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Gattinara
è un comune della provincia di Vercelli, nell'estremità
sud della Valsesia in Piemonte. È al 4º
posto, fra i comuni della provincia, per numero di abitanti
e al 18º per estensione. Gattinara dista circa
35 km dal capoluogo Vercelli, in direzione della Valsesia.
Dista inoltre 35 km da Novara e 30 km da Biella. Il
territorio è bagnato ad est dal fiume Sesia,
confine naturale con la provincia di Novara. Il paese
di Gattinara è costituito dalle località
di Sottomonte, Crosa, Castelle, Centro Storico, Bonda,
Rado, San Bernardo. Sottomonte è il quartiere
più settentrionale della città, quando,
lasciato il Comune di Romagnano Sesia, si entra nel
Comune di Gattinara. I confini di Sottomonte sono a
sud con il quartiere del Centro Storico, ovvero in Via
Monte Grappa ed in Via Fiume Sesia, ad ovest e sud-ovest
con le località Castelle e Crosa, ovvero in Via
Monte Cervino. Il quartiere del Centro Storico è
limitato a nord in Via Monte Grappa, a sud in Via Carlo
Furno, ad est in Piazza Molino, ad ovest dalla circonvallazione.
San Bernardo, il primo quartiere per estensione e densità
demografica, sede della seconda parrocchia della città,
si estende ad ovest della circonvallazione, in direzione
di Lozzolo e di Rovasenda, limitato a nord-est in Via
Castellazzo e a sud-est dal sottopassaggio in Via Ottaviano.
Tra Sottomonte (nord), San Bernardo (ovest) e il Centro
(sud-est) si trova il quartiere Crosa. Tra Sottomonte
(nord), San Bernardo (ovest), Crosa (sud-est), in direzione
di Serravalle Sesia e di Lozzolo, si trova la Regione
delle Castelle, a cui appartiene l'omonima Torre. Procedendo
da essa, in direzione nord-est, si trovano i colli di
San Lorenzo e di San Grato, da cui ha origine il quartiere
di Sottomonte. Tra Via Carlo Furno (a nord), Via Dante
Alighieri (ad est) Via Ottaviano (a sud) e Via Luigi
Faglia (ad ovest) si estende la Bonda. Tra la Bonda
a nord e San Bernardo ad nord-ovest, si estende il quartiere
di Rado. Tra il Fiume Sesia e il centro abitato si estende
la Baraggia gattinarese: si trovano a nord la ex Colonia
Bertotto, geograficamente annessa a Sottomonte, i Mulu
al centro e la Cà d'Assi a sud. Gattinara, secondo
la classificazione dei climi di Köppen, gode di
un clima temperato delle medie latitudini, piovoso o
generalmente umido in tutte le stagioni e con estati
molto calde e afose. Le precipitazioni si concentrano
nei periodi compresi tra marzo e maggio, con un leggero
calo nei mesi estivi, e un riacutizzarsi nel periodo
compreso tra ottobre e novembre inoltrato. L'inverno
è caratterizzato generalmente da una discreta
percentuale di piovosità e di neve.
MANIFESTAZIONI
La festa dell'uva, ricorrenza principale della città,
si svolge all'inizio del mese di settembre: in tutta
la città sorgono per l'occasione diverse taverne
che cucinano cibi succulenti, accompagnati dal vino
Gattinara.
La fiera di San Martino si svolge il secondo martedì
del mese di novembre: migliaia di visitatori, provenienti
da tutto il circondario, trascorrono la giornata in
città per fare acquisti dalle bancarelle allestite,
numerose e di ogni sorta: se in questa occasione la
banda cittadina, il Corpo Musicale S. Cecilia[6] sfila
per il corso principale, significa che il Carnevale
sarà festeggiato. Le maschere ufficiali della
città sono il Babacciu ("il Pupazzo")
e la Plandrascia (" la Scansafatiche").
Sodalizio tipico di Gattinara è la Tabina:
è il luogo dove uomini e donne, amici di vecchia
data, senza alcuna distinzione di sorta, sono soliti
ritrovarsi con cadenza almeno mensile, in occasione
di pranzi o di cene, dove si celebra la rimpatriata,
specie in coincidenza con i festeggiamenti cittadini
del Carlavé (Carnevale), coordinato dall'omonimo
Comitato, il cui Presidente attuale è Arianna
Travostino.
