DA VEDERE
Torre Campanaria
È il più importante monumento civile
ed è il simbolo del paese: fu costruito dal
1777 al 1779 in forme barocche su disegno dell'architetto
Giovanni Battista Feroggio. È alto 59,624m
e comportò una spesa di 27325 lire. L'orologio
venne installato nel 1790, il parafulmine nel 1889.
Nel 1975 si decise la sostituzione del vecchio castello
campanario in legno con l'odierno castello in ferro,
dotato di apparecchiature elettroniche per il suono
delle campane; l'ultimo consistente restauro è
datato 1990.
Chiesa di San Giovanni Battista
Consacrata nel 1531, presenta tre navate in stile
gotico e fu più volte ingrandita. Venne affidata
nel 1601 ai padri domenicani che nel 1623 fecero edificare
il convento. La facciata, restaurata nel 2000, è
in stile neoclassico, costruita dal 1827 al 1838 ed
affrescata dal pittore poirinese Paolo Gaidano nel
1883. La decorazione interna, anch' essa bisognosa
di restauri purtroppo non ancora eseguiti, è
del 1868, rinfrescata nel 1922. La chiesa, parrocchiale
fino al 1969, è stata abbandonata dai domenicani
nel 1989.
Chiesa di San Sebastiano
In stile gotico ed a pianta esagonale è la
più antica chiesa di Poirino ad aver mantenuto
quasi intatta l'antica architettura medievale. E'
“quasi intatta” poiché i due lati
di levante sono stati alterati con la costruzione
della sacrestia nel 1870 e con l'apertura di una finestra
rettangolare. Nel 1999 è stata inoltre dotata
di una recinzione in ferro.
Parrocchia di S. Maria Maggiore
Iniziata verso la metà del Quattrocento, fu
consacrata nel 1492 e riconsacrata di nuovo dopo gli
attacchi degli eserciti invasori nel 1593. In origine
era di una sola navata ma venne ampliata nel corso
dei secoli. La primitiva facciata gotica venne sostituita
nel 1912 con quella attuale, in forme baroccheggianti
e neoclassiche. Nelle nicchie laterali si scorgono
poi le statue di Sant'Antonio e San Giuseppe, opera
dello scultore poirinese Stuardi.
Chiesa di S. Croce
La chiesa di Santa Croce venne edificata dal 1708
al 1716,con facciata di gusto neoclassico del 1830.
Più antico è il campanile, risalente
alla prima metà del seicento. All'interno della
chiesa si trova un'antichissima acquasantiera datata
1464. Sulla parete esterna si può notare una
meridiana, la più grande del Piemonte, rifatta
nel 1996 sul precedente disegno risalente al 1830.
Fontana della Giovinezza
La fontana (Piazza Italia) è il più
caratteristico monumento di Poirino insieme alla Torre
Campanaria. Venne fatta costruire dal comune alla
scultrice Claudia Formica per abbellire i nuovi giardini
creati al posto dell'antica Piazza della Legna. L'inaugurazione
risale al 28 ottobre 1939.
Oratorio San Luigi
L'inventore dell'Oratorio, San Giovanni Bosco, visitò
Poirino lasciando un segno evidente. A soli 13 anni
dalla sua morte, il parroco Don Alfonso Gribaldi fece
costruire l'oratorio di Poirino (1902), rispecchiando
fedelmente le direttive educative di Don Bosco. L'edificio
è stato ampliato più volte ed ora è
costituito da due saloni, una cappella, 9 stanze,
4 campi attrezzati all' aperto per praticare calcio
a 5, pallavolo, tennis, beach-volley ed un ampio cortile
interno.
Rivellino
Il rivellino faceva parte della cinta muraria e costituiva
di fatto l'ingresso del paese. La via principale di
Poirino, infatti non era, come oggi, Via Indipendenza,
ma bensì via Cesare Rossi, che era circondata
da portici sia a destra che a sinistra per il mercato.
La cinta muraria è purtroppo andata perduta:
fu fatta distruggere dal duca di Savoia per impedire
che Poirino, cittadella difesa, cadesse nelle mani
dei nemici francesi.
ORIGINI E CENNI STORICI
Nonostante siano stati rinvenuti nei dintorni di Poirino
reperti archeologici risalenti all'epoca romana e
longobarda, non dovrebbe avere origini romane dirette,
e del periodo che precede il X secolo non si ha una
documentazione tale da consentire di sottrarlo alla
leggenda.
Con buona probabilità ciò che è
oggi Poirino fu, anticamente, l'ultimo incastellamento
su di una proprietà della famiglia astigiana
dei Solaro. Nel 1994 straripò il Banna, affluente
di destra del Po. Proprio da questo torrente, che
scorre interamente nella provincia torinese, prende
il nome la splendida tenuta del marchese Spinola,
sita al confine con Villanova d'Asti. Ancora oggi
si possono ammirare notevoli vestigia di alcune fortificazioni.
Poirino appartenne pienamente alla diocesi di Asti
fino al 1152,anno dell'incoronazione del Barbarossa.
