Torre
Annunziata è una città in provincia
di Napoli. Si
trova ai piedi del Vesuvio (nella c.d. "zona
rossa") e si affaccia sul Golfo di Napoli, precisamente
in una piccola insenatura (nel "Ventre della
Vacca") che ha un importante ruolo, infatti ha
reso Torre Annunziata il terzo porto della regione
Campania. Stazione termale (terme vesuviane) e balneare
(Marina del Sole, Marina della Salera e Marina di
Rovigliano), in passato fu la capitale dell'"arte
bianca" (centinaia di pastifici fino all'incirca
al 1950 ad oggi è attiva soltanto un'azienda,
"Pasta Setaro"), e sede di industrie metalmeccaniche
(Deriver, Dalmine) e altre, tante e tali che fu appellata
sia la Manchester del Sud che la Sesto San Giovanni
del Mezzogiorno. Oggi ospita industrie nautiche (Aprea
Ferretti) e farmaceutiche. Il sindaco attuale è
Giosuè Starita.
DA
VEDERE
Nel suo territorio - che la Tabula Peutingeriana indica
con il sito di Oplonti - è stata portata alla
luce una delle più ricche e sfarzose ville
di epoca romana (I secolo a.C.) presumibilmente appartenuta
alla Gens Poppea e forse dimora estiva di ricchi pompeiani.
In particolare si crede che tale villa sia appartenuta
a Poppea Sabina, seconda moglie di Nerone. In anni
più recenti è stata scavata e riportata
alla luce un'altra imponente costruzione rustica d'epoca
romana tra le cui mura sono stati rinvenuti gioielli
e monili forgiati con ammirevole tecnica orafa. L'Unesco
ha designato il sito archeologico di Oplonti, situato
nel comune di Torre Annunziata, come Patrimonio dell'umanità.
Villa A, Villa di Poppea
Oplontis doveva essere quello che Portofino e Capri
sono per noi oggi. Un richiamo per nobili. Ma l'eruzione
del Vesuvio (nel 79 d.C.) ha cancellato le sue tracce
e il suo nome è stato dimenticato per essere
trasformato in quello di Torre Annunziata. Eppure
Oplontis, ormai stretta tra i condomini, è
ancora lì, bella e dimenticata e a chi la visita
suggerisce come doveva essere quando ospitava la Roma
bene. Tra i suoi frequentatori annoverava infatti
anche Poppea, la moglie di Nerone. Oggi gli scavi
hanno portato alla luce quella che gli studiosi ritengono
fosse la sua villa, un complesso residenziale, dove
ambienti di uso comune si alternano a saloni destinati
a ospitare feste e banchetti. Le pareti delle stanze
inoltre conservano le tracce di affreschi con scene
di bagnanti, maschere, uccelli e cesti di fiori e
frutta, tutto in un'esplosione di fantasia, colori
e lusso. All'esterno della villa è possibile
ammirare una piscina di dimensioni olimpioniche non
ancora completamente portata alla luce a causa di
una strada costruita al di sopra di essa.
Villa B, Villa di Lucio Crasso Tertius
Il complesso risalente probabilmente a epoca sannitica
(III-II secolo a.C.), è ancora in corso di
scavo e si suppone fosse appartenuto a Lucio Crasso
Terzio. A differenza della villa di Poppea, si presume
che la struttura costituisse in realtà un'azienda
e non una residenza. Al suo interno al momento degli
scavi sono stati rinvenuti diversi scheletri umani
nonché un forziere colmo di monete e gioielli
di notevole fattura noti come gli "Ori di Oplonti".
Villa di Caio Siculi
Imponente villa, scoperta durante lo scavo della trincea
per la costruzione della strada ferrata in prosecuzione
da Portici verso Torre Annunziata, è quella
di Caio Siculi. Fu riseppellita e troncata in due
per detta strada ferrata, i reperti rinvenuti furono
trasportati al Museo archeologico nazionale di Napoli.
Noto l'affresco raffigurante il mito di Narciso ed
Eco con lo sfondo del monte Parnaso.
Antiche Terme di Marco Crasso Frugi
Visibili i resti di un muro lungo la Litoranea Marconi
e di due cunicoli all'interno delle Terme Nunziante,
descritti da Liberatore.
Altre aree archeologiche
Saline Erculee, lungo la costa verso la foce del Sarno
sorgeva il pago delle saline, cioè il sobborgo
delle cave di sale, il sito attualmente è chiamato
rione La Saliera; il toponimo si è mantenuto
nel tempo.
Petra Herculis, antico nome col quale era chiamato
l'odierno Scoglio di Rovigliano, un isolotto di pietra
calcarea al largo della fascia di costa di Torre Annunziata
nei pressi della frazione di Rovigliano. È
vicino allo scoglio che si tramanda essere stata trovata
l'icona della Madonna della Neve.
Antiche Terme
Terme
del console Marco Crasso Frugi (64 d.C.), visibili
i ruderi lungo la via Litoranea Marconi e all'interno
delle attuali Terme Vesuviane.
