Avellino
è una città della Campania, capoluogo
della provincia omonima. Il
terremoto del 23 novembre 1980 la rase quasi completamente
al suolo, cancellando quasi del tutto il patrimonio
storico-artistico della città, causando 2.735
morti. È salita spesso alla ribalta nazionale
grazie alle imprese in campo sportivo dell'Unione
Sportiva Avellino, che militò ininterrottamente
dal 1978 al 1988 in Serie A, e della Felice Scandone
Basket. La città ha dato i natali a molti uomini
politici che hanno avuto ruoli importanti nel governo
del Paese, sia nella prima che nella seconda repubblica.
La
provincia di Avellino, si estende nella parte centro-orientale
della Campania. La città è situata nel
cuore di una grande conca dell'Appennino Campano dominata
dai massicci montuosi dei Picentini e del Partenio
ed è circondata a nord-est dal Montevergine,
il più importante e famoso monte del Partenio,
che è meta di molti pellegrinaggi per venerare
la Madonna di Montevergine nel Santuario benedettino
del XII secolo, posto sul monte a 1270 m. I
più grandi corsi d'acqua che passano per questa
città sono il Rigatore e il San Francesco,
oggi molto impoveriti a causa del percorso urbano.
Il Rigatore, ricco di vegetazione, è stato
in passato sede di numerose industrie che lo sfruttavano
ricavandone energia idrica. Avellino, avendo una posizione
molto centrale, è centro d'importanti vie di
comunicazione dall'Adriatico al Tirreno. Il
territorio gode di abbondanti risorse idriche anche
per la presenza del fiume Calore che, oltre a rifornire
l'acquedotto dell'alto Calore, fornisce acqua alla
città e alle vicine province. Il clima di Avellino
è continentale: l'inverno è rigido con
frequenti piogge, nebbia e molta umidità, in
primavera e gli inizi autunnali sono frequenti brina
e gelate, mentre in estate la siccità predomina
sul territorio con rare piogge e venti di ponente
e di scirocco. La vegetazione è ricca con prevalenza
di noccioleti che producono le pregiate "nocciole
avellane", ma molto ricca è anche la produzione
di frutta e ortaggi. Proprio per questo, la principale
risorsa economica è l'agricoltura, insieme
all'allevamento bovino e avicolo. Il
sottosuolo è molto ricco soprattutto di tufo
grigio e argilla. Caratterizzato
dal clima più rigido e piovoso della regione
, l'avellinese è un territorio costituito sostanzialmente
da colline e montagne boscose. La piovosità
è la sua caratteristica predominante viste
le abbondanti medieannue che superano quasi ovunque
i 1200 m.m. Solo nella zona confinante con la Puglia
si registrano valori medi molto più bassi di
circa 500 m.m. Anche dal punto di vista termico la
provincia risulta essere una delle più fredde
in inverno e più fresche d'estate grazie anche
ai numerosi ettari di bosco che ricoprono i monti
che ne sfavoriscono il surriscaldamento. Boschi di
faggio e di castagno sono predominanti su altre forme
vegetali arboree. Precipitazioni nevose spesso cadono
a quote superiori ai 1000mt su tutti i monti della
provincia. Frequenti anche i temporali estivi durante
le ore più calde della giornata. Nebbie nelle
conche sono molto frequenti praticamente in tutte
le stagioni.
DA
VEDERE
Avellino ha nel cuore del suo centro storico il nucleo
di reperti ed opere di interesse storico-culturali
più importanti ed interessanti. Primo esempio
di ciò è la Cattedrale, che fu riaperta
dopo il terremoto del 1980, il Duomo venne edificato
a partire dal 1132 e intitolato all'Assunta; l'originaria
struttura di stile romanico venne trasformata in occasione
di un restauro ottocentesco che la rese conforme al
gusto neoclassico. Notevole è la grande facciata
neoclassica che ha origini risalenti al XII secolo.
All'interno possiamo trovare il coro ligneo del Cinquecento,
sotto la cripta, ristrutturata nel secolo XVII vanta
origini romaniche. Di rilevante valore storico-religioso
è la cappella del tesoro di San Modestino,
Santo Patrono della città, oltre al fatto che
la basilica conserva ancora un altare maggiore, decorato
da un coro cinquecentesco e un originale tabernacolo
opera di Giovanni da Nola.