Nel 1156 Federico Barbarossa concesse a Guido III
di Biandrate,creato comandante delle milizie imperiali
della diocesi di Novara e del contado astigiano,anche
Poirino insieme al Chierese e alla Val di Canale.
I Biandrate avrebbero comunque ancora intrecciato
i loro nomi con quei luoghi. È in quegli stessi
turbolenti anni del ‘200 che avrebbe avuto luogo
la sollevazione popolare contro un Benedetto ed un
Bonifacio Biandrate, tirannelli pretendenti lo ius
primae noctis, scacciati dopo uno scontro fra due
minuscoli eserciti che sarebbe avvenuto all'incirca
dove oggi è collocato il pilone di Sant'Orsola,
patrona di Poirino, alla convergenza della strada
per Chieri con quella per Torino. La Santa, il cui
culto doveva essere già abbondantemente diffuso,
invocata dai poirinesi, sarebbe comparsa a loro sostegno
contro i castellani. Chiusa la parentesi di potere
del primo Federico, i vicini Comuni di Asti e Chieri
mossero, per questioni di pedaggi nei transiti delle
merci né dimentichi dell'aiuto fornito dal
Biandrate all'imperatore ai loro danni, lotte armate
contro Porcile e le vicine borgate (Tegerone e Stuerda)
fino alla loro distruzione poco oltre la metà
del XIII secolo. Una parte degli abitanti superstiti
poté però porre, non molto lontano dai
luoghi abbandonati, le basi della futura Poirino,
rifugiandosi sul poggio dove già doveva trovarsi
una fattoria detta Povarium. Durante la Dieta di Roncaglia
parte del territorio fu ceduto al vescovo di Torino
ma in realtà continuò, anche se ridotto,
il dominio dei Biandrate. Fu in questo periodo che
si formò il primo insediamento identificabile
con Podium Warini, ossia poggio di Guarino, Podivarium,
Povarinum, ossia l'odierna Poirino. La vittoriosa
alleanza degli astesi con Carlo d'Angiò, dal
1250 al 1260 ridusse i Biandrate alla sottomissione
per cui il nuovo insediamento prese il sopravvento.
All'inizio del Trecento il territorio venne in possesso
di Filippo di Savoia, principe d'Acaja, un possesso
continuamente minacciato ed incerto, viste le rivalità
del re di Napoli Roberto d'Angiò, dei marchesi
di Saluzzo e del Monferrato, nonché delle città
di Asti e Chieri e dei Visconti di Milano, in un vortice
di alleanze in perenne mutamento. Nel 1312 venne compilato
l'atto con il quale uno degli ultimi conti di Biandrate
cedette per 50.000 fiorini d'oro tutti i suoi diritti
feudali a Filippo di Savoia principe d'Acaia. Nel
1372 Amedeo VIII di Savoia , il conte verde, cedette
Poirino per 19.000 fiorini in feudo a Aimoneto Roero
fissando ne per la prima volta i confini, che a grandi
linee sono gli attuali. I Roero cingono di fortificazioni,
di torri e di un largo fossato il paese, inducendo
il feudatario a ribellarsi ai Savoia i quali fecero
occupare il sito. La popolazione era contraria ai
metodi del feudatario, lo mise in fuga , e per questo
i Savoia premiarono i cittadini di Poirino con diverse
richieste tra le quali un mercato settimanale, una
fiera annuale, e di non avere più feudatari
ma di dipendere direttamente dai Savoia. Il mercato
di sabato è ancora attuale, si tiene l'annuale
festa di Sant'Orsola e sullo stemma del comune troneggia
la corona principesca. A causa delle scorribande dei
militari spagnoli e francesi Poirino subì le
pestilenze, la distruzione e la miseria. Le fortificazioni
vennero abbattute nel 1543 dal Marchese del Vasto
affinché il nemico non se ne appropriasse,
e non vennero mai più ricostruite. Al loro
posto c'è l'attuale passeggiata Marconi che
porta a ciò che doveva essere il rivellino
con le sue torri che dominavano quella che oggi è
Piazza Moroni.
