Mariano Comense
Lombardia

Mariano Comense è una città della provincia di Como in Lombardia. Importante centro industriale brianzolo, sorge al limite tra l'alta pianura e la collina comasca, tra il torrente Seveso e il fiume Lambro, a metà strada tra Como e Milano e nella parte settentrionale della Brianza, ed ha una superficie territoriale con un'altimetria che varia dai 252 m s.l.m. ai 331 m s.l.m.. Nel 1945 si svolse nei boschi tra Mariano Comense e Lentate sul Seveso la prima Festa de L'Unità d'Italia, che vide la partecipazione di 500.000 persone. Mariano si trova in una posizione strategica, al limite tra l'alta pianura e la collina comasca, tra il torrente Seveso e il fiume Lambro, a metà strada tra Como e Milano e nella parte settentrionale della Brianza. La città è attraversata dal Torrente Terrò che tuttavia negli ultimi tempi, a causa della siccità e dello sfruttamento sempre più intensivo delle falde acquifere da parte degli acquedotti della zona, risulta in secca per un lungo tratto. Degno di nota è, inoltre, il considerevole numero di torrenti che attraversano il paese; tuttavia, la maggioranza di questi ultimi risulta da tempo perennemente in secca sempre a causa dei succitati motivi. La geologia del sottosuolo è di tipo fluvioglaciale recente con pietre e detriti alluvionali; verso nord invece presenta un terrazzamento argilloso-ferritico che in passato e nell'epoca romana ha fornito argilla per vasellame e laterizi. La vegetazione tipica della zona è la brughiera in concomitanza al bosco di latifoglie che però è praticamente scomparsa in quanto è stata rimpiazzata a partire dalla fine dell'Ottocento da piante non endemiche come l'acacia.

ETIMOLOGIA
Sulle origini del nome "Mariano" sono state formulare due teorie: la prima è che derivi dal console romano Flavio Manlio Teodoro, che ha vissuto nella città; la seconda è che sia una latinizzazione dei toponimi liguri Marra o Marna. Nel Medioevo, comunque, il comune era già chiamato Mariano. "Comense" è stato aggiunto nel 1863, quando la Lombardia si unì alle altre regioni in seguito all'Unità, per differenziarla dagli omonimi nel resto d'Italia.

DA VEDERE

Chiesa prepositurale plebana di Santo Stefano Protomartire
Eretta prima dell'anno Mille, la pianta principale vedeva presenti una sola navata, il coro e una sola porta d'accesso. Nel 1570, Carlo Borromeo invita i cittadini ad ampliarla; si arriva così, nel 1583, data di conclusione dei lavori, ad avere tre navate divise da dieci colonne. Lavori successivi portano la chiesa all'aspetto attuale. Il campanile è la torre del castello dei Marliani; la porta in mattoni è stata aggiunta su consiglio di Federico Borromeo. Nel 1936, in occasione dell'anniversario del trentesimo anno dall'ingresso di monsignor Gerolamo Colombo, parroco dal 1943, viene innalzata la cuspide. Il portale è sormontato da un arco, al cui interno è posto un mosaico raffigurante il martirio di Santo Stefano, restaurato il 23 giugno 1984. La chiesa svolse il ruolo d'importante capo pieve della zona della Martesana e, anche in relazione a ciò, poté fregiarsi del titolo di collegiata, dotata di un capitolo di canonici. Dal 1998 al 1º novembre 2009 è stata retta dal prevosto e decano monsignor Giovanni Montorfano, succeduto al prevosto don Giuseppe Tagliabue, che resse la parrocchia per 33 anni. Dal 1º novembre 2009 le tre Parrocchie di Mariano Comense sono guidate da un unico Pastore, il Prevosto don Luigi Redaelli. Il nuovo Prevosto ha il compito di riunire in una grande Comunità Pastorale di circa 24.000 abitanti la Parrocchia Prepositurale di S. Stefano Protomartire, Sacro Cuore e Sant'Alessandro Martire, pur mantenendo l'identità delle singole istituzioni, secondo le nuove normative dell'Arcidiocesi di Milano.