Passeggiando
per la città non si può non notare uno
dei simboli di Avellino: la torre dell'Orologio. Questa
svetta sulle abitazioni del centro storico con i suoi
40 metri di altezza, e scandisce da sempre la giornata
dei cittadini avellinesi con i sui rintocchi e la
sua suggestività. Venne costruita nel '600
in stile barocco, si erige nell'attuale Piazza Amendola,
al tempo dei Caracciolo limportante Piazza Centrale,
ridisegnata e risistemata dallarchitetto-scultore
Cosimo Fanzago (presente in città nel 1650
comeconsigliere del principe Francesco Marino Caracciolo).
Si può dire che ha sempre costituito lelemento
caratterizzante ed il monumento simbolo della città
di Avellino. La tradizione, raccolta dallo storico
avellinese F. Scandone, vuole che essa sia stata edificata
su una torre dellantica cinta muraria o addirittura
eretta sui resti di un antico campanile. Gravemente
danneggiata dal sisma dell'80, è stata da diversi
anni restituita alla città.
Altro
particolare del centro storico avellinese è
l'obelisco a Carlo II d'Asburgo, succeduto nel 1665
sul trono di Spagna al padre Filippo IV di Spagna
alletà di soli quattro anni. Nel monumento
il "re fanciullo" è raffigurato nella
sua vera età di sette anni, con labbigliamento
sfarzoso che il suo titolo richiedeva. La sontuosità
delle vesti non riesce, tuttavia, a nascondere le
guance paffute e lo sguardo sorridente. Non si può
escludere dalla realizzazione dellopera la partecipazione
del principe Caracciolo, che aspirava al titolo di
"Grande di Spagna" e voleva manifestare
la sua devozione, schietta o calcolata che fosse,
alla casa regnante. Di fronte al monumento del "Re
di Bronzo" si erige il "Palazzo della Dogana",
la dogana fu senza dubbio alcuno uno dei primi edifici
che sorsero al di fuori della vecchia Abellinum, che
fu interamente distrutta, e che nacquero nella nuova
città di Avellino, che si sviluppò intorno
al "castrum longobardo". Questo edificio
nacque, come gli altri sorti dello stesso periodo,
ed aventi le medesime mansioni soprattutto per motivi
prettamente fiscali e protezionistici rivelando presto
la propria superiorità, nel caso di Avellino,
anche rispetto alle vicine dogane di Atripalda e di
Serino. Tale superiorità derivava presumibilmente
dalla posizione strategica che essa occupava, infatti
si trovava sulla strada che gli antichi commercianti
di grano percorrevano per raggiungere Napoli, provenitneti
dalla Puglia. Ledificio era molto probabilmente
diviso in due zone, delle quali una era adibita a
deposito delle merci e laltra, che conferiva
alledificio anche il ruolo di forum, era destinata
alla vita della cittadinanza.
In
una sorta di continuità con queste opere, verso
Corso Umberto I, allinterno del Centro Storico
di Avellino, lungo la un tempo trafficata strada delle
Puglie, percorso obbligato nei secoli scorsi per rifornire
la capitale del Regno di ogni sorta di dettate, sorge
lartistica "Fontana di Bellerofonte".
La fontana è uno dei monumenti più significativi
della storia di Avellino. Oltre ad essere conosciuta
con il nome popolare "Fontana dei tre cannuoli"
è detta anche Fontana Caracciolo. Il nome deriva
dalla statua centrale che raffigurava, nel marmo,
Bellerofonte nellatto di uccidere la Chimera.
Francesco Marino I Caracciolo , nel 1669, commissionò
larchitetto bergamasco Cosimo Fanzago di portare
allantico splendore la Fontana dei Tre Cannoli.
Questa Fontana, prima dellintervento della mano
di Cosimo Fanzago, doveva essere uno dei tanti utili
e poco nobili abbeveratoi cittadini che alimentavano
gli angoli più in vista della città.
Assieme alla Torre dell'orologio è uno dei
monumenti più amati dai cittadini di Avellino.
