Gravellona
Toce è un comune della provincia del Verbano
Cusio Ossola. Importante snodo stradale nel Verbano
Cusio Ossola, Gravellona Toce è un vivace centro
commerciale ed industriale che si estende nella piana
prossima alla confluenza del torrente Strona nella
Toce.
DA
VEDERE
Chiesa
Parrocchiale di San Pietro
La parrocchiale di San Pietro è stata eretta
nel XII secolo. Più volte ampliata, ha la facciata
del 1862 in stile neo-rinascimentale, progettata dal
pallanzese Pompeo Azari; il campanile è del
1856 su blocchi di granito rosa, sormontato da una
cupoletta disegnata nel 1930 da Rovida. Le decorazioni
interne sono state rifatte in questo secolo dal pittore
Pietro Borzoni.
Chiesa
Romanica di San Maurizio (Sec. X)
San Maurizio è il più antico, importante
e significativo monumento gravellonese. Già
esistente nel X secolo, dopo la distruzione della
Corte di Cerro, divenne un oratorio di scarsa importanza;
nel '600 fu adibito a lazzaretto. È una costruzione
romanica a blocchi di pietra locale, in parte ricavati
da una vicina torre romana. Decorate esternamente
da archetti pensili, le pareti hanno ampie finestre
rettangolari in luogo delle originarie monofore; a
metà del fianco sud, tripartito da due lesene,
si apre una porta trabeata. All'interno, le volte
a crociera della copertura quattrocentesca dell'unica
navata sono state recentemente rimpiazzate con capriate
scoperte; affreschi quattrocenteschi sono emersi dallo
strato di calce che li celava, nel corso dei restauri
operati da Mesturino nel 1925. Sul fianco settentrionale
si eleva il campanile a struttura indipendente ma
direttamente collegato alla chiesa. La parte inferiore,
anch'essa in scampoli di pietra locale, sembra risalire
agli ultimi decenni dell' XI secolo; di non molto
posteriori le sovrastanti svecchiature, delimitate
da archetti ciechi e aperte da monofore e bifore a
gruccia; la cella campanaria invece con la sovrastante
cupola ottagonale è un'aggiunta dell'800.
Altri
monumenti: Chiesa di Santa Maria, Chiesa della Madonna
dell'occhio, Chiesa di San Giuseppe, Resti del castello
del Motto.
LA
NECROPOLI GALLO-ROMANA
Si deve a Felice Pattaroni la scoperta di importantissimi
reperti antichi nel territorio comunale. Pattaroni
aveva letto diversi volumi di storia locale scritti
da studiosi ossolani e aveva intuito che la zona di
Gravellona doveva essere molto interessante dal punto
di vista storico. Dopo tre anni di ricerche , finalmente,
il 1° maggio 1954, durante gli scavi per la costruzione
di una casa, furono ritrovati dei frammenti di ceramica.
Iniziarono così le ricerche, furono effettuate
numerose campagne di scavi che si protrassero fino
al 1959, che portarono alla luce numerose sepolture
con relativi corredi funerari, resti di edifici, tratti
di strada romana. Il complesso abbraccia un periodo
che va dal V secolo a.C. al IV secolo d.C., ma sono
stati ritrovati anche frammenti di selce lavorata
del periodo neolitico ed i resti di una palafitta.
Sono state riportate alla luce 150 tombe di epoca
gallo-romana con relativi corredi funerari. Sono stati
trovati inoltre molti oggetti sparsi: monete, vasi,
attrezzi da lavoro, ceramiche. Alcune tombe erano
costruite con tavelloni messi a spiovente coi coppi
alle giunture. Nelle tombe femminili furono rinvenuti:
monili, anelli, orecchini, bracciali, collane. Nelle
tombe maschili: attrezzi da lavoro, una sega, spade,
lance, giavellotti, coltelli. Le tombe gentilizie
erano caratterizzate dalla ricchezza del corredo,
in particolare da oggetti in vetro, costosissimi a
quei tempi. Furono rimessi in luce anche i resti di
tre edifici: uno detto "Casa del Pescatore"
perché dentro c'erano ami e piombi per tendere
le reti; uno detto "Le Stalle" perchè
vi si trovarono un campanaccio da mucca, una striglia
e frammenti di vasellame per il latte; uno detto "Casa
del Forno" dove furono rinvenuti dei focolari
con residui di cenere e carbone, ceramiche, vetri,
chiodi e 15 monete. Senz'altro molto materiale è
rimasto ancora sepolto sotto terra e sotto le numerose
case che furono in seguito edificate nella zona. Lo
sviluppo edilizio, che in quegli anni è stato
molto intenso, ha avuto il sopravvento sull'interesse
per la zona archeologica che, per la sua importanza,
avrebbe meritato la prosecuzione degli scavi.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Reperti di selci lavorate attestano la presenza di
insediamenti preistorici sulle propaggini del Cerano,
a specchio del lago che ai tempi occupava la vallata.
