Forlì
è una città della provincia di Forlì-Cesena,
della quale è il capoluogo insieme alla città
di Cesena, anche se è stata, per quasi tutto
il XX secolo, capoluogo unico della provincia di Forlì,
nome sotto il quale era compreso anche il territorio
ora facente parte della provincia di Rimini. Esattamente
Forlì è situata in Romagna, di cui è,
come dice Dante nel De Vulgari eloquentia, "meditullium",
cioè nell'area centrale. Questo primato è
anche linguistico anche se in questo caso il forlivese
deve spartire questa centralità con il faentino,
costituendo assieme a quest'ultimo il dialetto romagnolo
tipico (anche se fra i due esistono comunque differenze),
visto che il romagnolo tende a perdere questa o quella
peculiarità a mano a mano che si avanza verso
la periferia della Romagna e che la lingua subisce,
per questo motivo, gli influssi delle zone circostanti.
ETIMOLOGIA
Deriva da forum Livii e si riferisce alla gens Livia.
Il termine forum si riferisce alla presenza di un
mercato e quindi di un borgo.
Origini
La località dove Forlì sorge fu abitata
sin dal Paleolitico, come dimostrano i copiosi ritrovamenti
di Monte Poggiolo, con migliaia di reperti datati
a circa 800.000 anni fa. La città è
poi sorta su un antico insediamento commerciale, chiamato
dagli Etruschi "Ficline", sito sulla linea
di confine che separava il territorio controllato
dai Lingoni da quello dei Senoni. Il nome è
di origine romana (Forum Livii): il castrum fu probabilmente
fondato nel 188 a.C., secondo la tradizione, da Caio
Livio Salinatore, figlio del console Marco Livio Salinatore
che, nel 207 a.C., sconfisse l'esercito cartaginese
guidato da Asdrubale nella battaglia del Metauro.
Della città romana rimangono pochi resti, specialmente
sotterranei (ponti, strade lastricate, fondazioni).
Il forum doveva essere all'altezza dell'attuale piazza
Melozzo, mentre è probabile l'esistenza di
un castrum nella zona dei Romiti, sulla via per Firenze.
Il castrum chiamato Livia e il forum detto Livii rifondarono
l'etrusca Ficline dando luogo a Forlì. Un
importante pagus risalente agli anni in cui era Imperatore
Costanzo II è stato rinvenuto nei pressi della
località Pieveacquedotto, dove vi scorreva
l'acquedetto di Traiano.
Piazza
Aurelio Saffi
Ai tempi del forum romano, la Piazza Aurelio Saffi
era solo un largo spazio ai confini della centuriazione,
lungo la via Emilia versoRimini. Diventa, come è
tutt'oggi, luogo centrale della città nel Medioevo,
col nome di Campo dell'Abate (il riferimento è
all'Abbazia di San Mercuriale, di cui sotto) e poi
di Piazza Maggiore. Dopo l'unificazione d'Italia,
viene dedicata a Vittorio Emanuele II. Al termine
della seconda guerra mondiale, durante la permanenza
delle truppe anglo-americane a Forlì (successiva
alla liberazione della città dai nazi-fascisti),
la piazza è ribattezzata St. Andrew's Square
("piazza di S. Andrea").
Con l'avvento della repubblica, viene intitolata al
mazziniano forlivese Aurelio Saffi, celebrato da un
apposito monumento, posto al centro della piazza,
in sostituzione della precedente colonna della Madonna
del Fuoco (spostata in Piazza del Duomo). Il risultato
è una piazza che Antonio Paolucci ha definito
"uno scenario metafisico alla Giorgio De Chirico".
Piazza
del Duomo e Piazza Ordelaffi
I due spiazzi contigui sono sovrastati dalla fabbrica
del Duomo, già chiesa di S.Croce, la cattedrale
cittadina. A nord di piazza Ordelaffi si trova l'imponente
palazzo Paolucci-Piazza o Paulucci-Piazza, dal nome
delle due antiche famiglie nobiliari già sue
proprietarie, ora sede della Prefettura: si tratta
di un palazzo del XVII secolo costruito in modo da
ricordare il Palazzo del Laterano e il Palazzo farnese,
a Roma. Al centro di piazza del Duomo si erge la colonna
votiva della Madonna del Fuoco, protettrice della
città; fu eretta originariamente in piazza
Saffi, da dove fu spostata alla fine dell'Ottocento
per lasciar posto al monumento commemorativo del patriota
forlivese Aurelio Saffi. Il 1° maggio 2007, una
parte di piazza del Duomo ha preso il nome di piazza
Giovanni Paolo II, in ricordo della visita che il
Santo Padre fece a Forlì l'8 maggio 1986.
