Luogosano
è un comune italiano della provincia di Avellino
in Campania. Il paese si affaccia sul fiume Calore
Irpino ed è situato su un fianco di una collina
a circa 390 m s.l.m. Il comune è nel territorio
di produzione delle etichette Irpinia DOC e Taurasi
DOCG. Tra i prodotti tipici più rinomati si
annoverano le olive, destinate all`estrazione di olio
extravergine DOP "Irpinia - Colline dell'Ufita"[5].
Nel nucleo industriale che Luogosano condivide con
San Mango, a ridosso del fiume calore, opera dal 1988
la Zuegg con uno stabilimento di prima trasformazione
della frutta.
FUOCHI ALLAVORATI
Il 7 dicembre di ogni anno, in occasione della vigilia
dei festeggiamenti dell'Immacolata Concezione, vengono
accesi al suono delle campane della chiesa madre,
una moltitudine di falò in diverse zone del
paese per riscaldare e accompagnare i pellegrini accorsi
nella notte di veglia e di preghiera. La festività
ha origini pre-cristiane, infatti, venivano arsi insieme
ai normali tronchi, rami e ceppi, fronde di alloro
in omaggio agli dei pagani.
Il termine "Fuochi Allavorati " è
entrato nel linguaggio comune nell'ultimo quarantennio;
mutuato dal significato originario dato al termine
"fuochi allavorati" che definiva i fuochi
d'artificio eseguiti con particolari ordigni (razzi,
girandole, bengala, mortaretti, ecc.) confezionati
con polvere pirica e altre sostanze, che venivano
fatti esplodere a terra o in aria in rapida successione
per ricavarne figurazioni luminose e cromatiche (per
es., fontane, cascate, ecc.), in occasione dei pubblici
festeggiamenti religiosi. Il luogo spesso deputato
a tali spettacoli pirotecnici del passato era il cosiddetto
"cortile dei Cavalli" e più raramente
il sagrato della chiesa parrocchiale. Avendo perso
memoria di queste manifestazioni pirotecniche, sostituite
dai più roboanti e fantasmagorici fuochi d'artificio
come li conosciamo oggi, il termine "allavorato"
ha subito una traslazione di singnificato che col
tempo si è radicato nella memoria collettiva
della generazione più giovane. Oggi si sta
riprendendo questa tradizione con il cosiddetto "incendio
del campanile" che si inscena al termine dei
festeggiamenti per il santo patrono e S. Antonio.
Precedentemente i fuochi accesi in occasione dei festeggiamenti
per l'Immacolata Concezione erano più semplicemente
detti "fuochi della Madonna". Non trova
fondamenti storicamente documentati, invece, il significato
"allavorati" attribuito al sistema di lavorazione
dei falò, che sono formati in realtà
da semplici strutture giustapposte di tronchi e ciocchi
inframmezzati di rami e fascine.
Ad oggi tale festività di origine religiosa,
assume anche un carattere ludico e ricreativo permettendo
alla popolazione ed ai diversi pellegrini che molto
spesso accorrono di poter assaporare specialità
tradizionali a base di prodotti tipici dell'Irpinia
(carni, formaggi, ecc) e degustare rossi prelibati
dal sapore corposo e dal colore intenso, caratteristici
baluardi irpini ed in particolar modo della media
valle del Calore.
Il tutto è accompagnato da momenti di preghiera
ma, paradossalmente, anche da festosi balli e canti
che insieme al falò e al vino riscaldano il
cuore dei presenti, proiettandoli nel tradizionale
clima festivo.
Interessante è anche il clima prefestivo dove
in particolar modo i più giovani, dotati unicamente
di intraprendenza e vigore, attraversano in lungo
ed in largo il perimetro territoriale del paese raccogliendo
legna da ardere.
Associate a tale evento vengono organizzate diverse
tipologie di concorsi: 1- Concorso fotografico a cura
del forum dei giovani di Luogosano, che permette a
fotografi in erba e non di immortalare tale evento
in un'immagine simbolo che poi verrà esposta
nel centro sociale "N. Alvino " e sottoposta
a votazioni da parte del pubblico.
2 - Concorso tradizionale che va a premiare 3 falò,
il più grande, il più religioso ed un
terzo che solitamente è premiato in base a
criteri che ogni anno vengono variati dalla commissione.
3 - Concorso di poesia (non più eseguito).
È stato per lungo tempo l'evento di punta associato
alla festività, introducendo quel clima culturale
necessario ad assaporare ogni piccola sfumatura del
folclore locale. A tale concorso, che aveva luogo
nelle ore pomeridiane del medesimo giorno, prendevano
parte ragazzi provenienti da diversi istituiti primari
e secondari irpini arricchendo con le proprie composizioni
l'animo dei presenti.
VIA CRUCIS VIVENTE
Tradizione ormai ben nota da anni all'intera provincia.
Gli ultimi giorni del Cristo nella vita terrena vengono
rappresentati dai giovani del paese in tre date, in
ognuna delle quali viene narrato un particolare evento
simbolo dell'ascesa di Gesù nella braccia del
Padre.
