Pollena Trocchia è un
comune della città metropolitana di Napoli
in Campania. Rientra nel Parco Nazionale del Vesuvio.
ETIMOLOGIA
In passato Pollena e Trocchia erano due villaggi separati
ed autonomi. L'origine del termine Pollena è
incerta, forse è legata al termine latino pullula,
ossia piccola (ma questa ipotesi non è accettata
formalmente). Trocchia, invece, deriva dal latino
torculum (torchio), da cui è derivato Trocla
e poi Trocchia.
MANIFESTAZIONI
Poiché Pollena e Trocchia si sono sviluppate
parallelamente, ognuna delle due comunità ha
mantenuto i propri santi protettori.
Il santo patrono di ambedue le comunità è
san Giacomo, col cui bastone scaccia i mali da Pollena;
la sua festa si tiene il 25 luglio e nei giorni immediatamente
successivi e precedenti; solitamente alle celebrazioni
liturgiche si accompagnano avvenimenti di interesse
enogastronomico fino alla chiusura della festa, con
una gara di fuochi artificiali.
Ai cittadini di Pollena è molto caro anche
San Biagio, protettore dai mali della gola, che viene
festeggiato il 3 febbraio.
A Trocchia si venerano soprattutto San Giuseppe, santo
della provvidenza e della buona morte, il 19 marzo,
e San Mauro, protettore, con il suo olio santo, dai
dolori fisici, festeggiato qui dal 15 gennaio fino
alla domenica successiva.
In quella domenica, la statua di San Mauro viene portata
in processione per Trocchia ogni anno, fin dal XVIII
secolo, da una delle squadre di persone (solitamente
famiglie importanti del paese, ma anche gruppi come
Le donne, L'apostolato della preghiera, ecc.) che
si contendono il diritto-onore di portare la pesante
statua in spalla. Tale diritto viene concesso alla
squadra che offriva la somma più alta, ma tutte
le offerte vengono attaccate ai nastri della statua
e a ogni squadra è concesso di portare il santo
almeno per un tratto. In occasione poi della festa
patronale, fin dagli anni 70/80, a Pollena, nella
piazza principale Amodio si sono visti grandi concerti
con grandi nomi. Un esempio si può fare citando
Umberto Tozzi (2008), Michele Zarrillo (2007) Silvia
Mezzanotte (2006), Tullio De Piscopo (2004).
FIERE
Le fiere di Pollena Trocchia hanno perlopiù
un carattere enogastronomico, spinte soprattutto dalla
bontà e qualità dei prodotti della terra
vesuviana. Esercitano un notevole richiamo dai paesi
vicini (ed oltre) soprattutto la Sagra della Castagna,
che si tiene nella seconda settimana di ottobre, e
la Sagra del Vino Catalanesca, Albicocca Vesuviana
e Pomodorino "del piènnolo", a inizio
luglio (entrambe si tengono nel borgo antico di Trocchia).
In tempi molto recenti sta riscuotendo molto successo
il Wellness Day (a metà giugno), una manifestazione
sportiva tenuta da tutti i principali centri sportivi
e le palestre del circondariato vesuviano. Uno degli
eventi di maggior partecipazione cittadina è
la festa delle Contrade. Da ricordare infine che negli
ultimi anni si svolge anche una manifestazione sportiva
in nome di S.Luigi. Questa attività chiamata
appunto "Palio di S.Luigi" consiste in una
corsa campestre lunga qualche chilometro nel quale
si vedono gareggiare uomini e donne di tutte le età
e ai primi tre classificati vengo assegnati vari premi.
Lo stesso vale anche per bambini e ragazzi, anche
se il loro percorso è assai ridotto. Si sta
poi avendo, nel periodo di fine maggio, un'importante
manifestazione dedicata alla legalità dal nome
"Il sorriso delle ali fiammeggianti" che
si svolge nel palazzo Capece Minutolo di Trocchia.
Inoltre è da ricordare che la cittadina di
Pollena è stata set cinematografico per ben
due volte dei film: La nonna Sabella del 1957 e La
nipote sabella del 1958 interpretati da una formidabile
Tina Pica, Silvya Koscina, Peppino De Filippo, Dolores
Palumbo, Renato Rascel, Paolo Stoppa e Renato Salvatori.
Negli atti dell'archivio storico del Comune di Pollena
Trocchia vi è un documento urbanistico risalente
al 4 maggio 1811 che unifica i due villaggi di Pollena
e Trocchia in un unico comune. Il paese con l'aiuto
della Pro Loco per festeggiare l'evento dei suoi primi
200 anni ha messo a disposizione guide turistiche
gratuite affinché anche i cittadini stessi
di Pollena Trocchia possano visitare e comprendere
la storia del loro paese.
EDIFICI STORICI
Essendo il paese stato un luogo di villeggiatura per
le famiglie facoltose, sono presenti, soprattutto
nel borgo antico di Trocchia, numerosi palazzi e ville
nobiliari. Tra essi, si ricordano per il loro stato
di conservazione e per la loro importanza, Palazzo
Pistolese (già palazzo Capece Minutolo), Villa
Caracciolo-Ruoppolo, Villa Gala-Trinchera e, in particolare,
Palazzo Cappabianca.
