Figino Serenza
Lombardia

Figino Serenza è un comune italiano di 5.199 abitanti della provincia di Como in Lombardia. I suoi abitanti sono chiamati figinesi. Situato nella parte meridionale della provincia, nella zona collinare a nord dell'area brianzola, confina a nord con il comune di Cantù, a sud con quello di Novedrate, a est con Mariano Comense e ad ovest con Carimate. Dista 44 km dall'aeroporto di Milano-Malpensa, 34 km da Milano e 17 km da Como. Il paese è situato nella parte meridionale della provincia di Como, all'interno della territorio della Brianza comasca, a 329 metri sul livello del mare. Si trova nella zona della cerchia collinare morenico-diluviale esterna prodotta dai residui della glaciazione denominata Riss, che si è andata a sovrapporre a precedenti depositi ghiaiosi ora fortemente cementati (nella terminologia geologica "Ceppo Lombardo"). Il terreno delle colline è caratterizzato da un suolo permeabile composto da sabbie e ghiaie. Vista l’incapacità del suolo di trattenere l’acqua, essa penetra per varie decine di metri finché non incontra uno strato impermeabile, sul quale scorre. Quando l'acqua ritorna ad emergere si ha il fenomeno dei fontanili (o sorgive), molto diffusi nell'area agricola delle cascine. Numerose sono le falde acquifere presenti nel territorio, situate fra gli 80 e i 180 metri di profondità che hanno permesso lo sviluppo delle attività agricole e dell'allevamento dei bachi da seta. Il principale corso d'acqua è il torrente Serenza, affluente del Seveso, il quale percorre l'omonima valle, attraversando l'intero territorio comunale che viene così tagliato in due parti, un tempo separate amministrativamente l'una dall'altra. Le sue sponde sono ripide e scoscese, rappresentate da due colline: ciò ha reso impossibile la nascita di nuclei abitativi nella Valle del Serenza anche se il torrente in passato ha rappresentato una notevole risorsa acquifera per gli abitanti di Figino Serenza, prima che venisse deturpata nel secondo dopoguerra dagli scarichi industriali non autorizzati. Altro corso d'acqua presente sul territorio comunale è il torrente Ramarino, corso d'acqua minore che scorre da est verso sud, proseguendo il suo tragitto nel territorio comunale di Mariano Comense. Gli inverni sono freddi con gelate frequenti. Il fenomeno della nebbia è molto frequente tra gennaio e febbraio quando, in assenza di perturbazioni, avviene la condensazione del vapore acqueo e il perdurare dell'assenza della visibilità si ha nelle prime ore mattutine e dopo il tramonto, fino al giorno seguente. La ventilazione nel cuore della stagione invernale è praticamente assente; questo provoca un particolare addensamento delle polveri sottili e un peggioramento della qualità dell'aria. Quando i valori superano le soglie consentite, vengono presi dei provvedimenti dall'amministrazione comunale, insieme agli altri comuni dell'area critica Como-Milano-Sempione, come il blocco programmato della circolazione automobilistica e la restrizione della circolazione ai soli veicoli catalizzati. Sporadiche sono le precipitazioni nevose e concentrate tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio. L'ultima nevicata di grandi dimensioni si è verificata tra il 6 e il 7 gennaio 2009. Le estati sono calde e afose. Sempre più frequenti sono divenuti negli ultimi anni i fenomeni temporaleschi e le grandinate, molto temute soprattutto dagli agricoltori per la loro forza distruttrice, in grado di mettere a rischio i raccolti di un'intera annata. Il cuore della stagione calda si ha tra la metà di giugno e la metà di agosto. Il caldo è anticipato da intense precipitazioni e da basse temperature. Finita la stagione estiva, con l'avvento dell'autunno, tornano le piogge e le temperature iniziano a scendere. La popolazione di Figino Serenza è in rapido aumento, tanto che nel giro di cinquant'anni è quasi raddoppiata, mentre alla fine del 2007 è stata superata la soglia dei 5.000 abitanti. Molte sono le famiglie che negli anni settanta-ottanta hanno raggiunto il centro brianzolo per trovare nuove opportunità lavorative. Le ondate migratorie dal meridione non si sono esaurite nell'arco di un ventennio ma sono ancora oggi presenti. Altri fenomeni di urbanizzazione che interessano direttamente Figino Serenza sono la ricerca da parte degli abitanti della cintura milanese di nuove realtà abitative lontano dal caos della città e la presenza di cittadini extra comunitari impiegati nelle aziende manifatturiere locali. Gli stranieri regolari sono 131 (77 maschi e 54 femmine) pari allo 2,6% della popolazione figinese. Le comunità più