Pozzuoli
è un comune della provincia di Napoli. È
una delle poche città al mondo a possedere
due anfiteatri romani, alla pari di Budapest, Metz
e Petronell. Il porto di Pozzuoli ha collegamenti
regolari con le isole di Ischia e Procida. È
un rinomato centro gastronomico per la presenza di
numerosi ristoranti che preparano specialità
di mare. Situata sull'omonimo golfo, Pozzuoli si trova
in un'area vulcanica, i Campi Flegrei (cioè
campi ardenti), che comprende un vulcano ancora in
attività, la Solfatara. Fenomeno geosismico
tipico di questa città e dell'intera area dei
Campi Flegrei è il bradisismo, ossia il sollevamento
e l'abbassamento della crosta terrestre a seguito
dell'aumento della pressione sotterranea. Il rapido
innalzamento del livello del mare coinvolse negli
anni '80 il porto, che fu riposizionato circa 50 metri
più avanti rispetto alla collocazione precedente.
ORIGINI
E CENNI STORICI
Pozzuoli fu fondata nel 528 a.C. da un gruppo di esuli
sami, con il nome di Dicearchia (cioè giusto
governo[2]). Nel 421 a.C. passò in mano ai
sanniti. Dopo la conquista romana della Campania (228
a.C.), Puteoli (o Puteolos) (così ribattezzata
per via delle numerosi sorgenti di acque termo-minerali)
cominciò ad acquistare importanza e il suo
porto divenne fondamentale per gli scambi commerciali
dell'epoca. Nel 194 a.C. Pozzuoli divenne una colonia
romana e da quel momento la sua importanza crebbe
sempre più, perché i romani ne fecero
il loro porto principale [3]. La collegarono con un'ottima
rete stradale all'Urbe e alle città più
importanti della Campania, mentre tutte le più
fiorenti città marittime dell'Oriente vi impiantarono
stazioni commerciali. Il declino della città
iniziò nel 70 d.C. circa, con l'apertura del
porto di Ostia, voluto da Claudio e terminato da Nerone.
Il graduale sprofondamento del litorale, causato dal
bradisismo, costrinse gli abitanti a lasciare, verso
la fine del V secolo, la parte bassa della città
e a stabilirsi sull'altura (attuale Rione Terra),
che fu cinta di mura e diventò così
il castro puteolano. Agli inizi del XVI secolo, Pozzuoli
fu sconvolta da scosse telluriche e dal bradisismo.
I puteolani, atterriti da tale fenomeno, cominciarono
a stabilirsi al di fuori delle mura, sino a formare
presso il mare un borgo, costituito da piccole case
di pescatori. Nella notte tra il 29 e il 30 settembre
1538, un terremoto distrusse, tra il lago d'Averno
ed il monte Barbaro, il villaggio di Tripergole. La
terra si aprì ed eruttò tanto materiale
da formare una collinetta, che in seguito fu chiamata
Monte Nuovo. Durante la Seconda guerra mondiale, la
città fu presa particolarmente di mira dai
bombardamenti alleati, a causa del porto (che riforniva
di carburante le navi da guerra), dello stabilimento
Ansaldo (che produceva artiglierie) e per l'importante
linea ferroviaria Napoli-Roma (che l'attraversava).
La città antica, il cosiddetto Rione Terra
è stato abbandonato a seguito dei moti bradisismici
degli anni '70 ed è da ormai molti anni in
fase di restauro. Oggi è possibile visitare
gran parte dei sotterranei e una parte in superficie.
La città è costruita intrecciando vecchio
e nuovo. Fra i palazzi ricostruiti dopo il conflitto
mondiale si possono trovare favolose strutture antiche.
DA
VEDERE
Macellum
(cd. Tempio di Serapide)
Per il duplice interesse che esso ha, archeologico
e scientifico, è il monumento più singolare
di tutta la regione flegrea, ed uno dei più
noti di tutto il mondo antico. Invaso e sommerso dalle
acque termominerali che scaturiscono dal sottosuolo
in prossimità del litorale (già utilizzate
in epoca medievale a fini terapeutici, chiamate Balneum
Cantarellus'), esso ha rappresentato per alcuni secoli
l'indice metrico più prezioso e preciso che
si aveva a disposizione per misurare il fenomeno del
bradisismo. Tre delle quattro grandi colonne di marmo
cipollino che ancora fronteggiano, diritte sulle loro
basi, la sala absidata al centro della parete di fondo,
servivano come strumento di misurazione del fenomeno;
infatti lungo il loro fusto, i fori dei litodomi (molluschi
foraminiferi che vivono a pelo d'acqua, chiamati popolarmente
"datteri di mare"), indicano chiaramente
il livello più alto a cui è giunta in
passato l'acqua del mare (m. 6,50 ca.), a testimonianza
della sua massima sommersione marina avvenuta in epoca
medievale (X secolo) quando il monumento risultava
sepolto nelle parti basse, mentre superiormente era
parzialmente sommerso dalle acque marine. A sèguito
della seconda crisi bradisismica e dell'intensa attività
sismica del 1983, attualmente esso risulta ad una
quota superiore rispetto al livello del mare (dunque
non è più sommerso e quindi non è
più utilizzabile per la misurazione del bradisismo).
