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Modena
è una città emiliana capoluogo dell'omonima
provincia. È stata capitale per diversi secoli
del
ducato degli
Este ed è un'antica sede universitaria ed
arcivescovile. Dal 1947 la città è anche sede
dell'Accademia Militare dell'Esercito e dell'Arma
dei Carabinieri. Il Duomo, la Torre Civica
(Ghirlandina) e la Piazza Grande della città
sono state dichiarate patrimonio dell'umanità
dall'UNESCO. La città si trova circa al centro
della provincia di cui è capoluogo, nella
Val Padana. Due fiumi la circondano senza
peraltro attraversarla: il Secchia ed il Panaro,
la cui importanza per la città è testimoniata
anche dallapresenza della Fontana dei due
fiumi, dello scultore modenese Giuseppe Graziosi,
situata in Largo Garibaldi. Nasce all'interno
della città il canale Naviglio, che sfocia
nel fiume Panaro all'altezza di Bomporto.Le
prime propaggini dell'appennino modenese si
trovano circa 10 km a sud della città, già
al di fuori del territorio comunale. Il clima
è tipicamente padano con influssi subcontinentali,
con inverni freddi e nebbiosi (temperature
medie minime sotto lo zero), e moderatamente
nevosi con 25 cm annui, ed estati afose con
punte massime ben al di sopra di 35°. La città
(e soprattutto la sua area metropolitana)
è economicamente una delle maggiori realtà
europee. Infatti, nella provincia hanno sede
importanti industrie alimentari (tra cui Grandi
Salumifici Italiani, Cremonini e Fini, centri
di produzione del Parmigiano Reggiano e della
lavorazione del maiale - a cui Castelnuovo
Rangone, il cuore di questo settore, ha dedicato
addirittura un monumento-), metalmeccaniche
(Modena può essere considerata la capitale
mondiale dell'automobilismo sportivo con le
sedi della Ferrari a Maranello, della Maserati
in città, De Tomaso in periferia e Pagani
a San Cesario), delle ceramiche (Sassuolo),
tessili (Carpi) e biomedicale (Mirandola).
Inoltre Modena costituisce un fondamentale
nodo autostradale e stradale a livello nazionale:
è proprio qui che nasce infatti l'Autostrada
A22 del Brennero, unico collegamento stradale
diretto tra Italia e centro Europa, e sempre
a Modena essa si unisce con l'Autostrada A1
del Sole).
IL
DUOMO
Il duomo di Modena è la prima chiesa della
città e dell'Arcidiocesi di Modena-Nonantola.
Capolavoro dello stile romanico, la cattedrale
è stata edificata dall'architetto Lanfranco
nel sito del sepolcro di san Geminiano, patrono
di Modena, dove in precedenza, a partire dal
V secolo, erano state già erette due chiese.
Nella cripta del duomo si trovano le reliquie
del santo, conservate in una semplice urna
del IV secolo ricoperta da una lastra di pietra
e sorretta da colonne di spoglio. Il sarcofago,
custodito entro una teca di cristallo, viene
aperto ogni anno in occasione della festa
del santo stesso (31 gennaio) e le spoglie
del santo, rivestite degli abiti vescovili
con accanto il pastorale, vengono esposte
alla devozione dei fedeli. A fianco del duomo
sorge la torre campanaria detta la Ghirlandina.
Il duomo di Modena, la Ghirlandina e la piazza
Grande sono stati dichiarati patrimonio dell'umanità
dall'UNESCO nel 1997.
GHIRLANDINA
Col nome di Ghirlandina è tradizionalmente
conosciuta la torre campanaria del Duomo di
Modena. Alta 86,12 metri, ben visibile al
viaggiatore che arrivi in città da qualunque
punto cardinale, la torre è il vero simbolo
di Modena. L’originale Torre di San
Geminiano, di pianta quadrata, innalzata su
cinque piani entro il 1179, fu poi rialzata
nei due secoli successivi (anche per motivi
di rivalità con le torri bolognesi) con l’introduzione
della caratteristica punta ottagonale, secondo
un disegno di Arrigo da Campione, uno dei
tanti ‘Maestri campionesi’ che
tra Duecento e Quattrocento aggiornarono lo
stile della cattedrale al nuovo gusto gotico.