CHIESA
DI SAN FRANCESCO
La chiesa di S. Francesco sorge sull’area un
tempo occupata dalla cappella S. Giulio, eretta nel
1447 dagli uomini di Gattinara quale voto per la liberazione
dal flagello dei lupi. Nel 1619 S. Giulio è
demolita, per far posto al costruendo convento dei
Francescani, che a Gattinara sono peraltro presenti
fi n dal XVI secolo: determinanti, per la nuova fondazione,
sono le cospicue donazioni di benefattori, nel 1598
e nel 1618. Nel 1666 si registra un altro lascito
testamentario, espressamente destinato alla fabbrica
di S. Francesco, oggetto in XVIII sec. di vari interventi
di miglioria e manutenzione; la data sopra la porta,
1717, segna la consacrazione dell’edificio,
probabilmente dopo un radicale restauro che le conferisce
l’aspetto attuale. Nel 1802 il convento, come
quello delle Clarisse, è soppresso in forza
delle disposizioni napoleoniche, i beni incamerati
e venduti al miglior offerente; grazie ad una petizione
sottoscritta dalla potente Confraternita di S. Antonio,
però, la chiesa può tornare subito ad
essere officiata, sebbene privata del coro, ridotto
a magazzino, mentre il Convento viene adibito prima
a Dogana e Gendarmeria, poi a abitazione rustica.
La parte oggi meglio conservata del convento è
la chiesa: l’attuale facciata è databile
all’inizio del secolo XVII, ed il portone d’ingresso,
sormontato da un bassorilievo in pietra recante il
simbolo dei Francescani, è opera pregevole
di intaglio ligneo. L’interno dell’edifi
ciò è dominato dal fastoso altar maggiore
in noce, ricco di elementi decorativi e fregi scolpiti,
che incornicia il quadro raffigurante la Pietà
con i santi Diego e Giulio. Le pareti laterali, conformemente
al modello francescano, ospitano cappelle laterali
dotate di austeri altari con cornici e fastigi in
legno scolpito. Tra queste alcune sono particolarmente
interessanti: a destra la prima è caratterizzata
da una notevole pala rappresentante il Crocifisso
con la Vergine, s. Giovanni e s. Clemente Papa, mentre
è ornata riccamente di stucchi la terza, dal
XVIII sec. sede della Confraternita di S. Antonio.
Della fabbrica originaria del Convento rimane invece,
seppure tramezzato e deturpato, il chiostro quadrilatero,
con archi sostenuti da pilastri in pietra: sopravvivono
alcune lunette affrescate recanti episodi della vita
di s. Francesco e della storia del Francescani.
CHIESA
DI SANTA MARTA
Probabilmente già in XV secolo esiste qui una
confraternita di “disciplini” dedicata
a S. Marta, dotata di un suo oratorio; di certo si
sa che verso il 1460 i confratelli chiamano un ignoto
pittore (definito dagli studiosi Maestro della Passione)
a decorare la loro chiesa. Resti di quella decorazione
ad affresco, raffigurante cortei di notabili e popolani,
si scorgono ancora sui pochi resti di mura della costruzione
medievale, sopravvissuti dopo il rifacimento dell’edificio
in epoca barocca. Nel 1603 iniziano alcuni lavori
di rifacimento della chiesa, e con la prima metà
del XVIII secolo si ha l’integrale ricostruzione
dell’edificio: questo assume così l’aspetto
attuale, ad eccezione della facciata, costruita nel
1844 su progetto di Pietro Delmastro. La facciata
della chiesa, neoclassica, anticipa un ampio spazio
interno, che conserva quasi intatto l’originario
aspetto settecentesco, caratterizzato da una spazialità
ariosa ed articolata, scandita da lesene e cornicioni.
Due cappelle si aprono sul vano centrale: quella a
destra ospita un altare con una pala di recente fattura,
mentre in quella di sinistra, in una nicchia, è
custodito un crocifi sso ligneo tradizionalmente molto
venerato. L’altare maggiore e la balaustra in
marmi policromi, entrambi di bottega lombarda, si
collocano nel pieno XVIII secolo, epoca a cui risale
anche l’ampio coro ligneo destinato ai confratelli.
Racchiusa in una pregevole cornice in marmi e stucco
è la tela raffigurante S. Marta (XVIII sec.),
mentre la decorazione pittorica dell’interno
è rimasta sostanzialmente quella originaria
(XVIII secolo), caratterizzata da elementi uniformi
e tinte tenui: spiccano tuttavia gli affreschi nei
pennacchi e nel catino della cupola centrale, opera
di un pittore ignoto.
