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Avellino
Campania

Avellino è una città della Campania, capoluogo della provincia omonima. Il terremoto del 23 novembre 1980 la rase quasi completamente al suolo, cancellando quasi del tutto il patrimonio storico-artistico della città, causando 2.735 morti. È salita spesso alla ribalta nazionale grazie alle imprese in campo sportivo dell'Unione Sportiva Avellino, che militò ininterrottamente dal 1978 al 1988 in Serie A, e della Felice Scandone Basket. La città ha dato i natali a molti uomini politici che hanno avuto ruoli importanti nel governo del Paese, sia nella prima che nella seconda repubblica. La provincia di Avellino, si estende nella parte centro-orientale della Campania. La città è situata nel cuore di una grande conca dell'Appennino Campano dominata dai massicci montuosi dei Picentini e del Partenio ed è circondata a nord-est dal Montevergine, il più importante e famoso monte del Partenio, che è meta di molti pellegrinaggi per venerare la Madonna di Montevergine nel Santuario benedettino del XII secolo, posto sul monte a 1270 m. I più grandi corsi d'acqua che passano per questa città sono il Rigatore e il San Francesco, oggi molto impoveriti a causa del percorso urbano. Il Rigatore, ricco di vegetazione, è stato in passato sede di numerose industrie che lo sfruttavano ricavandone energia idrica. Avellino, avendo una posizione molto centrale, è centro d'importanti vie di comunicazione dall'Adriatico al Tirreno. Il territorio gode di abbondanti risorse idriche anche per la presenza del fiume Calore che, oltre a rifornire l'acquedotto dell'alto Calore, fornisce acqua alla città e alle vicine province. Il clima di Avellino è continentale: l'inverno è rigido con frequenti piogge, nebbia e molta umidità, in primavera e gli inizi autunnali sono frequenti brina e gelate, mentre in estate la siccità predomina sul territorio con rare piogge e venti di ponente e di scirocco. La vegetazione è ricca con prevalenza di noccioleti che producono le pregiate "nocciole avellane", ma molto ricca è anche la produzione di frutta e ortaggi. Proprio per questo, la principale risorsa economica è l'agricoltura, insieme all'allevamento bovino e avicolo. Il sottosuolo è molto ricco soprattutto di tufo grigio e argilla. Caratterizzato dal clima più rigido e piovoso della regione , l'avellinese è un territorio costituito sostanzialmente da colline e montagne boscose. La piovosità è la sua caratteristica predominante viste le abbondanti medieannue che superano quasi ovunque i 1200 m.m. Solo nella zona confinante con la Puglia si registrano valori medi molto più bassi di circa 500 m.m. Anche dal punto di vista termico la provincia risulta essere una delle più fredde in inverno e più fresche d'estate grazie anche ai numerosi ettari di bosco che ricoprono i monti che ne sfavoriscono il surriscaldamento. Boschi di faggio e di castagno sono predominanti su altre forme vegetali arboree. Precipitazioni nevose spesso cadono a quote superiori ai 1000mt su tutti i monti della provincia. Frequenti anche i temporali estivi durante le ore più calde della giornata. Nebbie nelle conche sono molto frequenti praticamente in tutte le stagioni.

DA VEDERE
Avellino ha nel cuore del suo centro storico il nucleo di reperti ed opere di interesse storico-culturali più importanti ed interessanti. Primo esempio di ciò è la Cattedrale, che fu riaperta dopo il terremoto del 1980, il Duomo venne edificato a partire dal 1132 e intitolato all'Assunta; l'originaria struttura di stile romanico venne trasformata in occasione di un restauro ottocentesco che la rese conforme al gusto neoclassico. Notevole è la grande facciata neoclassica che ha origini risalenti al XII secolo. All'interno possiamo trovare il coro ligneo del Cinquecento, sotto la cripta, ristrutturata nel secolo XVII vanta origini romaniche. Di rilevante valore storico-religioso è la cappella del tesoro di San Modestino, Santo Patrono della città, oltre al fatto che la basilica conserva ancora un altare maggiore, decorato da un coro cinquecentesco e un originale tabernacolo opera di Giovanni da Nola.