rappresentata è quella tunisina con 25 presenze, seguono la comunità albanese (21), quella rumena (18), quella pakistana (15) e gli immigrati marocchini (10). Esistono poi altre persone di nazionalità diverse che però non superano i 5 cittadini per nazione. l comune di Figino Serenza è contraddistinto da una forte tradizione legata alla chiesa cristiana-cattolica: numerosi sono i fedeli partecipi della vita comunitaria e quasi la totalità delle persone si dichiara credente. Esistono anche delle minoranze di fedeli islamici, di Testimoni di Geova e di cristiani evangelici. Per quello che riguarda l'attività pastorale cattolica, Figino Serenza è collocato all'interno della diocesi di Milano, ultimo legame rimasto con il capoluogo di regione, nella zona pastorale V di Monza, nel decanato di Cantù-Mariano. Il territorio comunale è a sua volta diviso tra due parrocchie: quella di San Michele di Figino Serenza e quella della Beata Vergine Assunta di Montesolaro, frazione a nord di Carimate. Questa divisione territoriale risale all'epoca in cui Rozzago e Figino costituivano due realtà indipendenti. La parrocchia di Montesolaro si prendeva della cura delle anime del borgo limitrofo ed esso era sotto la sua giurisdizione ecclesiastica. Questa divisione è rimasta immutata per secoli fino al 2008, quando le parrocchie di Montesolaro, Figino Serenza, Carimate e Novedrate vengono fuse nella comunità pastorale San Paolo della Serenza. L'economia figinese, prima del Novecento, era di tipo rurale ed agricolo. Già agli inizi, prima ancora della sua fondazione, quasi la totalità degli abitanti era dedita alla coltura e all'allevamento del bestiame. Si svilupparono varie cascine nella parte pianeggiante del paese, a sud-est rispetto al centro paese. Tali costruzioni erano di grosse dimensioni ed ospitavano intere famiglie; ogni abitante aveva la propria collocazione e mansione all'interno della società rurale. Con l'avvento dei Meraviglia, Figino si specializzò nella coltivazione delle piante di gelso. La nuova famiglia, proprietaria di vaste porzioni di terreno, proveniva dal principale centro italiano per la produzione della seta e quindi sentiva la necessità di avere terreno adatto per la coltivazione della pianta indispensabile a tale genere di attività economica. Il gelso diventò una pianta coltivata su vasta scala e l’allevamento del baco da seta assunse quasi la funzione di gloria per il piccolo paese. Verso la fine del Seicento, pur restando l’agricoltura la base dell’economia figinese, apparirono altre attività lavorative legate al mondo rurale: la lavorazione del ferro, la produzione di chiodi, delle zanchette e dei ferri di cavallo. Durante il corso degli anni vi fu l'avvicendamento tra vecchi e nuovi proprietari di terre, ormai divise fra una ventina di famiglie milanesi e comasche ed istituti religiosi. A metà del XVIII secolo tra le vie del piccolo centro trovarono spazio le piccole botteghe artigiane per la lavorazione del legno sorte sotto il florido influsso economico della vicina Cantù, centro principale per la produzione artigianale di mobili. Nelle case continuava la pratica tutta femminile di un'altra attività tipicamente canturina: la produzione del merletto. Solo all'inizio del 1900 l'agricoltura passò in secondo piano per cedere il posto alle botteghe artigianali della lavorazione del ferro, una delle quali divenne la grande e famosa Ferriera Acciaieria Orsenigo. La presenza decennale del complesso siderurgico, con i grandi altiforni, fu sicuramente origine di benessere e trasformazione sociale per l’intero paese con importante afflusso di manodopera da altre regioni d’Italia: mutamenti e passaggi anche molto sofferti. Nel 1967 toccò la cifra di 550 dipendenti ma nel 1976 abbandono l’attività lavorativa. Altra importante industria presente sul territorio figinese era la Tessitura Orsenigo, uno dei più importanti centri per la produzione della seta nel territorio comasco. Nel 2002, dopo anni di gloriosa attività, dovette però chiudere i battenti. Ora importanti opifici industriali nazionali e internazionali del settore metalmeccanico hanno sede nel territorio comunale insieme a numerosi aziende artigiane di vari settori. Attualmente risultano occupate 2.340 persone, pari al 50,47% del numero totale degli abitanti. Larga parte del suolo è ancora mantenuto a coltivazioni e a brughiere, salvaguardando l’antico patrimonio abitativo rurale, rispettando la natura del bosco misto, conservando il popolamento faunistico tipico della brughiera brianzola, in particolar modo le specie dei piccoli volatili migratori e stanziali.

