabino del 1696 e una tela con la "Madonna
del Carmine di Niccolò Romano del 1685, eseguita
a carico del patrono della cappella don Francesco
Antonio Mastroleo.
* Chiesa della Beata Maria Vergine Immacolata, eretta
nel 1712 quale sede dell'omonima confraternita.
Sulla
costa sono la chiesa dei Santi Medici e la chiesa
della Beata Maria Vergine della Luce (seconda parrocchia
dal 1986) e nei documenti, a partire dal 1452, si
citano altre quattordici chiese, ora tutte scomparse:
nonostante il titolo, si trattava in realtà
di cappelle, urbane ed extraurbane, di proprietà
privata, alle quali venivano legati dei benefici e
che spesso erano rette da cappellani. In cambio della
costruzione e dei benefici i fondatori di tali chiese
si assicuravano la celebrazione di un certo numero
di messe in suffragio della propria anima.
* Chiesa della Madonna dell'Alto, situata sulla collina
che sovrasta il paese, è stata eretta tra l'VIII
e il IX secolo a.C.,narra la leggenda che un marinaio
per scampare al naufragio dovuto a una tempesta, avesse
invocato la Madonna la quale gli apparve con un'ancora
in mano con la quale salvò l'uomo.Questo grato
alla Madonna per lo scampato pericolo promise la costruzione
in onore a Essa di 3 cappelle: la chiesa dell'Alto
di Felline, la chiesa della Campana di Casarano e
la chiesa del Casale di Ugento. La festa della Madonna
dell'Alto si svolge la prima domenica dopo Pasqua.
ORIGINI
E CENNI STORICI
La presenza umana nel territorio allistino risale
al Paleolitico inferiore: nelle "Grotticelle
del Ninfeo" si sono rinvenute tracce di frequentazione,
con un centinaio di manufatti litici di facies epigravettiana,
comprendenti lame, punte bulini e raschiatoi. La località
"Ninfeo" (zona comprendente l'area da Masseria
Canne all'omonima Masseria Ninfeo) venne frequentata
ancora nel Mesolitico (strumenti denticolati) e nel
Neolitico (frammenti ceramici). Al II millennio a.C.
risale il "menhir di Terenzano" e le specchie
di "Sciuppano" e "dell'Alto".
Dalla demolizione della "specchia dell'Alto",
negli anni Sessanta, emersero frammenti ceramici databili
dall'età del bronzo all'epoca tardo-imperiale
romana e connessi probabilmente al culto di qualche
divinità della natura. Nei pressi, intorno
all'anno 1000 venne costruita dai monaci basiliani
una piccola chiesa rupestre, che testimonia la continuità
del culto, poi divenuta l'abbazia minore della "Madonna
dell'Alto". Il territorio passò nel II
secolo a.C. sotto la dominazione romana: la frequentazione
è attestata dai ritrovamenti di ceramica domestica
e monete disseminati nei campi: la zona, probabilmente
paludosa era incolta e destinata al pascolo e alla
caccia. Nella frazione di Felline venne impiantata
una fornace, attiva fino al I secolo a.C., intorno
al quale si sviluppò probabilmente un piccolo
nucleo abitato (il toponimo di "Felline"
deriverebbe dal termine latino figlinae, ossia laboratori
artigianali per la produzione della ceramica. Secondo
la tradizione orale, Alliste deve la sua origine ad
un gruppo di profughi che, fuggiti da Felline, incendiata
dai Saraceni, fondarono un nuovo paese, a cui diedero
il nome di Alliste, in ricordo delle ali con cui un
angelo li avrebbe avvolti durante la fuga rendendoli
invisibili ai nemici. Alla base della leggenda vi
sono alcuni elementi reali: le incursioni saracene,
frequenti nella zona tra il IX e il X secolo, il culto
dell'angelo (un cherubino o san Michele Arcangelo)
e la posteriorità di Alliste rispetto a Felline.
Secondo altri studi l'origine del nome (C)alliste,
anziché dal derivare dal greco "città
bellissima", è da ricondursi al toponimo
kal (variante: gal) equivalente a: 1) luoghi abitati,
recintati o, comunque, adibiti a custodia umana, di
animali o di altri beni; 2) pietra, zona pietrosa,
radice pre-indoeuropea. Tale tesi è supportata
da una certa diffusione nel Salento del suddetto toponimo:
per estensione il termine si riferirebbe anche ad
anfratto, luogo riparato, come, ad esempio, per Gallipoli,
Galugnano, Calimera. La prima citazione del toponimo
risale al 14 settembre del 1275, quando il casale
di Alliste fu confermato dal re Carlo I d'Angiò
al barone Guglielmo Pisanello, che l'aveva ereditato
insieme ai feudi di Racale e Felline, dal padre Boemondo.