Terme Vesuviane
Già Terme Nunziante, e Terme Nunziante-Manzo,
fondate dal generale Vito Nunziante nel 1831 sul luogo
delle antiche terme.
Altre Terme
Terme Manzo, site all'angolo tra via Vesuvio e corso
Umberto I, poi trasformate in pastificio, resta ancora
l'iscrizione sulla facciata del palazzo.
Terme Montella, site al corso Umberto I, poi trasformate
in molino e pastificio, eclettica la facciata del
palazzo, scomparsa la torretta esagonale.
Terme Filangieri
Le Acque minerali
Acqua Santa Lucia (Villa Comunale S. Lucia al molo
di Levante)
Acqua Filangieri (Terme Filangieri).
Acqua Cestilia (Terme Manzo)
Acqua Nathanson Duché & Co. (Ferriera del
Vesuvio)
Acqua Dati (Pastificio Dati)
Acqua Minerva (Pastificio Jennaco)
Acqua Vesuviana Nunziante (Terme Vesuviane)
Acqua Oplontina (Pastificio Orsini)
Acqua Montella (Terme Montella)
Luoghi d'interesse culturale e religioso
Musei, Pinacoteche, Cripte e Ipogei
Museo storico delle Armi: è un museo storico-militare,
sorto nel 1823 nella Sala Borbonica della Real Fabbrica
d'Armi (1753), attuale stabilimento militare Spolettificio
dell'Esercito trova posto questo particolarissimo
museo, scenico il Cortile Vanvitelliano.
Museo dell'Energia Solare: è un museo scientifico-ecologista
(privato).
Ori di Oplontis: itineranti per mostre in tutto il
mondo, sono in attesa di una collocazione definiva
che avverrà con la creazione di un museo ad
hoc.
Casa del Servo di Dio Giuseppe Ottone: è una
Casa-museo.
Pinacoteca della Basilica di Ave Gratia Plena - Santuario
della Madonna della Neve: è un museo storico
artistico, parte del complesso monumentale della Basilica
- Santuario
Cripta dell'Annunziata: è un museo chiesastico,
parte del complesso monumentale della Basilica - Santuario.
Cripta del Carmine: sottostante il Santuario dello
Spirito Santo, è l'antica cappella del Carmine
sepolta dall'eruzione del 1631 è un museo chiesastico
Ipogeo della Cappella della Pietà
Ipogeo di Santa Maria delle Grazie
Ipogeo di Santa Maria Addolorata.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Località segnata sulla Tabula Peutingeriana
con la simbologia usata per i siti termali. I primi
abitanti della costa vesuviana e della valle del Sarno
furono i Sarrastri mescolati ai Pelasgi, poi gli Osci.
Nell'VIII secolo a.C. seguirono i Greci e poi gli
Etruschi. Verso la fine del V secolo iniziò
in Campania la dominazione dei Sanniti, spazzata via
dai Romani solo nell'89 a.C..
L'eruzione
del Vesuvio del 79 d.C. distrusse tutto, dando inizio
ad un periodo oscuro di circa un millennio durante
il quale comparve una fitta vegetazione, il luogo
fu così denominato, Silva Mala, poiché
infestata da belve e ladroni. Il territorio fu altresì
razziato da Genserico (da qui il culto della Festa
dei Gigli di Nola); subì devastazioni durante
la Guerra gotica (535-553) e le incursioni dei Saraceni,
che saccheggiarono il monastero di Rovigliano nel
989. Verso l'anno 1000 si ebbero alcuni stanziamenti
di abitanti presso il mare, dediti alla pesca e all'agricoltura,
che man mano ripopolarono tutta la zona. E i boschi
del sito divennero riserva reale di caccia. Il quartiere
Terravecchia è sorto sul territorio di Sylva
Mala (poi "Bosco delle tre Case") e il quartiere
Grazie in quello di "Nemus Regalis" (Bosco
Reale) e il quartiere Annunziata al centro tra i due
da cui era separato da due rii.
Il
19 settembre 1319, Carlo d'Angiò donò
con diploma emesso in Aversa per Don Bartolomeo di
Capua Ministro di Stato e Protonotario del Regno,
quattro moggia di terra a dei fedeli, Guglielmo di
Nocera, Puccio Franconi di Napoli, Andrea Perrucci
di Scafati, Matteo di Avitaya (Avitabile) che fondarono
una chiesa dedicata alla Vergine Annunziata, un piccolo
monastero e un ospizio nel luogo detto "La Calcarola".
Durante
la dominazione Angioina, Raimondo Orsini del Balzo
conte di Nola fece costruire una prima Torre per la
difesa. Tutto il casale (uno dei 33 casali di Napoli)
prese, quindi, il nome di "Torre dell'Annunciata"
e si sviluppò a fianco di quello di "Terra
Vecchia", a nord, parte dello Stato di Valle,
feudo dei Piccolomini. Nel periodo Aragonese (1415)
la regina Giovanna II d'Angiò donò il
Casale e parte della Silva Mala, in feudo a un amalfitano,
Niccolò D'Alagno, primo feudatario (padre di
Lucrezia favorita del re Alfonso d'Aragona), che costruì
una seconda Torre ben più robusta. Al dominio
come feudo rustico della famiglia d'Alagno (1419-1512)
si successero i Galluccio (1512-1517), gli spagnoli
de Bucchis italianizzato in Bucca (1517-1592-1608),
i franco-normanni Tuttavilla conti di Sarno (1592-1614).
