Poirino
Piemonte

Poirino è un comune della provincia di Torino. Situato a sud est di Torino, è ai confini con la provincia di Cuneo e la provincia di Asti, posto quasi al centro della pianura che declinando dalle Alpi è circoscritta dalle alture del Monferrato e dai contrafforti dell'Appennino. Ha dato i natali al pittore Paolo Gaidano. Il paese di Poirino si trova al centro del noto Altopiano di Poirino. Questo termine viene utilizzato per descrivere, in senso geografico, l'area sub-pianeggiante che si sviluppa per circa 400 km quadrati a Sud dei rilievi della collina di Torino e a Nord-Ovest dei rilievi del Braidese (margine nord-occidentale delle Langhe); L'Altopiano di Poirino appare sospeso, tramite scarpate di altezza variabile, rispetto ai rilievi dell'Astesana a Est ed alla pianura piemontese meridionale a Ovest. Esso si sviluppa nelle due direzioni con valori differenti: oltre 50 km in direzione N-S mentre in direzione E-W la lunghezza massima è di circa 15 km. La sua superficie si presenta debolmente ondulata. Nata come cittadina rurale a prevalenza agricola, negli anni è cresciuta anche in campo industriale, con due zone produttive. I prodotti tipici di Poirino sono l'asparago e la tinca, presente nel territorio poirinese in una varietà particolare, che ha anche ottenuto il D.O.P.: la Tinca Gobba Dorata del Pianalto di Poirino. A questi due prodotti è dedicata la Fiera della Tinca e dell'Asparago, che si svolge ogni anno la seconda domenica di maggio. Vengono organizzati il mercato domenicale e alcuni punti di degustazione dei prodotti tipici. Sono anche celebri le telerie, ancora adesso vi sono diverse aziende specializzate sul territorio. Poirino è anche nota per il carnevale, la sfilata notturna del martedì grasso è seguita e attesa ogni anno da centinaia di persone.


DA VEDERE

Torre Campanaria
È il più importante monumento civile ed è il simbolo del paese: fu costruito dal 1777 al 1779 in forme barocche su disegno dell'architetto Giovanni Battista Feroggio. È alto 59,624m e comportò una spesa di 27325 lire. L'orologio venne installato nel 1790, il parafulmine nel 1889. Nel 1975 si decise la sostituzione del vecchio castello campanario in legno con l'odierno castello in ferro, dotato di apparecchiature elettroniche per il suono delle campane; l'ultimo consistente restauro è datato 1990.

Chiesa di San Giovanni Battista
Consacrata nel 1531, presenta tre navate in stile gotico e fu più volte ingrandita. Venne affidata nel 1601 ai padri domenicani che nel 1623 fecero edificare il convento. La facciata, restaurata nel 2000, è in stile neoclassico, costruita dal 1827 al 1838 ed affrescata dal pittore poirinese Paolo Gaidano nel 1883. La decorazione interna, anch' essa bisognosa di restauri purtroppo non ancora eseguiti, è del 1868, rinfrescata nel 1922. La chiesa, parrocchiale fino al 1969, è stata abbandonata dai domenicani nel 1989.

Chiesa di San Sebastiano
In stile gotico ed a pianta esagonale è la più antica chiesa di Poirino ad aver mantenuto quasi intatta l'antica architettura medievale. E' “quasi intatta” poiché i due lati di levante sono stati alterati con la costruzione della sacrestia nel 1870 e con l'apertura di una finestra rettangolare. Nel 1999 è stata inoltre dotata di una recinzione in ferro.

Parrocchia di S. Maria Maggiore
Iniziata verso la metà del Quattrocento, fu consacrata nel 1492 e riconsacrata di nuovo dopo gli attacchi degli eserciti invasori nel 1593. In origine era di una sola navata ma venne ampliata nel corso dei secoli. La primitiva facciata gotica venne sostituita nel 1912 con quella attuale, in forme baroccheggianti e neoclassiche. Nelle nicchie laterali si scorgono poi le statue di Sant'Antonio e San Giuseppe, opera dello scultore poirinese Stuardi.

