Borgo
San Giacomo è un comune della provincia di
Brescia, in Lombardia. Fino al 1863 si chiamava
Gabiano (o Gabbiano), per tale motivo i suoi abitanti
si chiamano gabianesi. Nel territorio di Borgo San
Giacomo, accanto all'italiano, è parlata
la lingua lombarda prevalentemente nella sua variante
di dialetto bresciano.
ETIMOLOGIA
Fino al 1863 questo comune, come detto, si chiamava
"Gabbiano". Da allora il nome è
cambiato in Borgo San Giacomo in omaggio al santo
patrono.
DA VEDERE A BORGO SAN GIACOMO
Chiesa
dell'Immacolata.
Edificio sacro di origine medioevale già
ricordato in atti vescovili del 1300 e dedicato
inizialmente a San Giacomo. Fu la chiesa parrocchiale
dell'antico Gabiano sino agli inizi del 1600. Venne
dedicata all'Immacolata Concezione di Maria dopo
che si costruì la nuova parrocchiale in seguito
alla visita pastorale del cardinale Carlo Borromeo.
Chiesa
parrocchiale di San Giacomo.
È una chiesa costruita fra il 1594 e il 1609,
forse su progetto del Bagnadore: fu consacrata l'8
giugno 1625 dal vescovo di Zante Michele Varoglio.
All'interno sono presenti l'altar maggiore eretto
nel 1751 in sostituzione del primitivo del 1604,
l'altare del Santissimo Sacramento eretto nel 1604,
l'altare della Madonna detto anche della Scola eretto
nel 1691, l'altare del Suffragio o di Tutti i Santi
eretto nel 1604 e l'altare della Santa Croce eretto
nel 1720 per conservarvi due frammenti della Santa
Croce. Sull'altare del Santissimo Sacramento si
innalza una monumentale soasa che incornicia degnamente
l'Ultima Cena opera di Giovanni Gandino il vecchio.
Il quadro centrale dell'altare della Madonna rappresenta
l'episodio della Circoncisione di Gesù di
Francesco Boccaccino. Tra i reperti del Cinquecento:
la vasca marmorea del Battistero (1577), appartenente
alla precedente chiesa parrocchiale.
Chiesa
di San Rocco o della Madonna del Rosario.
Chiesa sussidiaria edificata a partire dal 1479,
in adempimento di un voto popolare dopo la peste
nera del 1476-79. Posta a metà del 1500 sotto
il giuspatronato della famiglia Marcandone, passò
verso la fine del 1600 sotto quello dei nobili Canipari
che la ingrandirono e ristrutturarono agli inizi
del 1700.
Chiesa
di San Genesio.
La sua origine risale almeno al 1200 e fu chiesa
parrocchiale che era dotata di un proprio Beneficio
che nel 1463 era in possesso del patrizio veneto
Melchiorre Gritti; questi vi rinunciò perché
fosse unito al beneficio della chiesa di San Giacomo.
Formando dei due benefici l'unico beneficio parrocchiale,
il vescovo imponeva al parroco l'obbligo di mantenere
a sue spese un altro sacerdote cappellano come suo
coadiutore nella cura d'anime. La chiesa attuale
è una costruzione quattrocentesca rimaneggiata
nei secoli successivi e restaurata nel 1908. L'unica
parte primitiva rimasta intatta è l'elegante
portichetto quattrocentesco sul fianco settentrionale
della chiesa, in fondo al quale è stato eretto
nel 1550 il tradizionale Sepolcro o Compianto con
dieci statue di legno. Vi sono avanzi di numerosissimi
affreschi quattrocenteschi nello stesso portichetto
e nella sacrestia, nei quali il mimo San Genesio
è rappresentato mentre suona il violino come
un artista ambulante. Nella chiesa vi erano due
statue lignee di San Fermo e di San Genesio del
1475, trasportate da tempo nella chiesa dell'Immacolata
Concezione del Castello.
Camposanto
settecentesco del Sagrato.