Nel
XVII secolo si susseguirono le famiglie romane dei
Colonna principi di Gallicano e duchi di Zagarolo
(1624-1653) e dei Barberini principi di Palestrina
(1662-1705) che comprano all'asta il 26 dicembre 1662.
Ultimi
feudatari i toscani Massarenghi (1705-1714) e gli
amalfitani Dentice del Pesce principi di Frasso (1714-1806).
Il feudo si estese furono costruiti mulini e la Real
Zecca alla foce del Canale del Sarno (1597, consulente
l'architetto Domenico Fontana) per sfruttare le sue
acque. La borgata di Torre dell'Annunziata si ampliò
urbanisticamente con la costruzione, prima di nuove
chiese e poi di case e opifici, la Real Polveriera
(1652). L'eruzione del Vesuvio del 1631 distrusse
quasi completamente tutta la zona e le borgate, ma
la ricostruzione iniziò subito, richiamando
gente principalmente dalla costiera Sorrentina e da
tutte le parti d'Italia, finanche dall'estero. Carlo
III, diede un importante impulso industriale facendovi
costruire nel 1758 la "Real Fabbrica d'armi"
(che vide luce grazia prima a Francesco Sabatini,
della scuola vanvitelliana e poi a Ferdinando Fuga),
la Real Ferriera (1791), che si affiancò allo
sviluppo dei mulini e dei pastifici per l'afflusso
sempre maggiore di popolazione, segnando così
l'inizio del 1800, secolo d'oro della città.
Dal
1810 al 1815 Torre Annunziata divenne Gioacchinopoli
(fusione dei casali di Torre Annunziata e Terravecchia),
regnando a Napoli Gioacchino Murat; nel 1806 regnante
Giuseppe Bonaparte cessò ogni dominio feudale.
Nel
1844 sotto la restaurazione Borbonica si prolungò
la ferrovia da Portici fino a Torre Annunziata e poi
fino alla Calabria. Con il Regno d'Italia, nel 1871,
furono terminati i lavori del porto e dello scalo
marittimo delle ferrovie. Si ebbe un notevole sviluppo
commerciale con importazione di grano e carbone, e
un'esportazione mondiale di paste alimentari. Si aggregarono
al comune di Torre Annunziata le frazioni Oncino e
Grazie. Alla fine dell'800 Torre Annunziata era un
immenso pastificio che assorbiva il 60% della forza
lavoro. Nel 1887 nasce la Ferriera del Vesuvio e nel
1898 la ferrovia Circumvesuviana. Le attività
industriali fiorirono fino alla Seconda guerra mondiale,
nonostante le eruzioni del Vesuvio del 1906 e la Prima
guerra mondiale. Il 13 aprile 1928 si costituì
il comune autonomo di Pompei, Torre Annunziata cedette
le frazioni La Civita di Valle e Pontenuovo, ovvero
l'intero territorio degli Scavi archeologici di Pompei
fino al Santuario della Beata Vergine del Rosario
di Pompei. Il 1943 fu l'anno della crisi dell'"arte
bianca". Nel 1946 i comuni di Boscotrecase e
Boscoreale, aggregati in precedenza alla "Grande
Torre Annunziata", seconda città della
Campania per popolazione e sviluppo, riottennero l'autonomia,
la richiesta di compensazione territoriale con l'aggregazione
delle frazione Santa Maria La Bruna (Torre del Greco)
e di Trecase, all'epoca frazione di Boscotrecase non
ebbe esito.
Purtroppo
la storia recente è stata scenario di innumerevoli
atti criminosi collegati alle cosche camorristiche
locali che hanno oscurato la cittadina e ne hanno
impedito ogni possibile sviluppo sociale ed economico.
Oggi la città è abbandonata a se stessa.
Negli anni ottanta, dagli ambienti della malavita
torrese e non solo, fu portato a compimento l'omicidio
del giornalista Giancarlo Siani.
L'intervento
pubblico a partire dagli anni novanta per fronteggiare
la crisi economica e sociale che ha riguardato l'intera
area con la chiusura dei principali stabilimenti localizzati
a Torre Annunziata si è espresso attraverso
la Programmazione negoziata, ovvero la stipula con
le parti sociali di un Contratto d'Area "Torrese-Stabiese"
al fine di riutilizzare le aree industriali dismesse
con nuove iniziative imprenditoriali e fronteggiare
la disoccupazione a livello locale. Il contratto d'area
è stato gestito dalla TESS[6] che attualmente,
divenuta agenzia di sviluppo locale, si occupa di
un'area più vasta denominata "Costa del
Vesuvio" che unisce l'area torrese-stabiese e
quella attigua precedentemente interessata dal Patto
territoriale del Miglio d'Oro.