Quest'ultimo era di proprietà di Donna Olimpia
Cappabianca in Gala, la quale, non avendo eredi diretti,
lasciò in eredità l'abitazione alle
Suore di Sant'Anna, affinché si realizzasse
un Orfanotrofio. Le suore hanno gestito l'Istituto
fino al 1968, quando per mancanza di fondi cedettero
il palazzo al Comune. Il Palazzo Cappabianca ha ospitato
le attività religiose della comunità
di Trocchia durante il restauro della chiesa. Oggi
è sede di alcune organizzazioni no-profit.
EDIFICI RELIGIOSI
La chiesa parrocchiale della Santissima Annunziata
a Trocchia, costruita nella sua forma attuale nella
seconda metà dell'Ottocento e restaurata completamente
nel 2002, e la chiesa parrocchiale di san Giacomo
apostolo a Pollena, terminata intorno al 1790, sono
splendidi esempi di architettura ottocentesca.
ALTRI MONUMENTI
Il borgo antico di Trocchia (risalente, in alcuni
punti, anche a quattro secoli fa) ha un notevole interesse
storico ed urbanistico, ma il monumento fonte di maggiore
attrattiva è la lapide dedicata a Gaetano Donizetti,
il grande musicista bergamasco, che soleva soggiornare
nelle contrade di Trocchia e che, all'ombra di un
ulivo secolare (detto da allora Ulivo di Donizetti),
compose le prime note della celebre opera Lucia di
Lammermoor, nel 1835. Nella parte periferica del comune
di Pollena in una stretta stradina della zona extraurbana
denominata Musci sorge la masseria detta "La
Murata", dall'assetto territoriale selvaggiamente
stravolto dai nuovi edifici. La masseria fu acquistata
nel 1738 da Achille Bartolomeo Zamparelli, che grazie
alla sua amicizia col re borbone Carlo III, riuscì
ad acquistare dal Barone Jacuzio non solo l'edificio
ma anche il titolo nobiliare di barone di Pollena
e Trocchia. Durante i lavori di riassetto il Barone
Zamparelli rinvenne sotto l'intonaco della masseria
la data del 1475, rivendicando così per l'edificio
l'origine di protezione del latifondo chiamate in
epoca Campo d'Oppido. Accanto alla masseria si erge
una cappella con sacrestia. La facciata della masseria
presenta ancora modanature originali in stucco ed
essendo l'edificio costruito su muratura portante
in pietra lavica a ridosso di un'altura di Pollena,
è ancora possibile godere dai due terrazzi
la vista del mare. Notevole il fatto che i due terzi
della masseria sono ancora in possesso di membri della
famiglia Zamparelli.
CENNI STORICI
Fino all'età napoleonica, esistevano i due
villaggi separati di Pollena e Trocchia, che quindi
hanno avuto storie separate ma simili. Entrambi i
borghi vantano origini etrusche, sannitiche e osche;
questi popoli, attirati dal clima mite e dalla fertilità
del luogo, si stabilirono alle pendici del monte Vesuvio
(che anticamente era un vulcano monocipite, cioè
ad una sola sommità), e qui dimorarono fino
all'acquisizione del Campo Romano da parte dei Romani,
che fecero di tutta la zona tra le città di
Napoli e Nola una zona di villeggiatura.
Pollena deve il suo nome al
culto del dio Apollo, cui era dedicato un tempio piuttosto
importante nell'epoca preromana e romana; ne è
indiretta testimonianza il fatto che nel periodo di
cristianizzazione la prima chiesa di Apolline fu intitolata
a Sant'Apollinario, stabilendo così una sorta
di continuità col culto pagano, quantomeno
nel nome. Vi è tuttavia una fonte tratta dal
dizionario di toponomastica che farebbe derivare il
nome del paese dall'aggettivo latino "paululum"
che significa "piccolo" (o anche "di
poche unità" riferito al numero di abitazioni).
L'origine del nome di Trocchia
deriva invece dal latino trochlea, che significa carrucola,
torchio. Ciò perché il villaggio di
Trocla era rinomato per i prodotti della propria terra
e in particolar modo per le uve, (la Làcrima
del Vesuvio) quindi la trochlea non sarebbe altro
che l'attrezzo usato per produrre il vino. Secondo
altri studiosi, invece, Trocchia deriverebbe dall'antico
nome latino 'Introchia', per cui sarebbe rimasto nel
dialetto l'espressione 'figlie e' Ntrocchia' per indicare
persona scaltra ed intraprendente.
I due villaggi continuarono
ad ospitare i nobili delle contrade vicine, fino alla
catastrofica eruzione del Vesuvio del 1631; fiumi
di fango bollente (lahar) provenienti dal monte seppellirono
completamente Trocchia e causarono gravissimi danni
a Pollena. Da allora Trocchia è sempre stata
un centro di minore importanza rispetto a Pollena,
finché nel 4 maggio 1811, con la riforma urbanistico-amministrativa
di Gioacchino Murat, i due casali confluirono in un
comune unico riportante entrambe le denominazioni.