La vittoria di Emanuele Filiberto I di Savoia a San
Quintino nelle Fiandre (10 agosto 1557) e la conseguente
pace di Cateau-Cambrésis(1559) ridiedero solidità
al ducato ed un certo periodo di pace. Che fu però
piuttosto breve, visto che nel ‘600 i tentativi
di espansione e le lotte per la reggenza riportarono
la guerra ad imperversare. E non solo, perché
il ‘600 fu secolo pure di forti epidemie di
peste, come quella del ‘30 o quella del ‘54,
che causarono vere stragi, tanto che il cimitero adiacente
alla chiesa si rivelò insufficiente per accogliere
i troppi cadaveri, seppelliti, dunque, anche nella
parte bassa del paese, da allora detta la Val dei
Morti. Proprio dalle pestilenze ebbe origine la festa
della Madonna del Rosario, con un voto della comunità,
rinnovato annualmente in ricordo della fine del contagio,
rimasto da allora come imprecazione, espressione scaramantica
e di malaugurato stupore: "contagg". Dopo
la conclusione delle guerre e delle infinite scaramucce,
Poirino rapidamente si risollevò divenendo
una cittadina ricca in quanto operosa, grazie ai suoi
telai dai quali uscivano i corredi nuziali ambiti
dalle giovani spose. Tale benessere permise alla popolazione
di regalare al duca Carlo Emanuele I la somma di 20.000
fiorini in occasione del matrimonio con l'infanta
di Spagna. Poirino fu incendiata nel 1690 dalle truppe
francesi del Catinat. Con la pace separata stipulata
nel 1695 e resa definitiva due anni dopo con il Trattato
di Rijswijk e soprattutto con la sconfitta dell'armata
ossidionale francese presso Torino nel 1706, ha inizio
un periodo di pace appena toccato dalla Rivoluzione
Francese che vide il paese trasformato in un presidio
sanitario : la parrocchia e le confraternite vennero
occupate per farne degli ospedali. Durante le pestilenze,
a causa dei numerosi decessi fu deciso di destinare
a cimitero il prato vicino all'Oratorio campestre
di San Lazzaro, lazzareto cui accorreva la cittadinanza,quando
terminava il morbo, a prelevare i sopravvissuti ;
momenti di gioia che ancora oggi si ricordano con
la "Festa del Lazzareto", celebrata ogni
anno la seconda domenica di settembre. Poirino insomma,
più che trovarsi al centro di avvenimenti epocali
nel ruolo da protagonista, ne risente le conseguenze
sia nel corso delle guerre scatenate dal Re Sole nell'ultimo
scorcio del ‘600 che,all'inizio del secolo successivo,durante
le "guerre di successione" cui assiste subendo
passaggi di eserciti e fornendo soldati a casa Savoia.
Il convento dei Domenicani e dei Cappuccini venne
soppresso nel 1802, così come la costruzione
del foro Boario nella spianata dei demoliti Morioni.
Immediatamente dopo l'annessione del Piemonte alla
Francia, l'11 settembre 1802, vennero distrutti sia
il muro del cimitero dei domenicani che la vecchia
torre per far posto all'attuale Via Indipendenza.
Vennero anche abbattute alcune chiese periferiche
per ricavarne i mattoni necessari alla costruzione
del nuovo cimitero di San Lazzaro, benedetto nel 1804.
Poirino (Poyrino durante l'Impero) venne inclusa nel
"département du Po". Tra i comandanti
napoleonici si distinse il cavalier Mazzucchi che,
nel 1812 sulla Moscova, ricevette la Croce di Guerra.
Sarà poi sindaco di Poirino (nel 1825) e militerà
come luogotenente nell'esercito sardo, esempio emblematico
di servitore della Patria sia quand'essa era costituita
dalla Francia napoleonica che quando tornò
ad essere la sabauda monarchia. Il 29 aprile 1805
la cittadinanza di Poyrino acclamò il passaggio
di Napoleone, il suo imperatore al culmine della gloria.
Il sommo pontefice del tempo, Pio VII, benedisse invece
nel 1815 la popolazione poirinese dalla finestra di
una casa di via Indipendenza sulla cui facciata permane
tutt'oggi una lapide a ricordo del fausto accadimento.
Pio VII era già stato una prima volta a Poirino
il 27 aprile 1805, precedendo di due giorni Napoleone,
proveniente dalla Capitale imperiale. Tra marzo e
agosto del 1855 l'architetto Giuseppe Leoni fornì
il disegno del pulpito elegante scolpito dallo scultore
Carlo Steppel nell'arciconfraternita di Santa Croce.
Dopo l'epopea napoleonica Poirino torna ad essere
una tranquilla cittadina sabauda fino a quando, il
10 giugno 1940, Vittorio Emanuele III firma la dichiarazione
di guerra alla vicina Francia: il giorno successivo,
infatti, il re stabilisce nella palazzina di caccia
dei Thaon di Revel a Ternavasso, ribattezzata Villa
Italia, la sede del Comando delle operazioni sul fronte
occidentale e ivi risiede fino a dopo l'armistizio
italo-francese del 25 giugno; in questo castello è
ancora sepolto il fondatore dell'arma dei Carabinieri,
il generale Alessandro Thaon di Revel. Poirinese fu
padre Giacomo Marocco, il confessore di Cavour, che
da lui sarà assolto sul letto di morte, senza
richiesta di ritrattazioni nonostante la scomunica
che aveva colpito lo statista; padre Giacomo dovette
risponderne a Roma di fronte a Pio IX. Per nulla intimorito
al cospetto del Pontefice, il sacerdote sostenne la
cristiana pietà del proprio operato e si rifiutò
di riferire quale fosse il contenuto della confessione
di Cavour, opponendo ostinatamente il segreto sacramentale
ad ogni pressione fattagli. Segreto che mai rivelò,
portandolo nella tomba. Poirino diede al Regno d'Italia
anche un senatore, Giovanni Alfazio, ma soprattutto
diede alle trincee del Carso nella prima guerra mondiale
e ai vari fronti nella seconda molti suoi figli.