Corso
della Repubblica
Il Corso della Repubblica, forse la principale strada
cittadina, costituisce il ramo della via Emilia verso
est interno al centro storico. È la spina dorsale
del rione chiamato tradizionalmente "Borgo Cotogni"
per un antico insediamento dei Goti (da "Gotogni")
che ivi si erano stanziati nel V secolo. Appare come
un lungo rettilineo di aspetto moderno, al termine
del quale si scorge l'obelisco del monumento ai caduti
di piazzale della Vittoria.Negli anni 30 si chiamava
corso Vittorio Emanuele. Vi sorge la barocca chiesa
di Santa Lucia, protettrice della vista e festeggiata
il 13 dicembre. Vi si affacciano anche la biblioteca
e la sede dei principali musei comunali, compresa
la pinacoteca nell'imponente palazzo Merenda, già
sede dell'antico ospedale cittadino.Sempre nel palazzo
del Merenda nelle sale dell'armeria Albicini sono
visibili affreschi (1924)del pittore forlivese Francesco
Olivucci (1899-1984). Forse l'unico complesso realizzato
a Forlì da un maestro internazionale dell'architettura
è L'Hotel della Città e de la Ville
con il Centro Studi Fondazione Livio e Maria Garzanti.
È opera dell'architetto milanese Giò
Ponti su incarico di Aldo Garzanti. Progettato nel
1953 e terminato nel 1957 è, con i suoi spioventi
invertiti, le finestre esagonali, gli spazi aperti
ed il respiro fra i corpi, un'icona degli anni cinquanta.
Corso
Giuseppe Mazzini
Questo corso, via di porticati e negozi, congiunge
piazza Saffi con la via Ravegnana (per Ravenna), verso
nord, dove un tempo sorgeva la Porta di San Pietro.
L'antica chiesa, ora scomparsa, di San Pietro in Scottis,
rifugio per pellegrini scozzesi, dà nome al
rione "San Pietro". Appena imboccato il
Corso, provenendo da Piazza Saffi, si trova, in una
via a sinistra, la Torre Numai, ricordo di un'antica
famiglia nobiliare. Importante è la chiesa
del Carmine, che ospita il convento dei carmelitani:
l'ingresso presenta un pregevole fregio in marmo d'Istria,
in origine abbellimento dell'entrata del Duomo.
Corso
Giuseppe Garibaldi
Si tratta del corso più lungo, che da piazza
Saffi arriva a Porta Schiavonia e costituisce la parte
di via Emilia verso ovest, cioè verso Faenza
e Bologna, attraversando la zona più antica
della città, dove notevoli palazzi signorili
si sono conservati fino a oggi. È la strada
più antica della città, attorno alla
quale Forlì ha cominciato a svilupparsi. Il
nome "Schiavonia", ampliato tutt'ora all'intero
rione, deriva dal ricordo degli schiavi forlivesi
deportati in Spagna dal barbaro Alarico e liberati
dal vescovo Mercuriale. Per magnificare l'epopea risorgimentale,
su proposta dell'onorevole forlivese Tito Pasqui,
il corso fu poi dedicato a Giuseppe Garibaldi.
All'altezza
di piazza Melozzo, in corrispondenza della chiesa,
già cattedrale, della SS.Trinità - dove
sono conservati, oltre all'antica cattedra di S. Mercuriale,
i resti del pittore forlivese -, sono state trovate
le testimonianze del centro romano: lì sorgeva
l'incrocio fra cardum e decumanum maximum. Al termine
del corso si arriva a Porta Schiavonia, unico dei
quattro ingressi rimasti in piedi: le altre barriere,
insieme alle mura medievali, sono state demolite nel
1905 (o bombardate nel '44) per permettere lo sviluppo
della rete stradale e la costruzione dei viali di
circonvallazione del centro storico; l'aspetto attuale
della porta risale al Settecento.
