Carpenedolo
è un comune della provincia di Brescia in Lombardia.
È situato nella pianura padana e più
precisamente nella Bassa bresciana orientale, sulla
riva sinistra del fiume Chiese, a metà strada
tra Brescia e Mantova. È il ventunesimo comune
per numero di residenti della provincia di Brescia.
Appartiene alla Regione Agraria n. 14 della Pianura
Bresciana Orientale. Carpenedolo è situato
nella parte sud-orientale della provincia di Brescia,
al confine con la provincia di Mantova. Dista 22 km
da Brescia, 46 km da Mantova e 50 km da Cremona. Il
comune confina a nord con Montichiari, a est con Castiglione
delle Stiviere e Castel Goffredo, ad ovest con Calvisano,
a sud con Acquafredda. Il territorio comunale (superficie
di 30,14 km²) è prevalentemente pianeggiante,
al termine dell'anfiteatro collinare morenico del
lago di Garda. Le maggiori elevazioni sono rappresentate
dal monte Rocchetta (132 m s.l.m), dal colle Zecchi,
dal monte Paletta e dal monte Fogliuto. La quota ufficiale
della cittadina, riferita all'ubicazione della casa
comunale è di 78 m slm. Dal punto di vista
geologico il terreno è costituito da sedimenti
terrigeni determinati dal fenomeno morenico o dalla
pianura alluvionale del fiume Chiese.
ETIMOLOGIA
Il toponimo di Carpenedolo deriva da carpinus, ovvero
la pianta del carpino, che è tuttora simbolo
del paese. Un esemplare della pianta si trova nella
piazza principale. Al toponimo si riferisce anche
il nome della chiesa più antica, la pieve di
Santa Maria in Carpino. Il nome ricorre come Carpanetulo
nel sec. XII, Carpenedulo nel sec XIII, Carpenedolo
nel sec. XVI. Il suffisso in edolo è comune
a molti toponimi in provincia e indica un collettivo.
Pertanto il toponimo indica la presenza storica di
una moltitudine di carpini, da cui quindi Carpenedolo,
il paese dei carpini.
MANIFESTAZIONI
Carnevale carpenedolese
Dopo la seconda guerra mondiale ha ripreso vita la
tradizione di festeggiare il Carnevale con una sfilata
di carri allegorici dei Goghi (antica fazione filoveneziana
del paese), che si tiene il sabato precedente al martedì
grasso, nella piazza principale del paese. A metà
giornata inoltre squadre di arrampicatori si dedicano
alla scalata dell'albero della Cuccagna. Vengono distribuiti
gratuitamente gnocchi caldi per tutta la giornata.
Festa di San Bartolomeo, risalente alla fine del XV
secolo e ancora oggi festeggiata nella settimana che
comprende il 24 agosto.
Fiera "Carpenedolo in vetrina": dal 2006,
fiera della produzione artigianale, commerciale e
industriale comunale.
Manifestazione "Sport e solidarietà":
dal 1996 in settembre gare tra le locali associazioni
sportive per raccogliere fondi per beneficenza ("Gruppo
Madre Teresa di Calutta").
Manifestazione "Novello e non solo": in
autunno presentazione di vini delle aziende vitivinicole
bresciane.
Fiera del torrone: ripresa nel 2005 insieme alla festa
della Madonna del Castello (8 dicembre).
Stagione concertistica: concerti di musica classica
proposti nel periodo gennaio-marzo presso il "Piccolo
teatro" di palazzo Laffranchi dall’Accademia
Musicale A.Vivaldi.
Festival Jazz Mario Casnici: Serate di musica jazz
proposte nel mese di agosto dall’associazione
musicale Casnici.[senza fonte]
Fiera di San Bartolomeo, risalente alla fine del XV
secolo e ancora oggi festeggiata nella settimana che
comprende il 24 agosto. All’interno della fiera
è possibile trovare un’esposizione di
quadri di autori locali e dei territori limitrofi.[senza
fonte]
Concerto di Natale nella chiesa parrocchiale (corale
polifonica "Ars Nova di Carpenedolo").
MUSEI
Museo Ugo Adriano Graziotti: Museo d’arte contemporanea
contenente i quadri e le sculture di Ugo Adriano Graziotti,
artista contemporaneo del ‘900, nato a Carpenedolo.
