Pietradefusi
(‘A Preta in dialetto irpino) è un comune
italiano della provincia di Avellino in Campania.
Sant'Elena Irpina è la frazione capoluogo.
Dentecane è la frazione più grande.
Fa parte ed è sede dell'Unione dei comuni "Medio
Calore" formato inoltre dai comuni di: Montefusco,
Montemiletto, Torre le Nocelle e Venticano. Il comune
sorge a 400 m s.l.m. anche se la frazione Sant'Angelo
a Cancelli si eleva a 500 m s.l.m. La parte a nord
del comune è composta dalla "Piana di
Vertecchia" dove trovano posto a numerose aziende
agricole.
ETIMOLOGIA
La cittadina di Pietradefusi, probabilmente fondata
intorno al secolo XII, deve secondo alcuni il suo
nome alla "pietra" con cui vennero costruite
le prime abitazioni, erette da parte di gente proveniente
da zone diverse, e qui "fuse" nella università
di "Pietra de' Fusi". Altre fonti vogliono
l'origine di Pietradefusi collegata alla costruzione
di una struttura fortificata in pietra edificata su
un affioramento roccioso calcareo, su cui si è
impostata successivamente la Torre Aragonese che ben
caratterizza il nucleo medioevale; tale fortificazione
sarebbe stata originariamente utilizzata dagli abitanti
della soprastante Montefusco anche al fine di controllare
il passaggio delle merci lungo le vie locali ed esigerne
dazi e gabelle. Da questa fortificazione impostata
sullo sperone roccioso ("Petra de li Fusi",
dove Fusi sarebbe una contrazione dei "Fusculi"
o "Fusuli", gli abitanti di Montefusco)
deriverebbe quindi il toponimo della cittadina. Pietradefusi
non deve essere confusa con l'antica Pietramaggiore
(nota nel medioevo come Preta Maior[7]), distante
diverse decine di chilometri.
FRAZIONE DENTECANE
Dentecane è la frazione più grande di
Pietradefusi. E' situata a 22 chilometri da Benevento
e a 24 da Avellino. Insieme alle frazioni Pietra,
Pappaceci, Sant'Elena e Sant'Angelo a Cancelli fa
parte del comune di Pietradefusi. Sorge sulla strada
statale 7 via Appia e l'abitato è lambito dal
tracciato dell'autostrada A16. È situato su
un forte pendio, dove è concentrata la maggior
parte degli edifici. Questa strada mette in collegamento
Passo Serra a monte e Passo di Venticano a valle.
È da registrare un piccolo torrente che funge
da confine naturale tra le frazioni di Dentecane e
Sant'Elena Irpina.
Dentecane è conosciuto nell'Irpinia per la
sua produzione di torroni da parte di quattro antiche
fabbriche. Per questo motivo è chiamata "la
Cremona del Sud".[senza fonte]
Nella frazione è presente anche l'area P.I.P.
TORRE ARAGONESE
La Torre Aragonese: è il fulcro attorno al
quale si è sviluppata l'odierno centro storico.
Essa è stata edificata nel 1431 dal nobile
Giacomo de Tocco. La Torre è definita Aragonese
per via dei duchi Acquaviva d'Aragona che furono feudatari
dal XV al XVII secolo. L'intera struttura era concepita
come un palazzo signorile con l'aggiunta del grande
torrione a pianta quadrata. nel complesso la Torre
è alta 11 metri. La Torre è stata sottoposta
a restauri e talvolta si organizzano mostre e manifestazioni.
Nel centro storico, sviluppatosi attorno alla Torre
si possono notare: resti romani incastonati nella
mura di una casa che raffigurano una coppia a mezzo
busto e un bambino a figura intera.
EDIFICI RELIGIOSI
Collegiata di Maria Santissima Annunziata: si affaccia
sulla piazza principale del paese ed è del
1728 fatta costruire dal cardinale Niccolò
Coscia. L'edificio è a croce greca e a tre
navate. Sulla volta della navata centrale sono presenti
delle tele del pittore Giuseppe Leone. Sulla navata
di destra, oltre agli altari minori dedicati a santa
Rita e a santa Maria, è presente il monumentale
altare dedicato a san Faustino martire, patrono del
paese. La statua presente nella nicchia risale al
1836 ed è in cera quindi molto delicata. Per
evitare che si rovini, si porta in processione un'altra
statua che viene issata su una finta barca per essere
fedeli alla tradizione che descrive san Faustino come
romano comandante di una barca. L'altare è
in marmi policromi e al suo interno sono conservate
le reliquie del santo a cui è dedicato. Suddette
reliquie vennero portate in Pietradefusi dal cardinale
Coscia nella sua cappella privata (oggi chiesa di
San Gennaro) e nel 1836 vennero sistemate nell'altare
dove oggi si trovano. La parete che lo sovrasta ha
al centro una nicchia rettangolare che ospita la statua
del santo ed è riccamente decorata da stucchi
artistici che raffigurano angeli e panneggi. Di fronte
all'altare di San Faustino è presente un Cappellone-Santuario
diviso dal resto della chiesa da un cancello in stile
neogotico dedicato alla Madonna dell'Arco, patrona
di Pietradefusi e del circondario. Al suo interno
è presente la statua della Vergine con il bambino
in braccio e seduta in trono. A fianco alla nicchia
che ospita la statua ci sono diversi quadri raffiguranti
altri personaggi di rilievo religioso legati a Pietradefusi
come padre Lodovico Acernese e Teresa Manganiello.
