Alatri
è un comune della provincia di Frosinone.
La città di Alatri sorge su una collina bigemina
nel cuore della Ciociaria, alle pendici dei Monti
Ernici che costituiscono il confine naturale con
l'Abruzzo. Il vasto territorio alatrense, pianeggiante
a sud e montagnoso o collinoso per la parte restante,
comprende anche l'isola amministrativa di Pratelle,
compresa tra il comune di Collepardo e quello abruzzese
di Morino, dove si registra l'altitudine massima
di 2.064 m s.l.m. (Monte Passeggio); da qui degrada
fino al minimo di 175 m della piana di Tecchiena,
comprendendo nella sua estensione gran parte del
bacino del fiume Cosa, affluente del Sacco che scorre
ad est del centro cittadino in direzione nord-sud.
L'abitato, in seguito allo sviluppo economico e
sociale, si è esteso lungo alcune direttrici
predominanti: verso la vallata settentrionale (Bitta,
Colleprata, XII Marie) e nella zona collinosa occidentale
(Civette, San Francesco di Fuori). Inoltre, separatamente
dal centro urbano, hanno assunto una significativa
estensione le frazioni di Tecchiena, Chiappitto,
Monte San Marino, La Fiura, Mole Bisleti. È
uno dei principali centri della Ciociaria e il terzo
della provincia per popolazione; è un sito
turistico noto soprattutto per l'acropoli preromana
cinta da mura megalitiche, tuttora ben conservata,
della quale la Porta Maggiore è il monumento
più imponente. Di notevole interesse sono
inoltre la chiesa romanico-gotica di Santa Maria
Maggiore e la reliquia dell'Ostia Incarnata, conservata
nella Cattedrale. Gli abitanti di Alatri sono noti
come alatresi, alatrensi o, più raramente,
alatrini; quest'ultima forma era in passato predominante,
e la si ritrova anche nel latino tardo («Vetustissima
et fidelissima civitas Alatrina», motto dello
stemma comunale). Nel latino classico, la forma
utilizzata era Aletrinas.
CULTURA
Il centro storico di Alatri si sviluppa all'interno
della cinta muraria e ricalca essenzialmente l'assetto
urbanistico di epoca romana, sviluppatosi attorno
all'acropoli. Nell'abitato si possono distinguere
due aree: la prima (rioni dal I al VI, vedi Rioni
del centro), posta a nord dell'acropoli, si caratterizza
per uno sviluppo regolare, con strade per lo più
diritte e sufficientemente ampie, reso possibile
dalla pendenza non eccessiva del colle su questo
lato; è un'area da sempre destinata a funzioni
monumentali e commerciali: qui, in epoca romana,
era collocato il Foro, nello stesso luogo oggi occupato
da piazza Santa Maria Maggiore che, contornata dai
principali monumenti cittadini, mantiene a tutt'oggi
la funzione di nodo urbanistico in cui si incrociano
le principali vie del centro. La seconda (rioni
dal VII al IX), detta Piagge, si sviluppa sul versante
meridionale del colle, più ripido: da tale
conformazione deriva l'impianto urbanistico dall'area,
con stretti vicoli in buona parte accessibili ai
soli pedoni, e la sua funzione, di tipo quasi esclusivamente
residenziale; il che ne fa una delle zone più
caratteristiche del centro, apparendo quasi immutata
dal medioevo.
L'ACROPOLI
L'acropoli di Alatri è una vasta area sopraelevata
posta nel cuore del centro storico, sulla cima del
colle. È di notevole interesse per le sue
mura in opera poligonale, costituite da diversi
strati di megaliti polimorfici, provenienti dalla
stessa collina e fatti combaciare perfettamente
ad incastro senza l'ausilio di calce o cementi.
L'acropoli, oltre alla rampa d'accesso, presenta
due porte d'ingresso, la Porta Maggiore o dell'Areopago
e la Porta Minore o dei falli. Su di essa sorge
la cattedrale dedicata a san Paolo.
LA
CATTEDRALE DI SAN PAOLO
Sulla sommità dell'acropoli, sul podio di
un antico ierone (altare ernico) e sui resti di
un tempio dedicato a Saturno, sorgono, rispettivamente,
la Cattedrale di San Paolo e l'attiguo Vescovado,
risalenti al periodo altomedioevale: ne abbiamo
notizie fin dal 930. A seguito di un importante
intervento di ristrutturazione effettuato nel corso
del XVIII secolo, entrambi gli edifici si presentano
al visitatore moderno con linee e forme settecentesche.