Battistero di San Giovanni Battista
Posto a lato della chiesa di Santo Stefano, il Battistero dedicato a San Giovanni Battista, Monumento Nazionale dal 1912, è una costruzione quadrangolare in stile romanico con cupola ottagonale, risalente al periodo intorno all'anno Mille, più precisamente al dodicesimo secolo. La porta, originariamente ad ovest, viene fatta spostare a est da Federico Borromeo, riparata da un portichetto. Entrando, ai lati della porta, sono presenti due colonne sormontate da due capitelli. Quello di sinistra è in marmo paglierino e presenta rilievi pronunciati raffiguranti grappoli sugli spigoli e un volto ovale al centro; quello di destra è in calcare bianco, istoriato sulla parte anteriore con motivi che richiamano l'arte romanica. La cupola ottagonale non nasce con la struttura del pavimento, ma da speciali strutture che trasformano un sottostante quadrato in ottagono. Il 23 novembre 1999 si decide di restaurare il Battistero. Gli scavi archeologici portano alla luce una vasca battesimale ad immersione, mentre l'inizio dei lavori di restauro rivelano una porta laterale di tramontana che collegava il Battistero con il cimitero a lato della chiesa, e che fu poi chiusa con l'ampliamento della parrocchiale. Il 23 dicembre 2000 il cardinale arcivescono Carlo Maria Martini inaugura l'opera restaurata.

Santuario di San Rocco
La data di fondazione del Santuario di San Rocco è sconosciuta, ma esisteva già nel 1570. Utilizzato come lazzaretto durante le epidemie di peste e colera, nel 1788 la Regia Intendenza Politica di Milano lo trasforma in una scuola maschile, mentre quella femminile viene allestita nell'attiguo oratorio. In seguito alla Rivoluzione Francese, viene venduto a Francesco e Luigi Villa, che lo destinano all'uso abitativo. Riscattato, il 16 luglio 1825 il prevosto Carlo Romanò lo ripristina al culto. La facciata e il campanile vengono ristrutturati nel 1928 dall'ingegner Francesco Arcelli. Sul lato del santuario che dà su via San Rocco c'è l'ossario di due condannati a morte il 24 settembre 1778.

Chiesa Parrocchiale del Sacro Cuore
Progettata dall'architetto Mezzanotte, viene edificata negli anni Cinquanta e Sessanta durante l'espansione urbana ed è ubicata nella zona a sud della Ferrovia, su un terreno donato alla Parrocchia Santo Stefano dall'allora prevosto Giuseppe Bianchi. Il 3 agosto 1959, la prima pietra viene benedetta dall'arcivescovo di Milano Montini, poi Papa Paolo VI. Il 30 settembre 1982 viene elevata a parrocchia: il primo parroco, Franco Monti, entra il successivo 8 dicembre. A settembre 1988 viene posata la prima pietra per ampliare la chiesa, che viene terminata nel 1991. A dicembre 2000 cominciano i lavori per la costruzione del campanile, terminati il 18 marzo 2002 con l'installazione delle campane nella cella campanaria.

Chiesa Parrocchiale di Sant'Alessandro
Costruita nel 1900 nella frazione di Perticato, nel 1925 il commerciante milanese di legname Carlo Spezia dona il terreno del Cimitero. L'anno seguente, viene elevata a parrocchia; il primo curato fa il suo ingresso il 26 ottobre 1926.