Risalente all'epoca romana (I - II secolo d.C.), l'edificio
è stato denominato impropriamente "Tempio
di Serapide" per il rinvenimento di una statua
del dio egizio all'epoca dei primi scavi. Invece altro
non è che il Macellum, cioè il mercato
pubblico della città romana. L'insieme si presenta
come un cortile a pianta quadrata circondato da un
porticato sul quale si affacciano le botteghe che
si aprono alternativamente ora verso l'interno ora
verso l'esterno; due latrine pubbliche sono dislocate
ai lati dell'abside di fondo, mentre resti di scale
che conducevano al piano superiore del porticato si
conservano ai lati dell'ingresso monumentale che si
apriva verso il porto; infine, al centro del cortile
vi è una costruzione circolare sopraelevata,
circondata un tempo da colonne (coperta forse da una
cupola o da un tetto conico, chiamata tholos), sul
quale podio si poteva salire tramite quattro scalinate
disposte a croce: presentando al centro resti di condutture
per una fontana, si ipotizza che fosse destinato al
mercato del pesce. L'edificio è simile ad altri
mercati di epoca romana che ancora si conservano in
tutta l'area mediterranea (Pompei, Morgantina, ecc.),
solo che questo di Pozzuoli è senz'altro il
più monumentale e sfarzoso di tutti. Le colonne
rimaste in piedi ci fanno intuire che l'edificio doveva
avere una notevole altezza. Tutto l'edificio ricorda
nella pianta altri mercati di città antiche,
come quelli di Roma, Timgrad, Djemila, Perge e Cremna.
Tra questi il Macellum di Pozzuoli resta uno dei più
grandiosi ed integri, grazie anche alla sommersione
bradisismica che nei secoli passati lo ha preservato
da una più grande spoliazione dei suoi elementi
architettonici. La sua ubicazione presso il mare è
pienamente giustificata dal carattere commerciale
e marittimo della città. Inoltre, la presenza
di una statua di Serapide al suo interno, fa ipotizzare
che il Macellum di Pozzuoli potrebbe essere stato
dedicato a divinità egizie.
Anfiteatro
Flavio
Sorge
a pochi passi dalla fermata della Linea 2 della metropolitana
di Napoli. È uno dei maggiori anfiteatri in
Italia. Edificato sotto Nerone e Vespasiano, poteva
contenere fino a 20.000 spettatori. Nei sotterranei
sono tuttora visibili parti del sistema per sollevare
le gabbie che portavano nell'arena le belve feroci.
Anfiteatro
minore
Prima della costruzione del grande anfiteatro di età
flavia, Pozzuoli possedeva un Anfiteatro, di proporzioni
minori, già vecchio e non più rispondente
al maggiore sviluppo che avevano assunto i ludi gladiatori
verso la metà del I secolo dell'Impero. Ne
è testimonianza il vaso di vetro di Odemira,
in cui, insieme con altri edifici puteolani, sono
raffigurati due anfiteatri: l'uno inferiore contrassegnato
dall'emblema del flagello, come se fosse destinato
alle venationes; l'altro superiore contrassegnato
da una palma, come se fosse più propriamente
adatto a combattimenti fra gladiatori. Le rovine del
minore e più antico anfiteatro puteolano, sono
state riconosciute in seguito ai lavori dell'apertura
del tronco della direttissima Roma - Napoli, che lo
ha danneggiato, attraversandolo centralmente. Ad oggi
si scorgono ancora dalla strada (ad altezza del cavalcavia
della metropolitana) una decina di arcate in opera
incerta che sostenevano la curva della cavea. Gli
assi dell'ellisse misurerebbero rispettivamente 130
e 95 metri.
Altri
resti romani
Numerosissimi sono i resti del periodo romano. In
particolare, sono da notare la necropoli romana di
via Celle, attualmente in stato di abbandono, e il
cosiddetto tempio di Apollo sul lago d'Averno. Sono
attualmente in corso gli scavi del Circo Massimo,
in via Campi Flegrei.
Santuari
Va anche ricordato il santuario di San Gennaro situato
nei pressi del luogo dove il martire fu decapitato.
Qui, come al duomo di Napoli, si liquefa, secondo
la tradizione locale, il sangue che ancora è
visibile sulla pietra del supplizio.