La facciata, in pietra e laterizio, è stata
realizzata assieme al campanile da Jacopo Subleyras
tra il 1790 e il 1808 e mostra di ispirarsi al modello
delle maggiori basiliche romane, per la presenza
di un unico ordine di paraste a binati. Nel 1884
furono aggiunti l'attico e il timpano. L'interno
è a croce latina, a tre navate e con un lungo
transetto sopraelevato in corrispondenza del presbiterio.
Tra il materiale artistico di pregio custodito nel
luogo sacro vanno annoverati i reperti di un pergamo
cosmatesco risalente al 1222.
LE
MURA
Approssimativamente concentrica all'Acropoli, e
costruttivamente analoga, è una seconda e
più ampia cinta di mura, che costituisce
lo sviluppo della città romana e medievale;
lunga oltre due chilometri e ancora oggi quasi integralmente
conservata, circonda il centro storico, caratterizzandosi
per il perfetto innesto delle strutture murarie
su un ambiente naturale impervio e caotico. La datazione
di queste mura è controversa. Tuttavia, secondo
Filippo Coarelli, esse risalirebbero agli inizi
del I secolo a.C., presumibilmente nel contesto
delle lotte tra Gaio Mario e Silla, dopo la costituzione
del municipio. La datazione è derivata da
scavi condotti dallo studioso nell'originario terrapieno
dietro la porta San Benedetto, e da un'iscrizione
(CIL X 5806) in cui si commemora la costruzione
delle mura curata dal quattuorviro Publio Betilieno
Hapalo, magistrato municipale: il municipio fu istituito
a seguito della guerra sociale. Nel medioevo l'intero
circuito, ad eccezione del tratto meridionale, già
di per sé protetto da un duplice sbarramento
megalitico, fu ulteriormente rinforzato con l'inserzione
di alti torrioni quadrangolari, dai quali veniva
esercitato il controllo sui territori circostanti.
Lungo la cerchia esterna delle mura, in corrispondenza
dei tracciati viari più antichi ed importanti
della città, si aprono cinque porte di accesso,
in origine tutte concluse da architravi monolitici.
COLLEGIATA
DI SANTA MARIA MAGGIORE
La chiesa collegiata di Santa Maria Maggiore risale
al V secolo: fu edificata sulle rovine di un tempio
pagano. L'attuale aspetto romanico-gotico si deve
principalmente alle profonde modificazioni operate
nel XIII secolo. Dell'esterno va segnalato il grande
rosone realizzato agli inizi del XIV secolo. Nella
chiesa sono conservate pregevoli opere quali il
gruppo ligneo della Madonna di Costantinopoli (XIII
secolo), il Trittico del Redentore di Antonio da
Alatri, la Vergine con il Bambino e san Salvatore
(prima metà del XV secolo) e il fonte battesimale
del XIII secolo.
CHIESA
DI SAN FRANCESCO
Costruita tra la seconda metà del XIII secolo
e la prima metà del XIV, si caratterizza
per una struttura compatta, in stile gotico; la
facciata presenta un portale archiacuto e un rosone
a colonnine radiali. L'interno, in un'unica navata,
venne ristrutturato in epoca barocca e conserva
una nota Deposizione di scuola napoletana del Seicento,
e un mantello risalente al XIII secolo attribuito
a san Francesco d'Assisi. La chiesa aveva annesso
un contiguo convento, i cui ambienti sono attualmente
adibiti a sala espositiva: il Chiostro.
CHIESA
DI SANTO STEFANO
Costruita tra la fine del X e l'inizio dell'XI secolo
con dimensioni limitate, la chiesa di Santo Stefano
aveva inizialmente forme romaniche. Venne ristrutturata
ed ingrandita nel 1284 per volontà del cardinal
Gottifredo di Raynaldo secondo i caratteri dell'architettura
gotica. Un'epigrafe resta a ricordare l'ampliamento:
è scolpita in caratteri gotici su due lastre
collocate sugli stipiti del portale; il testo è
in versi leonini, ossia esametri e pentametri in
rima ed è dedicata al cardinal Gottifredo.
