Genzano
di Roma è un comune della provincia di Roma.
Genzano di Roma, distante circa 29 km dal capoluogo
di provincia, è situata sul versante esterno
del cratere del lago di Nemi. Dal punto di vista geologico
questo territorio dei Colli Albani è uno degli
apparati "eccentrici" del Vulcano Laziale,
nato da esplosioni idromagmatiche che si sono verificate
nell'ultima fase di attività del complesso
vulcanico albano. Classificazione sismica: zona 2:
sismicità medio-alta, come peraltro tutto il
territorio dei Colli Albani. In base ai dati della
stazione pluviometrica di Velletri e delle stazioni
anemometriche di Ciampino e Latina, dal punto di vista
termico il territorio rientra nel dominio del clima
temperato mediterraneo con prolungamento della stagione
estiva e inverno mite. La temperatura media mensile
è di 7,3 °C a gennaio e 24,3 °C a luglio.
Il regime pluviometrico è di tipo "marittimo":
la quantità media annua delle precipitazioni
(1244 mm) è sensibilmente superiore a quella
italiana, con una diminuzione da gennaio-febbraio
a luglio-agosto e un brusco aumento a settembre. Per
Nicola Ratti, autore di una Storia di Genzano con
documenti e note (1797), il nucleo urbano di Genzano
(Genzano Vecchio) si sviluppò in epoca medievale
attorno a un castello fortificato, a picco sul lago
di Nemi, costruito alla fine del XIII secolo dai monaci
cistercensi dell'Abbazia di Sant'Anastasio alle Acque
Salvie. L'espansione urbana di Genzano verso la pianura
sottostante (Genzano Nuova) si svolse secondo un piano
delineato nel XVII secolo. La nuova Genzano si sviluppo
soprattutto dopo l'apertura della Via Corriera (o
Via Postale), diretta a Napoli, e della Via Appia,
alla fine del XVIII secolo. Il territorio comunale,
un tempo molto vasto, venne ridotto progressivamente
nel tempo, raggiungendo le dimensioni attuali nel
1932 allorché vennero sottatte le aree oggetto
di lavori di Bonifica agraria (Agro pontino), che
costituiranno i territori dei comuni di Pomezia e
Ardea. Durante la Seconda guerra mondiale Genzano
subì gravissimi danni. Un tumultuoso sviluppo
edilizio, iniziato nei primi anni '60, è stato
regolamentato, a partire dal 1972, da un Piano regolatore
generale armonizzato con l'antico piano delineato
in età barocca.
ETIMOLOGIA
Deriva probabilmente dal nome latino di persona Genicius
o di famiglia Gentia. Si ipotizza che possa derivare
anche dal nome Cinzia che è il nome dato alla
dea Diana (dea della caccia) a cui è dedicato
un santuario sito nei pressi.
L'INFIORATA
La festa viene fatta risalire al 1778, anno in cui
fu preparato un tappeto floreale, in occasione della
festività del Corpus Domini, lungo la via Sforza
(oggi Via Bruno Buozzi). Attualmente l'infiorata si
svolge in via Italo Belardi, già via Livia,
la via che congiunge la piazza principale del paese
(Piazza IV Novembre) alla Chiesa di Santa Maria della
Cima. La strada viene ricoperta totalmente da un tappeto
floreale di circa 2000 metri quadri, composto generalmente
di 13 quadri, oltre alla decorazione della scalinata
posta in cima alla salita. Ogni quadro misura generalmente
7 m x 14 m e i soggetti, scelti da una apposita Commissione
che presiede anche all'organizzazione della manifestazione,
sono generalmente soggetti di argomento religioso
o civile, riproduzioni di note opere d'arte o motivi
geometrici. La deposizione dei fiori sulla sede stradale
avviene lo stesso giorno della festa, o la notte precedente,
sui contorni dei quadri disegnati con il gesso e con
la calce in base al bozzetto originale. La sera della
domenica il tappeto viene percorso dalla processione
religiosa che reca il Santissimo Sacramento da Santa
Maria della Cima alla non lontana Collegiata. Il tappeto
viene mantenuto, sostituendo i petali appassiti, fino
alla sera del lunedì, quando ha luogo la distruzione
dell'infiorata da parte dei bambini (il cosiddetto
spallamento).
