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Adelfia
Puglia

Adelfia è un comune della provincia di Bari, istituito nel 1927 dalla fusione dei comuni di Canneto di Bari e Montrone. Per suggellarne l'unione, al nuovo comune fu imposto il nome Adelfia ossia "fratellanza" (dal greco "adelphòs"). A lungo il fenomeno dell'emigrazione, prima oltreoceano e successivamente verso l'Europa del nord e il Settentrione, ha caratterizzato il saldo demografico di Adelfia. Ancora oggi il fenomeno è avvertito nelle fasce più giovani della popolazione. Tuttavia, recentemente Adelfia, grazie alla vicinanza e ai buoni collegamenti con la città di Bari, rispetto alla quale presenta un più basso costo della vita e una maggiore tranquillità, è diventata residenza di molti abitanti originari del capoluogo o degli altri comuni del circondario. Ormai la popolazione straniera ha " conquistato" Adelfia, anche se venendo accettata benevolmente dai residenti originari. Ne risulta che la popolazione è divenuta "multietnica". Il fattore trainante dell'economia adelfiese, per manodopera occupata direttamente e nell'indotto, è l'uva Italia, pregiata qualità di uva da tavola, che viene per lo più destinata all'esportazione, anche all'estero. Altre cultivar viticole da tavola è l'uva Inzolia, mentre la coltivazione di uva Regina (detta anche "Menavacca" per la forma allungata degli acini), Baresana e Primus è per lo più un retaggio del passato. Di minore peso è la produzione di vino primitivo ad alta gradazione alcolica, per lo più destinato al consumo locale o alla vendita come semilavorato. Altra voce rilevante nell'economia cittadina, sebbene in misura minore rispetto agli anni che hanno preceduto l'introduzione della moderna viticoltura, è la produzione olivicola e olearia. Le attività produttive non legate all'agricoltura sono limitate a poche piccole e medie imprese operanti nel settore manifatturiero (ad esempio nella produzione di serbatoi in acciaio).

DA VEDERE

Il patrimonio architettonico e artistico-culturale dell'attuale Adelfia può vantare una singolare "duplicità"; a cominciare dall'esistenza di due diversi centri storici, sorti a pochissima distanza l'uno dall'altro e svilupparsi nel medesimo periodo (attorno all'anno Mille), ma rimasti fino agli inizi del XX secolo entità separate, ciascuno con propri palazzi nobiliari, con propria sede amministrativa, con proprie tradizioni religiose, con proprie chiese e santi protettori. La stele situata su corso Vittorio Veneto presso l'attuale municipio segnava gli antichi confini. Una volta alle spalle, nella proprietà Catella, era situato il cippo confinario.

Le principali testimonianze storico/architettoniche sono pertanto ascrivibili ora a Montrone ora a Canneto:

Torre Normanna di Canneto
costruita da Alfonso Balbiano negli anni dal 1147 al 1153, dichiarata monumento nazionale nel 1920. È alta 19 metri e composta di 4 piani, termina in alto con un coronamento aggettante di archetti pensili su mensole.

Castello Marchesale di Montrone
costruito nel 1396 dal feudatario Niccolo Dottula, ampliato nel 1519 dal patrizio napoletano Giambattista Galeota e decorato con affreschi di valenti pittori dì scuola napoletana, rifinito nella struttura attuale nel 1790 dal Marchese di Montrone Luigi dei Bianchi Dottula.

Chiesa Santa Maria del Principio a Montrone,
risalente al 1086.

Chiesa Maria SS. della Stella di Canneto
costruita nel 1186 da Alfonso Balbiano, nobile napoletano.

Chiesa Madre di Montrone,
di patronato comunale, costruita dal pubblico erario, ultimata nel 1711; il campanile fu innalzato nel 1744.

Chiesa Matrice di Canneto,
ricostruita e ampliata tra il 1761 e il 1763.

Casina Don Cataldo o Casina di Monsignore
residenza di notevole pregio architettonico costruita dal Nicolai nel XVII secolo, sulla Provinciale per Bitritto.

Palazzo Angiuli,
costruito attorno alla fine del 1800 è una residenza di notevole pregio con affreschi e cappella interna dedicata alla Immacolata Concezione ove ogni anno la famiglia proprietaria, con il patrocinio dell'Ordine del Santo Sepolcro, organizza un concerto ed una messa pro terra santa.

MANIFESTAZIONI

La festa più importante di Adelfia, è la venerazione di San Trifone, patrono di Montrone che secondo la tradizione protesse il paese durante un'epidemia di peste e scacciò un'invasione di cavallette. L'evento è ricordato nell'iconografia del santo, che presenta sempre una cavalletta sulla spalla.

La festa si celebra ogni anno dall'1 all' 11 novembre e in particolare nei giorni conclusivi, per la sua celebre gara di giochi pirotecnici fa convergere nella città molti turisti provenienti da tutta Italia.