Nel
XVI secolo venne privata della navata di sinistra
per la costruzione del Monastero dell'Annunziata,
fortemente voluto dal vescovo Ignazio Danti e da
lui stesso progettato nel 1586, ed ancora molto
attivo (nel 1984 ha ricevuto la visita di papa Giovanni
Paolo II). Successivi rimaneggiamenti nei due secoli
seguenti hanno finito di snaturare il primitivo
edificio medievale, lasciando intatto unicamente
il portale trilobato, ricollocato tuttavia sul lato
destro della chiesa così come il leone crocigero
medievale posto sull'apice del timpano.
L'interno
è tardobarocco e custodisce numerose opere
d'arte tra le quali una pala del Seicento con i
santi Stefano, Benedetto e Scolastica sull'altare
maggiore, e sulla parete sinistra una tela raffigurante
la Vocazione di Matteo dipinta nel 1739 da Filippo
Palazzetti. Sul campanile della chiesa è
installata una campana detta di San Benedetto risalente
al VI secolo e che, secondo la tradizione, sarebbe
stata donata da san Benedetto da Norcia al protocenobio
di San Sebastiano, retto dal diacono Servando, durante
la sua visita del 528.
FONTANA
PIA
La monumentale fonte, inaugurata nel 1870 e dedicata
a papa Pio IX in segno di gratitudine per il cospicuo
contributo in denaro elargito alla città
nel 1863 per la realizzazione di un nuovo acquedotto,
è opera dell'architetto Giuseppe Olivieri.
La semplicità degli elementi linguistici,
desunti dalla tradizione medievale, è posta
al servizio di una più complessa struttura
dichiaratamente scenografica, che pur nelle non
grandi dimensioni appare deliziosa per finitezza
tecnica ed elaborazione; intenso il dinamismo che
dalla grande vasca quadrangolare della base raggiunge
attraverso la struttura elicoidale dei delfini annodati
i due catini con teste leonine, confezionando un
leggiadro gioco d'acque.
FONTANA
ANTONINI
Collocata nel rione Spidini, proprio davanti la
chiesa di San Gabriele, venne costruita nel 1869.
Come riportato dall'iscrizione centrale le spese
furono a carico del conte Filippo Antonini, gonfaloniere
della città che ne affidò il progetto
all'architetto Giuseppe Olivieri. La fontana ha
un prospetto strutturalmente semplice e richiama
i portoni dei palazzi circostanti: tutto è
raccolto entro il motivo classico dell'arcata a
sesto pieno, a cui obbedisce ogni altro elemento
della posata composizione. Esplicita appena la costruzione
allegorica, direttamente ispirata all'araldica degli
Antonini, di cui si avverte il ricordo nella chiara
allusione a draghi che gettano acqua e alle numerose
stelle a otto punte che interrompono la ghiera ed
i piedritti dell'arco.
FONTANA
DI PORTA SAN PIETRO
Contemporanea alle altre due fontane monumentali
della città, fu anch'essa progettata dall'architetto
Giuseppe Olivieri, dopo la costruzione dell'acquedotto
di Trovalle, inaugurato il 27 dicembre 1866 in questo
stesso luogo con una fonte provvisoria. Essa ha
un tono semplice e dimesso con il rilievo smorzato
dal telaio centrale, atto a raccordare la grande
vasca antistante con le due volute che racchiudono
la ricca decorazione dello stemma alatrino. La nitidezza
del travertino dai toni caldi e preziosi, l'eleganza
estrema di ogni particolare abilmente scalpellato,
fanno di questa fonte un piccolo ma senza dubbio
raffinato capolavoro.
MANIFESTAZIONI
San Sist' Ginnar' (11 gennaio): anniversario dell'arrivo
ad Alatri delle reliquie del Santo Patrono;
Processione del Venerdì Santo: rievocazione
storico-religiosa delle Sacre scritture, della via
Crucis e del Golgota;
Festa di San Sisto (mercoledì dopo Pasqua):
festeggiamenti in onore del Santo;
Natale di Alatri (21 giugno): "Nascita di Alatri
da un raggio di sole" (festa ispirata a una
teoria sulla genesi della città ernica di
don Giuseppe Capone);
Madonna della Libera (8 settembre): festa della
compatrona di Alatri con la "Fiera delle cipolle";
ogni 50 anni è festa solenne.
Palio delle Quattro Porte (8 settembre): simile
al classico gioco della ruzzola, in costume d'epoca:
una forma di parmigiano di circa 30 kg viene fatta
rotolare lungo un percorso che termina presso il
Chiostro di San Francesco;
Presepe Vivente: si svolge nei caratteristici vicoli
delle Piagge.