ETIMOLOGIA
La sua origine è incerta, potrebbe derivare dal latino fageus (faggio) o da ficus (fico). La specifica deriva dal torrente Serenza.

MANIFESTAZIONI

Rogo della Giubiana
Il rogo della Giubiana viene effettuato l'ultimo giovedì di gennaio presso l'oratorio. Secondo la tradizione, la Giubiana era una ragazza splendida che persuase gli abitanti di Cantù a cedergli le chiavi del borgo; essi le cedettero alla signora mandata dai Visconti e Canturio perse la propria indipendenza. La traditrice milanese venne poi catturata e bruciata su un rogo per vendicarsi del torto subìto. I figinesi seguono la tradizione canturina in quanto all'epoca dei presunti fatti (verso il 1100) anche Figino Serenza faceva parte della Pieve di Galliano. Canti, musica, risotto con la luganega, chiacchiere e vin brulé accompagnano l'evento.

Carnevale
Altra festa tradizione è quella del carnevale con sfilata dei carri allegorici per le vie del centro paese e premiazione della maschera più bella in oratorio.

Trass a Bass
Gara di discesa per pattinatori, street luge e carretti artigianali senza motore lungo le discese di Montesolaro e del Bissèe.

Festa patronale di San Michele
La festa del paese cade nel giorno della festività di San Michele Arcangelo, santo patrono del paese comasco. L'evento è molto sentito dall'intera comunità che si raccoglie per far festa in allegria. Il week-end dell'ultima domenica di settembre è prevista una serie di eventi di intrattenimento. Appuntamento spettacolare è l'esibizione di motocross nell'area di fronte al municipio. Il tradizionale Figino Marching Show band è l'evento centrale della manifestazione con l'esibizione di diversi corpi di bande provenienti dal Nord Italia e da diverse nazioni. La sera musica da ballo e poi la tombolata con i premi messi a disposizione dalle aziende locali.

DA VEDERE
Sul territorio comunale esiste una chiesa dedicata a Santa Maria e a San Materno. Il suo campanile pare risalire all’epoca romanica. La chiesa custodisce un’immagine della Madonna, ritenuta miracolosa e venerata dal popolo al punto che, per ospitarla più degnamente all’interno dell’edificio, fu costruita una cappella restaurata radicalmente nell’Ottocento. Al 1399 risale la cappella di San Michele Arcangelo, sorta sulla collina di San Materno. Nel Cinquecento, dal suo ampliamento sarebbe sorta l’attuale parrocchiale dedicata sempre a San Michele. Essa fu ricostruita a partire dal 1602 e verso il 1859-60 subì ulteriori rimaneggiamenti (l’interno, da un’unica navata originaria, fu ampliato alle tre visibili attualmente). Nel 1912, a seguito di un violentissimo e disastroso evento atmosferico, avvenuto nel 1910, fu ricostruita la facciata e l’intera costruzione fu ingrandita di una campata. Di particolare interesse, all’interno, sono gli arredi lignei, tra cui quelli della sagrestia, opera nel XVIII secolo degli intagliatori della zona, eredi di una tradizione plurisecolare. La Villa Ferranti è un vasto edificio costruito nel XVII secolo dalla famiglia Pozzobonelli, uno dei casati dominanti della zona. Posizionata nella zona retrostante la chiesa di San Michele, è collegata alla sacrestia tramite un cortile. Abbandonata nel corso dei secoli successivi, è stata in parte recuperata negli anni novanta divenendo così parco pubblico e sede della biblioteca comunale. E' stata appena ultimata un'altra importante opera (iniziata dalla precedente amministrazione che vedeva sindaco L'Ing. Angelo Carpani e Francesco Cattaneo assessore ai lavori pubblici) la nuova palestra nella zona delle scuole elementari che verrà utilizzata dalle scuole e da tutte le associazioni sportive del paese.

