Villaricca
(fino al 13 maggio 1871 denominata Panicocoli) è
un comune della provincia di Napoli. La cittadina,
che negli ultimi venti anni è stata al centro
di un notevole sviluppo urbanistico, è situata
a pochi chilometri a nord di Napoli ed è parte
integrante dell'agglomerato urbano del capoluogo campano.
Tra
le produzioni agricole, permangono, anche dopo la
massiccia urbanizzazione, i famosi fagioli tondini
di Villaricca.
ETIMOLOGIA
Il toponimo attuale è recente, risalente al
13 maggio del 1871, quando fu abbandonata l'antica
denominazione Panicocoli. L'antico nome è spesso
presente nell'uso dialettale, soprattutto tra la popolazione
più anziana che si rifersisce al proprio paese
come Panecuocole. L'antica denominazione rinvia al
latino medievale panicoculus (formato da panis, pane,
e dal tema di coquere, cuocere), ovvero fornaio (non
a caso la cittadina è famosa anche per il buon
pane). Le delibere per l'attuale denominazione risalgono
alla fine del XIX secolo, più precisamente
agli anni 1862 e 1865; all'inizio dello stesso secolo,
per un breve periodo di tempo che si colloca tra il
regno di Gioacchino Murat e il ritorno di Ferdinando
IV, la città ha portato il nome di Gioacchinopoli.
ORIGINI
E CENNI STORICI
I primi documenti dove si cita ufficialmente il paese
sono delle transazioni di terreni risalenti al 988
e al 1031, ma il territorio di Villaricca risulta
già abitato in epoca remota: alcune tombe rinvenute
nel 1955, con relativi corredi funerari, fanno supporre
agli storici che il luogo fosse abitato già
migliaia di anni prima dell'avvento di Cristo.
Le prime tracce di un villaggio vero e proprio sono
riconducibili al periodo tra il IV e il V secolo d.C.
La particolare struttura quadrangolare della antica
area abitata della cittadina fa pensare che essa abbia
ospitato accampamenti militari romani.
Nella metà dell'IX secolo, Panicocoli divenne
presidio normanno sotto il comando di Danabaldo.
Nel 1134, Ruggiero il Normanno pose un lungo assedio
a Panicocoli: qui fu sconfitto dalle forze alleate
di napoletano e mercenari pisani. Di nuovo nel 1135,
il paese fu teatro di tentativi di conquista del Regno
di Ruggiero il Normanno. Quando quest'ultimo salì
al trono nel 1140, elevò l'abitato a capoluogo
di distretto, governato da un conte.
Nel Medioevo, Panicocoli, come casale del Demanio
regio, usufruì dei privilegi fiscali legate
a questa particolare condizione. Di questo periodo
si hanno poche testimonianze documentarie: pare che
il luogo di aggregazione del villaggio fosse la Chiesa
di San Simplicio, sulle cui rovine è nata successivamente,
nel 1407, la Chiesa di Santa Maria dell'Arco.
Nel 1631 il viceré di Napoli, Emanuele Fonseca
y Zunica conte di Monterey, perseguendo una politica
fiscale, eliminò i privilegi di cui usufruivano
i territori inclusi nel Demanio regio e cercò
di vendere il casale di Panicocoli. Nel 1633 il casale
fu acquistato da un certo Salvo Selano che governò
per un solo anno: nel 1634 il feudo fu venduto al
barone Giannantonio Parisio. Nel 1710 fu acquistato
invece dal principe Carlo de Tassis, conte di Zellò
e marchese di Paullo. Carlo de Tassis, per problemi
economici, vendette nel 1728 Panicocoli a Nicola Petra,
duca di Vastogirardi, la cui famiglia seppe governare
con saggezza il feudo fino al 1806.
Nel
1816 venne eletto il primo sindaco del paese, Filippo
D'Alterio. Per tutto il resto del XIX secolo l'amministrazione
cittadina si preoccupò di costruire strade
di collegamento, scuole e un acquedotto, al quale
furono interessati anche i comuni di Giugliano in
Campania, Melito di Napoli e Qualiano. Risale invece
al Novecento la costruzione della linea tranviaria
che ha collegato Villaricca con Napoli.
DA
VEDERE
La
cittadina di Villaricca è provvista di diverse
Chiese, ma gli edifici di maggior rilevanza storica
sono la Chiesa di San Mattia Apostolo, la Parrocchia
di Santa Maria dell'Arco e la Chiesa del Purgatorio.
Chiesa
di San Mattia Apostolo
Fu costruita alcuni decenni dopo quella di Santa Sofia,
diventata insufficiente ad accogliere i fedeli. Le
prime notizie risalgono alla visita pastorale del
1598. La chiesa ha subìto nel corso dei secoli
alcune modifiche. Inizialmente aveva l'ingresso dal
lato occidentale, con annesso campanile sul lato destro.
L'attuale ingresso fu aperto nel 1870, in seguito
alla collocazione, sull'altarino frontale, dell'affresco
della Madonna delle Grazie, estratto dall'omonima
chiesa (già Cappella di Santa Sofia). In essa
vi si insediò nel 1625 la Congrega laica di
Santa Maria della Purificazione e la Confraternita
della Dottrina Cristiana aggregata a quella dei catecumeni
di Napoli.
