Montella
Campania

Montella è un comune italiano della provincia di Avellino, in Campania. Nato su una zona già abitata dal periodo neolitico, il paese diventa sede gastaldale e poi contea sotto i Longobardi. Montella è nota per la produzione della castagna, cui è riconosciuto il marchio IGP, e per il tartufo nero. Il territorio, compreso nel parco regionale Monti Picentini, è prevalentemente montuoso e ricco di sorgenti, quattro delle quali alimentano l'Acquedotto Pugliese. Dalla sorgente del Monte Accellica, nel territorio di Montella, nasce il fiume Calore Irpino. Situata nel settore meridionale dell'Irpinia, Montella fa parte della comunità montana Terminio Cervialto; l'escursione altimetrica nel comune è di 1616 metri. Il fiume Calore ha la sua sorgente nel comune di Montella. Importanti sono le valenze paesaggistiche, in particolare l'altopiano di Verteglia, vasto e ricoperto da faggi; tra le numerose grotte esistenti, la Grotta dei Cantraloni e la Grotta del Caprone. Dei 93,32 km² del territorio montellese, 0,96 sono occupati dal centro urbano, 49,30 sono a zona boschiva, 5,78 sono a pascolo o incolte, 13,49 a coltivazioni varie, e 13,79 (oltre il 16%) sono castagneti.
La zona industriale di Montella è ubicata in una vasta area pianeggiante tra l'abitato e il convento di San Francesco a Folloni. Vi si sono insediate diverse industrie: conserviere, dolciarie, lavorazione del legno, restauro, lavorazione lamiere. Numerose le aziende dedicate alla lavorazione e trasformazione della castagna di Montella. Importante è anche l'allevamento e l'industria casearia è ben sviluppata.

Importante anche l'industria boschiva con produzione di legna e legnami, soprattutto castagno e faggio.

TERREMOTO DELL'IRPINIA
Montella come tutti i comuni dell'Irpinia fu gravemente colpita dal terremoto del 23 novembre 1980. L'epicentro della scossa, durata 80 secondi, fu a circa 23 chilometri di distanza, e si registrò una magnitudo sulla scala Richter di circa 6,5 (magnitudo momento 6,9) ed una intensità 8 sulla Scala Mercalli. I morti montellesi furono quattordici, vasto il patrimonio edilizio, anche storico, gravemente danneggiato o irrimediabilmente distrutto. La ricostruzione si è protratta per tutti i successivi anni ottanta e novanta.

LE GROTTE
Il sottosuolo del territorio presenta varie insenature, passaggi, aperture, condotti e caverne, dati dal fenomeno carsico a cui sono soggette le montagne. La più grande tra le grotte e quella detta del Caprone. Le grotte sono diverse ed in parte esplorate ed esplorabili. I fenomeni di superficie comprendono inghiottitoi e doline, molto presenti nella zona di Verteglia.

ARCHITETTURE RELIGIOSE
Sulla piazza principale del paese si affaccia la collegiata di Santa Maria del Piano, nota comunemente come la chiesa madre, realizzata tra il 1552 e il 1586. Di notevole valore storico artistico è l'ingresso principale dell'edificio religioso, costituito dalla maestosa porta lignea di noce scolpita e intagliata, opera realizzata dall'intagliatore locale Fabio Moscariello e databile al 1583; l'interno della collegiata si presenta a una navata con cappelle laterali; degni di nota sono il soffitto di cassettoni lignei ottagonali e la croce astile del 1457, opera di oreficeria angioina.
Ancora, da ricordare sono le chiese della Madonna della Libera, di San Nicola, di Santa Lucia, di Sant'Anna e le chiese gemelle di San Michele Arcangelo e Madonna Santissima Addolorata, sulla cui facciata è un'iscrizione alto medievale in caratteri gotici che testimonia la fondazione della chiesa entro il XII secolo. Quasi ogni chiesa è associata ad una delle cosiddette congreghe dove si riuniscono le varie confraternite. Ad esempio, presso la chiesa madre si riunisce l'arciconfraternita di San Bernardino da Siena.