Giorno 1 ( DE PASSIONE DOMINI)
Più nota come " domenica delle palme "
celebra l'entrata di Gesù in Gerusalemme. I
giovani interpreti accolgono il cristo adagiato su
un asinello alle porte della chiesa madre osannandolo
con palme (ramoscelli d'ulivo) dopo aver insieme ai
suoi seguaci vagato per le strade del centro storico.
La manifestazione continua continua con la liturgia
domenicale ove avviene il tradizionale e consueto
scambio dei ramoscelli come segno di pace.
Giorno 2 (GIOVEDI SANTO)
Rappresentazione serale della celebre "Ultima
Cena" , seguita da "preghiera nell'orto
degli ulivi con tradimento di Giuda " e "processo
al cospetto del sommo sacerdote Caifa ".
Solitamente il tutto viene rappresentato all'esterno
dove i giovani impegnati realizzano scenografie atte
a tali rappresentazioni, compresa la costruzione di
un eccelso quanto realistico orto degli ulivi in pieno
centro storico.
Giorno 3 (VENERDI SANTO)
Dalle prime ore del primo pomeriggio entra in scena
il celeberrimo "Processo a Pilato" . L'intera
piazza è trasformata in un palcoscenico latino
ove gli spettatori possono immedesimarsi ed interagire
attivamente in un panorama tragico ma allo stesso
tempo solenne ove il Cristo viene prima denigrato
poi venduto dalla sua genti. Un evento così
intriso di emozioni, coinvolgente, accompagnato da
eventi forti a cui assistere come ad esempio la flagellazione
del Cristo.
Il processo è inoltre intervallato da un colloquio
con lo sfarzoso e stravagante Erode.
Degni di nota è la liberazione di Barabba che
ogni anno assume sfumature differenti spesso correlate
alla capacità degli interpreti di immedesimarsi
in tale ruolo.
Dopo il processo ecco "LA VIA CRUCIS " .
Questa è consumata per le strade del paese
ed è caratterizzata soprattutto dall'incontro
del Cristo con sua madre e dall'arrivo del buon Cireneo
che cerca di risparmiare a Gesù le ultime sofferenze.
L'evento si conclude con la crocifissione in cui il
Cristo è messo alla croce in compagnia dei
due ladroni ed esalando l'ultimo respiro abbandona
la terra per tornare al padre.
ORIGINI E CENNI STORICI
Il paese è citato a partire dal V secolo. I
Longobardi divenuti cristiani costruirono il monastero
di Santa Maria di Locosano che divenne famoso dal
682 al 1012. Esso dipendeva dall'abbazia di San Vincenzo
al Volturno e le varie badesse ebbero molte concessioni
di beni. Deve ritenersi però detto monastero
fondato nel 754 da Teodorava moglie del duca longobardo
Romualdo di Benevento. Ai tempi di Gisulfo, dal 689
al 706 già esisteva una parrocchia in Locosano
e l'esistenza del paese che dal duca Liutprando fu
donata al monastero di Santa Maria di Locosano.
Nel 982 Locosano era un paese di contadini alle dipendenze
del monastero di Santa Maria. Nello stesso anno l'imperatore
Ottone II ne fa menzione in un atto di donazione all'abbazia
di San Vincenzo al Volturno con queste parole:
Cellam quoque S. Mariae in partibus Beneventi dictus
"Sanus-Locus".
Nel 1012 il papa Sergio IV confermò fra i beni
dell'abate del Volturno la chiesa di Locosano. In
seguito non se ne parla più data la poca importanza
del centro abitato.
Nel 1241 il paese di Locosano trovasi ancora così
chiamato allorché deve concorrere al mantenimento
del castello di Acquaputrida. Da quanto risulta, prima
feudataria del paese fu la badessa del monastero di
Santa Maria di Locosano sino a che il quinto ente
religioso decadde e successe nel feudo Roberto Fontanarosa,
Gerardo e fratelli nel 1300. Dopo fu dei Capece Tomacelli
e il papa Bonifacio IX lo vendette a Giacomo Filandieri
che lo passò al suo quartogenito Filippo il
Prete che poi litigò nel possesso. Fu poi dote
di Caterina Filangieri che portò il feudo allo
sposo Gianni Caracciolo, principe di Avellino, a cui
successe Troiano, poi Giacomo Caracciolo che perse
il feudo per ribellione.
Nel 1470 vi erano solo 180 abitanti e il borgo era
feudo di Luigi Gesualdo. Seguì Fabrizio nel
1577, Luigi IV, Fabrizio II. Poi Isabella Gesualdo
che sposò Nicolò Ludovisio, seguì
la figlia Lavinia morta senza eredi e il feudo ricaduto
alla corte fu comprato dal padre di Lavinia: Nicolò
morto nel 1717. Gli eredi vendettero il feudo nel
1725 ad Anna Orimini per Dp. 26454 che a sua volta
la Orimini rivendette per Dp. 60000 a Francesco Pedicini,
patrizio beneventano che nel 1733 fu fatto marchese
di Locosano e morì celibe nel 1778 succedendogli
il fratello Donizio II, marchese di Luogosano, poi
G. Battista che ne fu il terzo e ultimo nel 1803.
Questa terra è conosciuta anche con i nomi
di: Lucusano, Locosano, Locossano e Lo Cessano.