EDIFICI
STORICI
Palazzo Balestrieri, situato in Piazza Duomo, la cui
costruzione risale alla seconda metà del diciasettesimo
secolo
Palazzo Cucciniello, costruito ai primi dell'800 si
trova accanto alla Torre dellOrologio, vi era
sito, molto probabilmente, lantico convento
dei Benedettini, la cui individuazione ha appassionato,
tormentato e contrapposto tutti gli studiosi della
storia della città
Palazzo De Peruta, costruito verso la metà
dell'800 fù acquistato dalla provincia dalla
facoltosa famiglia De Peruta, per poi divenire Municipio,
ed ora palazzo storico e sede di alcuni enti.
Palazzo Carulli, sorto probabilmente verso i primi
dell'800 è alla ribalta per le molte controversie
legato ad esso, in passato simbolo di architettura
liberty della città.
Palazzo Caracciolo, palazzo del '600, attualmente
sede della Provincia
Palazzo del Governo, palazzo del '500, attualmente
sede della prefettura, in una delle zone più
belle della città, anticamente convento benedettino.
La presa di Gorizia del 9 agosto 1916, avvenuta con
il concorso dei fanti della Brigata "Avellino
" fu annunciata dal balcone che affaccia su Piazza
Libertà.
Palazzotto, costruito nel 1895 come "ateneo"
di Avellino, è tutt'ora sede di una delle più
illustri scuole elementari cittadine.
Convitto Nazionale, Inaugurato il primo dicembre 1831
, il "Real Collegio" si avviava a divenire
il nuovo polo della cultura in provincia. Circa 70000
allievi sono stati educati in uno degli istituti comprensivi
(si va dalle elementari al liceo classico) più
importanti della regione
Palazzo della Cultura, o anche palazzo De Concilis,
costruito nel 1700, è famoso per essere stato
per diverso tempo residenza di Victor Hugo. Palazzo
e ambienti circostanti sono spesso citati negli scritti
del romanziere francese
Scuola Agraria, intitolata a Francesco De Sanctis,
costruita nel 1879 ospita uno dei più antichi
e prestigiosi istituti agrari del Mezzogiorno d'Italia.
CENNI
STORICI
Il nucleo originario della città, Abellinum,
si formò in prossimità dell'odierna
Atripalda a circa 4km dal centro di Avellino. Fu conquistata
dai Romani nel 293 a.C., togliendola al dominio dei
Sanniti nella sanguinosa battaglia di Aquilonia e
nelle Guerre sannitiche che si verificarono tra il
343 a.C. e il 292 a.C.. Sotto il dominio di Roma la
città cambiò più volte denominazione
(nell'ordine: Veneria, Livia, Augusta, Alevandriana
e Abellinatium). La
natura e la geografia sono riusciti a determinare
i prerequisiti per la nascita di Atripalda, e prima
ancora di Abellinum. Sin dall'antichità la
valle del Sabato ha costituito una via naturale tra
l'Irpinia e il Sannio. Il fiume ha sempre rappresentato
una risorsa primaria per la popolazione, sia per pescare,
nell'età più antica, siaper l'irrigazione
dei campi e per l'alimentazione dei mulini. Nell'89
a.C. Silla occupò Pompei, Ercolano, Stabia,
Eclano, Abella e Abellinum. Abellinum non costituiva
ancora un vero e proprio centro urbano; solo grazie
alla colonizzazione silliana si avviò l'edificazione
di una vera città. Essa era attraversata da
due città principali: il Cardo e il Decumano
che la suddividevano in quattro quadrati, ognuno dei
quali alla fine delle strade aveva quattro porte.
Dopo la sua distruzione da parte dei Longobardi, gli
abitanti fondarono la nuova città di Avellino
su uno sperone di tufo. Lo sviluppo demografico e
urbanistico fu piuttosto lento a causa di alcuni violenti
terremoti e delle invasioni degli Aragonesi e dei
Normanni. L'arrivo dei Normanni pose Avellino al centro
di importanti avvenimenti: nel 1130 Ruggero II ricevette
nel Duomo della città l'investitura del Regno
di Sicilia; nel 1137 Innocenzo II e Lotario III furono
cacciati da Rainulfo III di Alife, conte di Avellino.