Chiese
Santa Maria della Cima
Collegiata della Santissima Trinità
Chiesa dei Cappuccini
Chiesa dell'Annunziata
Romitorio di San Michele
Chiesa del SS.mo Salvatore
Chiesa di San Giuseppe Lavoratore
Palazzi
e Ville
Palazzo Cesarini-Sforza
Palazzo Amerani (attualmente Palazzo Comunale)
Casino Maratta
Villa Santa Fiora
l'ex "Casa del Fascio" (attualmente sede
dell'IPSIA, istituto professionale)
Villa "M. Mecheri"
Parco Cesarini-Sforza
Parco "Palmiro Togliatti"
Monumenti
Villa degli Antonini
Fontana di San Sebastiano
Le due Fontane di Via Livia
Museo delle Navi romane
Natura
Lago di Nemi
Collepardo
Orto Botanico
CENNI
STORICI
Il più antico documento in cui si rinviene
il toponimo "Genzano" è una bolla
di Lucio III datata 2 aprile 1183. L'origine del nome
"Genzano" è tuttora fonte di discussione.
Per alcuni il poggio su cui sorge il paese, posto
sul bordo esterno del Lago di Nemi, proseguimento
del "Nemus Aricinum", era dedicato alla
dea Cinzia ("Cynthia Fanum"), il cui culto
era unito a quello di Diana nemorense. Per Nicola
Ratti, invece, l'etimologia deriverebbe da fundus
Gentiani, cioè dal terreno di proprietà
della famiglia romana Gentia. Nelle età precedenti
il territorio dell'odierna Genzano ricadeva sotto
la giurisdizione di Lanuvium e Aricia, ma verosimilmente
non è stato mai sede di alcun centro abitato,
sia pur piccolo. Ciononostante, nel territorio genzanese
sono stati ritrovati numerosi reperti archeologici
latini i romani. È stato ipotizzata anche la
presenza, attorno al X secolo, di un piccolo insediamento
saraceno al quale sarebbe legata l'introduzione della
coltura della canapa. Nel 1153 il territorio, dove
già nel XII secolo era stata eretta una torre
da parte dei Gandolfi (torre abbattuta nel 1188),
venne dato in possesso, dal Papa Anastasio IV, ai
cistercensi dell'Abbazia di SantAnastasio alle
Acque Salvie. Nel 1255, i cistercensi vi edificarono
un grande Castello fortificato attorno al quale crebbe
poi lentamente il paese (Genzano Vecchio). Riferisce
l'erudito Gaetano Moroni. Genzano fu retto dai Cistercensi
senza soluzioni di continuo fino al 1378, allorché
venne donato dall'Antipapa Clemente VII a Giordano
Orsini quale compenso per servigi ricevuti. Nei successivi
due secoli, Genzano conobbe l'alterno dominio dei
monaci cistercensi, degli Orsini, dei Savelli e dei
Colonna. Nel 1402 in borgo venne completamente distrutto
da un incendio e la sua ricostruzione costrinse i
Cistercensi ad alienare numerose proprietà.
Infine, i Cistercensi nel 1428 vendettero Genzano
e Nemi ai Colonna per la cifra di 15.000 fiorini.
Nel 1479 fu acquistato dal Card. Guillaume d'Estouteville,
protonotaro di Sisto IV per 13.300 ducati, con patto
di retrovendita, e alla morte di costui, dai due figli
illegittimi Girolamo e Agostino. Nel 1485 passerà
nuovamente ai Colonnesi, ma sotto la giurisdizione
della Santa Sede. I Colonna reggeranno Genzano per
circa 80 anni. Sotto i Colonna Genzano ebbe l'esenzione
delle tasse, il che portò a un primo lieve
incremento demografico. Il 10 agosto 1565 Giuliano
Cesarini emanò lo "Statuto". Nel
1643 Giuliano III Cesarini tracciò le olmate,
degli stradoni ombreggiati da quattro filari di olmi,
e ristrutturò il palazzo baronale. Scrive Gaetano
Moroni: "Gli stradoni olmati partono da un punto
centrico, e divergendo, quello a destra è la
strada corriera che guida alla città, quello
di mezzo il più lungo e piano conduce al palazzo
Cesarini, e l'altro a manca porta al convento de'
cappuccini". Lo stesso duca, nel 1636, aveva
iniziato la ricostruzione della chiesa di Santa Maria
della Cima, con dipinti di Francesco Cozza. Nel 1696
la figliuola di Giuliano III, Livia, ultima erede
dei Cesarini, vi farà porre i corpi delle martiri
Sante Tigri e Vincenza, protettrici di Genzano con
S. Tommaso di Villanova.
Giuliano III, nel testamento del 1667 lasciava al
figlio Giovanni Giorgio, oltre a Genzano, anche i
possedimenti di Ardea, Rocca Sinibalda e Civita Lavinia.