CONVENTO DI SAN FRANCESCO A FOLLONI
Il convento di San Francesco a Folloni, dichiarato monumento nazionale, è il più importante monumento storico-artistico del paese. Il convento deve il suo nome al luogo dove fu fondato, a quanto sembra, dallo stesso san Francesco nel 1222 (il bosco di Folloni). Il primo documento scritto che accerta l'esistenza del convento è del 5 gennaio 1322: si tratta del rinnovo di un antico privilegio concesso ai frati dal principe di Taranto, Filippo I d'Angiò, e da sua moglie Caterina di Valois. Questo privilegio, consisteva nel permesso di poter pescare nel fiume Calore, attiguo al convento, poter fare legna nel bosco di Folloni, e poter macinare al mulino del paese. Atri privilegi ottenne il convento dalla regina Giovanna I nel 1374, privilegi che confermavano e accrescevano le concessioni benevolmente elargite dagli Angioini, suoi predecessori, a partire da Carlo I d'Angiò che, insediatosi sul trono di Napoli nel 1266, d'accordo con papa Clemente IV, restituì libertà agli ordini monastici. Come attestano i documenti d'archivio conservati nella biblioteca, la fabbrica diventò nei secoli sempre più imponente grazie ai benefici dei sovrani che si succedettero sul trono di Napoli e alla generosità dei feudatari. Imponente la trasformazione che il complesso visse soprattutto nel secolo XVI, cui sicuramente non fu estranea la famiglia Cavaniglia.

SANTUARIO DEL SANTISSIMO SALVATORE
Il Santuario del Santissimo Salvatore, sull'omonima montagna, è una meta che figura negli itinerari giubilari vaticani. Una scalinata in marmo di inizio novecento porta, tramite un cancello sulla sommità, allo spiazzale che circonda il Santuario e la Casa del Pellegrino. Qui si trova il settecentesco pozzo dei miracoli, che ricorda il miracolo che sarebbe avvenuto nel 1779, quando secondo la leggenda improvvisamente si aprì una sorgente sulla sommità del monte. La chiesa, di impianto settecentesco, ma fortemente modificata dagli interventi realizzati negli anni sessanta-settanta con i contributi degli emigranti, è di modesto valore architettonico (riconducibile unicamente al particolare contesto). È a navata unica, con un all'ingresso tre porte di bronzo, delle quali le due laterali sono state realizzate dall'artista Antonio Manzi in occasione del giubileo del 2000. Di originale rimangono alcuni stucchi e l'altare settecentesco, in marmo policromo, su cui si trova la statua del Santissimo Salvatore, con la caratteristica veste rossa e blu, la corona d'oro e, nella mano destra, la sfera celeste. A sinistra dell'ingresso la targa che ricorda la visita al Santuario di Umberto di Savoia nel 1936.