La creazione del casale si colloca nell'ambito delle
opere di bonifica e colonizzazione delle terre incolte
sotto il dominio normanno: i baroni Bonsecolo si avvalsero
probabilmente della collaborazione dei monaci dell'abbazia
della Madonna dell'Alto e di coloni greci già
insediati nel Salento. Inizialmente Alliste era stata
abitata da una compatta comunità greca. La
prima sede parrocchiale ad Alliste era dedicata a
san Sergio e nel suo altare si conservava ancora nel
1618 uniscrizione greca. Altri santi di origine
bizantina erano i titolari di altre chiese censite
nella visita pastorale del 1452. L'ortogonalità
dell'impianto urbano testimonia di una fondazione
derivata da un preciso piano di colonizzazione e di
sfruttamento del territorio, piuttosto che di una
formazione spontanea. Il nucleo abitato, inizialmente
citato come "casale", a partire dal 1378
viene considerato una "Terra", ossia un
centro protetto da una cinta muraria. Nella prima
metà del Quattrocento gli allistini, ritenendosi
per sua intercessione liberati dal pericolo della
peste, scelsero come loro patrono san Quintino al
posto di san Sabino, santo di origini bizantine, e
poco dopo, nel 1455 l'inaugurazione della chiesa dedicata
al nuovo patrono, fu ricordata in un'iscrizione sulla
sua facciata con testo bilingue (in greco ed in volgare).
Nel 1573 viene citata ancora l'esistenza di un sacerdote
di rito greco, ma in una lettera del 1585 del cardinale
Alessandrini al vescovo di Nardò, si raccomandava
la soppressione del culto di rito greco, non essendo
più la lingua intesa dalla maggior parte della
popolazione. Nel 1415 la comunità rappresentata
dal "sindaco" Nicola Gargante, ottenne dal
feudatario, Puccio Tolomei de Senis, alcuni diritti
e libertà. Nel 1573 l'"università"
locale raggiunse un accordo con il clero in merito
all'esenzione dei tributi di cui godevano gli ecclesiastici,
ottenendo un pagamento liberatorio. Anche nei secoli
successivi l'"università" si oppose
agli abusi dei feudatari, in merito alla riscossione
di decime e tasse. La crescita della popolazione spinse
all'espansione del nucleo abitato anche all'esterno
delle mura, in particolare sulla via che collegava
Alliste con la "via Publica", la strada
tra il porto di Ugento e quello di Gallipoli. In seguito
alla costituzione del "Borgo" esterno alle
mura, il centro cittadino si venne spostando in corrispondenza
dell'attuale piazza del Municipio, all'epoca publica
platea e luogo di riunione. Alcuni di questi edifici
extraurbani ebbero sistemazioni atte alla difesa,
come feritoie e caditoie. Le case del "Borgo"
erano prevalentemente abitazioni del tipo della "casa
a corte", con copertura "incannata"
o "lamiata" (con volte a stella o a botte).
Tra il XVII e il XVIII secolo alle case si aggiunsero
una serie di palazzi signorili (quelli delle famiglie
Vaglio, Macagnino, De Tommasi, Venneri, Ferilli-Anastasia
e Maggio). Nel 1799 giunsero fino ad Alliste gli echi
della rivoluzione napoletana: i giacobini, guidati
dal governatore della "Terra" Giuseppe Rizzo,
e dall'arciprete Giuseppe Marrocco, vi impiantarono
l'Albero della libertà. Le terre demaniali,
di proprietà collettiva e liberamente accessibili,
ricoprivano il 70% del territorio. Nel 1806 venne
varato dai legislatori francesi il processo di privatizzazione
di queste terre, che si tradusse in un'aspra lotta
tra il proletariato agricolo e la borghesia latifondista.
Nel successivo regno d'Italia le usurpazioni nel frattempo
intervenute, vennero sanate con l'espediente delle
"conciliazioni". La questione provocò
numerose occupazioni di terre da parte dei contadini.
Tra la metà del XVIII e la prima metà
del XX secolo, l'espansione dell'abitato andò
occupando prima l'area verso nord e nord-ovest, tra
la via Racale e la "via Publica", e quindi
verso sud, lungo la strada per Filline: nel 1915 le
due aree vennero raccordate con la costruzione della
via Rettifilo. In quest'epoca le abitazioni sono della
tipologia delle case a schiera, composte spesso da
due vani e un giardino; alcuni edifici costruiti nel
corso degli anni Venti e Trenta sono stati abbelliti
con verande, archi, mascheroni e fregi floreali. Agli
anni Venti risale anche il palazzo Venneri in via
Racale, di stile neoclassicheggiante. Nuove agitazioni
contadine si verificarono agli inizi del 1921, con
l'occupazione della sede del municipio e il sequestro
del sindaco, e ancora nel 1945, per la mancanza di
pane, nel 1963 per il crollo speculativo del prezzo
delle patate e nel 1979.