La punta è ornata da due ghirlande, vale a
dire due ringhiere di marmo, da cui il nome.
All’interno, la Sala della Secchia (con
affreschi del Quattrocento), custodisce una
copia della celebre La secchia rapita: testimonianza
di quando la torre era sede dei forzieri e
dei ‘trofei’ del comune modenese.
Alla fine dell'Ottocento alla torre furono
fatti diversi lavori. Nel 1890 fu riparata
la parte piramidale superiore esterna e nel
1893 dopo aver impiantato una grande armatura
tutta intorno fu eseguito il rivestimento
in marmo di Verona. I lavori terminarono nel
1897 e dopo il collaudo dell'ingegnere Giacomo
Gallina del Regio Genio Civile la Ghirlandina
tornò allo stupore dei modenesi e non, più
bella che mai. Assolutamente unico il panorama
che si gode dalla lanterna, sulle tegole rosse
dei tetti di Modena. Nella piccola Piazza
Torre che si affaccia su via Emilia, è collocato
il Monumento ad Alessandro Tassoni, il più
celebre dei poeti modenesi, autore del poema
eroicomico La secchia rapita, in cui con suprema
ironia si narrano le contese medievali tra
modenesi e bolognesi. L’arguzia del
personaggio è ben rappresentata nella posa
della statua, realizzata nel 1860 dallo scultore
modenese Alessandro Cavazza. Degni di nota
anche i capitelli scolpiti della Stanza dei
Torresani, al quinto piano. Capitello di Davide:
due figure incoronate suonano degli strumenti
circondati di danzatrici. Il Capitello dei
Giudici': il significato delle scene raffigurate
non è chiaro: a sinistra un re con un libro
in mano sembra ascoltare le suppliche di due
donne; sulla destra un personaggio si dispera
mentre alle sue spalle due esseri alati si
allontanano. Gli altri capitelli non pongono
problemi interpretativi in quanto sono puramente
decorativi.
CHIESA
DI SAN VINCENZO
Eretta nel 1617 su una chiesa precedente di
cui si hanno notizie già dal Duecento. Attribuita
erroneamente al grande architetto modenese
Guarino Guarini, il quale nacque però sette
anni più tardi. In realtà l'esecuzione della
chiesa fu affidata a Paolo Reggiano e in seguito
a Bernardo Castagnini, con cui il giovane
Guarini forse collaborò. La chiesa è impreziosita
da una tela di Guercino (nella prima cappella
a sinistra) e dagli affreschi di Sigismondo
Caula (con architetture dipinte di Sebastiano
Sansone), raffiguranti le vite dei santi Vincenzo
e Gaetano di Thiene, fondatore dell'ordine
dei Teatini a cui la chiesa era stata affidata
(la cupola, affrescata dallo stesso Caula
e Tommaso Costa, è stata distrutta durante
la guerra in un bombardamento). San Vincenzo
è la sede dei monumenti funebri dei duchi
estensi.