Passeggiando per la città non si può non notare uno dei simboli di Avellino: la torre dell'Orologio. Questa svetta sulle abitazioni del centro storico con i suoi 40 metri di altezza, e scandisce da sempre la giornata dei cittadini avellinesi con i sui rintocchi e la sua suggestività. Venne costruita nel '600 in stile barocco, si erige nell'attuale Piazza Amendola, al tempo dei Caracciolo l’importante Piazza Centrale, ridisegnata e risistemata dall’architetto-scultore Cosimo Fanzago (presente in città nel 1650 comeconsigliere del principe Francesco Marino Caracciolo). Si può dire che ha sempre costituito l’elemento caratterizzante ed il monumento simbolo della città di Avellino. La tradizione, raccolta dallo storico avellinese F. Scandone, vuole che essa sia stata edificata su una torre dell’antica cinta muraria o addirittura eretta sui resti di un antico campanile. Gravemente danneggiata dal sisma dell'80, è stata da diversi anni restituita alla città.

Altro particolare del centro storico avellinese è l'obelisco a Carlo II d'Asburgo, succeduto nel 1665 sul trono di Spagna al padre Filippo IV di Spagna all’età di soli quattro anni. Nel monumento il "re fanciullo" è raffigurato nella sua vera età di sette anni, con l’abbigliamento sfarzoso che il suo titolo richiedeva. La sontuosità delle vesti non riesce, tuttavia, a nascondere le guance paffute e lo sguardo sorridente. Non si può escludere dalla realizzazione dell’opera la partecipazione del principe Caracciolo, che aspirava al titolo di "Grande di Spagna" e voleva manifestare la sua devozione, schietta o calcolata che fosse, alla casa regnante. Di fronte al monumento del "Re di Bronzo" si erige il "Palazzo della Dogana", la dogana fu senza dubbio alcuno uno dei primi edifici che sorsero al di fuori della vecchia Abellinum, che fu interamente distrutta, e che nacquero nella nuova città di Avellino, che si sviluppò intorno al "castrum longobardo". Questo edificio nacque, come gli altri sorti dello stesso periodo, ed aventi le medesime mansioni soprattutto per motivi prettamente fiscali e protezionistici rivelando presto la propria superiorità, nel caso di Avellino, anche rispetto alle vicine dogane di Atripalda e di Serino. Tale superiorità derivava presumibilmente dalla posizione strategica che essa occupava, infatti si trovava sulla strada che gli antichi commercianti di grano percorrevano per raggiungere Napoli, provenitneti dalla Puglia. L’edificio era molto probabilmente diviso in due zone, delle quali una era adibita a deposito delle merci e l’altra, che conferiva all’edificio anche il ruolo di forum, era destinata alla vita della cittadinanza.

In una sorta di continuità con queste opere, verso Corso Umberto I, all’interno del Centro Storico di Avellino, lungo la un tempo trafficata strada delle Puglie, percorso obbligato nei secoli scorsi per rifornire la capitale del Regno di ogni sorta di dettate, sorge l’artistica "Fontana di Bellerofonte". La fontana è uno dei monumenti più significativi della storia di Avellino. Oltre ad essere conosciuta con il nome popolare "Fontana dei tre cannuoli" è detta anche Fontana Caracciolo. Il nome deriva dalla statua centrale che raffigurava, nel marmo, Bellerofonte nell’atto di uccidere la Chimera. Francesco Marino I Caracciolo , nel 1669, commissionò l’architetto bergamasco Cosimo Fanzago di portare all’antico splendore la Fontana dei Tre Cannoli. Questa Fontana, prima dell’intervento della mano di Cosimo Fanzago, doveva essere uno dei tanti utili e poco nobili abbeveratoi cittadini che alimentavano gli angoli più in vista della città. Assieme alla Torre dell'orologio è uno dei monumenti più amati dai cittadini di Avellino.