Nel 1715 i Governatori fecero costruire il lavabo
e nel 1723 l'ipogeo per le sepolture, come si legge
sulla lapide situata al centro del pavimento. Il 2
luglio 1910 crollò il soffitto; il comune,
a lavori ultimati, nel 1912 contribuì alla
spesa erogando lire 250 a favore degli amministratori
della Congrega della Purificazione. La chiesa ancora
oggi continua ad essere aperta al culto e a mantenersi
con le offerte dei fedeli.
Parrocchia
Santa Maria dell' Arco
Probabilmente il primo nucleo abitato si sviluppò
intorno alla piccola Chiesa di San Simplicio, di cui
si hanno notizie già in un documento di transazione
di terreni del 1031. Sulle rovine dell'antico edificio
di culto sorge la Parrocchia S. Maria dell'Arco che,
costruita nel 1407, fu successivamente ristrutturata
nel 1740. Divenuta parrocchiale nel XIV secolo, la
chiesa fu dedicata alla Madonna dell'Arco, in osservanza
alla tradizione che si collega al culto mariano di
Sant'Anastasia.
Dell'antico tempio sono rimaste alcune tracce architettoniche.
Il campanile è poco discosto dal corpo della
chiesa. All'interno in corrispondenza del primitivo
portale, è posto in fondo un altarino del XVI
secolo, di epoca anteriore agli altri presenti nel
tempio e che probabilmente era l'altare principale
della primitiva chiesetta di San Simplicio. La facciata
della Parrocchia è ricca di decorazioni in
stucco. La chiesa è divisa in tre navate. Lateralmente
si apre una successione di altarini. La navata centrale
termina nell'arco trionfale che immette nell'abside.
Un affresco quattrocentesco, situato in una nicchia,
raffigura una Madonna con il Bambino incoronata da
due angioletti. Anche il fonte battesimale risale
al XV secolo. Sopra l'ingresso è posto l'organo
settecentesco.
Chiesa
del Purgatorio
La Chiesa delle Anime del Purgatorio risale al 1682.
Fu edificata su un terreno di proprietà del
barone Giacinto Casinmiro Parisio. La nuova chiesa
fu costruita su disegno del Regio ingegnere e tavolario
Stendardi che ne diresse anche i lavori. Il risultato
fu una chiesa molto semplice: una sola navata, con
pianta rettangolare lunga palmi 90 (m. 22,50), larga
40 (m. 10) e alta 50 (m. 12,50); soffitto retto da
14 travi di legno, coperti da controsoffitta in tela,
al centro della quale fu collocato il pregevole quadro
con l'effigie della SS. Vergine dell'Aiuto delle Anime
del Purgatorio, titolare della chiesa; sul lato destro
della facciata vi fu annesso il campanile di forma
quadrata fino all'altezza della chiesa. Il culto per
le Anime del Purgatorio fu introdotto nel paese e
nella provincia nella seconda metà del XVII
secolo, per volere del papa Clemente X che concesse
le indulgenze plenarie a favore delle Anime del Purgatorio
e del papa Benedetto XIII che rese applicabili al
suffragio molte devozioni particolari.
Il 29 gennaio 1691, alle ore 21.00, avvenne la consacrazione
della chiesa con messa solenne celebrata dal rev.
Alessio d'Alessio, inviato del cardinale Antonio Pignatelli
a cui presero parte il rettore del seminario di Napoli,
il rev. Giuseppe Crispino, il neo sacerdote Tommaso
Taglialatela e il clero locale.
Palazzi
A Villaricca vi sono diversi palazzi di rilevanza
storica. Degno di nota è soprattutto il Palazzo
Baronale.
La
dimora dei Baroni
Il Palazzo Baronale è situato in Piazza Majone
e risale probabilmente al secolo al XV secolo.
Il barone Giovanni Antonio Parisio fece costruire
le carceri e la casa Pretoria nel 1653. Altri ampliamenti,
sempre sul lato destro, oggi palazzo Majone no. 48,
furono apportati dal barone Carlo de Taxis verso il
1710. Costui, tra l'altro, fece anche sostituire le
baracche in legno dell'antistante piazza-mercato con
quelle attuali in muratura con porticato spagnoleggiante.
Il castello normanno fu incorporato da altre costruzioni
dai baroni Petra (1728 - 1811) che vi costruirono
sul lato sinistro fino al numero civico 22 di corso
Vittorio Emanuele, dove fecero erigere anche una cappella
di famiglia intorno al 1750.
Le segrete, situate a trenta metri di profondità,
raggiungibili con scalini in pietra di tufo, sono
state esplorate dal gruppo archeologico G. Chianese
e trovate in buono stato di conservazione ad eccezione
degli scalini incerti in alcuni punti.
Sul retro del palazzo baronale vi era un ampio giardino
che subì una prima decurtazione a fine Ottocento
in seguito al prolungamento di via Micillo da mettere
in comunicazione con via Orologio. Il rimanente giardino
da qualche decennio è diventato Villa Comunale.
Il palazzo baronale, attualmente in ristrutturazione,
è stato di recente acquistato dal Comune per
collocarvi la biblioteca, un centro culturale e la
villa della Musica.