CHIESA
DI SANTA MARIA DELLA POMPOSA (Aedes Muratoriana)
È
una delle chiese più antiche della città (se
ne ha notizia dal 1153). Ma l'edificio conserva
ben poco della sua struttura originale: oltre
alla muratura della metà inferiore della chiesa,
nella facciata è possibile distinguere la
traccia di un'antica porta romanica poi chiusa,
di cui rimangono i semplicissimi capitelli
in cotto e parte dell'arco a tutto sesto,
ed inoltre tracce della decorazione a denti
di sega del sottotetto sinistro e dell'oculo
centrale, mentre la torre massiccia al fianco
dell'edificio (che forse nel medioevo faceva
parte di un castello) è mozza a una certa
altezza. Più che per la sua rilevanza monumentale,
l'importanza della chiesa è dovuta al fatto
di essere stata la sede parrocchiale e la
dimora di Ludovico Antonio Muratori, il grande
storico modenese, che ne fu "prevosto" (parroco)
dal 1716 al 1750. Per sua stessa volontà,
Muratori, al tempo già studioso e scrittore
di fama, si fece assegnare "la cura delle
anime" di quello che era uno dei quartieri
più poveri e malmessi della città. La chiesa
stessa, in pessime condizioni, fu ricostruita
dalle fondamenta, e Muratori vi fece aggiungere
il coro. All'interno si trova un ciclo di
dipinti del Seicento e del Settecento su San
Sebastiano, opera di Bernardino Cervi e Francesco
Vellani. La chiesa, con annessa canonica (dove
Muratori visse attendendo alle sue opere più
celebri), costituisce oggi il complesso dell'Aedes
Muratoriana ("Casa del Muratori"), sede della
Deputazione di Storia patria e del Museo Muratoriano.
Testimonianza di affetto dei modenesi per
uno dei suoi cittadini più illustri è il monumento
a L. A. Muratori, che sorge poco lontano,
sull'omonimo Largo che si affaccia sulla via
Emilia. Scolpito da Adeodato Malatesta, che
non volle ricevere compenso, il monumento
ritrae lo storico in un atteggiamento pensieroso,
ma riesce anche a suggerirne la profonda umanità.
CHIESA
DI SANT'AGOSTINO
La chiesa del Voto, che sorge sulla via Emilia
di fronte a Corso Duomo e quindi a poca distanza
da questo, prende il nome da un voto del Comune
modenese e del duca Francesco I d'Este fatto
nel 1630, quando la città fu investita da
una gravissima epidemia di peste che, secondo
un cronista, giunse a causare fino a duecento
morti al giorno. Il voto del Comune fu appunto
di costruire, se e quando fosse cessata l'epidemia,
una chiesa che, per interessamento del duca
(durante la peste rifugiatosi con la corte
sulle colline del Reggiano), fu dedicata alla
Madonna della Ghiara, protettrice di Reggio
(che, a differenza di Modena, fu soltanto
sfiorata dall'epidemia). Non appena questa
finì, a mantenimento del voto, su disegno
dell'architetto modenese Cristoforo Galaverna,
nel 1634 s'iniziò la costruzione della chiesa
in uno stile piuttosto ibrido e sormontata
da una cupola. Fu commissionata anche al pittore
Lodovico Lana una grande pala che si trova
ancora all'interno assieme ad altri dipinti
e rappresenta nella parte inferiore scene
della peste e in quella superiore la Vergine
col Bambino con santi, angeli e su un piatto
è l'offerta della città riconoscibile dalle
torri del duomo e del palazzo comunale.
PALAZZO
DUCALE
Il Palazzo Ducale di Modena è stato sede della
Corte Estense tra Seicento ed Ottocento. Dall'Unità
d’Italia, il Palazzo ospita la prestigiosa
Accademia Militare di Modena. Tra i più illustri
ex-frequentatori dell'Accademia troviamo 10
Marescialli d’Italia, 1 Maresciallo
dell’Aria, 31 ministri, 6 Presidenti
del Consiglio, 31 Senatori del Regno e 3 Senatori
della Repubblica e 1 Deputato: di questi i
nomi più illustri sono ricordati nella Galleria
della memoria del museo storico dell'Accademia
militare, ubicato nella sede stessa del Palazzo
Ducale. La sua costruzione fu iniziata da
Francesco I d'Este nel 1634 e fu finita da
Francesco V. Il Palazzo sorse su un precedente
"Forte Estense" e la sua architettura fu creata
anche da interventi di Bernini e Borromini.
