CHIESA
DI S. EMILIANO
Marco Aurelio Cusano datava la primitiva costruzione
intorno all’anno 660, ad opera di Emiliano
II (dei conti Vialardi, feudatario di Villanova,
vescovo di Vercelli verso il 707). Sarebbe stato
Emiliano II a dedicare la chiesa al suo illustre
predecessore omonimo, S. Emiliano I Avogadro, vescovo
di Vercelli nei primi anni del sec. VI [Cusano 1676,
n. 20, p. 98; AD 1969, p. 92]. Una lunga iscrizione
nel coro riporta: «D. O. M. et B. Aemiliano
Epo vercellensi dicatum | sub dimidio saeculi VII
primitus constructum | saeculo vero XV in parte
anteriore ampliatum | anno tandem MDCCCLXXXI presbyterio
et choro | funditus erectis | ad actualem formam
fuit redactum» [Demichelis 1999, p. 32]. E'
però probabile che la costruzione della chiesa
sia successiva alla traslazione del corpo del santo,
avvenuta a Vercelli attorno all'anno 1000 [Ferraris
1984a, p. 498]. Non si sa quando la chiesa venne
consacrata; ab antiquo si ricordava l’anniversario
della consacrazione il 22 novembre. Gran parte dei
documenti storici antichi andarono perduti durante
il saccheggio effettuato da truppe spagnole nel
luglio 1637. Nel 1292, quando papa Nicolò
IV cedette la chiesa parrocchiale di Villanova all’arcidiacono
di Vercelli, risulta la prima citazione del titolo
di S. Emiliano [Cassetti 1976, p. 48]. L’elenco
dei parroci inizia nel 1567; fino al 1603 il parroco
ebbe titolo di rettore; dal 1603 al 1752 di arciprete,
quindi di prevosto [Odisio 1910, pp. 3-5]. Probabilmente
la chiesa fu quasi completamente ricostruita nel
sec. XV; nel corso del sec. XVII alla facciata venne
addossato un porticato (poi abbattuto nel 1850 o
nel 1873) [Odisio 1910, p. 8; Rosso-Chioso 1986,
p. 119]. Vari rimaneggiamenti furono effettuati
in epoca barocca; alcune compagnie costruirono ampie
cappelle sfondate sulle pareti laterali, tre sul
lato settentrionale e una in quello meridionale.
Alla fine del sec. XVIII la chiesa aveva tre navate.
Al 1850 risalgono lavori di abbellimento: realizzazione
di capitelli in stucco, apertura di cinque grandi
finestre a sud e a ovest, formazione di decorazioni
in stucco al centro delle volte e apertura di fori
per l’eliminazione dei vapori, demolizione
del portico e del muro di cinta anteposto alla facciata
[Odisio 1910, p. 8]. Nel 1872 vennero aperte altre
due cappelle sul lato destro (S. Antonio e S. Gaetano),
praticando anche comunicazioni dirette tra l’una
e l’altra. I finestroni furono rifatti in
stile antico nel 1872-73; le vetrate colorate sono
di Emilio Siletti [Grignolio 1992e]; porte di ferro
vennero realizzate dai fratelli Grignolio di Trino
[Niccolini 1877, pp. 30-32; Odisio 1910, p. 9].