Chiesa di S. Croce
La chiesa di Santa Croce venne edificata dal 1708 al 1716,con facciata di gusto neoclassico del 1830. Più antico è il campanile, risalente alla prima metà del seicento. All'interno della chiesa si trova un'antichissima acquasantiera datata 1464. Sulla parete esterna si può notare una meridiana, la più grande del Piemonte, rifatta nel 1996 sul precedente disegno risalente al 1830.

Fontana della Giovinezza
La fontana (Piazza Italia) è il più caratteristico monumento di Poirino insieme alla Torre Campanaria. Venne fatta costruire dal comune alla scultrice Claudia Formica per abbellire i nuovi giardini creati al posto dell'antica Piazza della Legna. L'inaugurazione risale al 28 ottobre 1939.

Oratorio San Luigi
L'inventore dell'Oratorio, San Giovanni Bosco, visitò Poirino lasciando un segno evidente. A soli 13 anni dalla sua morte, il parroco Don Alfonso Gribaldi fece costruire l'oratorio di Poirino (1902), rispecchiando fedelmente le direttive educative di Don Bosco. L'edificio è stato ampliato più volte ed ora è costituito da due saloni, una cappella, 9 stanze, 4 campi attrezzati all' aperto per praticare calcio a 5, pallavolo, tennis, beach-volley ed un ampio cortile interno.

Rivellino
Il rivellino faceva parte della cinta muraria e costituiva di fatto l'ingresso del paese. La via principale di Poirino, infatti non era, come oggi, Via Indipendenza, ma bensì via Cesare Rossi, che era circondata da portici sia a destra che a sinistra per il mercato. La cinta muraria è purtroppo andata perduta: fu fatta distruggere dal duca di Savoia per impedire che Poirino, cittadella difesa, cadesse nelle mani dei nemici francesi.


