Prata
di Pordenone è un comune italiano di 8.423 abitanti
della provincia di Pordenone in Friuli-Venezia Giulia. Il
comune di Prata di Pordenone si trova in Friuli-Venezia
Giulia, al confine con il Veneto. È composto dal
capoluogo, Prata (diviso in Prata di Sopra e Prata di Sotto),
e dalle frazioni di Villanova, Ghirano, Puja, Peressine
e le Monde. Fa parte dei 16 comuni del bacino idrografico
del fiume Livenza.
ETIMOLOGIA
Il toponimo Prata di Pordenone deriva dal latino pratum
(pl. prata) e indica la vastità del territorio probabilmente
ricoperto in antichità da prati.
ORIGINI
E CENNI STORICI
La storia di Prata si identifica con la famiglia dei conti
omonimi che lebbero in feudo. Le prime notizie certe
relative a questa famiglia risalgono al 1112, anno in cui
nelle fonti documentarie viene citato Gabriele I di Prata.
Gli successe il figlio Guecelletto, che a sua volta ebbe
Gabriele II e Federico, capostipite del casato di Porcia.
Nel 1220 Gabriele II si alleò coi vescovi di Feltre
e Belluno e per questo fu attaccato dai Trevisani i quali
distrussero i castelli di Brugnera e di Prata. Ebbe tre
figli tra i quali Guecello II che nel 1224 ebbe dal patriarca
Bertoldo linvestitura dei feudi aviti ed è
quasi certo che le ville soggette alla sua giurisdizione
fossero circa trentacinque. Dal 1247 al 1249 Guecello II
fu podestà di Padova e intimo di Ezzelino da Romano,
il quale nel 1250 tentò di occupare il Friuli dopo
essersi assicurato lappoggio di altri nobili, fra
cui i di Prata. Nel 1251 il nuovo Patriarca di Aquileia
Gregorio di Montelongo ristabilì il potere patriarcale.
Nel 1259 Ezzelino morì e Guecello II, vistosi perduto,
stese procura ai suoi figli Gabriele e Guecelletto affinché
trattassero la pace con il Patriarca. Le condizioni furono
piuttosto onerose in fatto di cessione di territori e indennità
di guerra ma il prestigio e la potenza dei di Prata rimasero
comunque alti. Nel 1316 un furioso incendio distrusse labitato
di Prata e danneggiò gravemente il castello e altri
edifici. Da ultimo occorre ricordare Guglielmino di Prata
che fu protagonista nelle controverse vicende che nel Quattrocento
agitarono la vita della Chiesa cattolica. In quel tempo
erano assai accese le lotte fra papi e antipapi e Guglielmino
, in accordo con la Comunità cividalese, i Porcia,
i Valvasone, gli Spilimbergo e i Polcenigo, ma contro il
Patriarca Panciera e i Veneziani, appoggiò Gregorio
XII deciso a tenere un Concilio in opposizione a quello
di Benedetto XIII. Quale sede del Concilio fu scelta Cividale
e prima di raggiungerla Gregorio XII fu ospite di Guglielmino
nel castello di Prata. Il Concilio, apertosi nel 1409, fu
concluso assai in fretta per il timore che Cividale fosse
assalita, mentre i sostenitori del Patriarca Panciera devastavano
i dintorni di Prata e Porcia. Antonio Panciera tentò
di far desistere Guglielmino dalla lotta intrapresa, ma
invano. Nel frattempo il di Prata stipulò con Venezia
un patto decennale di reciproco aiuto, che però sciolse
poco più di un anno dopo. Intanto Venezia si apprestava
a occupare il Friuli e fra il 1418 ed il 1420 quasi tutto
il territorio fu nelle sue mani. I di Prata rimasero tenaci
avversari dei Veneziani, ai quali inflissero nel 1419 una
pesante sconfitta. Poco dopo però le truppe della
Repubblica marciarono su Prata e devastarono labitato
e il castello, che fu distrutto dalle fondamenta. Guglielmino
e gli altri esponenti della famiglia si recarono in esilio
in Ungheria, dove si estinsero qualche decennio dopo. Della
contea di Prata fu investita dalla Repubblica Veneta la
famiglia Floridi di Spilimbergo. Dellantico insediamento
fortificato, invece, non è rimasto nulla. A ricordo
della gloriosa storia dei Prata, ogni anno si svolge il
24 giugno giorno della natività di San Giovanni la
Festa Medioevale di San Giovanni presso l'omonima chiesa.