Il paese passò in seguito al conte Riccardo
dell'Aquila, ai Paris, ai Sanseverino, a Simone di
Montfort, ai Balzo, ai Filangieri de Candida, fino
a diventare feudo dei Caracciolo dal 1581 al 1806,
sotto i quali conosce una lunga stagione di incremento
demografico, di espansione urbanistica e di progresso
economico. Durante questo periodo si afferma l'arte
della lana che riempirà l'Italia dei pregiati
panni di Avellino dal tipico colore azzurro carico.
In seguito, il commercio troverà una sede monumentale
nella dogana dei grani. Durante il primo secolo della
loro Signoria, i Caracciolo ampliarono il Castello
fino a farne un luogo d'eccellenza, con un parco di
cui cantarono meraviglie poeti eviaggiatori. La peste
del1656 costituirà nulla più che una
battuta d'arresto. Nel '700, infatti, la città
comincia ad assumere l'odierna conformazione urbana:
i principi Caracciolo abbandonano il Castello, si
trasferiscono in una nuova residenza, l'attuale sede
dell'amministrazione provinciale, e danno il via ai
lavori per la creazione del corso principale della
città. Nel 1806 Avellino diviene capoluogo
di provincia del Principato Ultra, troncone di pertinenza
beneventana, in contrapposizione con il Principato
Citra, di pertinenza salernitana, e vede accrescere
notevolmente il suo peso politico-economico fino all'Unità
d'Italia, quando comincia un periodo di decadenza,
ascrivibile all'isolamento prodotto dalla realizzazione
della ferrovia Napoli-Benevento-Foggia che fa perdere
alla città quel suo ruolo peculiare di crocevia
commerciale tra la Campania e la Puglia, tra il Tirreno
e l'Adriatico.
EDIFICI
RELIGIOSI
Avellino è una città ricca di Chiese,
sia antiche che moderne.
La
Chiesa più antica di Avellino è senz'altro
la Chiesa di S. Maria, Chiesa Madre, che venne abbattuta
per consentire l'edificazione del Duomo, ma di cui
rimangono resti al livello della Chiesa dei Sette
Dolori (Cripta Duomo), precisamente laddove c'è
la Cappella dell'Annunziata. Nelle
immediate vicinanze del Duomo, o Cattedrale dell'Assunta,
si trovano anche la Congregazione dell'Annunziata,
un piccolo edificio bianco accanto a cui sorse l'ex
Ospedale e la vicina Confraternita dell'Immacolata
Concezione, sotto cui insiste la Cripta di San Biagio,
nota per il ritrovamento di cadaveri seduti sopra
sedili di pietra.
Il
centro storico, il nucleo dell'avellino originaria
al tempo dei Longobardi, o le sue immediate vicinanze,
albergano numerosi altri edifici religiosi: la Chiesa
di S. Francesco Saverio (nota come S. Rita), la Chiesa
di S. Maria del Carmine, che era annessa all'omonimo
Convento distrutto dal terremoto del 1980, la Chiesa
di S. Maria del Rifugio, in Piazza del Popolo, la
Chiesa del Santissimo Sacramento, annessa al Conservatorio
delle Oblate, la Chiesa (vecchia) della Santissima
Trinità dei Poveri (la nuova si trova quasi
a Valle).
A
ridosso del centro storico, si trovano la Chiesa di
S. Maria di Costantinopoli, la Chiesa di S. Antonio
Abate e la Chiesa di S. Leonardo. Ai margini delle
vecchie mura, dove si trovava Porta Puglia, si trova
la Chiesa S. Giovanni Battista, annessa al Monastero
S. Maria di Monserrat, e la Chiesa S. Generoso, annessa
al Monastero Padri Agostiniani, oggi sede del Comando
della Polizia Municipale.
Lungo
l'asse centrale della città, si trovano la
(nuova )Chiesa del Santissimo Rosario e la Chiesa
di S. Ciro Martire, mentre la Chiesa del Cuore Immacolato
della Beata Vergine Maria si trova in un'area sviluppatasi
urbanisticamente qualche decennio fa, denominata Via
degli Imbimbo e poi Via S. Francesco.
Sulla
collina dei Cappuccini si trova la Chiesa di S. Maria
delle Grazie, annessa al Convento dei Cappuccini.