ORIGINI E CENNI STORICI
Nonostante siano stati rinvenuti nei dintorni di Poirino reperti archeologici risalenti all'epoca romana e longobarda, non dovrebbe avere origini romane dirette, e del periodo che precede il X secolo non si ha una documentazione tale da consentire di sottrarlo alla leggenda.
Con buona probabilità ciò che è oggi Poirino fu, anticamente, l'ultimo incastellamento su di una proprietà della famiglia astigiana dei Solaro. Nel 1994 straripò il Banna, affluente di destra del Po. Proprio da questo torrente, che scorre interamente nella provincia torinese, prende il nome la splendida tenuta del marchese Spinola, sita al confine con Villanova d'Asti. Ancora oggi si possono ammirare notevoli vestigia di alcune fortificazioni. Poirino appartenne pienamente alla diocesi di Asti fino al 1152,anno dell'incoronazione del Barbarossa. Nel 1156 Federico Barbarossa concesse a Guido III di Biandrate,creato comandante delle milizie imperiali della diocesi di Novara e del contado astigiano,anche Poirino insieme al Chierese e alla Val di Canale.
I Biandrate avrebbero comunque ancora intrecciato i loro nomi con quei luoghi. È in quegli stessi turbolenti anni del ‘200 che avrebbe avuto luogo la sollevazione popolare contro un Benedetto ed un Bonifacio Biandrate, tirannelli pretendenti lo ius primae noctis, scacciati dopo uno scontro fra due minuscoli eserciti che sarebbe avvenuto all'incirca dove oggi è collocato il pilone di Sant'Orsola, patrona di Poirino, alla convergenza della strada per Chieri con quella per Torino. La Santa, il cui culto doveva essere già abbondantemente diffuso, invocata dai poirinesi, sarebbe comparsa a loro sostegno contro i castellani. Chiusa la parentesi di potere del primo Federico, i vicini Comuni di Asti e Chieri mossero, per questioni di pedaggi nei transiti delle merci né dimentichi dell'aiuto fornito dal Biandrate all'imperatore ai loro danni, lotte armate contro Porcile e le vicine borgate (Tegerone e Stuerda) fino alla loro distruzione poco oltre la metà del XIII secolo. Una parte degli abitanti superstiti poté però porre, non molto lontano dai luoghi abbandonati, le basi della futura Poirino, rifugiandosi sul poggio dove già doveva trovarsi una fattoria detta Povarium. Durante la Dieta di Roncaglia parte del territorio fu ceduto al vescovo di Torino ma in realtà continuò, anche se ridotto, il dominio dei Biandrate. Fu in questo periodo che si formò il primo insediamento identificabile con Podium Warini, ossia poggio di Guarino, Podivarium, Povarinum, ossia l'odierna Poirino. La vittoriosa alleanza degli astesi con Carlo d'Angiò, dal 1250 al 1260 ridusse i Biandrate alla sottomissione per cui il nuovo insediamento prese il sopravvento. All'inizio del Trecento il territorio venne in possesso di Filippo di Savoia, principe d'Acaja, un possesso continuamente minacciato ed incerto, viste le rivalità del re di Napoli Roberto d'Angiò, dei marchesi di Saluzzo e del Monferrato, nonché delle città di Asti e Chieri e dei Visconti di Milano, in un vortice di alleanze in perenne mutamento. Nel 1312 venne compilato l'atto con il quale uno degli ultimi conti di Biandrate cedette per 50.000 fiorini d'oro tutti i suoi diritti feudali a Filippo di Savoia principe d'Acaia. Nel 1372 Amedeo VIII di Savoia , il conte verde, cedette Poirino per 19.000 fiorini in feudo a Aimoneto Roero fissando ne per la prima volta i confini, che a grandi linee sono gli attuali. I Roero cingono di fortificazioni, di torri e di un largo fossato il paese, inducendo il feudatario a ribellarsi ai Savoia i quali fecero occupare il sito. La popolazione era contraria ai metodi del feudatario, lo mise in fuga , e per questo i Savoia premiarono i cittadini di Poirino con diverse richieste tra le quali un mercato settimanale, una fiera annuale, e di non avere più feudatari ma di dipendere direttamente dai Savoia. Il mercato di sabato è ancora attuale, si tiene l'annuale festa di Sant'Orsola e sullo stemma del comune troneggia la corona principesca. A causa delle scorribande dei militari spagnoli e francesi Poirino subì le pestilenze, la distruzione e la miseria. Le fortificazioni vennero abbattute nel 1543 dal Marchese del Vasto affinché il nemico non se ne appropriasse, e non vennero mai più ricostruite. Al loro posto c'è l'attuale passeggiata Marconi che porta a ciò che doveva essere il rivellino con le sue torri che dominavano quella che oggi è Piazza Moroni.