La maestosa facciata del Palazzo, alleggerita
dal gioco cromatico dei marmi, è stata recentemente
restaurata. Dalla porta centrale si accede
all’elegante "Cortile d’onore",
sede delle cerimonie militari, e al suggestivo
"Scalone d’onore". Nel Salone centrale
è degno di nota il soffitto, affrescato nel
Settecento da Marco Antonio Franceschini con
l’incoronazione di Bradamante, capostipite
degli Este, già celebrata da Ariosto nell'Orlando
furioso. Suggestiva testimonianza dello sfarzo
della piccola corte modenese nel Settecento
è il "Salottino d’oro", il gabinetto
di lavoro del duca Francesco III, che nel
1756 lo fece rivestire e decorare con pannelli
rivestiti di oro zecchino. Di fronte al Palazzo
si alza una statua dedicata all'eroe risorgimentale
Ciro Menotti, mentre alle spalle si trovano
i principali "Giardini pubblici" di Modena,
anteriormente detti giardini botanici estensi.
CENNI
STORICI
Anticamente fu un insediamento etrusco, poi
gallico, quindi, nel 183 a.C., colonia romana,
col nome di Mutina. Questo toponimoviene messo
in relazione con l'etrusco "mutna", o "mutana",
"tomba", a sua volta forse derivato da una
radice anteriore che dà nome ad un "rialzo
di terreno", una "collina". Successivamente
Modena venne abbandonata fra il V e il VII
secolo, causa le numerose inondazioni dei
fiumi Secchia e Panaro, gli abitanti si rifugiarono
nel vicino borgo più a ovest, Cittanova. Tornò
a ripopolarsi gradualmente intorno alla sede
vescovile, che aveva assunto la guida della
città ed il vescovo Leodoino la fece cingere
di mura nell'891. Durante la signoria deivescovi,
venne eretta la nuova cattedrale. Il potere
vescovile ebbe termine con l'autonomia comunale
nel 1135 ma, nel 1249, con la battaglia di
Fossalta, Modena ghibellina venne sconfitta
da Bologna guelfa e, nel 1288, si consegnò
agli Estensi di Ferrara. Ma Modena diventa
veramente la 'città estense' solo dopo il
1598, quando il duca Cesare trasferisce da
Ferrara a Modena la capitale del suo ducato.
Uno Stato destinato a barcamenarsi con alterne
fortune nelle lotte tra le potenze italiane
ed europee, e che malgrado le ripetute occupazioni
da parte degli eserciti stranieri (i francesi
nel 1702; gli austriaci nel 1742) resisterà
fino all'unificazione dell'Italia, con una
sola interruzione nel periodo napoleonico.
Cultura e folklore
Modena
può vantare un ateneo fondato nel 1175 che
attualmente ha assunto il nome di Università
degli studi di Modena e ReggioEmilia. Nonostante
ciò, la città è concentrata molto sul presente
ed è purtroppo poco sensibile alle tradizioni
del suo passato, chenegli ultimi decenni sono
andate progressivamente scomparendo. Lo stesso
dialetto locale, a cui già Dante Alighieri
nel lontano Trecento rimproverava gli accenti
bruschi e "inurbani", è stato ormai sostituito
dall'italiano, anche se ha lasciato tracce
caratteristiche nella cadenza un po' strascicata
dei modenesi; solo qualche anziano, oggi,
lo parla ancora coi propri coetanei ed è ben
difficile sentire una persona giovane conversare
fluentemente in modenese. È un vero peccato,
perché così parole dense di significato (basti
pensare alla parola "fumàna" per indicare
la nebbia, sempre presente nella pianura padana)
giungeranno a un'immeritata estinzione.