Si può notare anche un semplice coro ligneo.
Sul soffitto è degno di nota un affresco che
rappresenta una processione solenne della statua della
madonna. Quest'ultima, essendo molto preziosa, viene
portata in processione in occasioni solenni. Nell'abside
della navata di destra sono presenti la statua di
Gesù crocifisso con ai suoi piedi la Maddalena
piangente, alla sua sinistra c'è la Vergine
Addolorata e alla sua destra c'è la statua
di san Giovanni. Nella chiesa è presente anche
un organo a canna risalente al 1888 e sottoposto a
restauro.
Chiesa dei santi Pietro e Paolo (Dentecane): si trova
all'angolo tra via Roma e via Dionisio Pascucci. Quest'ultimo
è stato colui che la fece costruire nel 1815
in memoria del figlio Paolo morto prematuramente.
La facciata presenta tre portali d'ingresso. Quello
centrale è affiancato da due nicchie che in
passato ospitavano le statue dei santi a cui la chiesa
è dedicata. Le nicchie e il portale sono sormontati
da lunette affrescate raffiguranti san Pietro, san
Paolo e la Madonna. La facciata presenta un grande
rosone in pietra locale e vetrate colorate. L'interno
è diviso in tre navate, quella centrale è
la più larga ed è divisa dalle altre
da sei colonne con capitelli finemente scolpiti in
stile corinzio. L'abside accoglie l'antico altare
in marmo che nella parte bassa presenta un bassorilievo
raffigurante la testa di Dio. La nicchia sopra l'altare
maggiore accoglie la statua di Gesù con in
mano il proprio cuore. all'altezza della nicchia è
presente una fascia affrescata con i dodici apostoli
a figura intera, sei da una parte e sei da un'altra
rispetto alla figura centrale di Gesù affiancato
da due angeli. Il catino è affrescato con una
scena in cui Gesù parla alla folla. Nella navata
di destra sulla parete laterale sono presenti un grande
crocifisso, l'altare dedicato alla Madonna Addolorata
(patrona di Dentecane) e una tela di santa Rita da
Cascia. Nella piccola abside della navata è
presente un semplice altare in marmo dedicato a san
Rocco. Il catino è affrescato con l'annunciazione.
Nella navata di sinistra è presente l'altare
in marmo dedicato a san Vincenzo Ferreri donato dalla
famiglia Petrillo. La statua del santo è a
mezzobusto ma molto imponente. nella parte bassa dell'altare
sono presenti dei riquadri con bassorilievi raffiguranti
i simboli dei quattro evangelisti. Al lato di questo
altare è presente un piccolo matroneo che in
passato serviva per far assistere alla messa la famiglia
Pascucci. Nell'abside è presente un altare
semplice in marmo dedicato alla Madonna del Rosario
di cui è presente un quadro moderno. Il catino
è affrescato con la fuga in Egitto.
Chiesa di San Giuseppe al Purgatorio: si trova di
fronte al campo sportivo ed è il più
antico edificio tuttora esistente di Pietradefusi.
Oggi ne rimangono solo dei ruderi, ma rimangono in
piedi la facciata e parte delle mura perimetrali.
Fu probabilmente costruita nel 1773 dall'abbazia di
Montevergine. Essa era di dimensioni modeste e si
può ancora ammirare il portale in pietra. Questo
è decorato nei due angoli superiori con due
teschi con te tibie incrociate e, nei due angoli inferiori
del portale, due tibie incrociate. Nella parte destra
dell'edificio si nota una fessura nella pietra sormontata
da un teschio con due tibie incrociate e con incisa
la scritta "LIMOSINA".
Chiesa Madonna dell'Arco: edificio abbandonato e sconsacrato,
era la vecchia sede della Confraternita dell Madonna
dell'Arco. Si trova negli immediati pressi della Torre
Aragonese ed è provvista di un'imponente torre
campanaria. Sul portale di ingresso ancora si legge
la scritta "AVE MARIA".
Chiesa di Santa Croce (Sant'Elena Irpina).