ORIGINI E CENNI STORICI
Le prime notizie certe riguardo alla storia del borgo brianzolo risalgono al Mille, documentabili con atti coevi risalenti al XIV secolo, anche se sono state scoperte nel 1877 delle lapidi risalenti all'epoca della colonizzazione romana in cui vi erano incisi tre nomi: Quinto Veroccio Castrizio, Quinto Cornelio Treptonico e Minucio Creso. La struttura del "piccolo centro abitato" era quella tipica del vicus agricolo romano con poche famiglie dedite alla lavorazione dei campi di ricchi patrizi. Seguirono anni di declino con le invasioni barbariche che rallentarono lo sviluppo della civiltà a Figino. In epoca successiva appartenne alla pieve di Galliano, sorta tra la seconda metà del V secolo e la prima metà del VI secolo. Con la conquista longobarda l’intero territorio dipese dapprima da Pavia e poi da Monza, mentre si andava formando il Contado della Martesana e il feudo generale di Canturio (Cantù). Nel periodo risalente al X secolo sulla sommità della collina sorgeva la casa della famiglia Figino, ricchi proprietari terrieri di origine milanese. La vita della comunità agricola ruotava attorno alla Chiesa di San Materno che fungeva da punto di convergenza fra i cascinali posti a ovest e ad est. Tra l’anno 1000 e il 1100 vi fu un aumento della popolazione, attestato dall’abbattimento della vecchia chiesetta di San Materno e dall’ elevazione della nuova sulla medesima area e dall'ampliamento del cimitero circostante. Verso la metà del XIV secolo per la prima volta appare dai documenti il nome Figino non più attribuito alla nobile famiglia milanese ma al paese della Brianza. Negli Statuti delle acque e delle strade del Contado di Milano fatti nel 1346 compare "el locho da Figino", una località della Pieve di Galliano, cui spetta la manutenzione della "strata da Niguarda". Durante quel periodo venne affidato a Pietro Figino, da parte del duca Gian Galeazzo Visconti, il compito di costruire a Milano un porticato coperto in occasione del suo matrimonio con Isabella di Valois che diventerà poi la sede del mercato della frutta o della verdura. Possiamo supporre quindi che la stessa famiglia impose al borgo il nome della propria casata o che più probabilmente gli stessi abitanti, volendo onorare Pietro Figino e non avendo risorse economiche per edificare monumenti in suo onore, decisero di attribuire all’insieme di case e cascine esistenti nel territorio Canturino il nome Figino. Nel 1475 l'intera pieve di Galliano passa dalle mani di Polidoro Sforza Visconti in quelle di Francesco Pietrasanta, membro di un ricco casato milanese. Ciò che meglio attesta il crescente numero degli abitanti è la costruzione di una cappella con funzione religiosa sulla sommità della collina, dedicata a San Michele, in una migliore dislocazione sul territorio nel 1501. Nei registri dell’estimo del ducato di Milano del 1558 e dei successivi aggiornamenti al XVIII secolo, Figino risulta ancora inserito all'interno della stessa pieve dove ancora lo si ritrova nel 1644. Nel 1574 vi sono 383 abitanti. L’ esistenza contadina, dettata dal cambio delle stagioni, iniziava con la semina e terminava coi grandi fuochi rituali dell’ inverno e nessun fatto successivo a quegli anni potevano far supporre che la vita mutasse forma, ma ciò avvenne quasi inspiegabilmente. All’inizio del XIV secolo non appare più il nome dei Figino come proprietari del territorio, ora c’è quello dei Meraviglia della città di Como, che avevano acquistato un’ ampia estensione di terreno per la coltura del gelso, pianta utilizzata per l’allevamento del baco da seta. Nell'ottobre del 1606 il