Villa
Comunale
La Villa Comunale è quel che rimane del vecchio
Orto botanico, istituito dal Consiglio Provinciale
del Principato Ultra nel 1819 (unitamente ad altri
due, mai realizzati nel Principato).
L'attuale
notevole varietà di piante, tra cui spiccano
i platani ed i tigli, è frutto del lavoro iniziato
nel 1839 relativo ad una sperimentazione voluta dall'Economista
Federico Cassitto.
La
struttura venne inaugurata, però, più
di dieci anni dopo, il 31 luglio 1850, in un momento
non fortunato, visto che la carenza di fondi che si
registrò a seguito dell'Unificazione italiana,
impedì che all'Orto Botanico venissero dedicate
le cure che meritava.
Nel
1916 si ebbe il passaggio amministrativo dalla Provincia
al Comune, onde consentirne una pubblica fruizione.
Nel 1956 il Ministero della Pubblica Istruzione vincolò
con Decreto l'area (in precedenza già intaccata
dalla costruzione della sede della G.I.L.(Gioventù
Italiana del Littorio) nel periodo Fascista), in parte
impiegata per la realizzazione del Museo Provinciale
Irpino e della sovrastante Biblioteca Provinciale.
È sicuramente un punto di riferimento di intere
generazioni di avellinesi. Nel 2006 è stata
costruita (poco vicino, in Via de Concilis) un'altra
villa comunale.
Carcere Borbonico
Il vecchio Carcere fu ubicato nei pressi della strada
principale di Avellino, ora Corso Vittorio Emanuele
II, di fronte alla nuova Chiesa del Santissimo Rosario,
dove si trova l'entrata (Via Dalmazia).
Il
progetto fu stilato da Giuliano De Fazio, che ebbe
la meglio sul progetto alternativo dell'Ingegnere
Luigi Oberty. Il progetto del De Fazio, si rifaceva
alle teorie dell'inglese Jeremy Bentham nel suo Panopticon.
I lavori iniziati nel 1826, si conclusero poco prima
del 1832, quando venne effettuato il trasferimento
di una prima schiera di carcerati.
La
struttura carceraria presenta una forma esagonale,
con i bracci che si dipartono dalla medesima rotonda
centrale, dalla cui cima si era in grado di sorvegliare
tutta la struttura. Il Carcere era separato dalla
sede stradale da un muro (alto circa un metro e mezzo),
e tra questo e le mura esterne del Carcere si trovava
un profondo fossato pieno d'acqua. Pure presenti erano
delle torrette cilindriche agli angoli del Carcere.
Sia queste ultime, che le mura esterne, che il fossato
sono scomparsi, le prime per esigenze di sicurezza,
legittime finché il Carcere fu in esercizio,
gli altri due per consentire la realizzazione di un
parcheggio sotterraneo.
La
struttura comprende altri cinque grandi edifici, con
in mezzo una cappella ed un sesto edificio, che guarda
verso il Corso, dove erano alloggiati il Direttore
e gli uffici.
Oggi,
l'ex Carcere Borbonico viene utilizzato (di rado)
quale sede di concerti, mostre e convegni. Si dice
che il suo progettista si sia suicidato, per il fatto
che riteneva la sua opera troppo "dura"
nei confronti dei reclusi.