Chiesa di San Francesco
Fondata nel 1228 da Sant'Antonio da Padova come convento francescano, la struttura originale, d'impronta romanica, aveva tre navate, con abside circolare e senza campanile. Il primo campanile è stato costruito nel '600, ma è stato subito demolito perché minacciava la stabilità della chiesa stessa. In seguito, sul muro di facciata ne è stato eretto uno a vela con due campane ed è rimasta solo la navata principale, mentre quelle laterali sono state trasformate in otto cappelle. Nel 1600 viene rifatto il chiostro con colonne in pietra di Molera. Il 30 luglio 1975 il convento viene assoggettato a un'imposta per coprire le spese di guerra sostenute dall'esercito francese per liberare la Lombardia dal dominio austriaco. Non avendo i fondi sufficienti per pagare il contributo, Napoleone ordina la soppressione del convento nel 1799: la comunità di frati viene trasferita a Casale Maggiore e tutti gli arredi vengono acquistati dal conte Ignazio Besana, che distrugge un terzo del chiostro, più di metà della chiesa e nasconde il colonnato di ponente. Nel 2000 il campanile a vela è stato abbattuto durante i lavori di restauro, ma è stato riedificato in seguito a una denuncia ai Carabinieri. Alla fine del 2011, la chiesa è stata ristrutturata e riaperta al culto. Sul territorio comunale sono state edificate molte ville signorili, alcune ristrutturate e riutilizzate dal comune e altre distrutte. Le principali sono: villa Sormani (antica residenza dei Marliani, recentemente ristrutturata), villa Porta Spinola (il cui giardino è stato trasformato in Parco pubblico e l'edificio in Casa di Riposo), villa Besana e villa Passalacqua Trotti (dal 1895 sede degli uffici comunali). Il comune è celebre specialmente per la lavorazione del legno, in cui sono impiegate oltre 1000 unità locali, con coesistenza di grandi complessi noti in tutta Italia e all'estero e di modeste fabbriche, anche a carattere artigianale. Accanto a queste aziende ne fioriscono numerose altre complementari, come tappezzerie, vetrerie, laboratori per la doratura e per l'intaglio del legno, ed altre ancora nei settori tessile e dell'abbigliamento. Tuttavia, malgrado oggi Mariano sia un vero e proprio centro industriale, non è sempre stato così. Le industrie, infatti, iniziarono a fiorire solo nel secondo dopoguerra, a seguito del cosiddetto Boom economico. Prima degli anni sessanta l'economia cittadina si basava per lo più sulle coltivazioni di grano e farro.

Chiesetta di San Martino
Costruita tra Mariano Comense e Carugo in mezzo agli edifici dell'omonima cascina, risale al decimo-undicesimo secolo ed è decorata da affreschi sulla vita del santo. Pur trovandosi nel territorio di Mariano, dipende dalla parrocchia di Carugo.