CASTELLO
DI SAN LORENZO
Sul culmine di una delle più alte colline a
nord di Gattinara, a 540 m. s. l. m., sono situati
i ruderi del castello di S. Lorenzo, costruito nel
1187 dal Comune di Vercelli a guardia delle bocche
della Valsesia. Le sue mura includono l’antica
cappella di S. Lorenzo - definita “pieve”
in un documento dell’882 - tradizionalmente
ritenuta sede della sepoltura del vescovo vercellese
S. Filosofo, il quale, secondo una leggenda, si sarebbe
rifugiato sul monte per scampare alle persecuzioni
dei Longobardi. Scavi intorno al colle di S. Lorenzo
e lungo la dorsale di accesso alla cima hanno restituito
tracce di strutture e fortificazioni, che farebbero
pensare alla presenza di un insediamento medievale
d’altura. Probabilmente in epoca viscontea sono
effettuati alcuni lavori di ristrutturazione e restauro
al castello, mentre a partire dal XVI-XVII secolo
inizia l’abbandono che lo porta alla situazione
attuale. Affascinante è il panorama che si
può godere da S. Lorenzo, come pure interessanti
sono i ruderi della fortificazione. Resta intatto
ancora il grande portone d’ingresso, e all’interno
delle mura perimetrali si scorgono i resti del mastio
centrale e della chiesa di S. Lorenzo, la cui abside
è ornata da semplici fregi bassomedievali a
dente di sega.
TORRE
DELLE CASTELLE
La massiccia Torre delle Castelle, risalente all’XI
secolo e circondata da mura più tarde, è
la parte più evidente di un importante complesso
fortificato medievale che muniva in origine le sommità
di questa collina e di quella accanto, entrambe oggi
occupate da pregiati vigneti. Risalgono al XII-XIII
secolo le prime attestazioni scritte di tale sistema
fortificato, costituito pertanto da due recinti in
muratura (le Castelle, appunto), occupati da costruzioni
tra le quali svetta la torre, mentre sul pianoro compreso
tra le due fortificazioni sorge la chiesa di S. Giovanni
alle Castelle. Verso il 1525 lavori di ristrutturazione
interessano la chiesetta, che, ulteriormente restaurata
in XVIII secolo, viene malauguratamente distrutta
nel 1950 per lasciar posto alla attuale cappella della
Madonna della Neve, edificata a cura della Sezione
Alpini di Gattinara. Oltre alla torre, parte di un
portale medievale si intravede nell’altro recinto,
situato dietro la chiesa. Notevole è la vista
che si gode dai belvedere panoramici adiacenti, tanto
verso la piana Vercellese e il vicino Novarese, quanto
verso il Biellese, le colline e i primi contrafforti
prealpini.
ORIGINI
Città fondata nel 1242 come Borgo franco dalla
Credenza di Vercelli con dodici isolati rettangolari,
riunendo le genti dei villaggi circostanti (Castellazzo,
Loceno, Locenello, Mezzano, Rado).
CENNI
STORICI
La Gattinara di oggi nasce a metà Duecento
nel quadro di un territorio che fin dall'età
romana vede fasi intense di occupazione: ad età
imperiale risalgono infatti i resti di insediamenti
ed aree funerarie emersi tanto presso l’attuale
centro abitato, quanto nelle campagne circostanti.
Da sempre, e ciò vale anche per l’antichità,
l’asse di percorrenza lungo il fi ume Sesia
è uno dei più frequentati, soprattutto
poiché funge da collegamento tra la pianura
e le vie per i valichi alpini, e proprio in corrispondenza
di Gattinara si unisce ai percorsi provenienti anche
dal Biellese. Un punto cruciale, unque, he anche nei
primi secoli del medioevo non vede venir meno una
presenza umana che resta strettamente legata, oltre
che alle valenze stradali, alle numerose risorse offerte
dall’ambiente circostante. Nascono in questo
periodo numerosi piccoli centri abitati, la maggior
parte dei quali trova collocazione sicura sui primi
contrafforti collinari: Loceno, Locenello, Mezzano,
Gattinaria, questi sono i loro nomi, oltre all’importante
centro di Rado, che invece si sviluppa, con il suo
castello, lungo la strada Vercellese, accanto al fiume
ed al guado per Ghemme. A ridosso del Mille la popolazione
stanziata in questi insediamenti è impegnata
nell’opera di dissodamento e sfruttamento di
ampie superfici di terreno, sottratte al bosco ed
alla brughiera, e verosimilmente nello sfruttamento
dei versanti collinari mediante la pratica della viticoltura.