Tuttavia quattro anni dopo, alla morte del duca (1671),
non vi erano più eredi diretti: erano già
deceduti anche i due figli maschi, le due figlie maggiori
erano in convento e l'unica figlia libera era ancora
bambina. Genzano venne retto dal fratello di Giuliano
III, il cardinale Filippo Cesarini, il quale intendeva
far sposare la figlia terzogenita di Giuliano III,
Clelia, con Filippo Colonna principe di Sonnino. La
secondogenita di Giuliano III, Livia, suora oblata,
fuggì dal convento e sposò segretamente
Federico II Sforza dando origine al ramo Sforza Cesarini.
Donna Livia contribuì in maniera decisiva al
piano urbanistico della cittadina, portando a termine
nel 1708 la costruzione di Genzano Nuova, impiantata
su un sistema di triangolazioni, secondo il piano
affidato nel 1643 dal padre Giuliano III all'architetto
romano Ludovico Gregorini e al podestà di Genzano
Giovanni Iacobini. Tra la prima metà del XVII
e l'inizio del XVIII secolo venne innestato un secondo
tridente, più interno del primo (quello delle
Olmate), costituito dalla via Livia (1680 circa),
la strada dove si svolge nella ricorrenza del Corpus
Domini la tradizionale Infiorata, dalla via Sforza
(1708), e dalla via che conduce al convento dei Cappuccini.
Questo particolare impianto urbanistico, estremamente
innovativo per l'epoca, caratterizzato da un duplice
trivio (tridente olmato e tridente edificato), suscitò
l'ammirazione di molti artisti del tempo, tra i quali
Carlo Maratta, che qui si stabilì e risiedette
per diversi anni. Nel 1677 l'ultimo dei Cesarini,
Filippo Cesarini, aveva fatto costruire, lungo la
strada corriera di Genzano Nuova, la Chiesa di San
Sebastiano affiancata dal Conservatorio delle Maestre
Pie; queste due opere saranno sciaguratamente distrutte
nel 1916 dall'amministrazione comunale dell'epoca.
L'incremento demografico nei secoli XVI e XVII determinerà
l'espansione di Genzano verso la pianura sottostante
(Genzano Nuova). La rottura dell'isolamento geografico
di Genzano comportò, oltre a notevoli vantaggi
economici, il coinvolgimento in eventi bellici. Genzano
fu infatti coinvolta nella Guerra di successione austriaca:
dal maggio al novembre 1744 Genzano fu infatti occupata
dalle truppe austriache, guidate dal principe Johann
Lobkowitz, il quale fronteggiava le truppe ispano-napoletane,
guidate dal re di Napoli Carlo di Borbone, accampate
a Velletri e sul monte Artemisio. L'attacco del Lobkowitz,
nella notte fra il 10 e l'11 agosto 1744 ("Battaglia
di Velletri") venne respinto dalle truppe ispano-napoletane
permettendo così la sopravvivenza del giovane
Regno delle Due Sicilie. Dal 1781 al 1808 si procede
alla costruzione della chiesa neoclassica della Santissima
Trinità, su disegno di Giulio e Giuseppe Camporese,
figli di Pietro. Anche Genzano ebbe una sua parte
nei fatti del 1798. Con la Restaurazione, e la fine
della feudalità, Genzano entrò sotto
le dipendenze dirette della Santa Sede che lo elesse
a capoluogo; nella sua giurisdizione erano comprese
anche Nemi, Civita Lavinia (ora Lanuvio) e Ardea.
il 23 settembre 1828 ebbe il titolo di città
da parte del papa Gregorio XVI. Con la presa di Roma
e la fine del Potere temporale, Genzano entrò
a far parte dello Stato italiano. Il Consiglio comunale
propose la modifica del nome in Genzano di Roma per
evitare confusione con Genzano di Lucania, approvata
con Regio decreto legge 5 gennaio 1873. Tra la fine
dell'800 e l'avvento del fascismo, Genzano è
stata spesso teatro di battaglie sociali, soprattutto
di lotte contadine per la distribuzione delle terre.
Durante il Ventennio centinaia sono stati i cittadini
arrestati e condannati al carcere o al confino, o
addirittura assassinati dai fascisti (Salvatore Buttaroni,
Germano Previtali). Gravissimi furono inoltre i danni
subiti dalla cittadina durante la Seconda guerra mondiale,
soprattutto in conseguenza dei bombardamenti aerei
nel periodo successivo allo sbarco di Anzio. Tra il
31 gennaio 1944 e 14 aprile 1944 sono stati uccisi
109 cittadini genzanesi; Genzano fu quasi rasa al
suolo, avendo avuto più dell'80% delle case
distrutte o fortemente danneggiate.