EDIFICI STORICI
Palazzo Balestrieri, situato in Piazza Duomo, la cui costruzione risale alla seconda metà del diciasettesimo secolo
Palazzo Cucciniello, costruito ai primi dell'800 si trova accanto alla Torre dell’Orologio, vi era sito, molto probabilmente, l’antico convento dei Benedettini, la cui individuazione ha appassionato, tormentato e contrapposto tutti gli studiosi della storia della città
Palazzo De Peruta, costruito verso la metà dell'800 fù acquistato dalla provincia dalla facoltosa famiglia De Peruta, per poi divenire Municipio, ed ora palazzo storico e sede di alcuni enti.
Palazzo Carulli, sorto probabilmente verso i primi dell'800 è alla ribalta per le molte controversie legato ad esso, in passato simbolo di architettura liberty della città.
Palazzo Caracciolo, palazzo del '600, attualmente sede della Provincia
Palazzo del Governo, palazzo del '500, attualmente sede della prefettura, in una delle zone più belle della città, anticamente convento benedettino. La presa di Gorizia del 9 agosto 1916, avvenuta con il concorso dei fanti della Brigata "Avellino " fu annunciata dal balcone che affaccia su Piazza Libertà.
Palazzotto, costruito nel 1895 come "ateneo" di Avellino, è tutt'ora sede di una delle più illustri scuole elementari cittadine.
Convitto Nazionale, Inaugurato il primo dicembre 1831 , il "Real Collegio" si avviava a divenire il nuovo polo della cultura in provincia. Circa 70000 allievi sono stati educati in uno degli istituti comprensivi (si va dalle elementari al liceo classico) più importanti della regione
Palazzo della Cultura, o anche palazzo De Concilis, costruito nel 1700, è famoso per essere stato per diverso tempo residenza di Victor Hugo. Palazzo e ambienti circostanti sono spesso citati negli scritti del romanziere francese
Scuola Agraria, intitolata a Francesco De Sanctis, costruita nel 1879 ospita uno dei più antichi e prestigiosi istituti agrari del Mezzogiorno d'Italia.

CENNI STORICI
Il nucleo originario della città, Abellinum, si formò in prossimità dell'odierna Atripalda a circa 4km dal centro di Avellino. Fu conquistata dai Romani nel 293 a.C., togliendola al dominio dei Sanniti nella sanguinosa battaglia di Aquilonia e nelle Guerre sannitiche che si verificarono tra il 343 a.C. e il 292 a.C.. Sotto il dominio di Roma la città cambiò più volte denominazione (nell'ordine: Veneria, Livia, Augusta, Alevandriana e Abellinatium).
La natura e la geografia sono riusciti a determinare i prerequisiti per la nascita di Atripalda, e prima ancora di Abellinum. Sin dall'antichità la valle del Sabato ha costituito una via naturale tra l'Irpinia e il Sannio. Il fiume ha sempre rappresentato una risorsa primaria per la popolazione, sia per pescare, nell'età più antica, siaper l'irrigazione dei campi e per l'alimentazione dei mulini. Nell'89 a.C. Silla occupò Pompei, Ercolano, Stabia, Eclano, Abella e Abellinum. Abellinum non costituiva ancora un vero e proprio centro urbano; solo grazie alla colonizzazione silliana si avviò l'edificazione di una vera città. Essa era attraversata da due città principali: il Cardo e il Decumano che la suddividevano in quattro quadrati, ognuno dei quali alla fine delle strade aveva quattro porte. Dopo la sua distruzione da parte dei Longobardi, gli abitanti fondarono la nuova città di Avellino su uno sperone di tufo. Lo sviluppo demografico e urbanistico fu piuttosto lento a causa di alcuni violenti terremoti e delle invasioni degli Aragonesi e dei Normanni. L'arrivo dei Normanni pose Avellino al centro di importanti avvenimenti: nel 1130 Ruggero II ricevette nel Duomo della città l'investitura del Regno di Sicilia; nel 1137 Innocenzo II e Lotario III furono cacciati da Rainulfo III di Alife, conte di Avellino. Il paese passò in seguito al conte Riccardo dell'Aquila, ai Paris, ai Sanseverino, a Simone di Montfort, ai Balzo, ai Filangieri de Candida, fino a diventare feudo dei Caracciolo dal 1581 al 1806, sotto i quali conosce una lunga stagione di incremento demografico, di espansione urbanistica e di progresso economico. Durante questo periodo si afferma l'arte della lana che riempirà l'Italia dei pregiati panni di Avellino dal tipico colore azzurro carico. In seguito, il commercio troverà una sede monumentale nella dogana dei grani. Durante il primo secolo della loro Signoria, i Caracciolo ampliarono il Castello fino a farne un luogo d'eccellenza, con un parco di cui cantarono meraviglie poeti eviaggiatori. La peste del1656 costituirà nulla più che una battuta d'arresto. Nel '700, infatti, la città comincia ad assumere l'odierna conformazione urbana: i principi Caracciolo abbandonano il Castello, si trasferiscono in una nuova residenza, l'attuale sede dell'amministrazione provinciale, e danno il via ai lavori per la creazione del corso principale della città. Nel 1806 Avellino diviene capoluogo di provincia del Principato Ultra, troncone di pertinenza beneventana, in contrapposizione con il Principato Citra, di pertinenza salernitana, e vede accrescere notevolmente il suo peso politico-economico fino all'Unità d'Italia, quando comincia un periodo di decadenza, ascrivibile all'isolamento prodotto dalla realizzazione della ferrovia Napoli-Benevento-Foggia che fa perdere alla città quel suo ruolo peculiare di crocevia commerciale tra la Campania e la Puglia, tra il Tirreno e l'Adriatico.