cardinale di Milano Federico Borromeo visita la parrocchia e annota la presenza di varie contrade e la costruzione di una nuova chiesa in cima ad un colle. Tornerà nel 1616 per trovarla finalmente ultimata. Verso la metà del XVII secolo in paese appaiono due famiglie milanesi che divengono proprietarie di importanti estensioni di terreno: la famiglia Casnati e la famiglia Pozzobonelli. I Casnati acquistano la parte meridionale ed occidentale del paese, coltivata a grano, segale, miglio, con vigne e gelsi mentre i Pozzobonelli quella orientale e settentrionale sulla bassa collina boscosa oltre il torrente Serenza, detta Rozzago, in cui nel frattempo si erano formati piccoli centri abitativi, il Castelletto e la Moja, già frazione con giurisdizione parrocchiale a Montesolaro di Carimate. La famiglia Pozzobonelli in Figino eresse un'importante dimora patrizia, una parte di essa ora recuperata dal comune : la Villa Ferranti. Residenza anche del cardinal Pozzobonelli di cui rimane vestigia del blasone sulla mura e luogo in cui non solo il casato villeggiava ma vide anche i propri natali. Con decreto 1 febbraio 1725 nel compartimento territoriale della Lombardia Austriaca, Pieve di Galliano, distretto XI compare il comune di Figino con Rozzago. La fusione era stata già decisa l'anno precedente con dure reazioni da parte degli abitanti del piccolo centro frazionale che comprendeva, oltre all'abitato di Rozzago, i cascinali Moia, Bragianello, Castelletto, Barnicocca e Sant'Agata. Nel 1751 l'abitato di Figino risultava essere inserito nel ducato di Milano, nella pieve di Galliano e il territorio era costituito, oltre dal centro sviluppatosi intorno alla chiesa di San Michele, dalle cascine Boffalora di sotto, Boffalora di sopra, Bricola, Boncazio, Corno, Croce, Baslotello, Malpaga e Cassinetta. Dalle risposte ai 45 quesiti, redatti dal Ducato di Milano, il paese risultava essere sotto il potere feudale del conte Antonio Pietrasanta ma i 480 abitanti figinesi non versavano alcun tributo nei suoi confronti mentre i 120 abitanti di Rozzago versavano il "dazio dell’imbottato". Il comune era sotto la giurisidizione di un podestà (pagato annualmente) ed era guidato da un sindaco, tre deputati e un console, senza limitazioni temporali. Il loro successore era decretrato tramite una pubblica elezione che si svolgeva nella piazza principale. Il comune aveva a sua disposizione un cancelliere stipendiato che doveva prendersi cura delle faccende burocratiche. Per la riscossione delle tasse e il pagamento delle spese vi era un unico esattore. La Riforma al governo e amministrazione delle comunità dello stato di Milano stabilisce la nuova organizzazione dello stato di Milano. Nel nuovo compartimento territoriale il neonato comune di Figino con Rozzago fu collocato le comunità della pieve di Galliano mentre nel 1771 la popolazione era costituita da 473 abitanti. Dopo la suddivisione della Lombardia in province, Figino con Rozzago venne inserito nella Provincia di Milano. Con il nuovo compartimento territoriale per l’anno 1791, la pieve di Galliano, quindi anche l'abito figinese, venne incluso nel XI distretto censuario della provincia milanese. In età napoleonica, con il passaggio dei territori lombardi alla Repubblica Cisalpina, ci furono diversi cambiamenti per ciò che riguarda le amministrazioni locali e la suddivisione territoriale. Il comune di Figino con Rozzago fu inizialmente inserito nel Dipartimento del Lario-Distretto di Fino (27 marzo-26 settembre 1798), poi nel Dipartimento dell'Olona-Distretto XXVIII di Cantù (1798-1801), per ritornare a far parte con la