Castro
dei Volsci è un comune della provincia di Frosinone
nel Lazio. Castro dei Volsci è il paese natale
dell'attore Nino Manfredi, del medico Dante Manfredi,
dell'ammiraglio Marino Iannucci e del dialettologo
Carlo Vignoli. E' Medaglia d'argento al merito civile
con la seguente motivazione: «Piccolo Comune
del frusinate, posto sulla linea Gustav, fu oggetto
di feroci rastrellamenti da parte delle truppe naziste
e di devastanti bombardamenti che provocarono numerose
vittime civili e la distruzione della metà
del patrimonio abitativo. La popolazione fu costretta
ad abbandonare i propri beni e a trovare rifugio in
montagna, tra stenti e sofferenze. Con l'arrivo degli
alleati il paese dovette registrare poi alcuni atti
di efferata violenza su concittadine da parte delle
truppe marocchine. Ammirevole esempio di spirito di
sacrificio ed amor patrio.» (Castro dei Volsci,
1943 - 1945).
ETIMOLOGIA
Il nome Castro deriva dal termine latino Castrum (luogo
fortificato, castello). La specifica "dei Volsci"
di riferisce all'antico popolo.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Il territorio di Castro fu abitato sin dal lantichità,
come dimostra linsediamento di Montenero, oggi
abbandonato ma risalente ad epoche remote, che appare
circondato da unampia cerchia muraria composta
da blocchi di pietra molto grandi e sovrapposti con
la ben nota tecnica diffusa anticamente nella zona
ciociara, ovvero collocati di taglio senza luso
di malta. La presenza di questa cinta ha fatto nascere
la leggenda, tramandata di generazione in generazione,
della presenza di una popolazione di giganti. In realtà
si tratta di un insediamento eretto dai Volsci (si
è anche ipotizzato, senza alcun fondamento,
lidentità con lantico centro volsco
di Castriminium), consolidatosi con la distruzione
delle città romane dellarea: Fregellae
e Fabrateria. In epoca romana furono edificate lungo
lantica strada alcune ville rustiche: in particolare
a Casale è stato portato alla luce un vasto
complesso edilizio. Una delle ville fa parte di un
grande impianto termale, nelle vicinanze di una sorgente
di acqua sulfurea. E stata scoperta anche la necropoli
di una popolazione germanica, fatto questo singolare
che può fornire informazioni su un periodo
quasi del tutto sconosciuto della storia laziale.
Dopo lanno Mille, la posizione strategica di
Castro fece sì che il villaggio diventasse
proprietà dello stato pontificio. Nel 1151
papa Eugenio III consacrò la rurale Chiesa
di Santa Croce e lo stesso anno donò al monastero
cistercense di Casamari vasti possedimenti e due chiese
nel territorio di Castro. La Chiesa gestì il
feudo di Castro con molto rigore, e nei momenti critici,
durante le lotte con gli svevi e Io stato siciliano,
nominò rappresentanti della curia papale, a
capo della guarnigione castrese. Per questo troviamo
diversi anagnini tra i balivi e ciò determinò
stretti rapporti fra Anagni e Castro, resi ancora
più saldi dalla comune venerazione per Santa
Oliva, divenuta patrona di entrambi i villaggi. Nel
1165 Castro fu conquistato dalle truppe di Federico
Barbarossa, guidate dallarcivescovo Cristiano
di Magonza, mentre i rapporti con i vicini signori
di Ceccano non furono mai ostili. Il governo pontificio,
a partire dal Duecento, spesso designò rettori
e vicari al governo di città e paesi con levidente
intenzione di legare a sé potenti famiglie.
Alla metà del Trecento Castro fu organizzato
in comune rurale, e nel XV secolo la comunità
fu regolata da uno statuto, emanato dai Colonna, a
cui il feudo fu concesso fin dai primi anni del Quattrocento.
Alla potente famiglia i castresi rimasero fedeli anche
nei momenti più critici, seguendola durante
la guerra di Campagna contro papa Paolo IV e nella
battaglia di Lepanto al seguito di Marcantonio II.
I Colonna possedettero in Castro circa mille e cento
ettari di terreno, la rocca, il mulino sul fiume Sacco
e diverse regalie. Nel corso del XVIII secolo la pacifica
comunità castrese registrò un incremento
demografico e, nel 1795, furono approntate riforme
agrarie. In epoca napoleonica, la presenza di un ampio
movimento filo-pontificio favorì la nascita
del brigantaggio. Castro divenne, infatti, uno degli
epicentri del fenomeno: le bande di malviventi si
annidavano nel sicuro triangolo Castro-Sonnino-Vallecorsa,
al confine dello stato pontificio. Il brigantaggio
ricomparve intorno aI 1825, e dopo il 1870, con la
presenza di bande filoborboniche. Lincremento
della popolazione portò ad un forte disboscamento
per creare terreni atti alla coltivazione. Fallendo,
per vari motivi, questo obiettivo, la gente cercò
rimedio nellemigrazione, soprattutto in Francia.
Perciò nei primi decenni del Novecento, e soprattutto
nel secondo dopoguerra, il centro storico castrese
si è spopolato, mentre le aree rurali circostanti
ha conosciuto un incremento demografico dovuto allimmigrazione
da altre zone. La seconda guerra mondiale è
stata un periodo tragico per Castro dei Volsci: nel
periodo precedente la liberazione, avvenuta il 27
maggio 1944, ci furono rastrellamenti, deportazioni
e fucilazioni da parte tedesca; bombardamenti degli
alleati, furti, sevizie e violenze delle truppe nordafricane
dellesercito francese hanno segnato assai duramente
il paese. A pace avvenuta Castro dei Volsci ha avviato
la ricostruzione dellabitato pur tra molte difficoltà.