Il carnevale
Questo aspetto del carattere modenese è ben
rappresentato dalla maschera della città:
il Sandrone ("Sandròun"): e nonè certo un
caso se tra tante manifestazioni della tradizione
il carnevale è quella che conserva a tutt'oggi
lamaggior visibilità. Sull'origine di Sandrone
vi sono varie teorie. Pare che a ogni carnevale
il duca invitasse ai festeggiamenti di corte
un contadino per il gusto di metterne in ridicolo
la dabbenaggine e la grossolanità. Le cose
cambiarono però quando a corte fu chiamato
un tale Alessandro Pavironi, di Bosco di Sotto,
che alle imbarazzanti domande dei convitati,
escogitate proprio per metterlo in ridicolo,
rispose con un'arguzia e un buon senso rimasti
memorabili. Da allora la figura del "Sandrone"
divenne l'emblema della saggezza del mondo
contadino, contrapposto alle sofisticherie
della città, dei ricchi e dei nobili. La leggenda
è simile a quella di tante fiabe popolari.
Di certo vi è soltanto che il personaggio
di Sandrone era già popolare nella prima metà
del secolo scorso, portato sulle scene da
una dinastia di attori e burattinai che si
esibirono con successo anche presso la corte
estense. Ancora oggi, secondo la tradizione
(tenuta in vita dalla "compagnia del Sandrone"),
ogni anno il giovedì grasso Sandrone arriva
a Modena. Lo accompagnano la moglie, la robusta
Pulonia, e il figlio Sgorghìguelo: insieme
la "famiglia Pavironica" sfila dalla stazione
fino a Piazza Grande, dove i modenesi si affollano
per assistere allo "sproloquio": il discorso
dei tre (pronunciato nientemeno che dal balcone
del Palazzo Comunale e rigorosamente in dialetto
modenese!), ricco di commenti arguti sulla
vita cittadina e bonarie critiche all'amministrazione.
Altre
manifestazioni
Fiera di Sant'Antonio, il 17 gennaio.
Fiera di San Geminiano, il 31 gennaio, patrono
della citta', durante la quale in duomo viene
scoperta la salma e si da' ai fedeli la possibilita'
di baciare il braccio del santo, conservato
in un urna di medesime forme.
"Mak 100": saggio ginnico degli allievi dell'Accademia
Militare di Modena e gran ballo delle debuttanti
cento giorni prima della promozione a ufficiale
degli allievi del secondo anno. Nel mese di
maggio.
Settimana Estense: una manifestazione promossa
da pochi anni che recupera alcuni giochi tradizionali
della tradizione medievale e rinascimentale.
Nel mese di Giugno.
Festival Internazionale delle Bande Militari:
parate e concerti delle band militari di tutto
il mondo. Nel mese di Luglio.
Festival filosofia: lezioni magistrali ed
eventi culturali (e gastronomici) legati alla
Filosofia. Nel mese di Settembre.
Festa De L'Unità: grande contenitore di cultura,
musica, politica, sport e cucina tipica, rappresenta
per i modenesi un vero eproprio appuntamento
fisso. Festa (Provinciale o Nazionale) del
quotidiano L'Unità. Nel mese di Settembre.
ENOGASTRONOMIA
Modena
è al centro di una fortunatissima
porzione della Pianura padana in cui
si estendono le aree di produzione
tipica del formaggio Parmigiano-Reggiano
e del prosciutto di Parma. Queste
due glorie della gastronomia nazionale
illustrano alla perfezione i caratteri
della cucina modenese, basata sul
formaggio e soprattutto sul maiale,
l'animale d'allevamento più diffuso
nella zona.
Un
piatto tipico delle feste invernali
è lo zampone, ottenuto con carne macinata
di maiale insaccata nella cotica della
zampa anteriore. Ma dal maiale si
ottiene anche lo strutto indispensabile
per il tipico gnocco fritto: una focaccia
quadrata che si accompagna molto bene
aisalumi. Originaria dell'Appennino
(ma gustata volentieri in tutta la
provincia) è invece la crescentina,
detta anche tigella, cotta sulla pietra
nella caratteristica forma rotonda.
Anche in questo caso formaggio, salumi
e lardo misto a rosmarino e aglio
sono l'ideale complemento.Tipico delle
zone montane in particolare di Guiglia,
Zocca, Marano sul Panaro, Serramazzoni
è anche il borlengo sottilissima sfogliaottenuta
cuocendo in apposite piastre "rola"
un impasto di uovo latte acqua e sale,
condito, una volta cotto, con la "cunza"
ovvero strutto aglio e rosmarino.