Il museo è situato al secondo piano di Palazzo
D.Laffranchi.
Museo del Santuario: Museo contenente oggetti sacri,
tele d'epoca e alcuni ordigni inesplosi della seconda
guerra mondiale rinvenuti sul territorio di Carpenedolo.
GASTRONOMIA
La cucina di Carpenedolo è tipica della Lombardia
Orientale. È legata a tradizioni contadine
e al legame culinario con le zone vicine, soprattutto
con la cucina mantovana. Alcuni piatti caratteristici
sono la polenta, in accompagnamento dei primi e dei
secondi, fra cui la polenta e osei in versione bresciana;
i primi piatti di pasta ripiena, tortelli, agnoli
e casonsei, gnocchi di patate; gallina ripiena e salame
cotto. Si ricorda inoltre il malfatto di Carpenedolo,
tipico piatto locale che rappresenta la cucina povera
delle campagne bresciane.
ECONOMIA
La percentuale di impiegati nel settore si è
ridotta notevolmente, passando infatti al 14,8% del
1971 al 6,7% del 2001. Alla produzione agricola è
dedicato il 75% del territorio comunale. Le coltivazioni
sono costituite principalmente da granturco, utilizzato
in maggior misura come mangime per il bestiame di
allevamento (bovini; sia da macello che da latte).
La presenza di attività di produzione industriale
è documentata fin dal XIV secolo (mulini, macine,
segherie e magli maccanici attivati dalla forza dell'acqua
grazie alla "Fossa Magna". Dal XV secolo
è inoltre presente l'industria del laterizio,
facilitata dall'abbondanza di argilla. Dal XVIII secolo
si diffuse la coltivazione del gelso e l'allevamento
dei bachi da seta, con sviluppo anche di attività
di trasformazione e la creazione di setifici e filatoi,
divenuti nel XX secolo filande (nel 1920 le filande
Gatti e Dell'Oro impiegavano 800 operaie). Dal secondo
dopoguerra si ebbe un considerevole sviluppo industriale,
con la presenza di aziende del settore calzaturiero,
che diedero lavoro a più di 2500 persone (Bober,
SuperCarpen, Pirca): nei primi anni settanta fu l'unico
comune della zona a non essere dichiarato "zona
depressa". Successivamente la crisi del settore
costrinse le grandi aziende calzaturiere alla chiusura,
ma furono sostituite da piccoli laboratori artigianali.
Negli anni sessanta avevano aperto altre imprese attive
nel settore alimentare, metalmeccanico e nell'edilizia.
Con l'approvazione del primo piano urbanistico da
parte della Regione Lombardia, nel 1978 le attività
artigianali e industriali sono state decentrate a
nord e a sud del paese. Continuano ad essere presenti
sul territorio alcune grandi aziende metalmeccaniche.
Circa il 30% degli impiegati sono inseriti negli organi
pubblici (locali e nazionali).[senza fonte] In passato
si svolgeva il mercato del bestiame, oggi concentrato
al Centro Fiera di Montichiari. Sono diffuse le piccole
imprese artigianali dell'edilizia.
CHIESA PARROCCHIALE DI SAN
GIOVANNI BATTISTA
La chiesa parrocchiale, intitolata a san Giovanni
Battista, fu costruita nei secoli XVII-XVIII. L'edificio,
in stile barocco ha pianta a croce latina, con navata
unica e altari laterali. Ospita all'interno una pala
d'altare settecentesca, di autore ignoto, con la Natività
di san Giovanni Battista, di dimensioni monumentali
(80 m²). Agli altari laterali sono tele con Il
martirio di san Bartolomeo de' Maffei, patrono della
città, L'ultima cena, San Francesco riceve
le stimmate (opera di F. Zugno) e Martirio di san
Lorenzo, opera di Gandin Vecchio. Le pareti, la volta
e la cupola sono ricoperti da affreschi. Il campanile
della chiesa (detto anche "Torre nuova")
venne innalzato in stile barocco a partire dal 1726,
al posto di quello vecchio, demolito nel 1720 in quanto
pericolante. Fu costruito a spese della comunità
su un'area di proprietà privata di fronte alla
chiesa, su progetto dell'architetto di Lonato Paolo
Soratini. Venne terminato nel 1736 e raggiunge un'altezza
di 66 m. Inizialmente aveva quattro campane, sostituite
dalle nove attuali, opera di Innocenzo Maggi di Brescia,
nel 1843. Le nuove campane riportano sulla superficie
esterna il nome del fonditore, motti latini, figure
di santi in gloria e scene evangeliche. La copertura
in bronzo, bruciata nel 1975 in quanto colpita da
un fulmine, fu sostituita l'anno successivo.