La vittoria di Emanuele Filiberto I di Savoia a San Quintino nelle Fiandre (10 agosto 1557) e la conseguente pace di Cateau-Cambrésis(1559) ridiedero solidità al ducato ed un certo periodo di pace. Che fu però piuttosto breve, visto che nel ‘600 i tentativi di espansione e le lotte per la reggenza riportarono la guerra ad imperversare. E non solo, perché il ‘600 fu secolo pure di forti epidemie di peste, come quella del ‘30 o quella del ‘54, che causarono vere stragi, tanto che il cimitero adiacente alla chiesa si rivelò insufficiente per accogliere i troppi cadaveri, seppelliti, dunque, anche nella parte bassa del paese, da allora detta la Val dei Morti. Proprio dalle pestilenze ebbe origine la festa della Madonna del Rosario, con un voto della comunità, rinnovato annualmente in ricordo della fine del contagio, rimasto da allora come imprecazione, espressione scaramantica e di malaugurato stupore: "contagg". Dopo la conclusione delle guerre e delle infinite scaramucce, Poirino rapidamente si risollevò divenendo una cittadina ricca in quanto operosa, grazie ai suoi telai dai quali uscivano i corredi nuziali ambiti dalle giovani spose. Tale benessere permise alla popolazione di regalare al duca Carlo Emanuele I la somma di 20.000 fiorini in occasione del matrimonio con l'infanta di Spagna. Poirino fu incendiata nel 1690 dalle truppe francesi del Catinat. Con la pace separata stipulata nel 1695 e resa definitiva due anni dopo con il Trattato di Rijswijk e soprattutto con la sconfitta dell'armata ossidionale francese presso Torino nel 1706, ha inizio un periodo di pace appena toccato dalla Rivoluzione Francese che vide il paese trasformato in un presidio sanitario : la parrocchia e le confraternite vennero occupate per farne degli ospedali. Durante le pestilenze, a causa dei numerosi decessi fu deciso di destinare a cimitero il prato vicino all'Oratorio campestre di San Lazzaro, lazzareto cui accorreva la cittadinanza,quando terminava il morbo, a prelevare i sopravvissuti ; momenti di gioia che ancora oggi si ricordano con la "Festa del Lazzareto", celebrata ogni anno la seconda domenica di settembre. Poirino insomma, più che trovarsi al centro di avvenimenti epocali nel ruolo da protagonista, ne risente le conseguenze sia nel corso delle guerre scatenate dal Re Sole nell'ultimo scorcio del ‘600 che,all'inizio del secolo successivo,durante le "guerre di successione" cui assiste subendo passaggi di eserciti e fornendo soldati a casa Savoia. Il convento dei Domenicani e dei Cappuccini venne soppresso nel 1802, così come la costruzione del foro Boario nella spianata dei demoliti Morioni. Immediatamente dopo l'annessione del Piemonte alla Francia, l'11 settembre 1802, vennero distrutti sia il muro del cimitero dei domenicani che la vecchia torre per far posto all'attuale Via Indipendenza. Vennero anche abbattute alcune chiese periferiche per ricavarne i mattoni necessari alla costruzione del nuovo cimitero di San Lazzaro, benedetto nel 1804. Poirino (Poyrino durante l'Impero) venne inclusa nel "département du Po". Tra i comandanti napoleonici si distinse il cavalier Mazzucchi che, nel 1812 sulla Moscova, ricevette la Croce di Guerra. Sarà poi sindaco di Poirino (nel 1825) e militerà come luogotenente nell'esercito sardo, esempio emblematico di servitore della Patria sia quand'essa era costituita dalla Francia napoleonica che quando tornò ad essere la sabauda monarchia. Il 29 aprile 1805 la cittadinanza di Poyrino acclamò il passaggio di Napoleone, il suo imperatore al culmine della gloria. Il sommo pontefice del tempo, Pio VII, benedisse invece nel 1815 la popolazione poirinese dalla finestra di una casa di via Indipendenza sulla cui facciata permane tutt'oggi una lapide a ricordo del fausto accadimento. Pio VII era già stato una prima volta a Poirino il 27 aprile 1805, precedendo di due giorni Napoleone, proveniente dalla Capitale imperiale. Tra marzo e agosto del 1855 l'architetto Giuseppe Leoni fornì il disegno del pulpito elegante scolpito dallo scultore Carlo Steppel nell'arciconfraternita di Santa Croce. Dopo l'epopea napoleonica Poirino torna ad essere una tranquilla cittadina sabauda fino a quando, il 10 giugno 1940, Vittorio Emanuele III firma la dichiarazione di guerra alla vicina Francia: il giorno successivo, infatti, il re stabilisce nella palazzina di caccia dei Thaon di Revel a Ternavasso, ribattezzata Villa Italia, la sede del Comando delle operazioni sul fronte occidentale e ivi risiede fino a dopo l'armistizio italo-francese del 25 giugno; in questo castello è ancora sepolto il fondatore dell'arma dei Carabinieri, il generale Alessandro Thaon di Revel. Poirinese fu padre Giacomo Marocco, il confessore di Cavour, che da lui sarà assolto sul letto di morte, senza richiesta di ritrattazioni nonostante la scomunica che aveva colpito lo statista; padre Giacomo dovette risponderne a Roma di fronte a Pio IX. Per nulla intimorito al cospetto del Pontefice, il sacerdote sostenne la cristiana pietà del proprio operato e si rifiutò di riferire quale fosse il contenuto della confessione di Cavour, opponendo ostinatamente il segreto sacramentale ad ogni pressione fattagli. Segreto che mai rivelò, portandolo nella tomba. Poirino diede al Regno d'Italia anche un senatore, Giovanni Alfazio, ma soprattutto diede alle trincee del Carso nella prima guerra mondiale e ai vari fronti nella seconda molti suoi figli.

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