Ma la provincia di Modena è giustamente
famosa per altri due prodotti tipici
della tradizione: l'aceto balsamico
e il vino lambrusco. I "balsamici"
modenesi sono due: l' Aceto Balsamico
Tradizionale di Modena DOP e l' Aceto
Balsamico di Modena IGP. Il primo
è ottenuto mediante la lentissima
fermentazione del solo mosto d'uva,
che viene preventivamente cotto e
poi lasciato a invecchiare in serie
di piccole botti di legni diversi
per almeno 12 anni (o almeno 25 anni
nel caso del prodotto chiamato 'extra
vecchio'). L'Aceto Balsamico di Modena
IGP è invece ottenuto da mosto cotto
o concentrato, con l'aggiunta di una
parte di aceto di vino, e con una
maturazione in botte assai più breve:
sempre oltre i 60 giorni, fino a oltre
3 anni per il prodotto dichiarato
'invecchiato' in etichetta.
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Il Lambrusco
Quanto al lambrusco, è forse il più
celebre dei vini rossi frizzanti le
cui peculiarità sono probabilmente
il risultato del connubio fra le terre,
il clima, le genti emiliane, e modenesi
in particolare, e la loro storia.
Conosciuto e apprezzato dai Latini,
dunque, ma si sa per certo che la
Labrusca vitis era nota anche agli
Etruschi e ai Galli Ligures. Tuttavia
bisogna attendere il '700 perché il
Lambrusco acquisti quellepeculiarità
fondamentali per le quali è noto in
tutto il mondo, ovvero il tocco frizzante
e la spuma, che trassero origine dall'imbottigliamento:
rimanendo imbottigliato ermeticamente,infatti,
il Lambrusco riuscì a dare il meglio
di sé grazie alla rifermentazione
naturale degli zuccheri in bottiglia.
Ecco la nascita di un vino pregiato,
che per tutto l'800 e i primi del
'900, mentre la maggior parte dei
vini italiani veniva venduta sfusa,
era invece venduto e servito in bottiglia,
ad un prezzo di gran lunga superiore
alla media.
Quello che si beve oggi è un vino
di elevata acidità, dal carattere
fresco e fruttato, di basso tenore
alcolico, peculiarità che vengono
esaltate e armonizzate dalla sua caratteristica
principale, ovvero l'essere un vino
naturalmente frizzante.
Se un tempo tale caratteristica era
ottenuta tramite la rifermentazione
naturale in bottiglia, con una tecnica
del tutto simile a quella della prima
fase del "metodo Champenois" - ed
ancora oggi una piccola percentuale
di Lambrusco D.O.C. viene prodotta
con questa metodologia - oggi essa
viene raggiunta mediante la doppia
fermentazione in autoclave, ossia
con il "metodo Charmat". A differenza
degli spumanti, però, il Lambrusco
non prevede l'aggiunta di alcun tipo
di zuccheri estranei all'uva. In tal
modo si ottiene un prodotto assolutamente
naturale, di elevata qualità, limpido,
pulito, che esalta le caratteristiche
naturali dei vitigni di base, sempre
giovane in quanto l'imbottigliamento
può essere dilazionato lungo tutto
l'arco dell'anno, e anche di prezzocontenuto,
rispetto al valore effettivo del prodotto.
Tutte queste caratteristiche concorrono
nel far sì che il Lambrusco sia un
vino "per tutti", apprezzato non solo
dagli abituali consumatori di vino,
ma anche dai giovani, dalle donne
e da tutti coloro che desiderano avvicinarsi
ad una bevanda fresca e non eccessivamente
impegnativa, ma che al contempo ricercano
l'assoluta qualità e la salubrità
del vino rosso. Tranne qualche eccezione,
è di dodici mesi il ciclo di vita
standard che consente a questo vino
di preservare le sue caratteristiche
difreschezza e le note olfattive floreali
e fruttate. Dai vigneti della pianura
si producono uve dall'energia dirompente
ricche di sali minerali che si esaltano
nel profumo netto e pulito del Lambrusco
di Sorbara e nel sapore asciutto del
Lambrusco Salamino di Santa Croce.