ORIGINI E CENNI STORICI
I primi abitanti di Mariano molto probabilmente, anche se le prove sono esigue, furono uomini del paleolitico, fatto testimoniato dai rari ritrovamenti effettuati da un ricercatore locale, Renato Bellotti, che ha rinvenuto a nord della città frammenti di selce, alcune accette, punte di freccia e un lisciatoio in pietra levigata riconducibili all'VIII millennio a.C.[4] Successivamente si hanno tracce sporadiche di ritrovamenti risalenti all'età del rame e a quella del ferro che, correlati con quelli delle località vicine, permettono di ipotizzare una costante presenza umana nella zona. La città iniziò a suscitare interesse quando diversi gruppi di coloni si installarono nella zona, molto probabilmente perché fertile e riparata. I primi interventi effettuati dai coloni sono stati quelli di centuriazione e sono in parte visibili ancora oggi; in seguito venne edificato un villaggio le cui tracce sono state trovate, sotto forma di mura perimetrali, in località Fontanone nel 1990, grazie alla costante attenzione di Bellotti che informò prontamente la sovraintendenza di Como. Lo scavo, condotto dall'associazione Unarlo di M. Marcias con la collaborazione di Paul Blockley della dottoressa Silvana Mauri, portò alla luce diversi muri di fondazione di edifici e numerosi ciottoli e vasi risalenti alla prima metà del I secolo a.C.
Sempre a quel periodo si fa risalire la necropoli di via Tommaso Grossi, una delle più grandi della Lombardia e forse uno dei più importanti ritrovamenti archeologici della zona, scoperta nel maggio del 1977 dai signori Alessandro e Mario Secchi in seguito a uno scavo stradale sotto la loro abitazione; essi, alla comparsa di una cassetta quadrangolare di terracotta, fermarono il manovratore della scavatrice e rinvennero nella stessa uno specchio d'argento e vari vasetti in vetro assieme alle ceneri del defunto. Resisi conto dell'importanza del ritrovamento informarono immediatamente la sovraintendenza archeologica della Regione Lombardia che, con due campagne di scavo, una nel 1977 e una nel 1978, rinvenne un numero complessivo di 130 tombe. Il sito rimase sotto osservazione e nel 1996, in seguito ad alcuni sondaggi, vennero rinvenute altre cinque sepolture. Successivamente, nel 1997, in seguito alla demolizione del capannone della ditta Giussani, vennero rinvenute 34 sepolture e, infine, nell'ultima campagna effettuata nel 1998, si concluse il lavoro di scavo con il rinvenimento di altre 54 sepolture e, a circa due metri di profondità, di un tratto intatto di strada lastricata con dei sassi bianchi rotondeggianti. Il numero complessivo delle sepolture ammonta a 220 e la grandissima quantità di oggetti rinvenuti ci restituisce un'immagine molto fiorente della Mariano del tempo, popolata da gente della fascia borghese e nobile e centro di importanti commerci e scambi. In questa cittadina, inoltre, visse per molti anni Flavio Manlio Teodoro, importante consigliere dell'imperatore Teodosio I ma soprattutto console nell'anno 399, a cui oggi è dedicata la piazza centrale, dove trova ubicazione il municipio. I Romani, infatti, si insediarono a Mariano Comense nel secondo secolo dell'era cristiana, in una comunità di origine ligure-celtica dedita ad artigianato, agricoltura e allevamento. A prova di ciò, sono state rinvenute tracce di una necropoli romana nei pressi di Via Grandi e ben centoundici tombe risalenti al I secolo a.C., in ottimo stato di conservazione, lungo il corso della Roggia Borromea. La diffusione del cristianesimo, invece, avvenne solamente nel V secolo. Infatti, nel 386, S. Agostino, in un suo scritto, non accennò alla presenza di cristiani nei dintorni di Cassago Brianza, dove egli si trovava in quel momento. Tuttavia, nell'alto Medioevo, la diocesi di Milano venne suddivisa in 14 plebanie, tra le quali troviamo anche quella di Mariano, comprendente anche Cabiate, Carugo, Brenna, Arosio, Olgelasca, Inverigo, Gattedo, Paina e Bigoncio. Alla fine dell'età romana, dopo le invasioni barbariche, la storia del borgo si sviluppa attraverso l'età longobarda e franco-carolingia (VI secolo – X secolo), evolvendo la sua importanza fino ad arrivare a essere, nell'XI secolo, una delle più ricche pievi di tutta la Lombardia. Nel basso Medioevo, la città era molto importante sia dal punto di vista religioso (contava ben ventiquattro chiese in tutta la pieve), sia da quello politico e civile. Non per altro il borgo di Mariano, circondato da un profondo fossato, possedeva anche un castello, oggi distrutto, ed era a capo di una pieve dello stato milanese. Inoltre, in epoca comunale, le