La chiesa fu infine portata allo stato attuale ad
opera dell’arch. Edoardo Arborio Mella con
rimodellamento della facciata a salienti (1873,
prima era a capanna), prolungamento di tutto il
coro e di metà del presbiterio, e ricostruzione
della sacrestia (disegni del 1873-74, realizzazione
del 1880-81). Agli anni 1880-81 risalgono interventi
del pittore Emilio Massaza e del decoratore Lorenzo
Giorcelli [Odisio 1910, p. 9-10; Rosso-Chioso 1983,
p. 25]. La bussola fu costruita nel 1893 da Emiliano
Gillone e Domenico Baruscotto. Il muro del coro
fu rifatto nel 1903 [Odisio 1910, p. 11]. Nel 1937
il pittore Angelo Fancelli decorò la cappella
dell'Ausiliatrice (il nome e la data sono riapparsi
nel 2013 nel corso di lavori di ripulitura). Grande
e scenografico sagrato completato da due piccole
chiese barocche ai lati. Il campanile, un po’
arretrato rispetto alla facciata sul lato sinistro,
è di origine tardo-romanica, come evidenziato
da alcune serie di archetti pensili in cotto; fu
sopraelevato nel 1783 [Odisio 1910, p. 6; Grignolio
1993, p. 121]; ha un concerto di cinque campane,
fuse nel 1968 (fonderia Carlo Filippi). Prospetto
neogotico a doppio saliente diviso da quattro contrafforti
culminanti con pinnacoli; grande rosone centrale
e due finestre ad arco acuto laterali. Sculture
in terracotta di Giovanni Bonardi (1990) sono poste
sopra la porta centrale (il Santo vescovo Emiliano)
e le porte laterali (due piccoli tondi). Grandioso
interno in penombra, a tre navate (più le
due pseudo-navatelle estreme corrispondenti alla
cappelle intercomunicanti); robusti pilastri a sezione
quadrilobata e dipinti a fasce bicolori sorreggono
archi acuti e ampie volte a crociera, decorate a
cielo stellato. Grande altar maggiore in marmi policromi.
Le vetrate del coro mostrano al centro S. Emiliano,
affiancato da angeli e simboli delle Virtù
teologali [Grignolio 1993, p. 123]. Pregevoli gli
stucchi seicenteschi della cappella dell’Immacolata,
a destra del transetto. Le balaustre del presbiterio
e delle due ultime cappelle laterali in marmo nero
del Belgio intarsiato risalgono al terzo quarto
del sec. XVIII [Odisio 1910, p. 5; AD 1991, p. 230].
In capo alle navate laterali vi sono due grandi
affreschi di Emilio Massaza (1880): Re David con
la cetra e Mosè, riproduzione quest’ultimo
della statua di Michelangelo [Grignolio 1993, p.
123]; dello stesso pittore sono quattro tondi nel
presbiterio raffiguranti gli Evangelisti [Canestrini
1995a]. Sui fianchi si aprono cappelle di varie
epoche, quattro sul lato destro e tre sul sinistro;
le prime, di recente restauro da parte di Giovanni
Bonardi con l’aiuto di Enrico Rolla, sono
state in passato spogliate dell’apparato decorativo
in stucco. A destra: a) Madonna delle Grazie (1928),
in stile neogotico, con la Madonna delle Grazie,
venerata statua lignea di fine sec. XVII; b) Immacolata,
con statua lignea del 1780; c) cappella salesiana,
con tela raffigurante l’Immacolata, di Antonio
Caboni (1843; restauro di Francesca Regoli, 2013),
e statue dell’Ausiliatrice, di S. Giovanni
Bosco e della beata Mazzarello; d) cappella già
dell’Immacolata, dove in passato era esposto
il quadro dell’Immacolata, sovrapposto all’attuale
mediocre tela raffigurante l’Assunzione di
Maria. A sinistra: a) battistero, con graziosa vaschetta
marmorea a conchiglia e dipinto rappresentante il
Battesimo di Cristo; cancello di ferro del 1843
[Odisio 1910, p. 8]; b) S. Michele, ove è
stato trasferito l’antico altare ligneo con
colonne tortili e statue di angioletti, proveniente
dalla vicina chiesetta di S. Michele (restauro di
Giovanni Bonardi, 1992); tela raffigurante la Madonna
col Bambino, S. Maurizio e S. Michele che calpesta
Satana, in cui il diavolo è un personaggio
minuscolo con baffetti e pizzo seicenteschi [Grignolio
1993, p. 122]; sulla parete destra, entro una nicchia
vetrata, c’è un’interessante
statuetta lignea di S. Michele, proveniente dalla
chiesa omonima; c) Sacro Cuore, con pala di autore
ignoto raffigurante Maria coi Ss. Emiliano, Bernardino
e Michele. Il pulpito settecentesco, ornato di figure
scolpite, ha una scala d’accesso elicoidale
con notevole ringhiera di ferro battuto. Sono inoltre
di pregio una tela raffigurante la Deposizione coi
Ss. Francesco e Carlo [Grignolio 1993, pp. 122-23]
e una statua lignea del sec. XVIII rappresentante
la Madonna del Carmine, compatrona della parrocchia
con S. Emiliano. Una statua dell’Addolorata,
opera della Casa dei Salesiani di Torino, fu acquistata
nel 1895. Una croce processionale in legno rivestito
da lamina metallica argentata venne realizzata nel
1842 da Francesco Taglioni; un Cristo scolpito in
legno policromo risale alla stessa epoca. Del santo
patrono si conserva un reliquiario ligneo scolpito
e dorato, di squisito gusto settecentesco. Organo
Lingiardi del 1880-81 [Odisio 1910, pp. 9-11; AD
1991, p. 230; Villanova 2003].