COMPLESSO DEL MONTE
Il complesso del Monte comprende:
la Chiesa di Santa Maria della Neve (o del Monte);
il Monastero del Monte;
il Castello Longobardo con l'annessa area murata.
Di grande interesse storico è il sito del castello Longobardo del X secolo con l'insediamento adiacente risalente al VI-VII secolo. Gli scavi condotti negli anni ottanta hanno riportato alla luce reperti di epoca longobarda e alto-medievale, tra cui monete e frammenti di affreschi, oltre a sepolture riconducibili allo stesso periodo. Sono oggi visibili il corpo centrale, il donjon, le mura di cinta e i ruderi delle stanze della nobiltà. Nel 1293 Carlo II d'Angiò confiscò il castello per farne luogo di svago. A Re Carlo II si deve la realizzazione della cisterna e del sistema di canalizzazione delle acque. Nel XIV secolo, per volere dei d'Aquino, feudatari di Montella, vennero rinnovate la torre del XII secolo e si realizzarono opere di miglioramento del palazzo, con la realizzazione delle decorazioni pittoriche. Il Castello fu abitato dai Conti Cavaniglia nel XV secolo, e durante la loro signoria ospitò nel 1445 una memorabile battuta di caccia cui prese parte il Re Alfonso il Magnanimo. Venne abbandonato definitivamente nel corso del XVI secolo, con il trasferimento degli ultimi abitanti e la realizzazione del nuovo Palazzo di corte a valle.
La chiesa è ad una sola navata con altari minori in legno con pale lignee; tra queste, quella raffigurante la "Madonna dell'umiltà" del XIV secolo.
Il monastero è stato edificato tra il 1554 e il 1586 sulla preesistente Chiesa al Monte di Pietà, a 760 m di altezza, in una zona dove la cinta muraria ed il castello ne confermano la presenza in epoca longobarda. Fu affidato ai Minimi Conventuali Riformati di S. Francesco sostituiti nel 1603 dagli Osservanti riformati. Nel 1613 nel convento viveva una comunità di 12 padri e di parecchi fratelli laici. Il feudatario Antonio Grimaldi, nel 1642, donò al Monte di Pietà il giardino adiacente al convento, già dipendenza del castello. Ha subito nei secoli diverse modifiche: la struttura è a pianta quadrata e con il tipico chiostro con volte a crociera affrescate nel XVII secolo da Michele Ricciardi. Interamente recuperato e reso fruibile, i piani più alti saranno destinati a ritiri spirituali, rimanendo comunque possibile visitare le celle. I locali inferiori, dove si svolgeva la vita dei frati, sono visitabili per intero usufruendo dei percorsi predisposti dalla sovrintendenza ai beni culturali anche per mezzo di pannelli illustrativi presenti in ogni area. Il vecchio orto del convento si trova nello spiazzale adiacente al castello; è stato recuperato e vi sono state piantate le stesse colture dell'epoca medioevale che davano sostentamento ai monaci.