A livello politico e strategico in questo periodo
cresce anche l’attenzione nei confronti di questa
zona, che diviene cruciale nell’ambito dei complessi
equilibri di potere che intercorrono tra i comuni
di Vercelli e di Novara, per i quali il fiume è
linea di confine. Proprio a guardia delle bocche della
Valsesia, distretto di pertinenza novarese, i Vercellesi
decidono di costruire tra 1185 e 1187 un forte castello
intorno alla pieve d’altura di S. Lorenzo, occupando
la sommità di un colle che forse già
qualche secolo prima aveva visto lo stabilirsi di
un insediamento. Nel 1242, per irrobustire ulteriormente
il presidio di questa fascia territoriale, il comune
di Vercelli stabilisce di fondare un borgofranco –
cioè un insediamento di nuova fondazione, privo
di gravami feudali e dipendente direttamente dall’autorità
comunale – nel quale si dovranno trasferire
forzosamente gli abitanti dei piccoli centri della
zona. Scompaiono così gli insediamenti poco
fa ricordati – ad ccezione di Loceno, divenuta
l’attuale Lozzolo – per dare origine al
nuovo borgo che prende il nome di Borgo della Pieve,
e poi – da uno dei centri più importanti
tra quelli abbandonati – Gattinara. Gattinara
cresce e prospera nei secoli immediatamente successivi,
autonoma e libera com’è da tutti i vincoli
feudali, e si dà un governo indipendente munendosi
di statuti, approvati dal comune di Vercelli e a più
riprese confermati anche dal successivo dominio sabaudo.
Signori di Gattinara sono i Signori di Vintebbio dai
quali discendono i Gattinara appunto e gli Arborio,
quindi i Testa, i de Rege, i Biamino e altre nobili
famiglie di origine consortile. Il centro abitato,
costruito su una maglia regolare e caratterizzato
da uno sviluppo urbanistico rigidamente controllato
sin dalla fondazione, è munito da un sistema
di fortificazioni complesso, integrato – probabilmente
a partire dal XIV secolo – da un castello ricetto;
numerose chiese si affacciano sulle vie principali,
e tra tutte la più importante, la pieve di
S. Pietro Apostolo, che costituisce un punto di riferimento,
a livello ecclesiastico e sacramentale, per i centri
della zona sino a Lozzolo e Roasio. La vita economica
e politica del borgo tra XIV e XV secolo è
vivace, e ne è riflesso uno sviluppo artistico
di assoluto rilievo, del quale oggi rimane a testimonianza
la stupenda facciata in cotto istoriato della chiesa
parrocchiale. Nel 1465 nasce a Gattinara il giovane
Mercurino Arborio, rampollo di una delle famiglie
più ricche del borgo, che dopo molteplici e
sempre più prestigiosi incarichi diplomatici
– tanto alla corte sabauda, quanto a quella
di Massimiliano d’Asburgo – giunge a ricoprire
la carica di Gran Cancelliere di Carlo V ed a rivestire
l’abito cardinalizio; muore nel 1530, e la storiografi
a odierna, dopo anni di ingiusto oblio, lo ricorda
come un personaggio di levatura culturale eccezionale,
che ha profondamente influenzato gli sviluppi politici
europei. Dopo la morte del cardinale la sua famiglia,
impugnando le volontà testamentarie dell’illustre
congiunto e trovando appoggio negli ambienti sabaudi,
riesce a estendere sul borgo le forme di una feudalità
– inedita, sinora, per la comunità fondata
come “franca” nel 1242 – che diviene
elemento di costante contrasto sino alle soglie del
XIX secolo, quando la bufera napoleonica la eliminerà
di fatto. Con il XVI secolo, inoltre, i problemi per
Gattinara arrivano anche dall’esterno: pestilenze,
eserciti di passaggio, assedi e saccheggi, nel quadro
delle guerre gallo-ispaniche, dalle quali il borgo
esce malconcio, mutilato delle sue fortificazioni
e fortemente depauperato a livello demografico. L’occupazione
francese nel 1555 costituisce il momento culminante
di questo periodo di crisi, che solo dopo il 1559
trova sollievo, nell’aprirsi di un breve periodo
in cui si registra un deciso ristabilimento economico,
caratterizzato da un’evoluzione agricola sinora
rallentata dagli eventi bellici. Tra 1580 e 1630 –
anno della terribile pestilenza – nuove sciagure
belliche colpiscono la zona, che solo grazie ad una
forte immigrazione dalla Valsesia non vede troppo
drammaticamente ridotta la sua popolazione. Grazie
a ciò, la ripresa a metà Seicento è
abbastanza rapida, testimoniata anche da una intensa
e qualifi cata attività edilizia che vede cambiare
i lineamenti del borgo,abbellirsi ed ampliarsi le
sue chiese ed i suoi conventi e aumentare la densità
edilizia. Il Settecento è per Gattinara un
secolo di grande prosperità; mercati e commercio,
agricoltura, viticoltura, sono settori prosperi, che
alimentano flussi di merci imponenti, facendo del
borgo un punto di riferimento per le comunità
dell’alta pianura vercellese e un punto di snodo
di traffici che in gran parte calcano i valichi alpini.