EDIFICI RELIGIOSI
Avellino è una città ricca di Chiese, sia antiche che moderne.

La Chiesa più antica di Avellino è senz'altro la Chiesa di S. Maria, Chiesa Madre, che venne abbattuta per consentire l'edificazione del Duomo, ma di cui rimangono resti al livello della Chiesa dei Sette Dolori (Cripta Duomo), precisamente laddove c'è la Cappella dell'Annunziata. Nelle immediate vicinanze del Duomo, o Cattedrale dell'Assunta, si trovano anche la Congregazione dell'Annunziata, un piccolo edificio bianco accanto a cui sorse l'ex Ospedale e la vicina Confraternita dell'Immacolata Concezione, sotto cui insiste la Cripta di San Biagio, nota per il ritrovamento di cadaveri seduti sopra sedili di pietra.

Il centro storico, il nucleo dell'avellino originaria al tempo dei Longobardi, o le sue immediate vicinanze, albergano numerosi altri edifici religiosi: la Chiesa di S. Francesco Saverio (nota come S. Rita), la Chiesa di S. Maria del Carmine, che era annessa all'omonimo Convento distrutto dal terremoto del 1980, la Chiesa di S. Maria del Rifugio, in Piazza del Popolo, la Chiesa del Santissimo Sacramento, annessa al Conservatorio delle Oblate, la Chiesa (vecchia) della Santissima Trinità dei Poveri (la nuova si trova quasi a Valle).

A ridosso del centro storico, si trovano la Chiesa di S. Maria di Costantinopoli, la Chiesa di S. Antonio Abate e la Chiesa di S. Leonardo. Ai margini delle vecchie mura, dove si trovava Porta Puglia, si trova la Chiesa S. Giovanni Battista, annessa al Monastero S. Maria di Monserrat, e la Chiesa S. Generoso, annessa al Monastero Padri Agostiniani, oggi sede del Comando della Polizia Municipale.

Lungo l'asse centrale della città, si trovano la (nuova )Chiesa del Santissimo Rosario e la Chiesa di S. Ciro Martire, mentre la Chiesa del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria si trova in un'area sviluppatasi urbanisticamente qualche decennio fa, denominata Via degli Imbimbo e poi Via S. Francesco.

Sulla collina dei Cappuccini si trova la Chiesa di S. Maria delle Grazie, annessa al Convento dei Cappuccini.

Villa Comunale
La Villa Comunale è quel che rimane del vecchio Orto botanico, istituito dal Consiglio Provinciale del Principato Ultra nel 1819 (unitamente ad altri due, mai realizzati nel Principato).