ORIGINI E CENNI STORICI
Il nome deriva da Monticulus o Montillus, da cui Montilla, Motilla e infine Montella. Deriva chiaramente da monte, nel senso di colle fortificato. Non sappiamo molto in merito ai primi abitanti della zona di Montella, ma il ritrovamento di reperti dell'età del bronzo fanno pensare che la zona fosse già abitata nel III millennio a.C. Quello che è certo è che attorno al 500 a.C. circa alcune tribú sannitiche irpine si insediarono nella zona compresa tra il fiume Calore e il fiume Lacinolo. Di ciò si può esser certi poiché nella zona bassa dell'odierno abitato di Montella sono stati rinvenuti numerosi reperti databili dal 500 a.C. fino a tutto il periodo della dominazione romana, tra cui monete greche che testimoniano i rapporti commerciali delle tribù locali con le colonie della Magna Grecia.
Nel periodo immediatamente antecedente la conquista romana, le tribú irpine ebbero come loro punto di interesse religioso e militare il luogo che oggi viene denominato Montella piccola, che doveva essere un presidio militare realizzato con le tecniche proprie di quelle popolazioni: una semplice palizzata con al massimo dei contrafforti in terra battuta. Certo è da dire che il popolo dei Sanniti, di cui la tribú Irpina era parte, costruiva in alcuni casi anche strutture notevoli usando massicci blocchi di pietra bianca, ma nel territorio di Montella tali opere non ve ne sono, perciò si potrebbe convenire che il punto di interesse di Montella piccola sia stato munito di una protezione in terra battuta o argilla con palizzata di legno.
Gli Irpini, che insieme ai Pentri e ai Caudini erano parte importante della confederazione militare sannitica, combatterono contro i Romani nelle famose tre guerre sannitiche. Le legioni Romane ebbero il sopravvento e l'egemonia di Roma si estese su tutto il territorio interno della Campania. Montella divenne municipio romano.
Agli inizi del secolo scorso il rinvenimento di sepolture di epoca romana nella zona di Folloni e dei resti di una villa in località San Vito (di cui si sono perse poi le tracce), oltre al rinvenimento di numerosi reperti in zona Fontana (1978) e in altre località, quasi tutte portate nel giardino di Palazzo Capone e attualmente presso la sezione archeologica del Museo irpino di Avellino, servirono quali documenti storici circa l'epoca romana nel territorio montellese. Un cippo rinvenuto in località Chianola riporta i nomi dei magistrati che intorno al 130 a.C. eseguirono la divisione agraria della zona: Marco Fulvio Flacco, Gaio Papirio Carbone e Gaio Sempronio Gracco. Lo stesso cippo riporta l'indicazione del cardo e del decumano dell'insediamento romano.
In epoca longobarda Montella fu sede di un importante gastaldato, data la sua collocazione strategica tra il principato di Benevento e il principato di Salerno. Un notevole posto di guardia dell'epoca medievale era il Castello del Monte.
Prima menzione scritta di Montella è un giudicato del duca di Benevento Arechi II del 762 in curta nostra que vocatur Montella.
Sotto la dominazione normanna e sveva Montella, diventata contea, fu feudo dei signori De Tivilla e poi dei d'Aquino (dal 1174 al 1293), sotto il dominio dei quali nacque Rinaldo d'Aquino, rimatore della scuola poetica siciliana. Tommaso II d'Aquino era signore del feudo quando nel 1222 frate Francesco d'Assisi, durante il suo viaggio di ritorno dal Santuario di S. Michele Arcangelo del Gargano, si fermò nei pressi di Montella, nel bosco di Folloni; decise di lasciare in quel luogo alcuni frati affinché edificassero un dormitorio e convertissero con la loro missione i ladri che infestavano il bosco. Sorse così il monastero di San Francesco a Folloni che tutt'oggi partecipa in maniera attiva alla vita della comunità. Testimonianza di quel passaggio è l'affresco di Giotto nella Basilica superiore di Assisi che raffigura il miracolo de "la morta di Montemarano", paese vicino Montella.
Sotto il dominio angioino, il Castello del Monte divenne proprietà dei principi di Taranto. Carlo II d'Angiò fece del castello un suo luogo di ritiro, abbellendo il parco con fontane e piante.
Con l'arrivo degli Aragonesi Montella passò sotto il dominio dei conti Cavaniglia, venuti nel regno di Napoli dalla Spagna al seguito di Alfonso V. Il paese conobbe un periodo di splendore. Nel 1445 il castello del Monte ospitò una memorabile battuta di caccia cui prese parte re Alfonso il Magnanimo. Durante la signoria di Troiano I Cavaniglia, il palazzo di corte fu frequentato dagli accademici pontaniani, oltre che da pittori e intellettuali provenienti da diverse parti del regno.
Delle numerose testimonianze rimaste della signoria dei Cavaniglia la più importante è sicuramente il mausoleo di Don Diego I Cavaniglia, glorioso capitano, ferito a morte durante la battaglia contro i Turchi ad Otranto, opera di Jacopo della Pila.
Dopo i Cavaniglia, famiglia feudataria di Montella sono stati i De Tolfa. Nel 1613 il nobile genovese Antonio Grimaldi acquista il feudo di Montella per 47 400 ducati. Nel 1680 il feudo diventa proprietà del doge di Genova Francesco Maria Sauli, per poi passare definitivamente ai D'Oria. Ultimo feudatario di Montella fu il principe Marcantonio II D'Oria.
Ebbe un ruolo considerevole nel regno delle Due Sicilie nuovamente per la sua posizione di confine, tra il Principato Ultra e il Principato Citra. A Montella soggiornò Giuseppe Bonaparte di ritorno dalle Puglie, presso il Palazzo dei Lepore. Montellese era il marchese Michelangelo Cianciulli, ministro di grazia e giustizia e reggente delle Due Sicilie nella fase di passaggio dai Borbone all'occupazione francese.
Per Montella il lungo periodo feudale ebbe termine agli inizi del XIX secolo, proprio ad opera del Cianciulli, estensore, quale ministro della giustizia del Regno, delle leggi eversive della feudalità.
Durante la seconda guerra mondiale, la Piana del Dragone e gli Altopiani di Verteglia, nel territorio montellese, sono punti strategici di grandi manovre militari. In quel periodo per più volte il principe ereditario Umberto di Savoia sarà ospite del convento di San Francesco a Folloni, cui rimarrà legato e a cui donerà la statua che ancora oggi si trova nella nicchia sul portale principale della chiesa. Nel 1936, Mussolini insieme a Vittorio Emanuele III passeranno per Montella per supervisionare le operazioni militari.


DATI RIEPILOGATIVI

In aggiornamento

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Conservatorio di Musica Domenico Cimarosa - Avellino (AV)
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