città di Mariano e di Cantù furono alleate di Milano dapprima nella guerra contro Como (1118-1127), durante la quale la città venne saccheggiata dai comaschi, e poi nella guerra contro l'imperatore Federico Barbarossa condotta dalla Lega Lombarda. In questo periodo, grazie alla nascita di un importante mercato, il borgo conosce anche un periodo di fioritura economica. Nei secoli XIV e XV il borgo seguì le vicende del Ducato di Milano, fino a quando, nel 1476, il Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza infeudò il territorio marianese alla favorita Lucia Marliani, che in seguito lo fece ereditare ai suoi figli. Durante la successiva dominazione spagnola, uno dei membri della famiglia Marliani, Giovanni, diventò ambasciatore del Re Filippo II di Spagna; tuttavia, in questo periodo la vita fu resa molto difficile dal malgoverno e da due epidemie di peste che uccisero moltissime persone, alla cui memoria sono stati eretti un lazzaretto ancora esistente e una croce in Piazza Roma. Inoltre, secondo il cronista trecentesco Galvano Fiamma, i Visconti, sovrani di Milano per un lungo periodo, trassero origine proprio da Mariano. Durante la dominazione austriaca, invece, Mariano conobbe un periodo decisamente migliore, grazie a una serie di riforme che si rivelarono utili al paese, che divenne uno dei borghi principali del milanese, superiore anche a Cantù. Nel 1774 divenne sede di pretura e nel 1775 di cancellierato per volere dell'imperatore Giuseppe II. L'amministrazione della giustizia, però, venne irrigidita tanto che Mariano divenne tristemente nota, insieme a Seregno, Meda e Paina, per il banditismo. In questo periodo, vennero edificate numerose ville signorili, tuttora esistenti.
Con l'instaurarsi della Repubblica Cisalpina, Mariano fu confermata centro di pretoria con giurisdizione su una cinquantina di comuni nonché capoluogo del Circondario II del Dipartimento del Lavoro. Nel 1815 Mariano fu inserita nel Regno Lombardo-Veneto. In questo periodo Mariano cessò di essere centro pretorile, ma non perse d'importanza poiché venne edificata, in Piazza Roma, una caserma, sede di una guarnigione militare austriaca. Fino al 1829 fu anche sede dell'Imperiale Regio Commissario del Distretto XXVI, che venne in seguito trasferito a Cantù. Nel 1835, il comune è formato da case coloniali e civili divise in cinque
La partecipazione dei marianesi ai moti risorgimentali fu molto notevole: nel 1848 a Mariano si costituì una Guardia Nazionale Repubblicana, nel 1859 Giuseppe Garibaldi, di ritorno dalla vittoriosa battaglia di S. Fermo contro gli austriaci, sostò nel comune e tenne un discorso dal balcone della ex caserma in Piazza Roma, tra l'entusiasmo dei marianesi. Inoltre, tre dei mille garibaldini che nel 1860 sbarcarono in Sicilia erano marianesi. Dopo l'Unità d'Italia, la città seguì le vicende nazionali. Nella prima guerra mondiale, i caduti marianesi sul Carso furono 127, ricordati in Viale Rimembranze da altrettanti alberi. Il viale fu inaugurato da Benito Mussolini, malgrado Mariano fosse stata amministrata per anni da Filippo Meda, fervente antifascista che divenne Parlamentare e Ministro per il Partito Popolare Italiano. Durante la Seconda guerra mondiale, Mariano fu duramente colpita dai bombardamenti alleati all'inizio del conflitto, che distrussero parecchie fabbriche, la linea C80 del tram Seregno-Cantù, qualche decina di case e uccisero diversi cittadini. Il 24 aprile 1945, invece, un gruppo di partigiani marianesi appartenenti al movimento Giustizia e Libertà partecipò a uno scontro a fuoco contro le SS in ritirata a seguito del crollo del fronte e quindi praticamente impreparate al combattimento, provenienti da Meda e dal cortile della scuola elementare cittadina, conclusosi con la resa dei tedeschi, mentre il giorno successivo i soldati inglesi entravano in città accolti festosamente dai cittadini nell'ospedale locale. Va d'altra parte ricordata l'uccisione di una ventina di cittadini, accusati semplicemente di essere fascisti, da parte del succitato movimento partigiano Giustizia e Libertà.
DATI RIEPILOGATIVI

Popolazione Residente 23.890 (M 11.837, F 12.053)
Densità per Kmq: 1.741,3
Superficie: 13,72 Kmq

CAP 22066
Prefisso Telefonico 031
Codice Istat 013143
Codice Catastale E951

Denominazione Abitanti marianesi
Santo Patrono Santo Stefano
Festa Patronale 3 agosto

Località e Frazioni di Mariano Comense
Perticato

Comuni Confinanti
Brenna, Cabiate, Cantù, Carugo, Figino Serenza, Giussano (MB), Lentate sul Seveso (MB), Novedrate, Seregno (MB).

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