GASTRONOMIA
La cucina popolare alatrese è caratterizzata
da un forte legame con l'agricoltura di sussistenza
che sempre ha prevalso nella regione: non vi è
quindi una netta tradizione legata ad animali di
grossa taglia né tanto meno al pesce. L'elemento
centrale è quello cerealicolo con ottime
elaborazioni di pasta (per lo più all'uovo),
pane e dolci secchi. La carne più consumata
è quella bianca con pollami e conigli, anche
se la regina della tavola resta sempre il produzione
di origine ovina, sia essa carne che latte e derivati.
Frutti e verdure sono quelli tipici dell'Italia
centrale; famosi nella zona sono i broccoletti di
Alatri, il cui consumo (curiosità) sembrerebbe
legato all'alta incidenza, in passato, di gozzo
endogeno nella popolazione locale. Di notevole qualità
sono gli oli d'oliva locali: nel 2006 l'Olio Quattrociocchi
del Frantoio Quattrociocchi Amerigo di Alatri ha
vinto l'undicesima edizione del Biol ad Andria con
un voto di 82,60 su 100: è risultato il migliore
del 2006 tra gli oltre 250 oli in gara, meritandosi
il titolo di Miglior olio biologico del mondo.
ECONOMIA
La vita economica della città di Alatri è
abbastanza eterogenea senza dimostrare una vocazione
univoca. Ampio spazio è dato nelle zone rurali
alle coltivazioni di piccola e media estensione,
con cereali e ortaggi nella pianura meridionale
e uliveti e vigneti nella parte nord-orientale più
collinosa: la produzione di olio d'oliva raggiunge
alti livelli qualitativi, ed ha ottenuto importanti
riconoscimenti. La aree boschive sono poco sfruttate
e utilizzate per la raccolta di castagne, funghi
ed altri prodotti spontanei. Intensa è la
pastorizia di ovini, anche se col passare degli
anni ha sempre meno peso nell'economia alatrense.
Il
settore industriale è sviluppato nella zona
di Chiappitto ed in prossimità del Comune
di Frosinone: qui sono presenti sia impianti di
grandi multinazionali metalmeccaniche (Omron), che
imprese locali di interesse nazionale (Solac, Mazzocchia),
che piccole imprese di artigianato industriale dalle
dimensioni più ridotte. L'artigianato in
senso stretto occupa ormai solo una piccola percentuale
della popolazione e propone piccole lavorazioni
del legno e del cuoio. Risentendo favorevolmente
della posizione strategica in cui è situata,
molti lavoratori sono pendolari con le grandi città
e con il Polo industriale di Frosinone-Ferentino
oppure si dedicano all'attività di autotrasportatori.
Dopo
gli anni della crisi economica italiana, il centro
storico si sta valorizzando come "centro commerciale
naturale" attirando all'interno delle mura
visitatori e turisti che alla sera animano i bar
ed i locali notturni. Il terziario è particolarmente
sviluppato poiché Alatri si propone come
erogatore di servizi privilegiato (scolastici, sanitari)
per una vasta area della provincia.
CENNI
STORICI
La presenza umana nel territorio di Alatri è
accertata dal periodo calcolitico. In epoca storica
la città è abitata dalla popolazione
italica degli Ernici. Nel 380 e nel 362 a.C. gli
Ernici entrano in conflitto con Roma. Nella successiva
rivolta del 306 a.C. Alatri, rimasta fedele a Roma,
ottiene di restare indipendente e conosce un periodo
di benessere, che ha un culmine nel primo quarantennio
del II secolo a.C. in coincidenza con la riorganizzazione
urbanistica e amministrativa della città
promossa dal censore Lucio Betilieno Varo. Nel 90
a.C. Alatri ottiene la piena cittadinanza romana.
Si suppone che il Cristianesimo sia arrivato già
nell'età apostolica, sebbene la presenza
di cristiani nella città non sia documentata
prima del 380.