L'attuale notevole varietà di piante, tra cui spiccano i platani ed i tigli, è frutto del lavoro iniziato nel 1839 relativo ad una sperimentazione voluta dall'Economista Federico Cassitto.

La struttura venne inaugurata, però, più di dieci anni dopo, il 31 luglio 1850, in un momento non fortunato, visto che la carenza di fondi che si registrò a seguito dell'Unificazione italiana, impedì che all'Orto Botanico venissero dedicate le cure che meritava.

Nel 1916 si ebbe il passaggio amministrativo dalla Provincia al Comune, onde consentirne una pubblica fruizione. Nel 1956 il Ministero della Pubblica Istruzione vincolò con Decreto l'area (in precedenza già intaccata dalla costruzione della sede della G.I.L.(Gioventù Italiana del Littorio) nel periodo Fascista), in parte impiegata per la realizzazione del Museo Provinciale Irpino e della sovrastante Biblioteca Provinciale. È sicuramente un punto di riferimento di intere generazioni di avellinesi. Nel 2006 è stata costruita (poco vicino, in Via de Concilis) un'altra villa comunale.


Carcere Borbonico
Il vecchio Carcere fu ubicato nei pressi della strada principale di Avellino, ora Corso Vittorio Emanuele II, di fronte alla nuova Chiesa del Santissimo Rosario, dove si trova l'entrata (Via Dalmazia).

Il progetto fu stilato da Giuliano De Fazio, che ebbe la meglio sul progetto alternativo dell'Ingegnere Luigi Oberty. Il progetto del De Fazio, si rifaceva alle teorie dell'inglese Jeremy Bentham nel suo Panopticon. I lavori iniziati nel 1826, si conclusero poco prima del 1832, quando venne effettuato il trasferimento di una prima schiera di carcerati.

La struttura carceraria presenta una forma esagonale, con i bracci che si dipartono dalla medesima rotonda centrale, dalla cui cima si era in grado di sorvegliare tutta la struttura. Il Carcere era separato dalla sede stradale da un muro (alto circa un metro e mezzo), e tra questo e le mura esterne del Carcere si trovava un profondo fossato pieno d'acqua. Pure presenti erano delle torrette cilindriche agli angoli del Carcere. Sia queste ultime, che le mura esterne, che il fossato sono scomparsi, le prime per esigenze di sicurezza, legittime finché il Carcere fu in esercizio, gli altri due per consentire la realizzazione di un parcheggio sotterraneo.

La struttura comprende altri cinque grandi edifici, con in mezzo una cappella ed un sesto edificio, che guarda verso il Corso, dove erano alloggiati il Direttore e gli uffici.

Oggi, l'ex Carcere Borbonico viene utilizzato (di rado) quale sede di concerti, mostre e convegni. Si dice che il suo progettista si sia suicidato, per il fatto che riteneva la sua opera troppo "dura" nei confronti dei reclusi.

MUSEI
Museo Archeologico Irpino e Biblioteca Provinciale
La struttura neorazionalista che sorge lungo l'attuale Corso Europa, all'altezza della villa comunale, fu edificata nel 1965 grazie all'architetto Francesco Fariello e tuttora rappresenta il più importante complesso culturale della città. Al suo interno si trovano:

Il Museo Archeologico Irpino, ubicato al piano terra, che custodisce gran parte dei reperti archeologici rinvenuti nella Provincia, dal neolitico antico, all'età del ferro e del bronzo, all'epoca romana. La creazione di tale sezione si è giovata del materiale derivante dalla donazione, avvenuta nel 1889, della Collezione Zigarelli, grazie alla quale disponiamo di tantissimo materiale relativo all'Irpinia preistorica a quella protocristiana. L'avvento delle nuove tecnologie informatiche ha consentito la realizzazione del "Catalogo Digitale del medagliere", dove sono state digitalizzate oltre 4000 monete antiche ed è stato predisposto il progetto "MuseoLab". La collezione museale è stata riorganizzata per nuclei tematici: 1) Collezione Zigarelli, 2) Lapidario, 3) Necropoli Eneolitica di Madonna delle Grazie (Mirabella Eclano), 4) Santuario della Mefite (Mephitis) nella Valle d'Ansanto (Rocca San Felice), 5) Abellinum e la Valle del Sabato, 6) Aeclanum (Passo di Mirabella Eclano);
Il Museo Irpino sezione d'arte minore, al primo piano, ospita le collezioni d’arte minore (porcellane e oggettistica orientale e locale), armi antiche ed un artistico presepe del settecento, che è stato donato dagli eredi di Don Gennaro Penta di Fontanarosa;
La Mediateca Provinciale, al primo piano, è la sezione più recente della struttura, essendo stata inaugurata nell'aprile del 2002, dove oltre a quindici postazioni per la navigazione in internet, sono presenti tre postazioni per l'archiviazione ottica e la redazione di ipertesti, una videoteca ed una fonoteca;
La Biblioteca Provinciale "Scipione e Giulio Capone", che nacque nel 1913 grazie alla donazione di ben 30.000 volumi (in gran parte antichi) da parte della famiglia Capone di Montella. Oggi, sono custoditi oltre 300.000 libri, numerose "cinquecentine" e ricchi fondi manoscritti, una ricca emeroteca e ben 51 biblioteche comunali satelliti, in via di informatizzazione. La ricchezza e l'importanza del materiale attrae ricercatori e studiosi da ogni dove. Di questa sezione fanno parte anche il il Centro Studi e Documentazione su Carlo Gesualdo e lo spazio dedicato al Risorgimento Irpino.

Museo Zoologico degli Invertebrati "Carbone Lauretana"
Questo museo, situato in Corso Umberto I, è uno dei maggiori musei dedicati agli invertebrati in Italia, aperto nel luglio del 2002. L'esposizione del museo è suddivisa in tre zone, che rappresentano le classi zoologiche degli animali a cui è dedicato: nella prima sezione si espone al pubblico la specie dei celenterati e dei poriferi, nella seconda i madreporari, gli artropodi, i tentacolati, gli anellidi, gli echinodermi, gli aschelminiti, i rizopodi, i sipinculidi e i tunicati. La terza area del museo è completamente dedicata ai molluschi. Il museo custodisce collezioni comparative di molluschi ascritti ai generi: Acavus, Allonautilus, Aporrhais, Argonauta, Glossus, Harpa, Hippopus, Meiocardia, Nautilus, Struthiolaria e Tridacna, di livello internazionale, con tutte le specie viventi ed attualmente descritte. Di rilievo le collezioni di Tentacolati e di Idrocoralli che sono le uniche presenti sul territorio campano. Molte delle collezioni presenti nel museo fanno parte di categorie di animali rarissimi, di età antichissima, nella maggioranza dei casi estinti. Fra le specie ormai estinte si segnalano alcune chiocciole arboricole del Madagascar del genere Tropidophora, delle Isole Maurizie del genere Gibbus, dell’Isola di Madeira del genere Geomitra, dell’Isola di Ohau (Hawaii) del genere Achatinella, dell’isola di Kauali (Hawaii) del genere Camelia, dell’Isola di Raiatea (Polinesia Francese) del genere Partula. Oltre al gasteropode d’acqua dolce planorbide carinato del Nord America (Neoplanorbis carinatus) proveniente dall’Alabama (USA) ed all’igromiide di Picard (Trochoidea picardi) da Tel Aviv (Israele).

Conservatorio Domenico Cimarosa
Il conservatorio "Domenico Cimarosa" di Avellino, fondato nel 1972, risulta essere il più grande conservatorio di musica in Campania. Le oltre cinquanta aule insonorizzate, e la struttura in generale, rendono l'edificio un vero e proprio campus universitario, fornito di alcune sale strumenti, una biblioteca (con un patrimonio librario che ammonta a circa 10.000 unità, costituita da enciclopedie, antologie, collane, opera omnia, copie anastatiche, partiture, spartiti, libretti d'opera, metodi e studi, periodici e riviste), dei laboratori multimediali e un auditorium di 400 posti, che si può definire una vera e propria arena teatrale idonea per ospitare grandi allestimenti operistici. Un'intera area del complesso è dedicata agli uffici; al suo interno vi è una palestra attrezzata, parcheggi privati, infrastrutture e spazi rivolti agli allievi della scuola. Grazie agli ingenti finanziamenti stanziati dal 2004 dal Ministero dell'Istruzione, il conservatorio ha potuto decisamente migliorare la sua dotazione strumentale e bibliografica, da mettere al servizio degli oltre mille studenti che lo frequentano. La struttura attuale in cui è ubicato l'istituto è stata realizzata ex-novo, dopo gli eventi sismici del 1980, dal governo degli Stati Uniti d'America e successivamente donata alla città nel 1986.