Corso
Armando Diaz
Questo corso porta da piazza Saffi al piazzale di
Porta Ravaldino (porta non più esistente),
e al viale dell'Appennino che, verso sud, collega
la città a Predappio e Castrocaro Terme, dirigendosi
poi a Firenze. È l'asse portante del rione
"Ravaldino", nome di origine incerta, ma
noto fin dal Medioevo. Esiste, nelle prime colline
forlivesi, anche una località chiamata "Ravaldino
in Monte".
Vicino
al centro sorge il palazzo Orsi Mangelli, ora sede
del polo universitario decentrato dell'ateneo di Bologna.
Sempre all'inizio del Corso, si trova il Teatro Comunale
intitolato al drammaturgo forlivese Diego Fabbri.
Più avanti, si trova l'interessante chiesa
di S. Antonio Abate in Ravaldino, degli inzi del XVIII
secolo, che ospita, tra altri bei dipinti e statue
lignee, una Visitazione di Marco Palmezzano; si segnala
anche un organo di Alessio Verati. Il tratto finale
affianca la possente Rocca di Ravaldino, cittadella
centrale nel sistema difensivo delle mura medievali
già ai tempi degli Ordelaffi e centro di governo,
in particolare sotto Caterina Sforza: la Rocca fu
il principale teatro dello scontro con le truppe francesi
e pontificie di Cesare Borgia. Ne L'Arte della Guerra,
Machiavelli descrive la Rocca così: "Era
tutta quella fortezza piena di luoghi da ritirarsi
dall'uno nell'altro, perché vi era prima la
cittadella, da quella alla rocca era uno fosso, in
modo che vi si passava per uno ponte levatoio; la
rocca era partita in tre parti, e ogni parte era divisa
con fossi e con acque dall'altra, e con ponti da quello
luogo a quell'altro si passava".
Il
quartiere Ronco
Ronco è un quartiere orientale facente parte
della quarta circoscrizione del Comune di Forlì.
Il quartiere conta 5.421 abitanti ed è lambito
dall'omonimo fiume, tra le infrastrutture presenti
sul territorio va ricordato l'Aeroporto Civile di
Forlì "L. Ridolfi". Conta due parrocchie,
un cinema, un albergo, il Parco di Via Dragoni, pizzerie,
esercizi e centri commerciali, scuole. Fino alla Prima
guerra mondiale era il lido di Forlì: sulle
rive del fiume i villeggianti potevano fare il bagno
contando su veri e propri stabilimenti "balneari".
La frazione fu sede di una commenda di ospitalieri
ed ora è l'ingresso est della città,
lungo la via Emilia. Subito dopo il ponte sul fiume
Ronco ci si trova sul lungo rettilineo (viale Roma)
che conduce al centro di Forlì. Durante la
Seconda guerra mondiale, nel settembre del 1944 la
zona dell'Aeroporto fu teatro di esecuzioni da parte
dei nazifascisti ai danni di persone di origine ebraica,
partigiani, antifascisti. I crateri provocati dalle
bombe venivano utilizzati come fosse comuni dopo le
esecuzioni. In via Seganti è eretto un cippo
alla memoria di molti dei caduti, non tutte le salme
infatti poterono essere identificate con precisione.
Presso l'aeroporto, sorge il polo aeronautico, composto
dall'istituto tecnico aeronautico (ITAER), la facoltà
di ingegneria aerospaziale dell'Università
di Bologna e la scuola per controllore di volo dell'ENAV.
I nomi delle strade ricordano personaggi o fatti legati
alla storia del volo, come Francesco Baracca, Icaro,
Fratelli Montgolfier, Avieri, Trentesimo Stormo e
Fratelli Zannetti. Il progressivo espandersi delle
urbanizzazioni ha reso Ronco una propaggine della
città senza interruzioni.
Il
quartiere Vecchiazzano
È un quartiere collinare, situato oltre il
fiume Rabbi vicino alla confluenza col fiume Montone.
Nelle vicinanze sorgono le prime colline di Massa
e Sadurano, raggiungibili attraverso la via del Tesoro.
Il borgo, sviluppatosi anticamente col nome "Veclezio",
ha nucleo originario sulla via Castel Latino che,
da Forlì, attraversando il "Ponte vecchio",
raggiunge Terra del Sole, Castrocaro e Firenze. Vi
sorge l'ospedale Morgagni-Pierantoni e un cimitero
di guerra inglese. La chiesa principale è la
parrocchiale di San Nicola.