Dopo
la caduta di Roma la città subisce le invasioni
barbariche e la sanguinosa guerra tra Odoacre e
Teodorico. Nel 543 Alatri è saccheggiata
da Totila e rimane completamente distrutta; l'anno
successivo viene inclusa nel Ducato romano, soggetto
all'autorità papale. Nel 1173 Alatri conquista
l'autonomia comunale. Nel 1186 la città,
durante le lotte del papato contro l'impero, è
assediata dall'esercito di Enrico VI al quale riesce
tuttavia a resistere. Nel Duecento il comune alatrino
si espande a danno dei paesi limitrofi: sottomette
Collepardo ed in seguito anche Trivigliano, e aggredisce
Vico nel Lazio, che verrà assoggettata all'inizio
del XIV secolo, quando anche Frosinone sarà
costretta a partecipare al Parlamento di Alatri
e fornire truppe al comune ernico. Un forte periodo
di sviluppo economico, monumentale ed edilizio si
ha con la nomina del cardinal Gottifredo di Raynaldo
a podestà nel 1286. La cattività avignonese
del papato coincide con una fase di decadenza per
Alatri, che nel 1324 viene conquistata da Francesco
de Ceccano. I ceccanesi domineranno Alatri per ben
35 anni, come dimostrano numerose lettere dei Papi
di quel periodo. In tali lettere, l'ultima del 1354,
la Chiesa chiede aiuto ai popoli vicini perché
si coalizzino contro Francesco De Ceccano, dominatore
di Alatri e in guerra con la Chiesa. Nel 1357 le
Costituzioni egidiane obbligano la città
a restituire la signoria su Trivigliano al papato
e quella su Torre ai Caetani. Durante lo scisma
d'occidente la città è occupata dalle
milizie papali e rimane forzatamente fedele a Urbano
VI. Tuttavia, a seguito dell'ingresso in città
di Onorato Caetani, che cattura quaranta nobili,
gli alatrensi per difendersi da ulteriori scorrerie
nominano i Conti signori della città. Nel
Quattrocento il dominio sulla città da parte
di re Ladislao I di Napoli (1408-1414) divide la
città in fazioni. In seguito, salvo la breve
signoria di Filippo Maria Visconti nel 1434, Alatri
deve sottostare al diretto potere pontificio, che
si fa più soffocante. Nel XVI secolo il Sacco
di Roma e la successiva occupazione spagnola lasciano
la città impoverita e a dover fronteggiare
la peste. La situazione economica si aggrava anche
a causa di lunghe lotte con i comuni vicini e delle
occupazioni da parte di Cesare di Caietani prima,
e di Ferdinando Alvarez de Toledo poi. Una riorganizzazione
sociale e religiosa viene promossa da Ignazio Danti,
vescovo della città dal 1583, che istituisce
il Seminario Diocesano. Il XVII secolo per Alatri
è segnato da due terremoti e nuovamente dalla
peste. Nel Settecento la città raggiunge
gli ottomila abitanti; viene attuata una riforma
delle istituzioni locali, e nel 1729 viene istituito
il Collegio delle Scuole Pie.
Con
la proclamazione della Repubblica Romana nel 1798
emerge in città un ceto dirigente filofrancese,
abbattuto però, nel luglio 1798, da una ribellione
che sfocia in un massacro. Nel riordino amministrativo
della provincia pontificia di Campagna e Marittima
(che cambia nome in Dipartimento del Circeo), Alatri
diviene capo cantone di un vasto territorio. Dal
1809 al 1814 la città subisce il dominio
dell'impero napoleonico, e la deportazione in Francia
di molti dissidenti e del vescovo Giuseppe Della
Casa.
La
Restaurazione produce un periodo di incertezza politica;
il fenomeno del brigantaggio testimonia l'arretratezza
generale dello Stato pontificio, nonostante i tentativi
di migliorare la situazione (come la realizzazione
dell'acquedotto per volere di Pio IX). Con l'instaurazione
della Seconda Repubblica romana, il patriota alatrense
Sisto Vinciguerra viene eletto deputato alla Costituente.
In
seguito all'unificazione della penisola, la popolazione
raggiunge i tredicimila abitanti; vengono potenziati
i servizi di assistenza ed ha inizio un vivace progresso.
Fiorisce anche la vita letteraria e politica. Nello
stesso tempo, con l'aumento della popolazione, l'area
del centro abitato supera assai presto l'antica
cerchia muraria. Nel 1917 l'inaugurazione di una
ferrovia vicinale fa cadere l'isolamento in cui
si trova la città.
Durante
la seconda guerra mondiale la città subisce
pesanti perdite umane e la rovina di molti monumenti
e abitazioni. Nel 1941 nel territorio di Alatri
viene istituito il campo di internamento delle Fraschette,
che rimarrà in funzione fino al 1944. Dopo
la guerra Alatri diviene una città florida
economicamente, con un potenziamento delle attività
commerciali.