Sin dal primo giorno, la Bassa Musica di Adelfia, localmente nota come u Tammorre ("il Tamburo"), percorre giorno e notte il centro abitato suonando instancabilmente pezzi popolari, tra i quali l'intramontabile "Marcie du ciuccie" ("Marcia dell'asino"). La sera del 9 novembre il quadro del santo viene portato in processione fino in piazza e si procede al lancio della mongolfiera. Da quel momento la serata si anima con i concerti di diverse bande giunte ad Adelfia per l'occasione, i quali si protraggono fino a notte inoltrata.

Il giorno successivo, alle 4 di notte, un colpo secco sparato da un mortaio di 12 cm di diametro sancisce l'inizio della giornata clou: molti fedeli raggiungono quindi la chiesa di San Nicola per assistere alla prima messa, alle 4.30.

I concerti bandistici, dalle 10, e la riffa, ossia un susseguirsi di offerte dei fedeli che desiderano portare a spalla la statua del santo, precedono la processione. Questa percorre le vie cittadine accompagnata - tra gli altri - da molti bambini che per devozione familiare indossano abiti analoghi a quelli di San Trifone. Alcuni dei bambini accompagnano la processione su cavalli bardati a festa. La consegna da parte del sindaco delle chiavi della città al santo chiude la processione. Nel pomeriggio ha luogo la celebre gara pirotecnica, della durata di circa tre ore.

A chiusura dei festeggiamenti, l'11 novembre la processione percorre nuovamente il paese, e la statua del santo è portata a spalla dagli emigranti tornati ad Adelfia per l'occasione. La domenica successiva alla festa, detta "San Trefon 'iinde a ua' 'nnicchie” ("San Trifone nella nicchia") gli adelfiesi festeggiano la posa della statua del santo patrono nella nicchia della chiesa di San Nicola, dove resterà per l'anno a venire.

Dal punto di vista gastronomico, nel giorno di san Trifone l'avventore si trova coinvolto in una sorta di "sagra dell'agnello" ove si possono degustare presso le rosticcerie allestite per strada, delle "costatine scottadito" e delle frattaglie alla brace ("'nghimmiredde"), accompagnate da costine di sedano e fette di provolone oltre che dal vino locale.

Sacra rappresentazione della Passione di Cristo
Il gruppo “Amici di Adelfia'” presenta ogni anno la Sacra Rappresentazione della Passione di Cristo. L’evento è di quelli di cui essere orgogliosi e che nel tempo è diventato, per la popolazione adelfiese e per quella dei paesi limitrofi, un atteso appuntamento oltre che un’occasione per prepararsi al mistero della Pasqua e raccogliersi in uno speciale momento di riflessione collettiva, che trascina fino alla commozione, una suggestione che si rinnova ogni anno allorché, il martedì santo, corso Umberto I, con la sua architettura imponente che ben si presta a creare un’atmosfera perfetta che sembra portare indietro di 2000 anni, si trasforma in un palcoscenico naturale, teatro della “via crucis” che fa trattenere il fiato alle due ali di folla che, numerosissima, vi assiste in atteggiamento di ascolto silenzioso e partecipativo, come personale testimonianza di fede che rifugge da qualsiasi spettacolarizzazione. La proposta, sorretta dal messaggio che ha animato e ispirato per mesi autori, organizzatori e attori, cercando una proficua collaborazione finalizzata ad un esito positivo della manifestazione, arricchita dalle suadenti musiche, dagli effetti di luci e suoni, dai serrati dialoghi tra i protagonisti, da fiaccole al vento e da fieri soldati con scudi e lance, dall’altero Pilato e dal Cristo suadente, da popolani dalle semplici vesti, dal cenacolo solenne e suggestivo e dal calvario struggente, è una viva testimonianza di fede lontana dalla ricerca della spettacolarità. Ed è la forte determinazione, alimentata anche dal sacro fuoco dell’amore per la tradizione e per gli innegabili valori del passato che il lavoro porta con sé, in uno con una proposta culturale di spessore, a sospingere i componenti del gruppo “Amici di Adelfia”, promotore della manifestazione, e a permettere loro di superare difficoltà e raccogliere consensi: eterogenei per professione, età ed interessi personali, tutti si amalgamano con fede e passione, nell’intento di trasformare il testo del copione, ogni anno nuovo ed incentrato su un tema diverso, redatto dal parroco don Peppino Diana, in uno spettacolo coinvolgente, in cui circa centocinquanta attori e comparse narrano la storia più amata, quella del Cristo e della sua Passione, coadiuvati da sarti, carpentieri, costumisti, scenografi, attori e narratori, tecnici del suono e delle luci che, nei lunghi mesi che precedono la manifestazione, offrono il loro prezioso apporto, con dedizione e sacrificio, come esperti o dilettanti, nell’encomiabile impegno a carattere esclusivamente volontario. Sito della Passio Christi di Adelfia

Altre manifestazioni
La rilevante emigrazione che ha caratterizzato il comune di Adelfia viene ricordata annualmente a fine agosto con la Giornata dell’Emigrante (in realtà tre giorni di festeggiamenti). Anche la festa dell'uva riscuote attenzione e determina l'afflusso di avventori dai paesi del circondario.

DATI RIEPILOGATIVI

In aggiornamento

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CONSERVATORIO DI MUSICA NINO ROTA - MONOPOLI - BA
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI BARI