(Le notizie citate sono tratte dal sito ufficiale del Comune
di Prata di Pordenone).
DA
VEDERE
Chiesa parrocchiale di Prata, edificio ampliato nel 1772,
con facciata di tipo neoclassico scandita da quattro semicolonne
con capitello ionico. All'interno, nell'altar maggiore,
due statue dello scultore veneziano Bartolomeo Modolo, raffiguranti
i Ss. Lucia e Giacomo (1748), una pala con S. Carlo, S.
Antonio Abate e S. Floriano (1630) di Gasparo Narvesa e
una bella pala d'altare (Madonna del Rosario tra S. Domenico
e S. Rosa) di Jacopo Amigoni (1682-1752), pittore napoletano
che, venuto giovane a Venezia, fu con Sebastiano Ricci e
Gian Domenico Pellegrini tra i protagonisti del Rococò:
in questo dipinto del 1740, si evidenzia il suo fraseggiare
largo e aperto, l'indeterminatezza dei contorni e la vaporosità
del colore.
Da ricordare anche lavori ottocenteschi di gusto accademico:
l'affresco del soffitto della navata dell'osovano Domenico
Fabris (1814-1901), un Trionfo di S. Lucia un po' enfatico,
ed una pala del veneziano Leonardo Gavagnin (1809-1887)
raffigurante la Vergine in gloria tra un coro di Angeli.
L'antico
Tempio di S. Giovanni dei Cavalieri , risalente al XIV secolo,
contenenete preziose testimonianze della scultura gotica
in Friuli, quali i sigilli tombali, trecenteschi con la
raffigurazione dei presbiteri Giacomo da Prata (1330) e
Bonaccorso (1337), l'arca di Pileo da Prata (1325) e soprattutto
quelle di Nicolò da Prata e Caterina di Castrucco
(1344) arricchita dalle figure in bassorilievo della Madonna
con Bambino e dei Ss. Francesco e Giovanni Battista, e considerata
opera di un collaboratore dello scultore veneto Andriolo
de Santi. Recentemente restaurata è stata oggetto
di studi archeologici e storici che verranno pubblicati
prossimamente in un'opera. Con l'ultimo restauro si può
considerare San Giovanni la "perla" di Prata.
La Chiesetta dei Ss. Simone e Giuda, che conserva nell'abside
memoria della decorazione rinascimentale: affreschi con
i Dottori della Chiesa nelle vele delle volte ed una Crocifissione
nella parete di fondo, e poi il Sacrificio di Caino e Abele
e l'Annunciazione nell'arco trionfale e Sante nel sottarco
attribuibili al pittore Pietro Gorizio e databili al 1498.
Ancora a Prata, in un capitello stradale di fronte a Palazzo
Brunetta , l'opera d'arte forse più bella del paese,
una Madonna con Bambino dipinta da Gianfrancesco da Tolmezzo
intorno al 1500: purissimo l'ovale della Madonna, gradevole
l'insistenza grafica, dolcissimo il sentimento che anima
i personaggi.
Da
visitare anche Villa Morosini Memmo, ora Municipio, risalente
alla fine del Cinquecento e l'ancor più spettacolare
Villa Brunetta, ricca di statue nel bel giardino e, all'interno,
di arredi, di caminetti settecenteschi e di affreschi.