MUSEI
Museo Archeologico Irpino e Biblioteca Provinciale
La struttura neorazionalista che sorge lungo l'attuale
Corso Europa, all'altezza della villa comunale, fu
edificata nel 1965 grazie all'architetto Francesco
Fariello e tuttora rappresenta il più importante
complesso culturale della città. Al suo interno
si trovano:
Il
Museo Archeologico Irpino, ubicato al piano terra,
che custodisce gran parte dei reperti archeologici
rinvenuti nella Provincia, dal neolitico antico, all'età
del ferro e del bronzo, all'epoca romana. La creazione
di tale sezione si è giovata del materiale
derivante dalla donazione, avvenuta nel 1889, della
Collezione Zigarelli, grazie alla quale disponiamo
di tantissimo materiale relativo all'Irpinia preistorica
a quella protocristiana. L'avvento delle nuove tecnologie
informatiche ha consentito la realizzazione del "Catalogo
Digitale del medagliere", dove sono state digitalizzate
oltre 4000 monete antiche ed è stato predisposto
il progetto "MuseoLab". La collezione museale
è stata riorganizzata per nuclei tematici:
1) Collezione Zigarelli, 2) Lapidario, 3) Necropoli
Eneolitica di Madonna delle Grazie (Mirabella Eclano),
4) Santuario della Mefite (Mephitis) nella Valle d'Ansanto
(Rocca San Felice), 5) Abellinum e la Valle del Sabato,
6) Aeclanum (Passo di Mirabella Eclano);
Il Museo Irpino sezione d'arte minore, al primo piano,
ospita le collezioni darte minore (porcellane
e oggettistica orientale e locale), armi antiche ed
un artistico presepe del settecento, che è
stato donato dagli eredi di Don Gennaro Penta di Fontanarosa;
La Mediateca Provinciale, al primo piano, è
la sezione più recente della struttura, essendo
stata inaugurata nell'aprile del 2002, dove oltre
a quindici postazioni per la navigazione in internet,
sono presenti tre postazioni per l'archiviazione ottica
e la redazione di ipertesti, una videoteca ed una
fonoteca;
La Biblioteca Provinciale "Scipione e Giulio
Capone", che nacque nel 1913 grazie alla donazione
di ben 30.000 volumi (in gran parte antichi) da parte
della famiglia Capone di Montella. Oggi, sono custoditi
oltre 300.000 libri, numerose "cinquecentine"
e ricchi fondi manoscritti, una ricca emeroteca e
ben 51 biblioteche comunali satelliti, in via di informatizzazione.
La ricchezza e l'importanza del materiale attrae ricercatori
e studiosi da ogni dove. Di questa sezione fanno parte
anche il il Centro Studi e Documentazione su Carlo
Gesualdo e lo spazio dedicato al Risorgimento Irpino.
Museo Zoologico degli Invertebrati "Carbone Lauretana"
Questo museo, situato in Corso Umberto I, è
uno dei maggiori musei dedicati agli invertebrati
in Italia, aperto nel luglio del 2002. L'esposizione
del museo è suddivisa in tre zone, che rappresentano
le classi zoologiche degli animali a cui è
dedicato: nella prima sezione si espone al pubblico
la specie dei celenterati e dei poriferi, nella seconda
i madreporari, gli artropodi, i tentacolati, gli anellidi,
gli echinodermi, gli aschelminiti, i rizopodi, i sipinculidi
e i tunicati. La terza area del museo è completamente
dedicata ai molluschi. Il museo custodisce collezioni
comparative di molluschi ascritti ai generi: Acavus,
Allonautilus, Aporrhais, Argonauta, Glossus, Harpa,
Hippopus, Meiocardia, Nautilus, Struthiolaria e Tridacna,
di livello internazionale, con tutte le specie viventi
ed attualmente descritte. Di rilievo le collezioni
di Tentacolati e di Idrocoralli che sono le uniche
presenti sul territorio campano. Molte delle collezioni
presenti nel museo fanno parte di categorie di animali
rarissimi, di età antichissima, nella maggioranza
dei casi estinti. Fra le specie ormai estinte si segnalano
alcune chiocciole arboricole del Madagascar del genere
Tropidophora, delle Isole Maurizie del genere Gibbus,
dellIsola di Madeira del genere Geomitra, dellIsola
di Ohau (Hawaii) del genere Achatinella, dellisola
di Kauali (Hawaii) del genere Camelia, dellIsola
di Raiatea (Polinesia Francese) del genere Partula.
Oltre al gasteropode dacqua dolce planorbide
carinato del Nord America (Neoplanorbis carinatus)
proveniente dallAlabama (USA) ed alligromiide
di Picard (Trochoidea picardi) da Tel Aviv (Israele).