Completato nel 1778 e chiamato in origine Camposanto
di San Giacomo, divenne poi comunemente noto come
il "Sagrato". Ancora perfettamente conservato,
ha la forma di elegantissimo chiostro con porticati,
con una cappella centrale e la facciata rivolta
verso la strada. Emanata nel 1806 la legge napoleonica
che proibiva il seppellimento dei defunti all'interno
del centro abitato, il Camposanto del Sagrato venne
abbandonato definitivamente nel 1822. Pur abbandonato,
il vecchio camposanto rimase circondato dal rispetto
e dalla venerazione dei gabianesi tanto che lo vollero
conservato con cura non solo per la preziosità
dello stesso, ma per il fatto che in questo sacro
luogo si conservavano i resti dei loro trapassati.
Oratorio
di San Domenico Savio.
Inaugurato dal vescovo di Crema mons. Manziana il
24 settembre 1966 e benedetto dal vescovo di Brescia
mons. Morstabilini il 2 ottobre successivo.
DA VEDERE A MOTELLA
Mulino
medievale. È visitabile e funzionante.
Chiesa
parrocchiale dei Santi Fabiano e Sebastiano. La
chiesa parrocchiale venne costruita fra la fine
del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento. Di
essa, in parte demolita nel 1770 e completamente
distrutta sulla fine del 1800, rimangono solo alcuni
frammenti architettonici. Ricostruita a partire
dal 1770, la chiesa parrocchiale nuova veniva inaugurata
nel 1780. Sembra che l'architetto fosse il celebre
abate Antonio Marchetti.
Castello
della Motella. La parte più antica del castello
di Motella (costruito probabilmente nel 1395) si
sviluppava su un regolare perimetro rettangolare
alzandosi in due piani, con un ampio attico superiore.
Era circondato da un fossato alimentato dalla roggia
Mulino. Aveva la facciata ad est affrescata, facciata
che venne poi coperta verso il 1542 con un porticato
con piano nobile. Nel Cinquecento e nel Seicento
il castello venne ampliato oltre che ad est anche
a sud. Ridotto poi negli ultimi decenni a magazzino
e deposito, venne in parte restaurato nella copertura
nel 1981.
DA VEDERE A FARFENGO
Chiesa
parrocchiale di San Martino. Edificio ecclesiale
di epoca romanica. Nelle sue linee attuali risale
al 1445. La chiesa presenta una sola navata con
tre grandi arcate a sesto. La chiesa venne restaurata
e decorata nel 1890-91. L'altare maggiore in marmo
fu eretto nel 1765. La pala dell'abside San Martino
a cavallo è attribuita dal Paglia a Pietro
Rosa.
DA VEDERE AD ACQUALUNGA
Palazzo
Della Volta.
Costruito dalla famiglia degli Emili nel Settecento
sui resti del castello medioevale. Nel secolo seguente
passò alla famiglia Della Volta per poi essere
acquistato, nel 1935, dal Comune di Borgo S Giacomo.
È ora sede della mostra ornitologica "Serafino
Fiamenghi". È una costruzione dotata
di un portico e parco.
Palazzo
Fé d'Ostiani.
Si tratta di un palazzo settecentesco a facciata
simmetrica dotato di due ali, entrambe a due livelli.
Il corpo centrale si alza per tre piani. È
dotato di parco che degrada verso l'Oglio. La famiglia
di Maffeo o Feo Bettoncelli, che prese poi il nome
di Fè dall'abbreviazione dialettale di Feo,
proveniente da Azzanello nel Cremonese, passato
l'Oglio si stanziò sulla fine del secolo
XIV ad Acqualunga. In questo paese i Fé ebbero
proprietà sin dalla loro venuta in territorio
bresciano. Già nel 1641 il grande casamento
padronale aveva dodici stanze solo al piano terra
ed aveva di fronte, oltre la strada, due portici
di 18 tratti. Qui dimorò a lungo e morì
il vescovo Alessandro Fé, prevosto di San
Nazaro. I beni di Acqualunga dei Fé vennero
venduti ai Vertua ai primi del Novecento. Negli
anni successivi il Palazzo passò agli Scanzi,
indi agli Sichirollo di Milano e da ultimo, nel
1961, agli attuali proprietari Paderno.