legge del 13 maggio 1801 del Dipartimento del Lario nel Distretto I di Como. Nel gennaio del 1799 la popolazione si attestava sui 701 abitanti. Per un breve periodo, ritornò sotto il Distretto XI di Milano (1802) per poi tornare nuovamente nel Distretto I di Como, Cantone di Cantù. Nell'Elenco dei comuni del 1802 il comune venne classificato come municipalità di III classe in quanto la popolazione era inferiore ai 3.000 abitanti. Il numero esatto era di 662 abitanti. Venne deciso un accorpamento tra i comuni di II e III classe: Figino con Rozzago e Novedrate vennero annessi alla municipalità di Carimate; unione riconfermata anche nel 1812. Figino aveva diritto ad un solo partecipante all'interno del consiglio del comune di Carimate. Nell'anno 1816, dopo la Restaurazione e il ritorno della dominazione austriaca nel Regno Lombardo-Veneto Figino, solo così nominato, torna ad essere comune autonomo, facente parte della neonata Provincia di Como, staccandosi definitavemente a livello amministrativo da Milano, prima inserito nel Distretto XXVI di Mariano, poi nel Distretto XXVI di Cantù (1844) ed infine nel Distretto IV di Cantù (1853). Si ritornò quindi alla organizzazione amministrativa in vigore prima del 1797. Venne ripristinato il "Convocato generale degli estimati", organo che aveva il compito di assumere le decisioni in campo amministrativo, costituito dai possessori del Comune che, riunitisi due volte l'anno nella piazza principale del comune, organizzavano assemblee pubbliche e nominavano la la Deputazione municipale, costituita da tre membri. Il primo deputato era eletto con la maggioranza dei voti. Tra il 1816 e il 1860 il nobile figinese Giovanni Battista Parravicini fu primo deputato. L'amministrazione municipale era poi esercitata da un agente comunale e da un cursore che avevano il compito di risolvere le controversie e le discussioni tra i cittadini, oltre a gestire i rapporti tra le varie proprietà. Il Comune non aveva ancora una propria sede ed era lo stesso Parravicini che metteva a disposizione dei locali della propria abitazione per svolgere le faccende burocratiche, quali le funzioni di sorveglianza sull'andamento amministrativo dei distretti che spettavano ad un Consigliere del censo, poi sostituito dal commissario distrettuale (1819). Nel 1859 la Lombardia venne annessa al regno sabaudo il quale estese l'organizzazione piemontese ai nuovi territori, apportando delle modifiche a livello amministrativo. Il decreto Rattazzi prevedeva che i prefetti sostituissero i vecchi commissari distrettuali e che nei comuni venisse eletto un sindaco al posto del primo deputato. Non ci furono modifiche a livello di amministrazione provinciale e il comune figinese rimase sotto la provincia di Como. L'anno successivo venne istitituito il primo consiglio comunale, composto da un sindaco e due assessori, che si riuniva due volte all'anno. Nel primo censimento nazionale del 1861 il comune di Figino risultò avere una popolazione complessiva di 1.290 abitanti. Nel 1862 venne deciso di aggiungere l'appellativo Serenza alla nomenclatura di Figino, di modo tale da distinguere il comune comasco dall'omonima municipalità della cintura di Milano.

DATI RIEPILOGATIVI

Popolazione Residente 5.243 (M 2.608, F 2.635)
Densità per Kmq: 1.059,2
Superficie: 4,95 Kmq

CAP 22060
Prefisso Telefonico 031
Codice Istat 013101
Codice Catastale D579

Denominazione Abitanti figinesi
Santo Patrono San Michele Arcangelo
Festa Patronale ultimo lunedì di settembre

Comuni Confinanti
Cantù, Carimate, Mariano Comense, Novedrate.

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