Conservatorio
Domenico Cimarosa
Il conservatorio "Domenico Cimarosa" di
Avellino, fondato nel 1972, risulta essere il più
grande conservatorio di musica in Campania. Le oltre
cinquanta aule insonorizzate, e la struttura in generale,
rendono l'edificio un vero e proprio campus universitario,
fornito di alcune sale strumenti, una biblioteca (con
un patrimonio librario che ammonta a circa 10.000
unità, costituita da enciclopedie, antologie,
collane, opera omnia, copie anastatiche, partiture,
spartiti, libretti d'opera, metodi e studi, periodici
e riviste), dei laboratori multimediali e un auditorium
di 400 posti, che si può definire una vera
e propria arena teatrale idonea per ospitare grandi
allestimenti operistici. Un'intera area del complesso
è dedicata agli uffici; al suo interno vi è
una palestra attrezzata, parcheggi privati, infrastrutture
e spazi rivolti agli allievi della scuola. Grazie
agli ingenti finanziamenti stanziati dal 2004 dal
Ministero dell'Istruzione, il conservatorio ha potuto
decisamente migliorare la sua dotazione strumentale
e bibliografica, da mettere al servizio degli oltre
mille studenti che lo frequentano. La struttura attuale
in cui è ubicato l'istituto è stata
realizzata ex-novo, dopo gli eventi sismici del 1980,
dal governo degli Stati Uniti d'America e successivamente
donata alla città nel 1986.
ENOGASTRONOMIA
Tipici sono i "paccheri", maccheroni fatti
a mano con ragù di carne e pomodoro. In generale
poi fusilli, i cavatelli, le tagliatelle, i ravioli,
le orecchiette. Conditi e preparati in simbiosi soprattutto
con ortaggi e legumi, come voleva la tradizione povera
e contadina. L'agnello (aino, in dialetto avellinese)
fa parte delle carni, per lo più "bianche",
che compongono la gran parte degli ingredienti dei
secondi piatti. La cucina irpina tradizionale lo utilizza
per piatti particolari e tipici. Condimento per eccellenza
è l'olio di oliva, che dev'essere rigorosamente
DOP ed extravergine d'oliva dei territori collinari
dell'Irpinia, è il principale condimento della
gastronomia della provincia di Avellino. Va impiegato
e consumato crudo per insalate o per piatti "freddi",
cotto in pentola con carni e ortaggi, fritto in tutte
le altre occasioni. Pregiatissimo è anche il
tartufo nero, un insuperabile aromatizzatore di primi
e secondi piatti, tipico dell'Irpinia e, in particolare,
di Bagnoli Irpino, dove la natura incontaminata favorisce
il mantenimento dell'habitat di alcuni alberi, le
cui radici costituiscono l'elemento del quale ha bisogno
questo fungo per vivere, sottoterra, in simbiosi con
la flora. Legato ai tartufi, anche i funghi spontanei
e naturali, e pertanto più gustosi ed aromatici
sono diffusi su tutto il territorio irpino grazie
alla flora della sua natura incontaminata. Oltre che
freschi, sono ottimi e trovano altrettanto impiego
secchi, nei mesi con scarsa piovosità. Tipiche
di Avellino sono le nocciole avellane e le castagne
del prete, veri simboli di Avellino.
Taurasi
Il Taurasi, che è stato il primo a meritare
la prestigiosa Denominazione di origine controllata
e garantita, è prodotto in una zona a nord-est
del capoluogo Avellino. Ritenuto uno dei "più
grandi rossi", è consigliato con lasagne,
selvaggina, arrosti, funghi, formaggi freschi e stagionati.
Fiano
di Avellino
Ottimo coi frutti di mare, è raccomandato dai
sommelier per accompagnare piatti a base di pesce,
zuppe e molluschi. È di colore giallo-paglierino,
ha odore intenso, gradevole sapore secco ed è
uno dei tre vini irpini che ha ottenuto il prestigioso
marchio DOCG.
Greco
di Tufo
Altro grande DOCG avellinese, ottimo in abbinamenti
con antipasti e secondi freddi, funghi, formaggi freschi,
e naturalmente sul pesce; specialmente sui crostacei
e sul dentice, è prodotto dal I secolo a.C.
PALIO
DELLA BOTTE
Ad agosto si svolge in città il Palio della
Botte, una competizione di stampo medievale che si
svolge tra le sette contrade (che coincidono con le
sette circoscrizioni) della città di Avellino.
La sfida consiste nel far rotolare con una spranga
ricurva una botte di circa due quintali, spingendola
in salita lungo tutto Corso Umberto I. La vittoria
viene assegnata al rione che riesce a raggiungere
nel minor tempo possibile la Fontana di Bellerofonte.