ORIGINI E CENNI STORICI
Il primo insediamento umano presente a Pietradefusi
risale a un gruppo di Osci, o Sanniti, che coltivavano
le fertili colline che si affacciavano sulla valle
del fiume Calore, all'epoca ancora navigabile.
Dalle storie di Tito Livio (cap. XII e XIV), si apprende
che esisteva un nucleo chiamato Fusole, i cui abitanti
appoggiarono Annone, ufficiale di Annibale, contro
Roma nella seconda guerra punica. Dopo la sconfitta
di Annibale, con le sue legioni, Fabio rase al suolo
la cittadella disperdendone gli abitanti. Lo schierarsi
contro il potere oppressivo centrale, ha rappresentato
un'attitudine che ha ispirato i Fusoliani, gli odierni
Pietrafusani, durante tutta la loro storia.
Nel Trecento, durante la denominazione angioina, il
paese si schierò con la rivolta dei baroni
e fu raso al suolo. Nel Cinquecento, nuovamente, durante
la guerra contro Napoli, un esercito francese, in
viaggio verso la Puglia, per impadronirsi delle dogane
di Foggia e Lucera, dimorò nel paese. Durante
l'occupazione, i soldati saccheggiarono e bruciarono
molti dei casali in cui erano ospitati (in particolar
modo quello di Venticano e quello di Passo). Del casale
di Venticano rimasero in piedi solo la chiesa e alcune
case. Poco tempo dopo scoppiò, per di più,
una pestilenza che diede il colpo di grazia al piccolo
paesino, sterminando anche i pochi sopravvissuti all'eccidio.
Nel Medioevo, a parte due brevi parentesi, il territorio
di Pietradefusi fu accorpato per lungo tempo al monastero
di Montevergine. La prima di quelle parentesi coincise
con l'errata adesione alla rivolta dei baroni e la
seconda, alla fine del Trecento, con il passaggio
alla nobile casata dei Tocco, Principi di Montemiletto.
Attorno al 1430, a seguito di una disputa territoriale,
il principe Giacomo Tocco, ridonò l'antico
feudo al monastero di Montevergine. Risale a questo
periodo il completamento, da parte dei monaci benedettini,
della costruzione della torre, la cui costruzione
era stata iniziata dai Tocco. Essa sarebbe entrata
a far parte del castello dei principi Acquaviva d'Aragona,
parzialmente esistente tutt'oggi. Attorno a essa,
inoltre, si sarebbe consolidata l'università
di Pietradefusi, che all'epoca comprendeva i territori
di Piscialo (oggi Sant'Elena), Passo di Dentecane,
Dentecane, Venticano e Calore.
Lo sviluppo del territorio comunale ebbe un grosso
stimolo a partire dal 1528, ai tempi di Filippo II
di Spagna. Tale fase di crescita coincide con la costruzione
della "Via nova", ossia quando fu creata
la strada che da Napoli, capitale del Regno, conduce
in Puglia, attraversando Dentecane e Venticano. Questa,
nel 1591, fu fatta confluire nella via Regia consolare
delle Puglie, una delle vie di comunicazione più
importanti del tempo, in quanto immetteva sulla via
Appia delle Puglie, sulla via che portava ad Avellino
e su quella di Benevento. Essa era denominata "Regia"
in quanto via di transito abituale dei regnanti delle
Regno di Napoli.
Nel 1745 e nel 1748, Pietradefusi, ed esattamente
la frazione di Dentecane, ospitò Carlo III
di Borbone con la regina Amalia. La visita diede maggiore
impulso allo sviluppo di Dentecane che, nel 1738 fu
testimone di un divertente episodio. Si racconta che
re Carlo, seguito da Vanvitelli, si fermò a
Dentecane per tracciare la strada consolare delle
Puglie (l'attuale strada statale 90 delle Puglie),
che da Napoli va al capo di Lecce. Per farlo, dovette
sedare una disputa nata tra i cortigiani circa il
tracciato. Al centro di essa, il principe di Montemiletto,
che riteneva opportuno far passare la via a ridosso
del suo paese, sostenendo le difficoltà del
passaggio per la salita di Serra. Il re, niente affatto
persuaso, tacitò le rimostranze del principe,
seccamente, affermando "Sono passato io due volte,
dopo di me vi passeranno gli altri. La strada sarà
quella che io ho tracciato". Così fu e
da quel momento, il territorio ebbe un grande sviluppo,
tanto che Pietradefusi, ancora all'inizio della seconda
guerra mondiale era uno dei principali comuni dell'area
e, alla fine degli anni quaranta, vide ridurre la
sua ampiezza con la scissione di una parte delle sue
frazioni, Calore, Campanarello e Castel del Lago,
che confluirono nel nuovo comune di Venticano.