I vigneti della zona collinare e subcollinare
a sud della via Emilia sono posati,
riflessivi, producono uve che esprimono
il profumo vinoso e la spuma consistente
del Lambrusco Grasparossa di Castelvetro.
Quella del Lambrusco è una grande
famiglia di vini con determinati attributi
comuni, ma nella zona di Modena, l'area
per eccellenza vocata alla produzione
di questo vino, le diversità delle
caratteristiche naturali dei vitigni
impiegati, le peculiarità delle zone
d'origine, differenti nella composizione
del suolo e del microclima, e infine
il lavoro dell'uomo, hanno portato
all'individuazione di tre tipologie
distinte, tutte caratterizzate dalla
tipica spuma vivace ed evanescente
e da una moderata gradazione alcolica.
Nel 1970 i produttori modenesi hanno
ottenuto il riconoscimento D.O.C.
per le denominazioni "Lambrusco di
Sorbara", "Lambrusco Salamino di Santa
Croce", "Lambrusco Grasparossa di
Castelvetro". Da oltre trent'anni
il Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi
Modenesi www.lambrusco.net è il punto
di riferimento per la garanzia, la
valorizzazione e la promozione dell'aspetto
qualitativo dei Lambruschi DOC per
far conoscere a tutti il valore di
un vino "storico" la cui freschezza
e briosità, il cui moderato grado
alcolico sono accompagnati anche dalla
garanzia di una qualità assoluta. |
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Popolazione
Residente 184.525 (M 88.017, F 96.508)
Densità per Kmq: 1.009,8
Superficie: 182,74 Kmq
CAP 41121-41126
ex CAP (non valido) 41100
Prefisso Telefonico 059
Codice Istat 036023
Codice Catastale F257
Denominazione
Abitanti modenesi
Santo Patrono San Geminiano di Modena
Festa Patronale 31 gennaio
Etimologia (origine
del nome)
Deriva dall'antico termine Mutina che
a sua volta deriva dalla base mut(t)
o mot(t) (collina, rialzo di terra).
Il Comune di
Modena fa parte di:
Regione Agraria n. 6 - Pianura di Modena
Circuito Città d'Arte della Pianura
Padana
Associazione Italiana Città Ciclabili
Associazione delle Città d'Arte e Cultura
(CIDAC)
Associazione Rete Italiana Città Sane
- OMS
Località e Frazioni
di Modena
Albareto, Baggiovara, Ca' Fusara, Cittanova,
Cognento, Collegara, Ganaceto, Lesignana,
Marzaglia, Navicello, Portile, San Donnino,
Tre Olmi, Villanova
Comuni Confinanti
Bastiglia, Bomporto, Campogalliano,
Carpi, Casalgrande (RE), Castelfranco
Emilia, Castelnuovo Rangone, Formigine,
Nonantola, Rubiera (RE), San Cesario
sul Panaro, Soliera, Spilamberto
Riepilogo Musei
nel Comune di Modena
Museo Civico Archeologico Etnologico
Raccolta d'Arte della Provincia
Museo Muratoriano
Museo Lapidario e del Tesoro del Duomo
Museo di Mineralogia, di Petrografia
e Geologia
Museo del Presepe
Museo Civico d'Arte
Mostra Permanente della Biblioteca Estense
Galleria Estense
Museo del Combattente
Aree verdi
Orto Botanico Università di Modena e
Reggio Emilia
Teatri
Teatro delle Passioni
Teatro Pavarotti
Teatro Storchi
Stadi di Calcio
Stadio Alberto Braglia |
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