Le tribù autoctone composte da Liguri Leponzi
si fusero nel V secolo a.C. con gli invasori Celti
che diedero vita a un nucleo abitativo (Castelliere)
a Motto. I Celti vennero poi scalzati dai conquistatori
romani (200 a.C.) che vi costruirono un borgo e fecero
entrare la zona a pieno diritto nella amministrazione
romana d'Italia. Con la dissoluzione dell'Impero Romano
d'occidente (476 d.C.) iniziarono tutta una serie
di invasioni barbariche provenienti dal nord che culminarono
con l'arrivo dei Longobardi, i quali instaurarono
una sede ducale nell'isola di San Giulio sul lago
d'Orla. La zona seguì nell'alto medioevo i
fermenti storici legati alle guerre tra il Papato
e l'Impero e alle lotte tra Guelfi e Ghibellini e
si assistette a una lunga serie di episodi cruenti,
a distruzioni e saccheggi. Con la fine del Medioevo,
la zona del novarese (1308) si trovò contesa
tra i Visconti e Giovanni II Paleologo, marchese di
Monferrato; il marchese assoldò per riconquistare
Novara (1358) la famigerata "Compagnia bianca",
composta di soldati di ventura inglesi che per alcuni
anni devastarono i borghi del novarese inclusa Gravellona
Toce (1361). Solo nel 1395 il novarese fu concesso
ufficialmente al ducato dei Visconti, ai quali poi
succedettero gli Sforza (1450). Le guerre scoppiate
in quel periodo in Italia, la calata di spagnoli e
francesi nella penisola portarono nuovi lutti e miserie
nel novarese e a Gravellona: la pace di Cateau-Cambrésis
segnò l'inizio del dominio spagnolo. Dominio
che si concluse nel 1713 con la pace di Utrecht e
Rastadt (Guerra di Successione Spagnola) che sancì
la cessione del milanese agli austriaci. Con la pace
di Aquisgrana (1748 - Guerra di Successione Austriaca)
i Savoia, in cambio dell'aiuto dato a Maria Teresa
d'Austria, ottennero l'annessione dell'alto novarese.
Nel 1797 Gravellona si trovò a far parte della
Repubblica Cisalpina; fino al ritorno di Napoleone
Bonaparte dalla sfortunata campagna egiziana, la zona
di Gravellona Toce fu teatro di una serie di scontri
armati e di occupazione da parte delle truppe russe
del maresciallo Suvarov. Dal 1805 entrò a far
parte del Regno d'Italia fino alla caduta di Napoleone;
dopo il Congresso di Vienna il novarese rientrò
fra i possedimenti dei Savoia, e infine (1861) andò
al neonato Regno d'Italia. Il novarese e Gravellona
Toce da quel momento vissero tutti gli eventi storico-politici-sociali
legati alla storia d'Italia: dalla I guerra mondiale
all'avvento del fascismo, dal II° conflitto alla
lotta partigiana, alla ricostruzione del dopoguerra.
Gravellona, per la sua posizione geografica e per
la ricchezza d'acqua, aveva le caratteristiche ideali
per favorire i primi insediamenti industriali. Nel
1844 nacque la filatura PARIANI e nel 1866 il cotonificio
FURTER. Nel 1912, in una relazione, il commissario
di governo del regno d'Italia scrive che nella ditta
"Guidotti e Pariani" lavorano 300 operai
e nel cotonificio "Furter" 500 operai ,a
dimostrazione del notevole sviluppo industriale raggiunto.
La ferrovia Racconta Don Angelo Ferrari nel suo libro:
La sua costruzione ha creato la guerra a Pedemonte
perché il terrapieno allestito troncava la
strada maestra recante al cimitero. Le donne coraggiose
, di notte, scendevano con picchi e pale e buttavano
per aria tutto; una specie di tela di Penelope. I
carabinieri ne fecero di corse, ma le donne impavide
cedettero solo dinanzi alla locomotiva sbuffante.
Composero anche una canzone il cui ritornello era
questo: "La ferrovia non ha da passar".