La viv acità socio-culturale trova rifl esso
nella nascita e nello sviluppo di confraternite e
compagnie religiose, che con la gestione di infermerie
e scuole assicurano alla popolazione una serie di
servizi che contribuiscono a migliorare nettamente
il tenore di vita anche delle fasce più deboli.
A fi ne ‘700 l’avvento della dominazione
napoleonica significa l’abolizione di privilegi
feudali e corporazioni religiose: una enorme quantità
di beni immobili, confiscata dal governo e immessa
sul mercato a prezzi favorevoli, favorisce la formazione
di un robusto ceto borghese e la costituzione di molti
patrimoni familiari di medie dimensioni, accelerando
il passaggio da un’economia per molti versi
ancora di stampo rurale, ad equilibri che si potrebbero
definire urbani. Nel 1820 la demolizione della antica
chiesa di S. Pietro e la sua ricostruzione in forme
neoclassiche sembra segnare anche simbolicamente la
nuova coscienza collettiva di Gattinara, che nel corso
del XIX secolo – demolito quanto resta delle
antiche fortificazioni – si munisce progressivamente
di tutti i servizi e le infrastrutture caratterizzanti
le realtà urbane. Col finire del secolo migliorano
anche i collegamenti con il Vercellese, che agevolano
lo smercio dei vini della zona, ormai consacrati come
prodotti d’eccellenza e oggetto di intensa esportazione,
mentre tarda a venire uno sviluppo industriale vero
e proprio, nonostante la vicinanza a zone da questo
punto di vista molto vocate, come il Biellese e la
Bassa Valsesia. L’occasione per questo sviluppo
arriva nel 1905: una terribile grandinata distrugge
gran parte dei vigneti, causando un venir meno delle
risorse più preziose del territorio, fatto
che da subito determina flussi inarrestabili di emigrazione,
soprattutto verso il Nuovo Mondo. L’amministrazione
comunale, con eccezionale lungimiranza, provvede alla
redazione di un piano di sviluppo industriale agevolato,
attirando nuovi stabilimenti che in breve occupano
larghe fasce della popolazione locale. Tessile, meccanico,
ceramica: questi sono i settori all’insegna
dei quali si dipana il fortissimo sviluppo industriale
di Gattinara tra primo e secondo dopoguerra, anni
in cui si collocano anche importanti momenti, come
la fondazione dell’Ospedale “S. Giovanni”
e il rinnovamento di numerose infrastrutture. La città
paga al secondo conflitto mondiale un pesante tributo,
colpita com’è da un bombardamento nell’estate
del ‘44, ma fortunatamente nel dopoguerra può
contare su una ripresa veloce, agevolata dalla riapertura
a pieno regime degli stabilimenti industriali, i cui
addetti nel corso degli anni ‘50 raggiungono
numeri impressionanti. La forte immigrazione –
proveniente soprattutto dal meridione e dal Veneto
– rende necessaria una decisa espansione del
tessuto urbano, che si estende soprattutto lungo le
vie per la Valsesia e per Vercelli, e in corrispondenza
della strada per il Biellese. Proprio a ridosso di
quest’ultima prende forma il popoloso sobborgo
di S. Bernardo, che in breve giunge a dotarsi di una
propria chiesa parrocchiale. La crisi inizia però
a farsi sentire già a metà anni ‘60,
per divenire poi drammatica tra anni ‘70 e ‘80,
con la chiusura o il forte ridimensionamento di numerosi
stabilimenti industriali. In questi anni, però,
si riscopre anche la viticoltura d’eccellenza,
che alimenta flussi di esportazione a livello internazionale.
Recentemente alcune realtà industriali di nuovo
impianto hanno rivitalizzato il tessuto economico
locale, consentendo almeno in parte di guardare al
futuro con maggior serenità rispetto ad un
passato recente. Crescente in questi ultimi anni è
stata vivacità socioculturale della città,
che si rifl ette nel recupero di numerose emergenze
monumentali, e che è favorita anche dalla presenza
di importanti istituzioni scolastiche, che costituiscono
i punti riferimento per il territorio.
ECONOMIA
A Gattinara si produce l'omonimo vino DOCG. La società
calcistica che porta il nome della città nasce
nel 1919 con il nome di Gattinara Football Club (Gattinara
F.C.) e milita in Eccellenza. In città è
molto forte la presenza delle associazioni, tra cui
la Pro Loco e gli Amici di Gattinara On Line.
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