Chiesa
parrocchiale di Santa Maria Maddalena.
La chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena
è di impianto cinquecentesco anche se venne
ampliata nel 1732. L'ampliamento non alterò
le linee rinascimentali ma le ripeté coerentemente
nel susseguirsi delle cappelle laterali dell'interno
e nella sobria struttura della facciata. La parrocchia
è dedicata a Santa Maria Maddalena. Probabilmente
la scelta di questa Santa è dovuta al fatto
che essa era spesso rappresentata nell'antica iconografia
con un serpente in mano, simbolo della sua vittoria
sul peccato; il popolo la invocava però come
protettrice contro le insidie degli animali velenosi,
molto frequenti in questa zona.
Chiesa
di San Giuseppe.
La chiesetta di San Giuseppe, che riprende l'intitolazione
di una precedente chiesa presente ancora sino al
1600 in Acqualunga, venne fatta costruire da monsignor
Alessandro Fè, vescovo di Modone, la cui
famiglia possedeva da secoli il grande palazzo che
sorge proprio davanti a questo edificio sacro. Questo
sacerdote era nato a Brescia il 17 agosto 1716 dal
nobile Giulio Fè e dalla nobile Giulia Cigola
e morì il 14 marzo 1791. Davanti al proprio
palazzo di Acqualunga, sua prediletta villeggiatura,
questo Vescovo fece appunto costruire la chiesetta
di San Giuseppe che aveva sopra il portale il suo
stemma, e dove si celebrava quotidianamente a comodo
dei suoi dipendenti, fra i quali volle morire con
edificante pietà. La chiesetta venne inaugurata
nel 1760. Questa chiesa ricorda ancora colui che
l'ha eretta con un'iscrizione che è posta
sul vertice della sua facciata, dove si può
leggere: D.O.M. - Alexander Fè - Episcopus
Modonensis -1760.
DA VEDERE A PADERNELLO
Castello
di Padernello.
Ricostruito nel 1485 ad opera del conte Bernardino
Martinengo.
Chiesa
parrocchiale di Santa Maria in Val Verde.
Già esistente nel Medioevo, la chiesa di
Santa Maria in Val Verde nel 1579 cadde in rovina
sinché nel 1583 venne ricostruita dal conte
Pompilio Martinengo Cesaresco.
Chiesetta
del Santissimo Redentore.
La popolazione di Padernello nutriva all'inizio
del 1800 una particolare devozione per un bel crocifisso
quattrocentesco venerato nella cappella del vecchio
cimitero attiguo alla chiesa parrocchiale e a cui
i fedeli volevano tributare una più dignitosa
collocazione. Per poter soddisfare questa volontà
si decise, intorno al 1825, di costruire un piccolo
santuario da edificarsi nelle vicinanze del nuovo
cimitero ubicato appena fuori del centro abitato.
Nel 1826 il conte Silvio Martinengo donò
alla Parrocchia di Padernello il terreno sul quale
doveva sorgere la chiesetta del Redentore. Dopo
aver ottenute le necessarie autorizzazioni da parte
del Vescovo, entro il 1833 la chiesetta venne edificata
e benedetta nei primi giorni di febbraio dello stesso
anno dal parroco Gnaga.
STEMMA
E GONFALONE
Fino al 1863 il paese si denominava Gabiano ed aveva
come proprio emblema una voliera, una gabbia, dalla
sommità tondeggiante, posta su colonne tornite
con alla base la scritta Gabianum, visibile su un
fonte battesimale del 1577 nella chiesa parrocchiale
di San Giacomo Maggiore. Lo stemma attuale, con
il biscione visconteo, venne approvato con delibera
del consiglio comunale del 21 luglio 1954 ma nel
1956 venne bocciato dall'Ufficio araldico presso
la Presidenza del Consiglio dei Ministri poiché
non lo si ritenne suffragato da ricerche storiche
sufficienti. Il Comune di Borgo San Giacomo decise
di adottarlo comunque. Il gonfalone è un
drappo di azzurro.