SAN
BERNARDINO
Adiacente al piazzale della chiesa parrocchiale
(lato sinistro). Cappella seicentesca, adibita per
ora ad uso culturale (esposizioni, mostre di pittura,
ecc.) [AD 1991, p. 230].
SAN
MICHELE
Nel piazzale del Municipio, sul lato destro della
parrocchiale. Cappella seicentesca. Con la precedente
funge da proscenio per la chiesa principale. La
costruzione della chiesa ebbe inizio forse nel 1648,
a spese della compagnia omonima, che in precedenza
officiava in un oratorio scomparso dislocato a mezzogiorno
della parrocchiale; i lavori non erano ancora terminati
nel 1668 [Roggero 1992; Alzona 1994, p. 71]. A inizio
Settecento la chiesa viene detta «nuovamente
fabbricata dalla Confraternita di San Michele Arcangelo»
[Saletta 1711, vol. I, parte IV, c. 419r]. Sulla
facciata, restaurata nel 1933 e nel 2001, c’era
un dipinto murale del villanovese Lareto risalente
agli anni trenta del sec. XX [Buscaiolo 2000]. Il
grande altare ligneo con statuetta di S. Michele
fu trasferito nella parrocchiale nel 1993. La chiesa
è chiusa al culto; viene utilizzata talora
per feste popolari [AD 1991, p. 230].
MADONNA
DELLA NEVE
In via Bosso, di proprietà comunale [AD 2002,
p. 221]. Citata nel 1675 [Villanova 1997, p. 21].
La facciata è decorata con un dipinto di
Giovanni Bonardi (1977). Ogni anno si fa la novena
con recita serale del Rosario [AD 2002, p. 221].
Ha subito danni nell'alluvione del 2000 ed è
stata restaurata nel 2007.
SAN
ROCCO
A ovest del paese, sulla strada che porta a Balzola;
di proprietà comunale [AD 2002, p. 221].
E' citata all'inizio del sec. XVIII [Saletta 1711,
vol. I, parte IV, c. 419r]. Nel 1874 nei pressi
della chiesa (regione San Rocchetto) si rinvenne
una piccola necropoli; il materiale, riferibile
al sec. I d. C., fu raccolto dal proprietario del
terreno, dott. Giuseppe (Emiliano?) Alzona, in parte
donato al notaio Ernesto Maggiora-Vergano, quindi
disperso [Maggiora 1879, pp. 187-88; Crosetto 1994,
pp. 72-73]. La chiesetta è stata completamente
restaurata nel 2008.
ASSUNTA
Presso il cimitero, di proprietà comunale.
Graziosa cappella settecentesca, restaurata a spese
del comune [AD 1991, p. 230]. Possedeva un quadro
di Pietro Francesco Guala rappresentante la Madonna
col Bambino e santi, ora custodito in Municipio
[Carità 1949, pp. 66-67, 111; Soffiantino
1999, p. 188].