Lago
d'Averno
Il lago d'Averno, di origine vulcanica (dal greco
"senza uccelli" perché il gas sulfureo
uccideva gli uccelli), era molto famoso nell'antichità
perché lo si credeva la porta degl'inferi (Ade).
Lo specchio d'acqua colpisce per la plumbea, immota
pesantezza delle sue acque, negre come acque infernali.
Il carattere austero e solenne, quasi tenebroso del
luogo, il colore delle acque scaturite dal fondo di
un vecchio cratere, dense e limacciose, la presenza
di una fonte termale lungo la riva del lago, considerata
come acqua della Stige, e il ricordo di antiche esalazioni
irrespirabili che ammorbavano l'aria e rendevano impossibile
il volo degli uccelli, avevano circondato questo luogo
di misteriose e paurose leggende e fatto sorgere sulle
sue rive, la religione dell'oracolo. Gli antichi favoleggiavano
che nel lago vivesse il popolo dei Cimmeri, condannati
a vivere all'interno di grotte e cavità sotterenee,
gli stessi Cimmeri, ai quali Omero fa giungere Ulisse
per interrogare Tiresia, l'oracolo dei morti, prima
del suo ingresso nell'Ade. Durante la lotta ingaggiata
da Ottaviano per la conquista dell'Impero, il Lago
d'Averno, sacro alla religione dell'oracolo e della
morte, venne sconvolto dal tumulto bellico. La flotta
di Sesto Pompeo, minacciava il litorale ed i ricchi
porti della Campania; Agrippa, geniale stratega di
Ottaviano, non esitò dinanzi a culti e superrstizioni
popolari. Vide nel Lago d'Averno un eccellente porto
ed un sicuro e comodo cantiere di costruzione, e non
esitò a fare quant'era necessario per trasformare
il lago in un porto militare, il Portus Julius (37
a. C.). Attualmente lo stesso lago invece è
uno dei pochi ad essere proprietà privata pur
essendo pregno di storia e di reperti archeologici
di notevole interesse.
Lago
Lucrino
Il lago di Lucrino deve il nome al termine Lucrum
e cioè lucrare: infatti il senatore Sergio
Orata nell'antica Roma lo aveva trasformato in un
allevamento ittico, essendo lo stesso lago in comunicazione
tramite un canale con il mare. Nel 37 a.C., per opera
di Marco Vipsanio Agrippa, il lago d'Averno ed il
lago Lucrino furono collegati al mare attraverso un
canale artificiale per la realizzazione di un colossale
porto militare (Portus Julius). Sul cono del vulcano
Monte Nuovo si trova l'Oasi naturalistica di Monte
Nuovo.
FRAZIONI
Arco
Felice è una frazione situata tra Cuma, Licola
e Lucrino. Al confine con Pozzuoli l'ex comprensorio
Olivetti, divenuto oggi un importante centro direzionale.
Lucrino,
dove si trova l'omonimo lago. Il suo nome deriva dalla
parola lucrum (guadagno). Nel I sec. a.C., infatti,
un tal Sergius Orata, nelle acque del lago impiantò
una coltivazione di ostriche, ricavandone grandi ricchezze.
Prima dell'eruzione del Monte Nuovo del 1538 dove
ora c'è Lucrino c'era Tripergole, un villaggio
termale. L'eruzione lo distrusse completamente.
Pisciarelli
è quella parte della località di Agnano
Terme ricompresa nel territorio del comune di Pozzuoli.
La restante parte di Agnano fa parte dell'ex frazione
Bagnoli del comune di Napoli.
Monterusciello
è una frazione costruita a seguito del bradisismo
avvenuto negli anni '80 e oggi abitata da oltre 30.00
abitanti. La presenza di tanto spazio ha qui permesso
uno sviluppo del tutto diverso rispetto a quello di
molte altre zone della Campania. Se infatti queste
si contraddistinguono per strade strette e per poco
verde, Monterusciello può invece vantare corsie
ampie circondate da alberi su ambo i lati. Notevoli
sono inoltre le infrastrutture presenti nel territorio,
come la piscina olimpionica o il moderno palazzo dello
sport, che ha tra laltro ospitato per alcune
stagioni la squadra di basket di Napoli. Da non dimenticare
infine i tanti licei e istituti tecnici, con studenti
provenienti sia dalla provincia di Napoli che da quella
di Caserta. Tuttavia sono presenti delle opere mai
completate o realizzate anche a causa delle infiltrazioni
camorristiche come il centro tennistico in Via De
Curtis, abbandonati i locali vicini all'ufficio postale,
l'ex scuola alberghiera, il Palazzetto dello Sport
Palatrincone e medaglia al degrado un Centro commerciale
in Via Modigliani. Inoltre non vi sono luoghi di ritrovo,
cinema o teatro.