ENOGASTRONOMIA
Tipici sono i "paccheri", maccheroni fatti a mano con ragù di carne e pomodoro. In generale poi fusilli, i cavatelli, le tagliatelle, i ravioli, le orecchiette. Conditi e preparati in simbiosi soprattutto con ortaggi e legumi, come voleva la tradizione povera e contadina. L'agnello (aino, in dialetto avellinese) fa parte delle carni, per lo più "bianche", che compongono la gran parte degli ingredienti dei secondi piatti. La cucina irpina tradizionale lo utilizza per piatti particolari e tipici. Condimento per eccellenza è l'olio di oliva, che dev'essere rigorosamente DOP ed extravergine d'oliva dei territori collinari dell'Irpinia, è il principale condimento della gastronomia della provincia di Avellino. Va impiegato e consumato crudo per insalate o per piatti "freddi", cotto in pentola con carni e ortaggi, fritto in tutte le altre occasioni. Pregiatissimo è anche il tartufo nero, un insuperabile aromatizzatore di primi e secondi piatti, tipico dell'Irpinia e, in particolare, di Bagnoli Irpino, dove la natura incontaminata favorisce il mantenimento dell'habitat di alcuni alberi, le cui radici costituiscono l'elemento del quale ha bisogno questo fungo per vivere, sottoterra, in simbiosi con la flora. Legato ai tartufi, anche i funghi spontanei e naturali, e pertanto più gustosi ed aromatici sono diffusi su tutto il territorio irpino grazie alla flora della sua natura incontaminata. Oltre che freschi, sono ottimi e trovano altrettanto impiego secchi, nei mesi con scarsa piovosità. Tipiche di Avellino sono le nocciole avellane e le castagne del prete, veri simboli di Avellino.

Taurasi
Il Taurasi, che è stato il primo a meritare la prestigiosa Denominazione di origine controllata e garantita, è prodotto in una zona a nord-est del capoluogo Avellino. Ritenuto uno dei "più grandi rossi", è consigliato con lasagne, selvaggina, arrosti, funghi, formaggi freschi e stagionati.

Fiano di Avellino
Ottimo coi frutti di mare, è raccomandato dai sommelier per accompagnare piatti a base di pesce, zuppe e molluschi. È di colore giallo-paglierino, ha odore intenso, gradevole sapore secco ed è uno dei tre vini irpini che ha ottenuto il prestigioso marchio DOCG.

Greco di Tufo
Altro grande DOCG avellinese, ottimo in abbinamenti con antipasti e secondi freddi, funghi, formaggi freschi, e naturalmente sul pesce; specialmente sui crostacei e sul dentice, è prodotto dal I secolo a.C.

PALIO DELLA BOTTE
Ad agosto si svolge in città il Palio della Botte, una competizione di stampo medievale che si svolge tra le sette contrade (che coincidono con le sette circoscrizioni) della città di Avellino. La sfida consiste nel far rotolare con una spranga ricurva una botte di circa due quintali, spingendola in salita lungo tutto Corso Umberto I. La vittoria viene assegnata al rione che riesce a raggiungere nel minor tempo possibile la Fontana di Bellerofonte.

DATI RIEPILOGATIVI

In aggiornamento

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Conservatorio di Musica Domenico Cimarosa - Avellino (AV)
SUPER LATTICINI - ARIANO IRPINO - AV
RISTORANTE LO SPIEDO - BAGNOLI IRPINO - AV