Tarquinia
è un comune della provincia di Viterbo; dista
dal capoluogo circa 45 chilometri. Tarquinia, fino
al 1872 Corneto, quindi fino al 1922 Cornéto
Tarquinia, si trova a 132 m d'altitudine su un colle
dominante da sinistra il basso corso del fiume Marta,
presso la Via Aurelia, nella Maremma laziale. È
sede vescovile (diocesi di Civitavecchia e Tarquinia).
Per il settore agricolo si producono nel territorio
cereali e ortaggi e viene praticato l'allevamento.
Sviluppato è anche il settore turistico, grazie
i cospicui resti della città etrusca. Sulla
costa si trova inoltre la stazione balneare del Lido
di Tarquinia.
ETIMOLOGIA
Il paese riprende il nome dell'antica e vicina città
etrusca Tarquinii che lascia ipotizzare un legame
con il nome di persona latino Tarquinius.
MANIFESTAZIONI
Rievocazione Storica delle Nozze Vitelleschi-D'Anguillara
(primo fine settimana di agosto)
Processione del Cristo Risorto (Domenica di Pasqua)
Merca dei Vitelli e Palio delle Contrade (secondo
fine settimana di aprile)
DA
VEDERE
L'antico centro etrusco e romano sorgeva sull'altura
detta "La Civita", alle spalle del "colle
dei Monterozzi" dove sorge l'abitato odierno
e dove si trova la necropoli antica (necropoli dei
Monterozzi).
CITTA'
ETRUSCA
Le testimonianze più antiche di abitato sul
colle de "La Civita" risalgono a un grande
centro proto-urbano del periodo villanoviano (IX-VIII
secolo a.C.) che grazie alle ricerche topografiche
si è potuto calcolare attorno ai 150 ettari
di estensione; non sono numerosi i resti dell'abitato,
di cui sono visibili in particolare gli imponenti
avanzi di un tempio, oggi detto Ara della Regina (44
× 25 m), datato intorno al IV - III secolo a.C.;
l'edificio, con unica cella e colonnato, era costruito
in tufo con sovrastrutture in legno e decorazioni
fittili. È identificabile il tracciato della
cinta urbana, adattato all'altura per un percorso
di 8 km circa (IV - IV secolo a.C.).
NECROPOLI
Un elemento di eccezionale interesse archeologico
è costituito dalle vaste necropoli, in particolare
la necropoli dei Monterozzi, che racchiudono un gran
numero di tombe a tumulo con camere scavate nella
roccia, nelle quali è conservata una straordinaria
serie di dipinti, che rappresentano il più
cospicuo nucleo pittorico a noi giunto di arte etrusca
e al tempo stesso il più ampio documento di
tutta la pittura antica prima dell'età imperiale
romana. Le camere funerarie, modellate sugli interni
delle abitazioni, presentano le pareti decorate a
fresco su un leggero strato di intonaco, con scene
di carattere magico-religioso raffiguranti banchetti
funebri, danzatori, suonatori di aulós, Giocoleria,
paesaggi, in cui è impresso un movimento animato
e armonioso, ritratto con colori intensi e vivaci.
Dopo il V secolo a.C. figure di demoni e divinità
si affiancano agli episodi di commiato, nell'accentuarsi
del mostruoso e del patetico.
Tra i sepolcri più interessanti si annoverano
le tombe che vengono denominate del Guerriero, della
Caccia e della Pesca, delle Leonesse, degli Auguri,
dei Giocolieri, dei Leopardi, dei Festoni, del Barone,
dell'Orco e degli Scudi. Parte dei dipinti, staccati
da alcune tombe allo scopo di preservarli (tomba delle
Bighe, del Triclinio, del Letto Funebre e della Nave),
sono custoditi nel Museo nazionale Tarquiniese; altri
sono visibili direttamente sulla parete su cui furono
realizzati, restituendoci la conoscenza della scomparsa
pittura greca, cui sono legati da vincoli di affinità
e dipendenza.