SANTUARIO DI SANTA MARIA DEL
CASTELLO
La chiesa del santuario di Santa Maria del Castello
è un edificio seicentesco, realizzato in stile
barocco opera dell'architetto G. B. Marchetti. Alla
chiesa si accede per mezzo di una scalinata che permette
di raggiungere il sagrato sopraelevato, posto in posizione
panoramica sulla pianura circostante. All'interno,
a pianta centrale, quattro semicolonne sorreggono
gli archi su cui poggia il tamburo poligonale della
cupola, nel quale si aprono finestre timpanate. L'altare
maggiore è protetto da un ciborio a forma di
tempietto, attribuito al comasco Solari, con quattro
colonne che sorreggono le statue delle quattro Virtù
teologali. L'interno è affrescato e conserva
due tele del pittore Maffei (Natività di Gesù
e Visitazione).
CHIESA DI SANTA MARIA IN CARPINO
L'edificio in forma basilicale è di forme romaniche,
con abside semicircolare in pietra di Botticino, ornata
all'esterno di sottili lesene e coronata da una cornice
di laterizi. Nella muratura sono inseriti elementi
di reimpiego con decorazioni scolpite di epoca altomedievale
e romana.
CHIESA DI SAN PIETRO
La piccola chiesa di San Pietro si trova al di fuori
del centro abitato, sulla strada per Calvisano. Di
antica origine fu pesantemente rimaneggiata nel 1692,
con la demolizione dell'originaria abside, sostituita
da un ingresso con piccolo portico, mentre l'altare
venne ricostruito sul lato opposto. L'arco che collegava
l'abside alla navata (con iscrizione che lo data al
1475) è decorato con motivi vegetali. Fu modificata
anche la copertura dell'edificio, con la realizzazione
di un arco centrale più alto e con l'inserimento
di semicolonne sulle pareti. Sulle pareti, parzialmente
coperti dalle colonne seicentesche sono affreschi
quattrocenteschi, restaurati nel 2001, datati al 1474
da un'iscrizione sulla bordura superiore della parete
meridionale. Si conservano sul lato sud la Fuga in
Egitto e sul lato nord una Crocifissione e San Pietro.
Le figure di Sant'Antonio abate, San Bernardino e
ancora Sant'Antonio abate sono dello stesso periodo
ma di altra mano. Un altro affresco, di epoca successiva
(San Gregorio papa e le anime purganti), si conserva
presso il presbiterio. Sugli affreschi sono presenti
scritte graffite dai devoti che invocavano la protezione
dei santi, che ricordano le epidemie di peste del
1576 e del 1630. Il nuovo altare presenta una decorazione
in stucco, un tabernacolo in legno dipinto e una pala
d'altare (Madonna con Bambino con i santi Pietro e
Paolo e il ritratto del committente, identificato
da un'iscrizione come Faustino Ceruto, rettore di
San Pietro, e datato al 1680. Alla sinistra dell'altare
è presente un piccolo reliquario in forma di
tabernacolo, dove l'iscrizione riporta che vi sono
conservate reliquie dei santi Pietro papa apostolo,
Gottardo e Rocco. Nella piccola sacrestia si trova
un affresco con Crocifissione, sacerdote inginocchiato
in preghiera e morte con la falce. Il piccolo campanile
ospita due campane e un'iscrizione ne ricorda il restauro
nel 1865.
SANTUARIO DELLE LAME
Il santuario dedicato alla Purità di Maria
si trova nella frazione Lame, nella zona sud-orientale
del territorio del comune, lungo la strada che conduce
a Castel Goffredo, costruito nel 1760 al posto di
una più antica cappella: il committente, il
sacerdote Bonaventura Bozzola e l'anno sono ricordati
da un'iscrizione. Nel 1958 la chiesa fu ornata con
decorazioni e una pavimentazione marmorea.