Di minor livello artistico appare la scultura in pietra,
presente in rilievi su lastre o nella figura del defunto
giacente sul sarcofago; notevole tra gli altri il
sarcofago calcareo della tomba dei Partunu, opera
di pregevole fattura, databile a età ellenistica;
tra le decorazioni fittili, un frammento ad alto rilievo,
proveniente dal frontone dell'Ara della Regina, è
conservato nel Museo nazionale tarquiniese, ove è
raccolta tra l'altro un'importante serie di reperti
ceramici, bronzi laminati, rilievi e terrecotte provenienti
dalla zona, databili dal periodo geometrico al tardo-etrusco.
CITTA'
MEDIOEVALE
La città attuale conserva, soprattutto nei
quartieri settentrionali, uno spiccato carattere medievale,
accentuato dalle numerose torri dalle mura e da parecchie
chiese. Fra queste la più grandiosa e importante
è Santa Maria di Castello (1121-1208) in cui
si notano influssi lombardi e cosmateschi. In altre
chiese, come quella di San Giacomo, o quella della
Santissima Annunziata, si notano influssi arabi e
bizantini. Compongono
il più caratteristico scenario medievale della
città i resti del palazzo dei Priori, alcune
torri e la chiesa di San Pancrazio: qui, come nelle
chiese dedicate a San Francesco e a San Giovanni,
le forme gotiche si innestano su quelle romaniche.
Il
grandioso palazzo Vitelleschi, iniziato nel 1436 e
completato in eleganti forme rinascimentali verso
il 1480-1490, è sede del Museo nazionale tarquiniese.
Al Rinascimento appartengono anche gli affreschi di
Antonio del Massaro da Viterbo (detto "il Pastura")
nel coro del duomo e quelli di autore ignoto nel palazzo
Vitelleschi. Tra i vari edifici barocchi è
notevole la chiesa del Suffragio. Nel
territorio sono presenti le antiche "Saline",
oggi riserva naturale di popolamento animale delle
Saline di Tarquinia.
CENNI
STORICI
La città di Tarquinia (Tarquinii in latino
e Tarch(u)na in etrusco, derivante da quello del mitico
Tarconte) fu uno dei più antichi insediamenti
e tra i più importanti della dodecapoli etrusca.
In rapporto con Roma fin da epoca molto antica, diede
a questa città la dinastia dei re Etruschi
(Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo)
che svolse un ruolo di primo piano nelle più
antiche vicende della città latina. Tarquinia
entrò più volte in guerra con Roma e
da questa fu infine sottomessa all'inizio del III
secolo a.C. (forse nel 281). Da quel momento Tarquinii
fece parte dei territori romani nella regio VII Etruria.
Nel V secolo passò sotto il regno romano-gotico
di Teodorico. Nella prima metà del VI secolo
subì le durezze della guerra gotica e nella
seconda metà del secolo entrò a far
parte del longobardo ducato di Tuscia. Nella seconda
metà dell'VIII secolo la Tuscia fu prima acquisita
ai domini carolingi e poi donata al pontefice come
parte del neo-costituito Stato della Chiesa. Probabilmente
già a partire dal VI secolo si ebbe l'iniziale
graduale spopolamento dell'abitato etrusco-romano,
che andò accentuandosi in età medievale,
per poi completarsi nel tardo medioevo, quando la
città antica si era ridotta a poco più
di un castello fortificato. Tra
la fine del X e gli inizi dell'XI secolo su un colle
contiguo alla città antica si sviluppò
il centro medioevale di Corneto, su un sito con tracce
archeologiche di un insediamento villanoviano, di
una necropoli proseguita anche in epoca etrusca, e
di fortificazioni etrusco-romane. Corneto
nel 1144 divenne libero comune italiano stipulando
patti commerciali con Genova (nel 1165) e con Pisa
(nel 1177). Nel XIII secolo resistette validamente
all'assedio dell'imperatore Federico II. Si oppose
anche alle mire della Chiesa, la città fu infine
ridotta all'obbedienza dal cardinale Egidio Albornoz
(1355) e da quel momento, anche se con brevi interruzioni,
rimase stabilmente allo Stato Pontificio condividendone
le vicende. La
sua diocesi risale al V secolo e nel 1854 fu unita
a quella di Civitavecchia. Nel periodo precedente
la seconda guerra mondiale divenne sede della scuola
di paracadutismo.