PALAZZO DEODATO LAFFRANCHI
Il palazzo di proprietà Laffranchi, in via
Tre Ponti divenne un ospedale per disposizione testamentaria
dell'ultimo proprietario, Deodato Laffranchi, morto
il 14 aprile 1635. L'ospedale, ristrutturato nelle
forme attuali nella seconda metà dell'Ottocento
ha funzionato fino al 1970 ed è stato in seguito
adibito a casa di riposo. Dopo il trasferimento di
questa a nuova sede, il palazzo è stato restaurato
tra il 1995 e il 1999 ed è divenuto sede del
centro anziani, di uffici comunali, della biblioteca
comunale, di un piccolo teatro e di un consultorio
dell'ASL.
PALAZZO TOMMASO CAPRIOLI
Il palazzo, di origine cinquecentesca, fu in possesso
della famiglia Caprioli fino al suo acquisto da parte
del comune. Divenne la prima sede del municipio, quindi
scuola elementare e media. Dopo il trasferimento della
scuola negli anni ottanta è divenuto sede dell'ufficio
postale e di associazioni culturali. Un restauro condotto
tra il 2005 e il 2007 ha rimesso in luce degli affreschi.
Il palazzo ha preso il nome di Palazzo della Cultura
e ospita ancora associazioni culturali ed è
sede della proloco.
ORIGINI E CENNI STORICI
Nel territorio del comune è attestata la frequentazione
umana a partire dall'età del bronzo (i ritrovamenti
più importanti sono costituiti da un'ascia
con alette e di due spade, rinvenute nel 1975 e custodite
nel museo archeologico di Remedello; ceramiche della
stessa epoca sono state rinvenute nei pressi del fiume
Chiese). La presenza di un insediamento celtico dei
Galli Boi è suggerita dal ritrovamento di suppellettili
e oggetti provenienti da corredi funebri, conservati
ugualmente nel museo archeologico di Remedello. L'insediamento
dovette proseguire anche in epoca romana, come suggeriscono
iscrizioni commemorative e votive del II secolo a.C.
e in epoca altomedievale (ritrovamenti di tombe barbariche
nel 1903 e di oggetti longobardi). In epoca medievale
fu sede di una pieve (Santa Maria in Carpino), sorta
nell'odierna frazione di Taglie, e di un castello
sul monte Rocchetta, già esistente nel 1043.
Nel 1237, in occasione della discesa in Italia dell'imperatore
Federico II, il castello fu distrutto dal podestà
di Parma e Reggio Emilia, nonostante la difesa del
capitano che lo difendeva, Ardizzone Losco Poncarale.
A partire dal 1324 fu signore di Carpenedolo e delle
terre vicine Cangrande I della Scala. Nel 1337 passò
sotto i Visconti di Milano: a Bernabò Visconti
si deve la realizzazione del canale della "Fossa
Magna" e la ricostruzione della torre del vecchio
castello. Nel 1404 Pandolfo III Malatesta si impadronì
della signoria di Brescia; durante una sua assenza
per difendere i suoi domini da Venezia nel 1413, Carpenedolo
si ribellò insieme ad altri comuni del Bresciano:
al suo ritorno il condottiero rase al suolo il paese.
In seguito fu sconfitto da Francesco Bussone (il Carmagnola)
presso la Fossa Magna nel 1420 e ritornò sotto
il dominio di Milano. Nel 1428 passò alla Repubblica
di Venezia. Subì un'epidemia di peste particolarmente
violenta nel 1630 e nel 1701-1702 un assedio da parte
delle truppe imperiali. Nel 1815 entrò a far
parte della neoistituita provincia di Brescia del
Regno Lombardo-Veneto. Sotto il dominio austriaco
subì due epidemie di colera (1836 e 1855).
Nel 1848, durante la prima guerra di indipendenza
il generale Radetzky minacciò di raderla nuovamente
al suolo per essersi opposta al passaggio delle truppe
austriache. Nel 1859, durante la seconda guerra di
indipendenza fu sede del campo del IV corpo di armata
francese, guidato dal generale Adolphe Niel, prima
della battaglia di Solferino e San Martino. Con il
resto del Lombardo-Veneto passò al Regno d'Italia
nel 1861.